ИСТОРИЯ НАЗВАНИЕ: Quel TIR, quella notte 
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Quel TIR, quella notte


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Quel TIR, quella notte

by DoubleB
Посмотрели: 314 раз Комментарии 7 Date: 20-11-2012 Язык:Language

Ero in viaggio con mio padre in auto dall’Emilia Romagna verso la Sicilia; più giovane, meno esperta di oggi.
Decidemmo di fermarci in un’area di servizio attrezzata a notte fonda, esausti, per un riposino ristoratore.
Mio padre crolla nel sonno, io invece, sono vigile e ansiosa di arrivare.
Perciò vado al bar per un caffè e uno spuntino veloce, non rendendomi conto che la notte calda - perchè estiva - induce gli uomini, i soli ospiti a quell’ora del bar, a guardarmi curiosi e insistenti.
Anche loro sono da soli, stanchi del solo guidare, alla ricerca, sempre più spesso, di un meritato relax.
Un uomo fra i tanti, indugia negli sguardi: imbarazzata declino e distolgo gli occhi, cerco di concentrarmi su altro, sulla mia meta vacanziera dai parenti, per esempio.
Torno in auto e mi metto ad ascoltare un po’ di musica aspettando che mio padre, riverso sui sedili posteriori, si risvegli.
Davanti a me un camion gigantesco, tra i tanti parcheggiati, ha la cabina illuminata. Quella luce attrae la mia attenzione come segnale di vita in quel posto sconosciuto.
Poi comincio a scorgere delle ombre che si muovono e la mia vista si fa più acuta per capire.
Solo pochi istanti e capisco, riconosco l’ombra: un enorme cazzo in erezione si staglia sulla parete della cabina del camion illuminato da una luce, forse un’abatjour o una torcia, posizionata proprio perché qualcuno, o forse proprio io? possa ammirarlo.
E si dimena quell’ombra-cazzo...il camionista si sta masturbando, sempre più furiosamente.
Poi l’uomo si mostra, come in uno spettacolo erotico di ombre cinesi, in esclusiva per me e l’invito, esplicito: un gesto inconfondibile, vieni qui, come dire, so che mi stai spiando, vieni qui troietta.
Non so che fare....da una parte la paura: chi è il camionista? Che vuole fare di me? E se mio padre si svegliasse?...dall’altra l’eccitazione che sale, la situazione insolita che preme e mi fa battere lì in quel posticino che conosco bene nel mio basso ventre.
Il camionista è sempre più infoiato ed io non so proprio che fare.
Poi la paura prevale, alzo la radio e faccio apposta rumori, mio padre si sveglia, forse così mi tolgo d’impaccio, penso. Mi lamento che non ho sonno, mio padre si rimette alla guida controvoglia.
Bene, possiamo riprendere il viaggio....eccitata ma salva.
Ci rimettiamo in marcia ma poco dopo mio padre, alla guida, nota dietro di sè un TIR che lampeggia, si avvicina fin troppo, disturbando la sua guida turistica senza affanni.
Oddio la mia paura cresce fino allo spasimo, è il mio camionista arrapato, ma che vuole fare???
L’inseguimento, talvolta invadente, altre discreto, continua. Vola solo qualche gesto e qualche parolaccia di mio padre, che pare non dar peso fortunatamente all’episodio.
Mi giro ogni tanto ed è sempre lì, come in quel famoso film del terrore.
Che sarà di me e di mio padre? Ed ovviamente non oso dire nulla e taccio il mio terrore che mi fa sgorgare adrenalina allo stato puro.
I chilometri si susseguono, il TIR pare allontanarsi definitivamente dagli specchietti retrovisori, mio padre è calmo e dopo poche decine di km siamo di nuovo stanchi, abbiamo necessità di un’altra pausa in questa lunga notte, stavolta mi sento stanca anche io, dopo il presunto scampato pericolo.
Ci fermiamo, quindi: mio padre dopo l’ennesimo caffè, rientra in auto e si mette dietro, ricrollando nel suo sonno profondo, nel parcheggio della nuova area di servizio.
Sono ancora piena di angoscia e non mi rilasso e infatti: dopo pochi minuti, riconosco davanti a me quel camion, IL TIR.
Cerco di mantenere la calma e studio le mie possibili vie di fuga che tutelino la mia incolumità e quella di chi mi accompagna.
Di nuovo quella luce, di nuovo quell’ombra, di nuovo quel cazzo. E’ davvero enorme, sembra grosso e punta impertinente verso di me......ma che mi succede? Mi sento come se mi avesse stregato. Ne ho voglia, se accettassi quell’invito, se salissi in quella grande cabina, se lo prendessi, dentro di me, quel cazzo?
Mi giro furtiva e sento dietro di me un sonno profondissimo, davanti a me vedo il piacere, proprio lì a pochi metri.
Scendo silenziosamente dall’auto....intravedo la mano sul cazzo sempre più frenetica e io avanzo a passi ancora incerti, verso di lui. Un moto che non si arresta, un fremito prorompente....e mentre mancano ancora qualche passo, la portiera del camion si apre come per magia, mi avvicino e vedo una mano che si allunga verso la mia: presa!
E’ la mia fine, dolce fine....non vedo quasi nulla, sento tutto sul mio corpo: mani, saliva, odori e sapori intensi e speziati, i miei sensi sono tesi a mille. E soprattutto, un fendente durissimo e caldissimo che entra, scivolando velocissimo nel profondo della mia vagina, scoperta scostando appena il perizoma fradicio. L’orgasmo arriva subito, dopo pochissimi colpi. Godoooooo!!!
Un amplesso ancestrale, animale, selvaggio che in un lasso di tempo brevissimo mi regala le emozioni più forti. Ripetutamente.
Poi il congedo a quel volto sempre in ombra, a tratti sorridente: glielo prendo in bocca, come sospettavo è veramente enorme e faccio fatica a farmelo arrivare in gola, ma mi piace e mi cimento, con tutta la voglia e il riconoscimento a quell’uomo sconosciuto che mi ha ripassato così bene.
Dopo qualche minuti viene....e lo lascio, con la sua sborrata che gli cola tra le dita....un assaggio e via verso la mia auto, verso mio padre, verso la mia vacanza. Fradicia e sudata, colante e malferma sulle gambe. Ora la Sicilia è più vicina. Mi addormento con il sorriso vedendo il fumo del TIR che riparte rombando.

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