L’Amico di Lavoro parte I
by booocooo
Suonarono alla porta.
Mi alzai dalla mia scrivania e mi recai nell’ufficio ormai deserto verso la porta, la aprii «Prego,» dissi, invitandoli ad entrare.
Lui entrò per primo, impeccabile nel suo completo grigio, il sorriso cordiale di chi è abituato a comandare. «Scusa l’intrusione, spero non ti disturbi.»
«Mai.»
Poi la vidi.
Lei.
Un vestito di lino color caffelatte, aderente ma non ostentato, i capelli raccolti in un chignon disfatto da qualche ciocca ribelle. Aveva le mani intrecciate davanti a sé, le labbra nude strette in un sorriso educato.
«ti presento Mia moglie,» disse lui, posandole una mano sulla schiena. «Spero non sia un problema.»
«Nessun problema.»
le strinsi la mano. Le sue dita erano calde, un po’ umide. Nervosa.
Lui si accomodò sulla poltrona di fronte alla scrivania, iniziando a parlare di lavoro, di ricordi. Io annuivo, ma il mio sguardo scivolava su di lei, seduta accanto a lui, le cosce che si stringevano sotto la gonna. Lei bellissima una donna dalle curve morbide e sensuali.
E poi… quel gesto.
Lui le posò una mano sulla nuca, come per un massaggio distratto. Ma le sue dita premettero appena, un ordine silenzioso.
Lei trattenne il respiro.
Poi, con movimenti fluidi, si abbassò.
Scomparve sotto la mia scrivania.
Lui continuò a parlare, come se nulla fosse.
Una scarpetta con il tacco basso era caduta sul tappeto. Poi l’altra.
Le sue mani apparvero sulle mie ginocchia, scivolando verso l’interno delle cosce.
«Hai visto l’email che ti ho mandato stamattina?» chiese lui.
«Sì,» mentii.
Le dita di lei sbottonarono i primi due bottoni dei miei pantaloni.
Lui sorrise. «Perfetto.»
E allora… sentii.
Un alito caldo attraverso il cotone degli slip. Poi la lingua, lenta, che tracciava il mio contorno già indurito.
«Cristo…» mormorai.
«Qualcosa non va?» fece lui, fingendo preoccupazione.
Scossi la testa, afferrandomi ai braccioli della poltrona.
Lei mi liberò dalla stoffa, e finalmente—
Oh, Dio.
La sua bocca era morbida, avida, le labbra che si adattavano a me con una perizia che non mi aspettavo. Le mani mi tenevano fermo sui fianchi, mentre la lingua giocava sulla punta, poi scendeva giù, fino alle palle.
Lui parlava ancora, la voce calma.
Io non rispondevo. Non potevo.
Lei mi guardava da sotto le ciglia, gli occhi lucidi di eccitazione, mentre mi prendeva tutto in gola, senza esitazione.
E lui… lui sorrideva.