RACCONTO TITOLO: La mia donna 4 
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La mia donna 4


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La mia donna 4

by theanalyst
Visto: 676 volte Commenti 3 Date: 15-04-2021 Lingua: Language

L’avevo fatto.

Ora io ero fuori dalla porta di un appartamento nel quale avevo lasciato la donna che amavo con un altro che mi aveva confessato che se la sarebbe fatta volentieri, dopo avere detto che lei era li senza biancheria intima sotto gli abiti, con un lubrificante anale nella borsetta e pronta a soddisfare ogni sua voglia.

Non potevo tornare indietro. Scesi per le scale e restai in attesa, sperando forse di essere seguito da lei. Ma questo non avvenne. Pensai di rientrare ma non lo feci.

Restai lì in attesa di rivederla. Passarono i secondi, i minuti, passò un’ora. Nessun segno. Dopo circa un’ora e mezza decisi di andare via.

Quella sera ed il giorno dopo non sentii né lui, né lei. Allora la chiamai. Ma lei non volle rispondermi, quindi chiamai lui. Ci incontrammo e mi spiegò che quando uscii dalla porta lei era crollata. Ovviamente il mio gesto l’aveva lasciata senza parole. Poi dopo un buon quarto d’ora di sgomento lui le si era avvicinato e l’aveva timidamente baciata. Lei l’aveva lasciato fare senza tirarsi indetro, ma senza partecipare. Poi, quando lui aveva tentato di constatare con la mano se portasse o meno biancheria era stato fermato. Lei aveva voluto chiarire che era tutto vero, ma allo stesso tempo era tutto falso. Era vero tutto quello che gli avevo raccontato. Lei era lì disponibile e senza intimo, aveva un lubrificante anale nella borsetta, aveva fantasticato, facendo sesso con me, di avere rapporti con lui ed altri, ma non sarebbe mai riuscita a farlo nella realtà. Insomma non avevano fatto niente.

Lui mi raccontava tutto, mi sarei preso a schiaffi per quanto ero stato stupido. Ma c’era qualcosa in me che mi malediceva non per l’aver lasciato la mia donna in quella situazione incresciosa, ma per non aver saputo gestire un’occasione più unica che rara.

Riuscii a riavvicinare la mia donna. Ci spiegammo e dopo qualche settimana riprendemmo ad andare d’accordo, anche sessualmente. Io ero di nuovo preso dalle mie fantasie e lei era di nuovo la mia schiavetta. Ma procedevo su un campo minato. Non riuscivo più a spingermi con le fantasie oltre alcuni limiti. Avevo paura di irrigidirla, ma c’era qualcosa di strano. Dopo tutto quello che era successo, non si rendeva conto di rischiare un’altra avventura come quella dalla quale era stata scottata? Non era inibita?

E poi era evidentissimo che i suoi rapporti con il mio amico erano molto cambiati. Con lui era troppo sciolta e lui con lei. Erano chiaramente a conoscenza di qualcosa che io non sapevo. Si, era chiaro, non mi avevano detto tutto.

Uscimmo in tre più e più volte ed avevamo lasciato l’argomento fuori dalla discussione, ma non potevano sentirsi così a loro agio, dopo tutto quello che avevo combinato, a meno che’

Una sera incominciò una nuova fase. Lei, dopo l’uscita a tre solita, una birra, un panino, due chiacchiere, mi guardò e mi disse, lascia che mi porti lui a casa. Ho bisogno di parlargli da sola. Non sapevo bene cosa fare. Lui mi guardava con un sorrisetto ironico e mi disse, si, dai, tanto sai che di me ti puoi fidare. Mi presero in contropiede, io biascicai due frasi sconnesse e li lasciai scendere dall’auto. Si allontanarono e poi vidi una cosa che mi fece venire quasi un colpo. Lui si girò verso di me e mentre lo faceva le posò una mano tra le chiappe, palpandole il culo, senza alcun dubbio.

Non capivo, non volevo capire. Decisi di seguirli e scoprii che non l’accompagnò a casa, non subito almeno, prima si fermarono un’oretta a casa di lui. Quando li rividi era evidente che avevano fatto qualcosa. Erano piuttosto congestionati. Io li guardavo e non potevo credere ai miei occhi. Possibile che’

Appena la lasciò sotto casa io la seguii e la fermai. Lei mi sorrise dolcemente e mi disse di seguirla in casa. Mi disse che doveva confessarmi una cosa. Era sola in casa ed appena dentro mi disse: sei tu che hai fatto succedere tutto questo. Ora io ho due uomini. Si, è così! Tu mi hai spinto oltre il punto di non ritorno. Quella sera ci fu un breve imbarazzo quando andasti via, ma il suo bacio mi fece infiammare. Ero arrabbiata con te ed appena mi avvicinò le labbra alla bocca, decisi che dovevo capire cosa volevo. I miei istinti me lo dicevano chiaramente e così passai a condurre il gioco. Lo feci sedere sul letto, mi tolsi i pantaloni e restai lì a farmi guardare. Ero davanti ad un altro uomo, in piedi, senza jeans e senza slip. Lui restò pietrificato, e non si mosse nemmeno quando mi inginocchiai, glielo presi in mano e subito dopo me lo infilai in bocca, fino a soffocarmici. Iniziai ad infilarmelo su e giù in gola e più continuavo, più il suo cazzo si induriva. Potrei descrivertelo centimetro per centimetro. Anzi, è come dicevi, ce l’ha più grosso del tuo. Molto più grosso. Duro come il marmo. Un palo che ho ingoiato fino a dove ho potuto. Ho eseguito il compito come la brava puttana che mi hai fatto diventare. Più lo ingoiavo e mi ci strozzavo, più glielo riempivo di saliva. Più lo riempivo di saliva, più a lui piaceva. In cinque minuti avevo la bocca piena di sborra e lui era seduto a bocca aperta e con gli occhi fissi sulla mia faccia. Lo guardavo dritto negli occhi, mentre ingoiavo tutto quello che potevo. Sentivo scorrere la sborra sul collo ed imbrattarmi la tshirt. Mi sentivo davvero una puttana. Allora mi risollevai e restai lì in attesa di un suo gesto. Lui disse solo: ora cosa facciamo? Io risposi spogliandomi nuda, sdraiandomi sul letto a pancia sotto e restando lì immobile. Fu un vero e proprio uragano. Mi scopò come tu non hai mai fatto. Mi venne addosso due volte consecutive, neanche il tempo di terminare di urlare per un orgasmo che mi era di nuovo dentro duro come il marmo, ma caldo come il fuoco. Insomma mi ha davvero soddisfatta. Ed io ho soddisfatto lui.

L’abbiamo rifatto altre volte in tua assenza, una pochi minuti fa. Ora lui è giù. Tu cosa hai da dire?

Niente. Cosa potevo dire? Aveva ragione. Era tutta colpa mia. Senza capire bene cosa stessi facendo uscii di casa, neanche il tempo di realizzare cosa era successo che lo vidi. Mi poggiò, con aria complice, una mano sulla spalla e mi disse: ti ha detto tutto? Non risposi, e lui: Era come dicevi tu. Pronta a tutto. Allora, andiamo? Non capivo, feci cenno di si col capo e lo seguii; tornammo su, lei ci accolse in casa e chiese: chi comincia?

Cosa stava succedendo? Dissi: Che vuol dire chi comincia? Lei si spogliò nuda! Nuda! E non era sola con me. Il mio amico la guardava compiaciuto e le diceva: ti sfondo puttanella, ma è lui il tuo uomo, è lui che deve prepararti! Io continuavo a restare lì fermo, ma il mio corpo reagiva. Ero eccitatissimo e me ne resi conto, e se ne rese conto anche lei. Mi si avvicinò e se lo infilò in gola guardando lui e non me!

Continuavo a riflettere sulla scena: la mia donna era nuda, col mio cazzo infilato in gola e guardava negli occhi un altro uomo. Quello sguardo non si scorda. Era incredibile. Diceva guarda quanto sono troia. E diceva anche che era un altro il cazzo che comandava lì.

Lui tirò fuori il famoso unguento anale. Lei restò per un attimo ferma, con aria interdetta, poi chiuse gli occhi e disse: piano! Ti scongiuro fai piano. Dopo capii che era tutta una scena. Io ero lì, ma era come non ci fossi. Il mio amico le si piazzò dietro, tirò fuori il cazzo e restò li fermo come per farmelo ammirare. Lungo e grosso. Duro e svettante imperioso dietro la mia donna. Al suo cospetto il mio cazzo sembrava quello di un bambino (pur raggiungendo i 16 cm!). Il suo doveva superare abbondantemente i 25 cm, forse anche i trenta. Letteralmente sproporzionato rispetto al suo corpo. Un braccio tra le cosce. Glielo infilò in un solo vigoroso colpo tra le cosce. Lei finì col naso sul mio ombellico e quasi ingoiò anche le mie palle. Restò ferma, ma gemeva come non avevo mai sentito. Non succhiava, non leccava, si godeva il cazzo del mio amico, pensava solo a quello, ma aveva il mio cazzo in bocca. Dopo un po riprese il controllo ed alzò il capo verso di me, sempre vigorosamente sbattuta dall’altro uomo. Mi poggiò le mani sulle spalle e mi disse: Ti amo! Dimmi che mi ami anche tu!, poi un gemito e di nuovo giù a prendere il mio cazzo in gola. Passarono trenta secondi e lei urlò il suo piacere. Urlò il mio nome e poi disse: ora, fatelo ora! si allargò con le mani le chiappe, e chiuse gli occhi. Il mio amico era già intento a lubrificargli il buchetto. Io guardavo la scena inebetito. Vidi il suo cazzo poggiarsi sul culo della mia donna e scivolare dentro senza ostacoli. Era chiaro! Non era più vergine. Erano troppo pratici, lei inarcava la schiena per farlo scivolare tutto dentro. Lui dopo essere entrato tre o quattro volte con estrema cautela si era seduto sul divano, lei lo seguì e, sempre guardandomi si sedette sul suo cazzo volgendomi ormai la schiena. Seguì una scena forte. La mia donna inculata dal mio amico furiosamente. Erano avvinghiati, si baciavano ed io sentivo i colpi delle palle del mio amico sulla pelle del mio amore. Gemiti, urla concitate ed io li in piedi col cazzo duro che guardavo!

Non durò molto; lei urlò il suo godimento. Mi ero appena tolto una curiosità: le donne vengono anche prendendolo nel culo. E sembra che vengano con estremo piacere.

Terminata l’inculata, lei si alzò e si piegò in avanti, il mio amico glielo infilò in bocca e le allargò le chiappe; il buco del culo della mia donna era oscenamente allargato; umido e lubrificato, pronto ad accogliermi, come il mio amico mi disse. Io mi avvicinai e lo feci: scivolai nel culo della mia donna che riprese a spingersi contro di me, dopo un minuto lei disse: ora togliti, lascia che mi spacchi il culo col suo cazzone, guarda come si fa!

Non se lo fece dire due volte, le sfilò la mazza dalla gola e gliela infilò di nuovo su per il culo, scansandomi senza tanti complimenti. Contai una ventina di furiose spinte, finchè tirò fuori il cazzone, gonfio come se stesse per esplodere, si girò verso di me e disse: questo ti piacerà, era la tua fantasia ricorrente! venne a grandi fiotti sulla faccia della mia donna che raccoglieva in bocca tutto ciò che riusciva. Il resto la imbrattava ovunque.

Dopo alcuni istanti tutto finì. Lui si accasciò sul divano, la mia donna restò stesa sul tappeto. Grondava di sborra e mi guardava come per dire: che te ne pare?

Poi si alzò, si avvicino e disse al mio amico: ora la faccio assaggiare anche al cornuto!; mi baciò voluttuosamente, mantenendo gli occhi aperti. Mi sputava in bocca la sborra del mio amico, finchè non serrai le labbra e vidi che lei mi leccava la faccia, le labbra ed ingoiava tutto. Poi carponi raggiunse il cazzo del mio amico e glielo ripulì tutto dicendogli: Sei stato grandioso. Ora puoi andare, ci vediamo presto!.

Poi venne ad abbracciarmi. Il mio amico si rivestì ed andò via.

Io non ero nemmeno venuto, ma avevo il cazzo duro come mai prima.

Continua’

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