STORY TITLE: Racconto: Il Gioco di Martina, Luca, Francesca e Fabio - Incontro 3 
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Racconto: Il Gioco di Martina, Luca, Francesca e Fabio - Incontro 3

by BullMasterVr
Viewed: 246 times Comments 0 Date: 28-05-2025 Language: Language

La presentazione di Francesca e Fabio

Francesca, 24 anni, era la mia slave da quando ne aveva 20, una giovane donna con capelli biondi raccolti in un elegante chignon, occhi azzurri che ardevano di malizia e un corpo snello ma provocante, fatto per catturare. La sua libertà sessuale era un vortice che si inchinava solo a me: io, Padrone Eros, ero il suo fulcro, sopra ogni altra relazione. Fabio, 52 anni, suo compagno, era un ricco imprenditore immobiliare, impotente ma devoto, che trovava piacere nell’esaudire i desideri di Francesca, anche a costo di dissolversi. Francesca mi contattò via mail, il tono audace ma rispettoso: “Padrone Eros, Fabio vuole conoscerti. Io voglio dimostrarti la mia dedizione. Ti aspettiamo per un aperitivo nella nostra villa sul Lago di Garda.”
Risposi con poche parole, raffinate ma ferme: “Domani, tardo pomeriggio. Siate pronti.” La mia autorità era inconfutabile.

L’aperitivo nella villa

La villa di Fabio, affacciata sul Lago di Garda, era un’elegante sinfonia di marmi chiari e vetrate che riflettevano il lago al tramonto. Indossavo il mio stile casual: camicia nera aderente, jeans scuri e sneakers, sobrio ma deciso, i capelli chiari e lunghi raccolti in una coda ordinata, un dettaglio che attirava senza sfarzo. Francesca mi accolse sulla porta, un vestito verde smeraldo che esaltava le sue curve, il décolleté un richiamo audace ma sofisticato. Il suo respiro si fece corto, le dita che sfioravano l’orlo del vestito in un fremito nervoso. “Padrone Eros,” sussurrò, la voce intrisa di desiderio, con un lieve inchino. Fabio, accanto, in completo sartoriale, mi strinse la mano con deferenza, un’ombra di fragilità negli occhi. “Un onore, Padrone Eros,” disse, la voce tesa. Martina e Luca erano già lì: lei in un abito nero che modellava il suo corpo, le cosce che si serravano involontariamente, un gesto che tradiva la sua inesperienza; lui in camicia, lo sguardo basso, segnato dalla sua crisi.
Ci accomodammo su una terrazza affacciata sul lago, il tavolo apparecchiato con calici di prosecco ghiacciato, gin tonic a piacere e vassoi di crudità di pesce: gamberi rossi, ostriche appena aperte e carpaccio di tonno, il profumo salmastro che si mescolava alla brezza. La servitù si muoveva con discrezione, versando le bevande e svanendo. Mi sedetti al centro, Francesca alla mia destra, Martina alla mia sinistra, Fabio e Luca di fronte. La mia presenza, elegante e decisa, dettava il ritmo. Ero un gentleman, educato ma inflessibile, e la mia autorità si rifletteva nel modo in cui posavo il bicchiere o scrutavo i loro volti.
“Francesca,” dissi, la voce calma ma affilata, sorseggiando un gin tonic, “dimmi come sei diventata ciò che sei.” Lei si sporse, il seno che premeva contro il vestito, il respiro corto, le dita che graffiavano lievemente il bordo del calice. “Padrone Eros, tu mi hai scolpita,” disse, la voce un misto di sfida e resa. “Ero un fuoco ribelle, ma tu mi hai insegnato a bruciare per te.” Il suo piede sfiorò il mio sotto il tavolo, un tocco audace che vibrava di desiderio. Fabio annuì, il volto teso. “Non potrei mai essere ciò che lei è per Francesca,” disse, la voce incrinata. “La amo vedendola viva, anche con un altro.” Francesca gli lanciò un’occhiata di affetto misto a disprezzo, il corpo che si inarcava appena.
“Martina,” proseguii, il tono cortese ma fermo, “tu sei più inesperta, timida. Cosa provi sapendo che Francesca è stata mia per anni?” Martina arrossì, le mani che stringevano il vestito, sollevandolo appena a scoprire un lembo di coscia. “Sono gelosa, Padrone Eros,” confessò, la voce tremula. “Voglio essere come lei, tua in tutto. Mi eccita… e mi spaventa.” Le sue cosce si serrarono, un gemito soffocato le sfuggì, il seno che premeva contro l’abito, i capezzoli visibili attraverso il tessuto. Luca, accanto, abbassava lo sguardo, le mani tremanti sul calice.
“E tu, Luca?” dissi, lasciando che il silenzio pesasse. “Cosa provi vedendo loro così devote a me?” Luca deglutì, il respiro corto. “È… spaventoso, Padrone. Martina è mia, ma desiderarla così… mi consuma.” Francesca rise, un suono tagliente, il suo corpo che si inclinava verso di me, il seno che sfiorava il tavolo.
Decisi di intensificare il gioco, mantenendo la mia raffinatezza. “Francesca, rivela un desiderio oscuro che non hai mai detto a Fabio.” Lei esitò, il respiro accelerato, le cosce che si stringevano sotto il tavolo. “Voglio essere legata, nuda, in una sala di specchi, con te che mi domini mentre Fabio guarda, impotente,” sussurrò, la voce roca, le mani che tremavano. Fabio impallidì, il gin tonic che oscillava nella sua mano.
“Martina, tocca a te,” dissi, il tono inflessibile. Lei arrossì, il corpo teso, le unghie che affondavano nel vestito. “Voglio essere bendata, punita da te in pubblico, con Luca che sente ogni mio gemito,” disse, la voce spezzata, il seno che si alzava rapido. Luca gemette, il volto in fiamme, mentre Francesca strinse il calice, gelosa.
“Brave,” dissi, sigillando la loro resa. Presi la mano di Francesca, sfiorandole il polso, il battito che accelerava. Lei rabbrividì, un gemito sfuggito. “Baciami,” ordinai. Il suo bacio fu selvaggio, la lingua che cercava la mia, il corpo che premeva contro di me. Poi Martina, timida ma ardente, la lingua tremante, le cosce che si stringevano. Fabio e Luca guardavano, distrutti ma eccitati.

La conclusione dell’aperitivo

Sigillai il mio dominio. “Francesca, Martina, qui,” dissi, indicando le mie gambe. Francesca si sedette sulla mia gamba destra, il suo calore che bruciava attraverso la camicia nera, il seno che sfiorava il mio petto, un gemito soffocato che le sfuggiva. Martina, sulla sinistra, tremava, il respiro corto, il corpo che si modellava al mio, il seno che premeva contro il mio braccio. “Baciatemi,” ordinai. Francesca mi divorò, un bacio feroce, la sua lingua che danzava con la mia, le mani che si aggrappavano alla mia camicia, il corpo che si inarcava in una supplica silenziosa. Martina, dolce ma intensa, la sua lingua tremante, la passione che cresceva, le cosce che premevano contro di me, un fremito che la scuoteva.
Mentre le due donne si abbandonavano, lanciai uno sguardo profondo alla giovane cameriera, poco più che ventenne, che passava con un vassoio di gamberi rossi. I suoi occhi castani si spalancarono sotto il mio, un’ondata di calore le imporporò le guance, il respiro che le si spezzava. Le sue mani tremarono, il vassoio che oscillava appena, il suo corpo teso come se il mio sguardo l’avesse inchiodata, una miscela di vergogna e desiderio che la travolse, lasciandola senza fiato mentre si affrettava a ritirarsi, il cuore che le martellava.
“Fabio, Luca,” dissi, gli occhi fissi sulle mie slave, “andate in salotto, guardate la TV. Non meritate questo.” Obbedirono, visi contratti, passi pesanti sul marmo. Francesca e Martina continuavano a baciarmi, un groviglio di desiderio, i loro respiri affannati che si mescolavano al suono delle onde del lago.

Evoluzione emotiva

Francesca, sicura e devota, è gelosa di Martina, i suoi gesti audaci (toccarmi il piede, premere il seno) che tradiscono tensione. Martina, inesperta ma audace, vuole competere, il suo corpo (cosce serrate, fremiti) che rivela desiderio represso. Fabio, rassegnato, trova piacere nell’inferiorità; Luca, cornuto, è consumato da paura ed eccitazione. Io, Padrone Eros, sono il fulcro, un gentleman deciso che modella i loro desideri con eleganza.

Conclusione

L’aperitivo finì con Francesca e Martina sulle mie gambe, i loro baci una resa totale. “Ci rivedremo presto,” dissi, alzandomi con un sorriso cortese, promettendo fuoco. Francesca e Martina annuirono, occhi ardenti. Fabio e Luca, relegati al salotto, sapevano che il prossimo incontro sarebbe stato più intenso. Sul Lago di Garda, tra prosecco, gin tonic e crudità di pesce, avevo acceso un incendio.

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