STORY TITLE: Più sporco, più nostro 
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STORY

Più sporco, più nostro

by ilmattiniero
Viewed: 198 times Comments 0 Date: 03-06-2025 Language: Language

Non fu facile ritagliarci quel momento.
Le giornate scorrevano fitte, le mani sempre impegnate altrove, i corpi stanchi, eppure… il pensiero di Lara continuava a insinuarsi sotto la pelle, come un desiderio che non si sa dimenticare.
Quel giorno, però, fu diverso. Ci eravamo scritti parole che bruciavano. E il fuoco non poteva più restare chiuso nel nostro petto.

Entrai in casa senza annunciarmi. La porta era socchiusa, come la promessa che Lara stessa mi aveva prospettato.
Carlo mi accolse con uno sguardo che stavolta non era rassegnato. Era qualcosa di più complesso. Orgoglioso. Teso. Affamato anche lui.
Ma non parlò. Non serviva.

Lara era distesa sul letto, una vestaglia aperta a metà che lasciava intravedere ogni curva.
Il seno pieno, i capezzoli già tesi. Le cosce larghe. Il sesso lucido, palpitante, come se già sapesse che presto sarebbe stato usato, allargato, riempito.
Mi si strinse qualcosa dentro. Quel tipo di fame che non si placa con un morso, ma con la presa.

Mi chinai su di lei, la guardai.
«Ti sei preparata?»
Lei annuì. «Mi sono aperta per te.»

Le scostai le gambe e la guardai senza pudore. La sua fica era un fiore in piena fioritura, le labbra spalancate, bagnate, morbide. La toccai con due dita lentamente , tracciando la piega. Tremava sotto ogni mia carezza. Poi più forte. Più dentro.
Carlo osservava.
Ogni mio gesto era una ferita dolce che apriva in lui qualcosa.
«Guarda com’è pronta. Così calda che ti brucia solo a sfiorarla.»

Lara gemeva. Piano. Ma ne chiedeva ancora.
Mi infilai dentro a fondo, con un colpo solo.
E il suo corpo si aprì tutto intorno al mio.
La sentii accogliermi, stringermi, guidarmi.
Non era sottomissione. Era un’offerta sacra.
Era il piacere di perdersi per poi ritrovarsi.

La presi sul tavolo. Sui gomiti. Poi con le ginocchia premute contro il petto. Ogni angolo del suo corpo diventava mio, e lei lo voleva. Lo implorava con il respiro, con lo sguardo, con quella sua apertura livida, scandalosa, totale.
Il rumore dei nostri corpi si mescolava ai suoi gemiti.
E a Carlo non restava che guardare.
«Ti piace vederla così?», gli sussurrai.
«Non le sei mai entrato così. Non ti ha mai aperto tutto questo.»

Lara gemeva più forte.
Le accarezzai il viso.
«Sei bellissima quando ti lasci andare.»

Quando venni dentro di lei, Lara tremò.
Ma non fu la fine.
Fu il momento più vero.

Dopo, rimanemmo lì.
Lara tra me e Carlo, il suo corpo ancora caldo, il respiro lento.
Io le tenevo una mano. Carlo la baciava.
Erano belli, eravamo belli. Tre, ma uniti. Come corde dello stesso nodo.

«È stato troppo?», le chiesi.Lei sorrise, con gli occhi lucidi.
«No. È stato tutto quello che volevo. Essere presa. Vista. Usata e amata»

Carlo la guardò.Ammirato.

Le loro mani si cercarono. E la sua rimase tra le mie.

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