L'INIZIAZIONE (terza parte)
by TheDominusNoctisViewed: 406 times Comments 0 Date: 03-03-2023 Language:
Terza parte.
Ora sentivo veramente la sua mano sulla mia pelle e non inframezzata da quel tessuto, quel nylon che modificava la sensazione.
Che sensazione piacevole sentire ora, dopo che mi ero abituata a sentirla la sua mano sul nylon, direttamente sulla pelle.
Brividi, emozioni, sensazioni di piacere nuovo solleticavano la mia fantasia.
“Anna, amore. Levati questo vestitino. Non vedi che un ostacolo?”.
La guardai e con la mano destra, che era quasi inerte sul fianco del mio corpo, raggiungi il collo e cercai di far scendere giù la lampo. Fui aiutata dalla mano sinistra che con una certa facilità riesci a far scendere quel metallo che sembrava fermare quella eccitazione che stavo provando e che volevo cosi fortemente… ora!
Cadde! Il vestitino scivolo sul mio corpo e aiutato da un piccolo movimento cadde sulle scarpe.
Un passo avanti e anche Francesca mi aiuto nello sfilare dai piedi quella stoffa oramai divenuta un balzello troppo scomodo.
Rimasi in biancheria intima, con l’autoreggente e le scarpe di vernice nera!
La donna mi fece un complimento, ma non capii bene cosa mi disse. Ero leggermente frastornata e sentivo salire piano, piano una eccitazione molto coinvolgente!
Poi d’un tratto le sue dolci e affusolate mani si ripreso il mio corpo.
Un corpo che voleva attenzioni, che cercava passione, che voleva calore.
Un calore che dalla stanza, immersa dalla luce e arredata in modo quasi schematico, sembra sprigionarsi dentro il mio corpo inerente e immobile come posseduto da qualcosa o qualcuno.
Le mani si insinuavano sul giro coscia sino a lambire quella coulotte nera setata che il dottore mi aveva chiesto di indossare… per lui!
Le dita affusolate passavano sopra quel tessuto delicato e morbido che veniva spinto sul quel prepuzio clitorideo che sentivo quasi pulsare.
Quelle dita affusolate che continuavano la loro corsa delicata e ritmica sin sul Monte di Venere e poi, come in una inversione a “U”, discendere per trovare quel varco tra le ninfe che volevano aprirsi al mondo!
Tocchi ritmici, sospiri caldi, sguardi languidi e odori delicati erano il concentrato di emozioni che stavo provando.
Mentre Francesca mi toccava, con la delicatezza della femminilità, scrutai l’altra mano che si era diretta sotto il suo di vestito e immaginavo; immaginavo che si stava massaggiando cosi delicatamente come stava facendo con me.
Che bella immagine pensai tra me e me mentre la sua mano scostava, con una certa difficoltà visto che ora una mano era su di me e l’altra dentro di se, quel pezzettino di stoffa che proteggeva una natura vogliosa si essere scoperta da una sessualità femminile mai provata prima.
Volevo aiutarla. Meritava di essere aiutata. Quindi con la mia mano spostai la coulotte e lascia che Francesca potesse toccarmi. Ma venne spontaneo prendere con delicatezza la sua tesa e poggiarla sulla mutandine e chiederle di uscire la lingua e leccare!
Leccare quella natura che voleva sesso, voleva essere controllata nel suo più intimo.
Francesca si scosto un pochino, alzo lo sguardo e…
“Anna sei una troia. Il dottore mi aveva detto che non avevi mai fatto sesso saffico e forse che avresti avuto delle reticenze.
Altro che reticenze… vuoi essere scopata dalla mia lingua!”
Poi lasciando cadere il suo sguardo e avvicinandosi alla zona del piacere continuo dicendo…
“Fammi sentire come godi… TROIA!”
Sentii quella lingua umettare saliva. Sentii quella lingua insinuarsi tra le dolci ninfe; quelle piccole labbra che stavano scindendosi ad un corpo estraneo di una donna!
La lingua di Francesca con estrema delicatezza mi stava facendo assaporare quelle emozioni sottili e delicate che mandavano in estasi la mente. Una sensazione di pace, di amore, di serena consapevolezza che mi faceva sentire coinvolta!
Poi, all’improvviso come un uragano, la sua delicatezza di “sorella” si tramuto in una sorta di brutalità, di violenza, di perversione. La sua lingua si insinuo sin nelle profondità, lasciando la delicatezza ad una compulsione muscolare, accompagnata da un dito che frugava violentemente nella mia natura.
Questo passaggio cosi forte, cosi violento, cosi inatteso, così repentino mi lascio interdetta e perplessa. Sentivo il dito di Francesca frugare e insinuarsi sempre più senza ritegno. Un ritegno che aveva lasciato il posto ad una passione violenta, ad una violenza fisica e mentale che stavo subendo.
Ero quasi bloccata in quella posizione: io in posizione eretta quasi immobile su quelle scarpe nere lucide e Francesca che in ginocchio mi stava violentando!
La mia mente combatteva, invano, affinché il mio copro reagisse e con un sussulto potesse fare un passo indietro e levarsi delle grinfie sessuali di questa donna. Invano la mente combatteva perchè il corpo, la mia natura, i miei muscoli stavano provando piacere.
Un piacere strano, anormale, inusueto, compulsivo, esotico. Un piacere che stava prendendo il sopravvento sul corpo e impediva alla mente di vincere quella lotta, quella sfida che voleva mi allontanassi da quella donna.
Le emozioni si stavano trasformando in piacere e il piacere in passione e la passione in droga. Non so come gli stupefacenti confondano la mente, la plagino e inducano il copro ad essere schiavo, succube. Sapevo però come questo piacere stava entrando in me, nel mio corpo sino ad esplodere in mille emozioni che non sapevo ne l’origine, ne la durata e ne l’intensità. Una intensità che sembrava aumentare sempre più.
“Basta… fermati! Mi fai male… finiscila!! Ahi… ahi…” Parole senza senso, o che reputavo senza senso, usciranno dalla mia bocca, ma Francesca invece di ascoltarmi continuava più velocemente e voracemente quella sua violenza dentro me.
Fu allora che, come svegliata da un torpore, cercai di alzare la mano dal mio fianco per raggiungere la testa di Francesca.
La mente voleva che la mano spingesse in lato la testa di Francesca allontanandosi da quel lauto pasto a cui si era dedicata e il corpo, invece, voleva spingerla ancor di più verso la natura come a volerla farla entrare dento!
Ero in preda ad una emozione contrastante che non sapevo se mi dava più piacere o più dolore.
Ma comunque sia era qualcosa che non avevo mai provato, che stavo esplorando, che stavo sentendo in me stessa.
Il battito del cuore divenne più accelerato, i muscoli delle gambe iniziarono a ritrarsi, la bocca divenne asciutta, il bacino si contrasse e…
“ Ahhh… oddio… aiuto… “
La lingua di Francesca accelerò in modo vorticoso e il dito entrava e usciva violentemente dalla natura violentata!
Poi ad un tratto, mentre sentivo un calore pervadere il mio copro, la donna usci il dito e cerco di entrare con tutta la lingua dento di me.
Uno spasmo, due, tre quattro… esplosi emettendo un rantolo prolungato e liberatorio!
Il copro si ribello! Venne quindi spontaneo aggrapparmi al capo di Francesca e tirarlo con forza e veemenza verso la fica, verso di me, verso quella mia natura che sentiva quella lingua assaporare quelle carni mai volete prima da una donna!
Il mio liquido, la mia intimità si riverso sulla lingua, in bocca e sulle labbra di Francesca che continuava l’opera che la vedeva leccare avidamente. Sentivo quasi le gambe cedere e i glutei, dal forte spasmo, si erano induriti!
Ero stremata e sentivo le gambe cedere, quando Francesca estrasse la lingua dal varco violato, sposto il capo indietro, alzo lo sguardo incrociando il mio e si alzo!
Mi prese le mani e, non capendo cosa volesse, si avvicino a me e mi bacio. Fui colta all’improvviso, e pur essendo ancora frastornata da questo mio forte piacere, ebbi la lucidità per tirarmi indietro.
Ma invano fu la mia mossa, perchè Francesca mi tirò a se e le sue labbra si attaccarono, come una ventosa, alle mie e cercando di aprire la bocca. Ci riuscirono.
Con forza, con caparbietà, con estrema decisione fece in modo di aprire la bocca e insinuare la sua lingua con la mia!
La sua bocca dava di fica! Della mia natura!
Avevo finalmente capito! Francesca voleva farmi sentire il gusto, il piacere della mia intimità.
Era lei una troia o io che le permettevo di farmi questo?!
Giuseppe aveva sempre detto che ogni perversione, qualsiasi essa sia, non sai mai che sensazioni e che emozione può darti se non dopo averla provata.
Sentii in me quella sensazione di novità, di passione, di trasgressione avanza e pervadermi. Sentivo la sua lingua cercare e trovare la mia. Sentivo le sue mani toccarmi i sensi. Sentivo la mia mente vuota, assente, lontana da tutto e da tutti… ma non da Francesca. Ora, dopo alcuni secondi, sentivo il piacere pervadere il copro e inizia a gustare, apprezzare e amare quel bacio. Non mi tirare indietro e anch’io la bacia appassionatamente. Mi trovavo a baciare una donna che aveva, da poco, assaporato la mia intimità. Mi trovavo a baciare una donna che non avevo mai visto prima. Mi trovavo ad essere succede di una donna che mi stava donando un piacere inaspettato.
Le nostre lingue roteavano, come in una danza ritmica, nelle mia bocca. Una bocca ora avida di passione e trasgressione.
La mani di Francesca si insinuavano sotto il vestito alla ricerca del mio senso che trasudava goccia di sudore. Ero tremendamente eccitata e questo stato mi stava, stranamente, facendo sudare. Gocce di me scendevano sulla schiena sino all’incavo dei glutei, gocce di me scendevano dal petto sino sul ventre.
Ma possibile che stavo realmente sudando cosi copiosamente? Era la mia fantasia? Quella fantasia, che spesso mi faceva sobbalzare dalla sedia eccitata, dopo aver immaginato che Giuseppe mi inondasse del suo sperma per tutto il corpo?
Francesca frugava sopra di me e sentivo la sua eccitazione farsi sempre più forte! Ad un tratto prese la mia mano e la diresse, con fare deciso e perentorio, verso il suo ventre e insieme alla sua la condusse verso lo slip che fasciava la sua natura.
La sua mano e la sua massaggiavano quel lieve tessuto che proteggeva una natura sicuramente pronta ad essere esplorata dalle mie mani. Mani di donna che mai avrebbero immagino di frugare in una fica che non fosse la mia.
Le lingue roteavano ancora nella nostra bocca piena di umore, di passione, di trasgressione e di eccitazione che stava montando.
Una situazione che ora mi trasmetteva quella passione nuova e intima che Giuseppe, il mio padrone, mi aveva più volte detto di aver scoperto in me. Una scoperta che lui aveva fatto attraverso le mail i messaggi, le telefonate che avevamo avuto nei mesi precedenti. In quelle telefonate dove lui mi sentiva ansimare e imprecare mentre selvaggiamente mi masturbavo sperando che lui fosse li con me per violarmi nelle intimità che altro non volevano.
Ma ora li, in quella stanza, ero io che stavo violando le intimità di quella donna. Mi trovai a spostare la mutandine e far entrare il mio dito passandolo sulle labbra per sentire la consistenza, la passionalità, la carnalità!
Sentivo quel copro ardere di passione e di trepidante eccitazione. Le mie mani frugavano con molta delicatezza quel dolce anfratto che aveva accolto altre mani di donna… pensai e immaginai.
Un pensiero che ora mi balenava nella mente mentre sentivo il clitoride sotto il dito e il movimento farsi più ritmico e invasivo.
Un pensiero che spari quasi subito perchè senti Francesca colta da uno spasmo e, staccatasi dalla mia bocca, impreco verso me: “Puttana, cosa hai fatto! Non ti ho detto di farmi venire! Stronza” .
La sua espressione facciale cambio! Usci la mia mano dalla sua mutandine che era bagnata dei suoi umori e mi prese entrambi i polsi.
D’un tratto la mia eccitazione spari e si tramuto in qualcosa di diverso. Non paura, non terrore, non trepidazione, ma qualcosa che non conoscevo.
Mi fece girare di centottanta gradi e, con le spalle rivolte verso le, mi alzo l’abitino e mi dette uno schiaffo alla natica!
Un rumore sordo si udì nella stanza.
Rimasi senza parole. Come poche erano le parole che io e Francesca aveva scambiato da quando ero entrata nella casa.
“Troia, inginocchiarti sul divano e non fiatare! Forse non hai compreso che qui tu sei per imparare e non per prendere decisioni!” .
Con modi bruschi mi fece inginocchiare sulla seduta del divano. Mi ordino di appoggiare le mani sulla spalla del divano stesso e di non fiatare.
Quasi sotto trans feci ciò che voleva Francesca.
Ero completamente alla sua mercé e il mio corpo corpo asseconda le sue parole, le sue imposizioni, le sue volontà.
Poi senti alzarmi il vestitino e appoggiare il tessuto sulla spalla. Il mio culo era allo scoperto, alla mercè di questa donna che ora non sapevo cosa mi avrebbe fatto.
Sentivo aria fresca raggiungere la mia pelle, la mia schiena semicoperta dal vestito, i mie glutei, le mie gambe.
Era l’aria condizionata che era stata alzata.
Ma alzata da chi?
Francesca non era sola? Chi poteva esserci in quella casa oltre noi due? Giuseppe, forse?
Perchè ero stata messa in quella posizione?
Una posizione da “monta”!
L’aria fresca era piacevole e le emozioni che sino a quel momento avevo provato, anche quelle più forti causate dalla durezza di Francesca per averla fatta godere, mi stavano dando quel piacere che spesso il padrone mi aveva detto avrei provato.
Non credevo che fosse possibile e anche se sentivo e credevo in Giuseppe, la mia mente era sempre dubbiosa.
Dubbiosa di provare quelle emozioni che sentivo poter essere dento di me ma che non volevo, per coraggio o per mancata capacità, tirare fuori.
Dubbiosa…
Mentre pensavo senti la mano calda della donna sfiorami il culo con movenze sensuali e ritmiche. Movimenti che sembravano controllare i mie glutei e il mio slip nero setato voluto dal mio signore.
Secondi o minuti in cui sentivo il piacere caldo di una mano sfiorare la mia pelle fresca e alla mercé… di qualcuno?
Uno schiaffo.
Un nuovo colpo sui mie glutei.
Un’altro schiaffo. Un’altro ancora e ancora uno.
Francesca stava colpendo le mie natiche!
Al contrario della prima volta, quando lo schiavo era stato accompagnato dalla sua fermezza nello sgridarmi, questa volta i suoi schiaffi erano più leggeri.
Ero più lievi, erano più amorevoli, erano più… eccitanti.
Non capivo come questa mia punizione, perchè avevo compreso che mi stava punendo come si fa con i bambini “cattivi”, si stava tramutando in piacere.
Un piacere che mi stava pervadendo il corpo e stava scendendo sin nuovamente nella mia natura.
Una natura che schiaffo dopo schiaffo stava pulsando!
Con la coda dell’occhio notavo che Francesca guardava, con una certa frequenza, l’uscio di una porta, semichiusa, che si trovava alla sua destra.
Guardava come se dovesse ricevere un assenso o, magari, un dissenso. Questa era la mia percezione che, tra eccitazione e interrogativi, mi ponevo in quella posizione sconcia e pronta ad accogliere qualcosa o qualcuno.
La mente era in un continuo stato di alterazione sensoriale e il mio corpo era in una condizione di perdurante eccitazione.
Posso dire, senza ombra di dubbio, che non ero in grado di intendere e volere, ma malgrado ciò subivo con piacere questo momento di estasi.
La mente vagava e la percezione mutava di momento in momento, mentre Francesca, colta da una certa frenesia sessuale, continuava la sua opera sulle mie natiche.
L’azione incessante della donna produceva, nella mia natura, un continuo e perdurante stato di trepidazione sessuale che mi portava all’essenza dell’eccitazione materiale: allo squirting.
Sentivo essere completamente bagnata e, questa azione incessante, mi portava sempre più ad un desiderio, ad una voglia, ad una necessita; quella di essere penetrata.
Penetrata da una qualsiasi cosa.
Da un dildo, dalle dita affusolate di Francesca, da un pene, dal cazzo del mio Padrone.
In quel preciso momento, in cui la mia eccitazione era massima e avrei dato qualsisi cosa per essere violentemente scopata, che Francesca fermò il suo ritmico e incessante schiaffeggio sulle natiche e si mise sull’attenti.
Alzai il volto che, un pochino per la posizione e un pochino per la voglia di celare il mio viso preso dall’eccitazione sessuale, dalla visione della seduta in pelle del divano e scorsi, che dalla porta si stagliava la figura di un’uomo.
“Chi diamine era questa persona, ora?” Mi stavo chiedendo.
Alto, slanciato, con un’abito blue che sembrava di lana fresca e abbinata una camicia dello stesso colore del completo.
Ma il viso?
Il viso era coperto da un capirote; un cappuccio appuntito sulla modello di quelli portati dal Ku Klux Klan americano.
Si stagliava imponente, la figura di questo nuovo personaggio che era entrata prepotentemente in questa mia pazza e folle giornata, nella stanza senza proferire parola.
Ma la mia attenzione, ora che la mia eccitazione era scemata dopo l’avvento di questa nuova novità, si era fermata su ciò che ava in mano.
Nella mano destra aveva una bacchetta di bambù con alla estremità del cuoio da dove impugnare con decisione. Nella mano sinistra aveva altri due oggetti di forma e consistenza diversa, che sicuramente sarebbero serviti per una sorta di deprivazione sensoriale.
Potevo notare delle cavigliere e delle polsiere e un riding crop. Almeno, da quella mia posizione, potevo intuire.
Più che dalla figura dell’uomo e la sua identità, ora, ero attirata da ciò che aveva in mano e come potevano essere utilizzate nei miei riguardi.
Se poco prima aspiravo e bramavo di essere penetrata con qualsiasi corpo solido, per dare spazio a quella fame di sesso che Francesca mi aveva indotto, ora temevo per cio che mi avrebbero fatto.
Feci appena un accenno di alzarmi da quella posizione, per guardare meglio l’uomo, che sentii sulle natiche un ceffone deciso e impetuoso sconvolgere le carni già provate e la mente.
Uno schiaffo che mi riportò alla realtà di sottomessa che si apprestava ad essere coinvolta in una sorta di apprendistato molto poco mentale e molto più carnale e materiale.
Il timore si stava insinuando nella mente e la lucidità, persa qualche minuto prima per via della perdurante eccitazione indotta, era ritornata in me.
Una lucidità che mi stava portando a pronunciare la safeword; la parola di sicurezza che avrebbe concluso questa giornata folle, ma dannatamente eccitante.
Ma non ebbi modo di definire questa mia volontà che, all’improvviso, sentii entrare prepotentemente nella mia natura un qualcosa che mi lascio senza respiro.
Per qualche momento mi sentii quasi come in assenza di ossigeno, un sussulto in tutto il corpo, un groppo alla gola, un vuoto nello stomaco.
Mi sentivo come violentata nell’animo e nella mente.
Non so cosa, ma gridai la mia disapprovazione e come risposta ebbi un ulteriore schiaffo alle natiche che mi lasciarono con l’amaro in bocca.
Sentivo nella mia natura un oggetto che oscenamente e violentemente era entrato senza fare sconti e senza chiedere il permesso.
Un oggetto infilato da lei, da Francesca.
La donna ora provava un gusto sadico nel tenetemi dentro questo oggetto, questo dildo di proporzioni che non sapevo definire ma che sentivo vibrare nella mia vagina come un forsennato.
Ora, che avevo più chiara la situazione, sentivo che era un dildo e che vibrava portandomi non piacere ma dolore e una sensazione di inadeguatezza.
Francesca mi stava violentando nel corpo e nella mente, mentre quell’uomo era li immobile che guardava.
Fine Terza Parte