Desiderio (1ª parte)
by SimonaVisto: 738 volte Commenti 5 Date: 05-07-2024 Lingua:
Quando Simona citofonò, benché l'aspettassi, fui preso da un brivido. Dopo tanto tempo, tanti messaggi, tanti commenti e tanti scambi era giunto finalmente il momento di conoscersi dal vivo. Fino all'istante in cui sentii il suono artificiale richiamare la mia attenzione, mai avrei pensato fosse davvero possibile che una donna simile decidesse d'incontrarmi. L'avevo a lungo sognata e desiderata, avevo dedicato a lei migliaia di pensieri erotici, di fantasie pornografiche a volte rimaste nella dimensione immateriale, altre trasposte su carta, affinché non ne perdessi la memoria. Pensavo che anche se non ci saremmo mai incontrati, sarebbe stato ugualmente piacevole ed estremamente soddisfacente essersi relazionati con una donna così bella e sensuale. Invece, eccola qui. Aprii il portone, sperando che salisse a piedi, per poterne sentire i passi. I passi dei tacchi mi hanno sempre eccitato, ho sempre pensato fossero una manifestazione erotica incredibile, soprattutto per il senso di mistero che portano con sé. Simona, per fortuna, salì a piedi e trovai semplicemente inarrivabile l’eccitazione e il tremito che s’impadronirono di me al sentire i tacchi sempre più vicini, segno dell’ormai vicinissimo esaudimento del sogno a lungo covato.
Lasciai il portone socchiuso e mi posi dietro la porta, sia per sentirla avvicinarsi sempre di più sia per intravedere come si fosse abbigliata, sebbene il desiderio di vedere il suo corpo nudo, al massimo rivestito dalle autoreggenti che esaltano la tornitura delle sue cosce e fanno risaltare la rotondità del suo fondoschiena. Apparve, sicura e luminosa, Simona e nient’altro, da sola, venuta per me, per incontrarmi. Indossava un abito leggero estivo nero che ne metteva ancor più in luce la raffinata figura slanciata e comunque famosa, con ai piedi scarpe dai tacchi non particolarmente alti. Alla spalla, una borsetta che, come si vedrà, non aveva solo funzione ornamentale. Le spalancai la porta e feci per salutarla con doppio il bacio sulla guancia, ma lei rimase interdetta, quasi non si aspettasse tanta formalità e, dopo uno sguardo reciproco intenso e durato moltissimo anche se nello spazio di un secondo, le nostre lingue si trovarono incrociate a scavare l’una nella bocca dell’altra, con una passione che immediatamente mi provocò un’erezione di cui Simona si avvide immediatamente. La sua mano, delicata e sicura, scese e si posò sul membro così duro da liberarsi quasi da solo della prigione dei pantalono.
Ti faccio effetto, a quanto vedo. Anzi, a quanto sento…
Lo scopri solo ora?
Ci accomodammo nel divano del soggiorno, dove avevo predisposto l’occorrente per l’aperitivo, con una bottiglia di Falanghina ghiacciata con la quale brindammo al nostro incontro, mentre Simona accavallava provocatoriamente le gambe, facendo notare uno spacco che rendeva le sue gambe, se possibile, una rappresentazione divina della bellezza femminile. Le mie mani persero il controllo definitivamente e le accarezzai quelle cosce carnose e vitali che mi avevano colpito dalla prima visione sul sito dove incrociai il profilo di Simona, le cui immagini porno erano sempre dotate di uno stile e di una poesia che continuavano a sedurmi anche dopo le copiose eiaculazioni derivanti dallo spettacolo delle sue cosce aperte, dei rapporti anali consumati con passione e competenza, della voracità delle fellatio che praticava in modo così partecipe da domandarmi come fosse possibile per un uomo non venire subito di fronte a quella incarnazione di fascino e desiderio.
Che cosce Simona, che cosce…
Mi piace che me le accarezzi, continua…
Peccato, però…
Cosa?
Che giustamente per il caldo non hai indossato le calze.
Non le ho indossate, ma le ho portate. Cosa credi ci sia nella borsetta?
Il pensiero di vederla in autoreggenti generò un flusso di sangue potentissimo mi ritrovai la bocca di Simona che aveva già cinto, dopo averlo liberato, il pene che mai avevo sentito così duro, evidentemente sollecitata dal mio gesto imperioso teso a chiederle senza parlare di omaggiarmi della sua sublime arte orale.
Succhia, lo aspetto da quando sono nato.
Ti farò il miglior pompino della tua vita, vedrai.
Non c’è bisogno che tu me lo dica, lo so già.
Preparati. Uno, due e tre!
Come descrivere quei momenti? La bocca di Simona, mentre la mia mano accompagnava il movimento sapientissimo di lingua e labbra, ricoprì completamente di saliva la cappella che per poco non sarebbe esplosa, ma per fortuna riuscii a contenermi e ad evitare la reciproca delusione.
Voglio leccarti anche io.
Non ci sono problemi.
Aprì agilmente le cosce, lo slip nero le copriva la rosa bollente, e iniziai a stimolarle la fica, che impregnava il tessuto dei sui umori, dal di fuori. Il sapore caldo e accogliente era la promessa di un piacere infinito e in poco tempo ci ritrovammo in camera da letto, non prima che la Principessa avesse estratto le calze dalla borsetta, per indossarle al momento opportuno. Erano nere, velatissime, con una balza particolarmente ricamata preceduta da una gradazione di colori sempre più intensi. Io ero steso supino sul letto, senza più nulla addosso, con la verga in erezione e la cappella completamente liberata dall’involucro. Simona, che aveva addosso anche uno splendido reggiseno a balconcino e gli slip sempre più umidi, si avvicino a passi lenti, dopo essersi sfilata lentamente le scarpe.
Dammele.
Le scarpe?
Sì
Immersi le narici in quel profumo intensissimo, da vero estimatore delle estremità inferiori non potevo trascurare l’emozione derivante dall’odore di quelle di una donna dal portamento così elegante e dai piedi così belli.
Stenditi e segami con i piedi…
Feticista, eh? Prima leccameli un po’…
Li divorai, letteralmente, con l’erezione sempre più potente, accresciuta dal fatto che Simona, ogni volta che le evoluzioni lo consentivano, afferrava il mio uccello e mi masturbava con una dolcezza e una sicurezza che chiunque dovrebbe sperimentare nella vita, per poi lanciarsi sul glande con i piedi calzati, come se non avesse mai fatto nient’altro prima, procurandomi un godimento totale, accentuato dal fatto che, di tanto in tanto, sfregava la curvatura interna del piede sul glande, che s’incastrava perfettamente. Poi la presi, la portai a me facendola sedere sulle mie gambe e ci baciammo con intensissima voluttà e desiderio ormai incontenibile. Nel farlo, le abbassai gli slip e mi dedicai a un lungo e inesauribile lavoro di lingua e dita, da lei molto apprezzavo. Le stimolavo ripetutamente il clitoride con pollice e indice, per poi infilare quasi tutte le dita nella fica, alternando questa operazione a leccate sempre più ampie, inserendo di tanto in tanto la punta della lingua nella fessura sempre più aperta e bagnata, fino a procurarle il primo, caldissimo, orgasmo. Brevissima la pausa.
Dammi il cazzo, voglio il cazzo.
Prima in bocca, mentre ti lecco la fica, che mi piace tantissimo.
Il 69 accrebbe senza sosta i reciproci desideri, i nostri movimenti di bocca sembravano sincronizzati e mai, davvero, mi sarei voluto allontanare da quell’oasi di piacere che era la fica di Simona, nome tra l’altro da me adorato e che ripetevo periodicamente nelle pause tra una leccata e l’altra, comunque sditalinandola a dovere in quei momenti di assenza della lingua dalle sue labbra vaginali. (continua)