RACCONTO TITOLO: Incontro al capannone - Parte 3 
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Incontro al capannone - Parte 3


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Incontro al capannone - Parte 3

by KC
Visto: 662 volte Commenti 6 Date: 06-10-2024 Lingua: Language

Premessa: se pensate di trovare racconti mirabolanti di bull, troie e cornuti, questo racconto non fa per voi.

Anche quest’anno come ogni anno le nostre calde e belle spiagge calabresi ci aspettano per giorni di tanto sole, bagni rinfrescanti e – perché no – qualche piccola trasgressione.
E come negli ultimi anni abbiamo sempre aperto un invito da parte di uno spasimante amico che ci ospita volentieri in una location alquanto insolita.
Come ogni anno il nostro amico A., ancora prima che inizino le ferie agostane, ci ribadisce l’invito e la disponibilità di un capannone che lui ha in gestione per una vendita o affitto ma che difficilmente si potrà concretizzare.
Quindi lui, avendo libero accesso, ci ospiterebbe per una sessione di shooting fotografico che come sempre succede poi vira in una bella trasgressiva esibizione.
Il capannone non è sicuramente nuovo. Ha i suoi anni e si vedono le tracce delle attività produttive che fino a qualche anno prima colmavano gli spazi.
Non è male come location. Fuori dalle solite location!
A mia moglie ispirano questi spazi ampi dove potersi muovere liberamente, giocare con il suo abbigliamento sexy, muovere il suo corpo sinuoso e stuzzicare sia A. che il sottoscritto.
A lei piacciano le situazioni non propriamente convenzionali.
Quindi, come anche gli scorsi anni, accettiamo ben volentieri l’invito.
Prima del nostro incontro ovviamente ci sono mille messaggi per definire il giorno, l’ora, le modalità più comode per entrambi, etc.
Mia moglie C. ha da subito una richiesta (a dire il vero una richiesta fatta anche lo scorso anno ma che non si è potuta soddisfare perché fatta proprio al momento): la presenza di una sedia all’interno del capannone per poter meglio mostrare il suo corpo e stuzzicare maggiormente noi due maschietti. Richiesta che A. non ha problemi a soddisfare.
A. ha anche lui una richiesta (più “impegnativa” da soddisfare): le piacerebbe che C. indossasse delle autoreggenti. Ma perché no! Un po’ di sofferenza data la temperatura calabrese… ma perché no! Inizia quindi la nostra ricerca per negozietti di un paio di autoreggenti in pieno agosto calabrese (impresa non facile ma i nostri amici con occhi a mandorla hanno sempre riserve e risorse inaspettate). Trovate!
È il giorno dell’incontro. Fortunatamente la mattinata è fresca e coperta dalle nuvole.
Percorriamo in macchina il tragitto e arrivati davanti al capannone vediamo A. che ci aspetta.
Lei scende. Tacco 12. Mini vestitino nero che copre appena il sedere e comprime il delicato seno della consorte. Autoreggenti che sembrano essere il punto esclamativo di tanta sensualità ed erotismo.
Ci avviciniamo. Ci salutiamo. Percorriamo il tragitto tra il cancello e il retro del capannone per salire tramite le scale di emergenza. Come di consueto la formazione è: C. davanti, A. dietro di lei e io che chiudo la fila.
Logicamente C. nel salire le scale non trattine il vestito che, sotto colpi di sculettamento dovuto anche dai vertiginosi tacchi, si alza leggermente ma inesorabilmente mostrando ad A. il suo stupendo culo.
Ad A. non sembra vero rivedere quel culo ad altezza occhifaccianasobocca e, girandosi per chiedere il permesso ottenuto, lo accarezza mentre C. continua imperterrita la salita della scala sculettando ancora di più, godendosi appieno il tocco della mano biricchina.
Entriamo. Facciamo un giro negli spazi che già conosciamo. Ma questa volta saliamo anche al piano superiore dove ci sono più che altro spazi dedicati ad ampi uffici.
Li troviamo la sedia.
C. comincia a muoversi e io comincio il mio lavoro di fotografo immortalando quei momenti.
Ormai conosciamo A. e lui conosce noi. Facciamo anche qualche scatto mentre lui avvinghia come un polipo il corpo di lei per stringersi in foto che non lasciano spazio all’immaginazione.
L’eccitazione sale. La temperatura anche.
Io mi spoglio. A. mi imita. E C. ne rimane molto soddisfatta a vedere il nostro compiacimento nell’ammirare il suo corpo e la sua sensualità.
Lei si siede. Lui le si avvicina. Lei le prende il cazzo in mano e lo comincia a segare. Lui quasi impaurito comincia a toccarle le tette da sopra il vestito. Io continuo a fare foto e a dirigere l’azione.
Lui diventa piano piano sempre più intraprendente e le fa scendere le spalline mostrando le sue tette eccitate con capezzoli turgidi come due chiodi.
Lui non esita. Si avvicina a quelle tette e comincia a baciarle e succhiarle i capezzoli e a lei pare certo gradire.
Lui le succhia i capezzoli e lei lo continua a segare.
Lei decide che è arrivato il momento di andare un po’ oltre. Chiede al nostro amico fidato se ha voglia di toglierle le mutandine. La sua reazione è solo pari a quella di un bimbo la mattina di natale. Non se lo fa ripetere una seconda volta. Si inginocchia davanti a lei e piano piano le sfila il nero perizoma di pizzo che poco dava coperture alla striscia di pelo sapientemente curata e depilata.
Se quel bimbo era già contento per la mattina di natale, non vi posso raccontare l’espressione di A. quando la consorte le chiede, appena levato il mini capo intimo, di tenerlo come ricordo del nostro incontro. A. è corso a metterlo nella tasca del suo abbigliamento prima che qualcuno potesse cambiare idea!
Lei è sempre seduta sulla sedia quando A. ritorna al suo cospetto. Ora lei è completamente nuda con solo i tacchi. Lui le accarezza le tette e tutto il corpo.
A questo punto C. rompe il ghiaccio: “avresti voglia di leccarmi la figa?”.
Bhe… non si tengono più i conti delle mattine di Natale.
Ad A. non sembra vero e senza farselo dire due volte, ne dare un accenno di assenso, si tuffa tra le cosce della moglie per assaporare il suo stupendo sapore.
Lei inclina la testa all’indietro lanciando qualche mugolio di piacere e godimento.
Passano alcuni istanti e C. chiede di poter indossare la camicia del nostro ospite per sfilare davanti a noi. Detto. Fatto! Lei nuda con la sua camicia e sui suoi vertiginosi tacchi, si muove sinuosamente in quello che fino a qualche mese prima era un semplice ufficio amministrativo. Sculetta, cammina, si muove, si tocca le tette, passa la mano tra la figa, si piega leggermente per mostrare il culo.
È proprio mentre lei è davanti ad una grossa finestra aperta (che aiuta a rinfrescare) piegata in avanti, con il culo in bella mostra che A. le si avvicina e le struscia il suo cazzo sul suo bel culo. Ma C. ha ancora un’altra richiesta: perché non mi sbatti il tuo cazzo sul mio culo? Neanche il tempo di finire la frase che A. ha il cazzo in mano che lo sta sbattendo prima su una e poi sull’altra natica del meraviglioso culo di C.
A questo punto la signora ha bisogno di entrambi. Ci prende per mano, ci porta in mezzo alla stanza, ci mette uno vicino all’altro e inginocchiandosi comincia a farci un pompino in stereofonia. Prima un po’ lui poi un po’ me.
I suoi occhi sono soddisfatti nell’avere due cazzi dritti ed eccitati tutti per lei, sapendo che quella eccitazione è tutto merito suo. Vuole godersi i nervi duri e rigidi dell’eccitazione che ha generato.
Si continua così per un po’ poi le chiede di essere ancora leccata dal nostro amico da seduta mentre io le metto il cazzo in bocca.

Poi lei si metta in ginocchio davanti a lui e comincia a segarlo e a spompinarlo. Conosco C. e ho capito che vuole vedere il nostro amico godere per lei.
Ma, a detta sua, lui è un po’ “difficile” da far venire solo con un lavoro emanuense. Raramente dice di godere facendogli solo una segna (in effetti l’anno prima aveva dovuto fare da solo).
Ma C. comunque vuole dare emozioni al nostro amico. Sa che comunque non riuscirà a segarlo fino a vederlo godere ma almeno lo vuole segare e spompinare per sentire i suoi gemiti di piacere. Poi sarà quello che sarà.
Io capisco che anche lui ha voglia di esplodere.
Lei è indaffarata con bocca e mani a tentare di dare piacere!
Io decido di godermi C. la prendo la sposto leggermente da davanti la sedia e mi siedo io questa volta sulla sedia, invitando quindi mia moglie ad impalarsi sul mio cazzo. Cosa che lei intuisce benissimo e in un attimo senza comunque mai lasciare la presa del cazzo di A., si impala sulla mia verga delicatamente ma vogliosamente, gemendo dal piacere nel farsi scivolare dentro il mio membro.
Sarà stata la situazione, la bravura di C., il vedere C. impalata sul mio cazzo ma tant’è che dopo pochissimi secondi sento C. lanciare un piccolo urlo di soddisfazione e compiacimento mentre A. lancia forti gemiti di godimento
C. mentre lo stava sempre segando ha schizzato un fiume di sborra sulle sue tette. Mentre io continuavo a scopare la consorte.
Finito il loro “lavoro” decido che tocca a me godermi la moglie. Lei si gira e si inginocchia davanti a me. Io noto che lei aveva già provveduto a spalmarsi tutta la sborra di A. sulle tette e sul decolté.
A quella vista anche il mio cazzo non è riuscito a trattenere una bella schizzata sulle sue tette che lei ha provveduto da subito a spalmarsi sul corpo mescolando le nostre creme.
Ma C. non è contenta. Una volta che entrambi abbiamo goduto, ci vuole ringraziare dello spettacolo e avvicinandosi ai nostri cazzi, si affretta a sentire ancora la nostra eccitazione e il nostro sapore affondando con la bocca e con la lingua sulle nostre cappelle ancora turgide e grondanti di caldo seme.
Non resta quindi che ripulirci definitivamente, raccontare le reciproche soddisfazioni per il momento vissuto, sistemare il tutto, salutarci e darci appuntamento per il prossimo anno.
Cosa avrà in mente per il prossimo anno C.? nessuno può prevedere le voglie e le fantasie di una donna. O no?

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