STORY TITLE: L inaspettato 
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STORY

L inaspettato

by Selen
Viewed: 76 times Comments 0 Date: 12-09-2025 Language: Language

Era un pomeriggio di febbraio, grigio e freddo. Giulio, il mio amico di sempre, si era fermato a Torino per il weekend. Io ero dovuto uscire per lavoro, lasciandolo a casa con la mia compagna.Non pensai che fosse un problema: tra noi due non c’erano segreti, almeno così credevo.

Invece, quella domenica sera, davanti a una birra, Giulio mi raccontò un frammento di conversazione che mi lasciò spiazzato.
— Le ho chiesto come andava tra voi… — disse guardandomi negli occhi. — E lei mi ha confidato che non la sfiori da più di un anno. Era affranta, sai?

Quelle parole mi pesarono addosso come macigni. Mi diedero fastidio, certo, ma dentro di me risuonarono come una campana d’allarme: il vuoto che c’era tra noi non era più invisibile, lo percepivano anche gli altri. Giulio mi chiese di non dirle nulla: era una confidenza, e così rimase.

Per mesi non ci pensai più. O meglio, non volevo pensarci. Fino a quando, con una calma quasi crudele, Giulio mi raccontò quello che era accaduto dopo.Quella sera, davanti a una birra, Giulio abbassò la voce come se stesse per confidarmi un segreto troppo grande.
«Ti dissi che il lunedì avevo il volo… ma in realtà non partii. Lei mi scrisse più volte, era stata lei a volerlo, a insistere. E io non riuscii a dirle di no.»

Così organizzarono l’incontro in un piccolo motel fuori Torino. Giulio mi raccontò che arrivò presto, prese la stanza e rimase ad aspettarla, nervoso come un adolescente. Alle dieci in punto gli arrivò un messaggio sul telefono:

“Sono fuori al motel.”

Lui rispose subito, dandole il numero della camera.

«Quando bussò alla porta e la vidi entrare» — mi disse Giulio — «rimasi senza parole. Era tutta truccata con cura, le labbra rosse, gli occhi sottolineati. Indossava un cappotto nero elegante, décolleté nere a spillo — quelle che di solito teneva per le uscite speciali — e sotto una gonna tubino che le disegnava le curve. Ogni dettaglio parlava di intenzione.»

La fece accomodare, e si sedettero entrambi sul bordo del letto. Lei si tolse lentamente il cappotto, rivelando una donna visibilmente nervosa ma al tempo stesso predisposta, pronta a lasciarsi andare. Per dieci minuti, mi disse, non smise di accavallare e sciogliere le gambe, facendogli intravedere l’elastico del reggicalze che sorreggeva le calze velatissime.

«Era come un gioco silenzioso» — raccontò Giulio — «mi provocava senza pronunciare una sola parola.»

A un certo punto lui si avvicinò, le prese i capelli tra le dita e iniziò ad accarezzarla. Lei lo guardava dal basso, con gli occhi fissi nei suoi, e fu quasi automatico: le mani scivolarono verso la cintura dei pantaloni e con decisione glieli sbottonò.

«In quell’istante» — disse Giulio — «non c’era più ritorno. Si chinò su di me e iniziò ad assaporarmi con una naturalezza che mi fece capire quanto desiderasse quel momento. Poi, poco a poco, si lasciò spogliare. E lì ebbi la sorpresa: sotto portava soltanto il reggicalze che reggeva le calze nere, senza mutandine. Tra le cosce si intravedeva quel triangolo nero che mi lasciò senza fiato.»

Giulio sospirò prima di concludere:
«Non pensavo di trovare in lei una donna così vogliosa, calda, affamata di un maschio. Da quel momento capii che non era solo un incontro clandestino: era la certezza che questa donna aveva bisogno di scoprire parti di sé che nessuno le aveva mai permesso di vivere.»

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