STORY TITLE: Il Patto inciso sulla pelle 
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STORY

Il Patto inciso sulla pelle

by MisterFive
Viewed: 268 times Comments 5 Date: 02-07-2025 Language: Language

La mia frase,

A me piacerebbe avere un'amante

, risuonava nella mente di Matteo come una melodia stonata ma irresistibile, un'eco che scuoteva le fondamenta della nostra quiete. Non era stata una richiesta esplicita, non ancora, ma una rivelazione che aveva scoperchiato un vaso di Pandora, liberando un vortice di emozioni. Sentivo il suo cuore martellare nel petto, un misto di gelosia pungente e una maledetta, inconfessabile eccitazione. Attilio, l'ombra del passato, era un fantasma che si rifiutava di dissolversi, un monito inquietante che aleggiava tra noi. Nelle sere successive, io e Matteo affrontammo l’argomento mentre la nostra sessualità, inaspettatamente, si riaccendeva, quasi volesse dimostrarci che eravamo ancora capaci di bruciare.

Un amante?

Matteo si tirò su, appoggiandosi sui gomiti, il viso teso, quasi irriconoscibile nella penombra. La voce gli uscì roca, quasi estranea.

Stai parlando.. sul serio?

Mi strinsi nelle spalle, evitando il suo sguardo, come se le parole stesse fossero troppo fragili per sostenere il peso della mia onestà.

Non so

, sussurrai.

È un pensiero che mi viene, ogni tanto. Mi sento.. spenta, a volte

. Voglio sentirmi desiderata, Matteo. Non solo come madre o come tua moglie, ma come Giada. Come donna, come un essere che vibra di vita propria. Le mie parole erano sincere, intrise di una malinconia che Matteo riconobbe fin troppo bene, quella stessa che lo tormentava, seppur con sfumature diverse. Per un attimo, la sua mente si dibatté furiosamente. La razionalità gli urlava di fermarmi, di richiamarmi alla realtà, alla stabilità della nostra vita familiare, ai due bambini che dormivano ignari nella stanza accanto. Ma l'altra voce, quella più oscura e persistente, quella che da mesi lo tormentava nelle notti insonni davanti al computer, gli sussurrava promesse di una trasgressione amplificata, di un piacere che solo quel confine pericoloso poteva offrire. La sua natura cuckold non era solo un tormento, ma anche una fame, una necessità viscerale. E ora, io stessa stavo spalancando quella porta che lui credeva avessimo richiuso per sempre.

E… cosa intendi per 'amante'?

mi chiese Matteo, la voce che tradiva la sua curiosità, nonostante il nodo allo stomaco che gli stringeva le viscere.

Un'avventura, una scappatella, o.… qualcosa di più? Un'emozione, una connessione?

Finalmente lo guardai, i miei occhi color smeraldo ora brillavano di una luce complessa, un misto di incertezza e una nuova, quasi spaventosa, audacia.

Non lo so, Matteo. Qualcosa che mi faccia sentire viva. Che mi faccia sentire di nuovo quella Giada che eri tu a far volare in un altro mondo, quella che bruciava di desiderio e di adrenalina

. Era una frecciata sottile, un rimprovero velato alla nostra routine, alla stanchezza che aveva spento la nostra intimità, alla mia stessa solitudine. Matteo sentì il peso delle mie parole, la responsabilità che anche lui aveva avuto nel soffocare quella parte di me. Matteo capì. Quella richiesta non era solo desiderio di sesso, non era solo un appagamento fisico; era una ricerca più profonda di libertà, di affermazione personale, di riconquista di una parte di sé che si era persa nella quotidianità. E la sua natura cuckold, la sua dipendenza da quelle dinamiche, gli fece intravedere una possibilità perversa in quella che per altri sarebbe stata una minaccia, la fine di tutto. Forse, in quella trasgressione condivisa, in quel rischio calcolato, avremmo potuto riscoprire anche noi stessi, ravvivare la brace tra di noi, ritrovare quel brivido che ci aveva uniti in passato. Ma era un rischio enorme, un azzardo su un terreno maledettamente scivoloso.

E se.. e se la cosa ti piacesse troppo?

mi chiese Matteo, la paura che iniziava a farsi strada, fredda e strisciante.

E se questo cambiasse tutto? Se mi perdessi, Giada, se ci perdessimo?

Gli presi la mano, stringendola forte, quasi a volergli infondere il mio coraggio.

Non lo so. Ma sento che dobbiamo fare qualcosa. Siamo in un vicolo cieco, Matteo. O troviamo un modo per riaccendere la fiamma, o.… o ci spegniamo del tutto. E io non voglio spegnermi

. Il silenzio tornò a calare, ma questa volta era un silenzio carico di significato, di possibilità inespresse e di paure latenti, un silenzio denso di futuri incerti. Matteo mi fissò, il suo sguardo perso tra il desiderio quasi doloroso di appagare la sua inconfessabile brama e la consapevolezza del baratro che si stava aprendo sotto i nostri piedi. Matteo ruppe il silenzio, le parole che gli bruciavano in gola, pesanti come macigni.

Come? Non possiamo semplicemente.. buttarci nel vuoto. Ci sono i bambini, il lavoro, la nostra stabilità..

Sospirai, ma c'era una scintilla nei miei occhi che non vedevo da troppo tempo, una luce di determinazione e di audacia ritrovata.

Lo so. Non sto dicendo che sia facile. Ma potremmo.. potremmo parlarne. Stabilire delle regole. Cosa ti farebbe stare tranquillo? Cosa ti eccita di più?

Matteo sentì un brivido freddo e caldo corrergli lungo la schiena, una scarica elettrica che gli risvegliava ogni nervo. Le sue fantasie notturne, quelle che aveva tenuto nascoste, ora potevano trovare voce, una legittimazione.

Vedere... vederti desiderata

, confessò, abbassando lo sguardo, la voce appena un sussurro vergognoso.

Vedere un altro uomo perdersi in te, sapere che sei sua per un momento. E che torni da me, sempre. Che tu sia la mia regina, anche quando giochi con altri

. Era una confessione cruda, che lo esponeva nella sua più profonda vulnerabilità, il cuore messo a nudo.

Ma mi terrorizza anche. Mi terrorizza perdere te, Giada. La nostra famiglia, la nostra vita che abbiamo ricostruito con tanta fatica

. Gli accarezzai il viso, le mie dita leggere sulla sua pelle tesa.

Non mi perderai, Matteo. Tu sei la mia ancora. Ma anch'io ho le mie fantasie, i miei bisogni. Voglio essere corteggiata, sentita donna fino in fondo, ammirata in un modo nuovo. Voglio un uomo che mi faccia sentire.. in un altro modo

. Mi avvicinai, le mie labbra sfiorarono il suo orecchio, sussurrando parole che gli entrarono dirette nella mente, infiammandola:

Voglio sentire un sapore diverso. E voglio che tu sia lì, o che tu lo sappia, a immaginare ogni singolo istante

. Quelle parole, cariche di una sessualità potente e un'intima conoscenza del suo desiderio più profondo, fecero vibrare Matteo fino al midollo. La paura si mescolava a un'eccitazione crescente, incontrollabile. Il suo membro si mosse, sensibile al solo pensiero di quella condivisione proibita. In quel momento, la sua sottomissione a me, la sua devozione alla mia felicità e al mio piacere, divenne tangibile, quasi dolorosa nella sua verità più cruda. Ero io, la sua regina, la donna che deteneva le chiavi del suo piacere più recondito, e anche del suo tormento.

Allora... allora facciamolo

, disse Matteo, la voce che si era stabilizzata, carica di una nuova, determinata risoluzione. Era una resa, ma anche una scelta consapevole.

Ma dobbiamo stabilire le regole. Un accordo. Che ci protegga, che ci unisca ancora di più. Sarò io.. sarò io a garantire che tutto vada come deve. Tu sarai libera, ma io sarò lì, in qualche modo. La tua ombra, il tuo testimone, il tuo guardiano

. La sua mano si posò sulla mia coscia, un gesto che non era solo desiderio, ma una tacita sottomissione, una scelta consapevole di immergersi di nuovo in quel mondo, ma questa volta con me al centro, e lui, il mio guardiano, il mio testimone. Gli sorrisi, un sorriso che era un mix di sollievo, gratitudine e una venatura di malizia che Matteo conosceva fin troppo bene, un lampo di quella Giada indomita che aveva amato. Mi chinai e lo baciai, un bacio profondo che sigillava quel patto appena abbozzato, un patto che avrebbe cambiato per sempre il nostro futuro. Il

richiamo della foresta

non era solo un ruggito, ma un patto in divenire, un accordo inquieto siglato in un sussurro, le cui conseguenze avrebbero potuto riscuotere un prezzo molto più alto di quanto potessimo immaginare. Ma per quella sera, il desiderio e la speranza avevano vinto sulla paura. Il mio bacio, profondo e inaspettato, aveva sigillato non solo un momento di ritrovata intimità, ma anche l'inizio di qualcosa di radicale, di irreversibile. Il

richiamo della foresta

non era più un sussurro lontano e seducente, ma un ruggito primordiale che risuonava tra le pareti della nostra casa addormentata, promettendo un'era nuova e pericolosa. Matteo sentì il suo corpo rispondere con una veemenza che non provava da anni, una fame atavica risvegliata dalla mia vulnerabilità e dalla mia audacia. Le nostre mani si cercarono con disperazione, i corpi si strinsero con una foga nuova, quasi un'ultima, disperata stretta prima di un salto nel buio. L'amplesso che seguì non fu solo sesso, ma una danza di confessioni silenziose, un dialogo carnale in cui ogni tocco, ogni gemito, era una parola inespressa, un desiderio che si manifestava. Matteo mi penetrò con una violenza controllata, spinto da un desiderio che era al tempo stesso amore bruciante, paura viscerale e la brama inconfessabile di vedermi sua, completamente sua, anche mentre mi immaginava avvinghiata ad altri uomini. Mentre i nostri corpi si intrecciavano in quel vortice di passione cruda, Matteo trovò il coraggio di dare voce ai suoi abissi più oscuri, a quelle fantasie che lo avevano consumato nell'ombra.

Giada... voglio di più

, ansimò Matteo, la bocca contro il mio collo, le mani che mi stringevano i fianchi con una possessività al limite del dolore.

Voglio che tu sia.. la mia padrona. Voglio che tu mi usi, mi pieghi al tuo volere. Voglio essere il tuo schiavo sessuale, la tua proprietà

. Mi bloccai per un istante, sorpresa da quella confessione così esplicita, dalla forza con cui quelle parole erano sgorgate da lui, ma poi un sorriso malizioso mi increspò le labbra, un bagliore di potere nei miei occhi. Sentii l'ondata di potere che quelle parole mi conferivano, una scarica elettrica che mi riaccendeva la scintilla sopita, mi dava un controllo che desideravo da tempo.

Davvero, Matteo?

sussurrai, la voce roca, carica di una sensualità predatoria che gli fece fremere fino all'anima.

E cosa vorrebbe la tua padrona, dal suo umile schiavo?

Matteo, ormai completamente abbandonato alla sua brama, iniziò a riversare tutte le fantasie che lo avevano tormentato nelle notti insonni, parole che erano un torrente incontrollabile.

Voglio farti leccarti, Giada, fino a farti urlare, fino a farti implorare. Voglio il tuo sapore in bocca, sentirlo mio. E.… e voglio usare la mia lingua su di te, se lo vuoi, se mi concedi questo onore. Voglio che tu mi prenda, che tu mi domini, che tu sia la mia guida. Voglio il pegging, Giada, voglio sentire la tua forza su di me, la tua superiorità

. Le sue parole erano un misto di desiderio ardente e di umiliazione autoimposta, un bisogno viscerale.

Voglio che tu accetti altri uomini, Giada, che tu sia la mia Hot Wife e io il tuo marito cuckold. Voglio il ménage à Trois in ogni combinazione che desideri, ogni fantasia che ti balena in mente. Voglio farti massaggi, di qualsiasi genere, e che tu mi chieda di fare qualsiasi fetish ti venga in mente, per il tuo piacere. La sua voce si fece più flebile, carica di una paura profonda, un timore primordiale di perdere ciò che più amava.

Ma ti prego, Giada.. ti prego, che sia solo sesso. Che non ci siano sentimenti. Che tu sia sempre mia, che torni sempre da me. Non voglio perderti. Non voglio che tu ti innamori di un altro, che il tuo cuore non sia più mio. Lo ascoltavo, con gli occhi chiusi, assaporando ogni parola, ogni richiesta, ogni debolezza che mi stava concedendo. Sentivo la sua vulnerabilità, la sua paura di perdermi, e questo non faceva che accrescere il mio potere, la mia consapevolezza di quanto fosse dipendente da me. Era un gioco pericoloso, ma io ero pronta a giocarlo, a dominare. Mi mossi su di lui, i miei seni morbidi che gli sfioravano il petto, le mie labbra che gli mordicchiavano l'orecchio con una malizia che gli toglieva il respiro.

Mhmm, Matteo.. le tue richieste sono.. interessanti. Ma la tua padrona deve avere anche i suoi vantaggi, non credi? Un potere assoluto, senza condizioni. Iniziammo una contrattazione sensuale, un botta e risposta di desideri e condizioni che erano tanto eccitanti quanto terrificanti, mentre i nostri corpi continuavano a muoversi in un ritmo primitivo, a formalizzare il patto.

Se sarai il mio schiavo sessuale

, dissi, la voce roca di desiderio e un'autorità nascente, allora dovrai accettare le mie infedeltà coniugali senza recriminazioni, senza un lamento, senza un solo sguardo di disapprovazione. E non ci sarà un termine, Matteo. Sarà a tempo indeterminato. E la tua sottomissione dovrà essere tutti i giorni, senza alcuna pausa, senza un'interruzione. Matteo gemette, il suo corpo che rispondeva ad ogni mia parola con una sottomissione profonda.

Sì... sì, padrona

.

Accetto

. Ma... ma voglio che tu sappia che sono qui. Che ti appoggio. Che ti consiglierò sempre, che sarò la tua guida silenziosa. Gli sorrisi, un sorriso da predatrice che si abbevera alla sua fonte di potere.

Ottimo

. E il tuo ruolo non sarà solo a letto, Matteo. Voglio che tu sia il mio schiavo anche in casa. Lavori domestici, educazione dei figli, gestione familiare. Tutto quello che ti chiederò, ogni singolo compito. E se non sarai all'altezza, la tua padrona avrà il diritto di punirti a sua totale discrezione, in ogni modo che riterrò opportuno. Matteo sentì un brivido freddo di terrore e, al contempo, un'eccitazione inarrestabile che lo infiammava. Era la sottomissione completa, la perdita di ogni controllo, la dissoluzione del suo ego, ma era anche la promessa di un piacere che solo io potevo dargli, un abisso di voluttà.

Sì... sì, padrona

.

Accetto

. Farò tutto quello che vuoi, ogni singola richiesta. Le mie parole, così chiare e determinate, lo scossero fino al profondo. Era un contratto, un vero e proprio patto, sigillato non su carta, ma sulla nostra pelle, con i nostri corpi che si muovevano all'unisono. Matteo, in quel momento di totale abbandono, capì che non c'era ritorno. La sua scelta era consapevole, la sua sottomissione a me era totale. Non era solo un gioco, ma una ridefinizione radicale della nostra relazione, un nuovo inizio perverso.

Accetto, Giada

, sussurrò, la voce rotta dall'emozione e dal piacere che lo stava travolgendo. Si strinse a me, il suo corpo che tremava.

Sono il tuo marito cuckold

.

Sono il tuo schiavo

.

Sono tuo

. In quel culmine di passione e sottomissione, i nostri orgasmi esplosero, potenti e liberatori, sigillando un accordo che andava oltre ogni parola, oltre ogni convenzione. Era un patto di matrimonio cuckold, non scritto, ma scolpito nelle nostre anime, destinato a cambiare per sempre il nostro futuro. Il

richiamo della foresta

aveva trovato la sua forma più estrema, e Matteo, in ginocchio davanti alla sua regina, era pronto ad accoglierlo, qualunque fosse il prezzo. Nei giorni successivi, l'aria tra Matteo e me era carica di una tensione nuova, un misto di eccitazione e un'insolita formalità. La contrattazione, iniziata tra gemiti e sussurri, si spostò sul piano della concretezza. Ogni punto, ogni clausola, fu discussa con una serietà quasi legale, ma con sguardi carichi di sottintesi erotici, di potere e sottomissione. Io, con una lucidità sorprendente, mi divertivo a giocare alla padrona, negoziando ogni dettaglio a mio favore, mentre Matteo, pur sentendo il peso della sottomissione, trovava in quel processo una contorta forma di appagamento, di desiderio che prendeva forma. Fu lui, alla fine, a essere incaricato di redigere il documento, di trasformare i nostri desideri più oscuri in un testo formale. Il contratto era pronto, un documento che formalizzava l'impensabile, che rendeva reale ciò che prima era solo un'ombra. Ma io avevo in mente una cerimonia ben più significativa di una semplice firma su carta.

Lo firmeremo

, gli annunciai una sera, con un sorriso che mi illuminava il viso, gli occhi che brillavano di una luce famelica e predatoria, ma non così, in silenzio, come un atto notarile qualunque. Voglio che sia un evento. Voglio che tu sia lì, Matteo. E che tu veda, che tu assapori ogni singolo istante. Matteo sentì un brivido gelido e insieme eccitante corrergli lungo la schiena.

Vedere... cosa?

Voglio che tu organizzi una serata

, continuai, la mia voce vellutata ma ferma, irremovibile. Una serata in cui io sarò al centro dell'attenzione. E tu, Matteo, sarai lì. Guarderai, gusterai ogni istante dello spettacolo, la mia esibizione. E offrirai lo champagne per l'occasione, celebrando la mia libertà e la tua sottomissione. Era una richiesta che lo spingeva al limite, una prova definitiva e pubblica della sua sottomissione, del suo ruolo. Sarà tuo dovere cercare un uomo, aggiunsi, la voce imperiosa. Tramite annunci, come facevamo un tempo. Ma la scelta finale, l'approvazione, sarà solo mia. Io sarò la tua padrona, e tu il mio servo. Matteo deglutì a fatica. Il

richiamo della foresta

aveva ora un volto, un nome e un prezzo. E lui, il marito cuckold, il mio schiavo, era pronto a pagare, qualunque fosse il costo. Il patto era sigillato.

ADDED 5 COMMENTS:
  • avatar Giovanevoyeur Bravissimo davvero molto bello complimenti

    03-07-2025 12:47:52

  • avatar 70anni Che bello! Forse è in arrivo la gabbietta!!??

    03-07-2025 10:26:23

  • avatar satana Inserisci un commento:

    03-07-2025 08:14:17

  • avatar Dreaming73 Quello che vorrei io da marito con indole cuck da sempre.

    03-07-2025 06:51:35

  • avatar pierre14 bello! ora il seguito con l'iniziazione! sarà molto eccitante!

    03-07-2025 05:44:25