RACCONTO TITOLO: Valeria…mi entra nella testa (l’iniziazione) 
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RACCONTO

Valeria…mi entra nella testa (l’iniziazione)

by Deep
Visto: 150 volte Commenti 0 Date: 22-05-2025 Lingua: Language

Non era una serata diversa dalle altre. Scorrevo distrattamente le storie sui social, quando mi apparve quel volto. Un viso familiare, ma che non sapevo ancora collocare con precisione. Solo dopo qualche secondo realizzai: l’avevo già incrociata. Qualche volta in zona, forse durante una passeggiata, o davanti la palestra vicino casa. Mai parlato, mai attentamente scrutata. Ma solo quella calma magnetica che ti resta addosso anche se non dici nulla.

Su quella storia c’era lei, seduta a terra, le gambe incrociate, con indosso un vestitino leggero. I capelli mori, un libro in mano e le ciabattine ai piedi. Nulla di costruito. Ma c’era una sensualità disarmante, quella che non si cerca di mostrare… e per questo, ti entra sotto pelle.
Misi un like, quasi senza pensarci. Il profilo era pubblico, non la seguivo ancora. Quel gesto, forse troppo spontaneo, fu l’inizio.

Nel giro di pochi giorni, cominciò un sottile gioco. Le sue storie divennero più frequenti. Sempre leggere, quotidiane, ma con una luce che cadeva sulle curve, sui piedi, sui dettagli. Lei in veranda con una tisana, con un top corto e quei suoi piedi spesso nudi. Oppure a letto, le gambe accavallate, la pelle luminosa, una caviglia in primo piano. Io mettevo like. Uno dopo l’altro. E lei ricambiava, selettiva. Un piccolo scambio muto ma eloquente.

Poi decisi di seguirla. Valeria era snella, sensuale. Aveva un corpo naturale, armonioso, fatto di piccoli equilibri che incantano. Tettine piccole, ma toniche, che si intravedevano senza mai imporsi. Un culetto compatto, con una rotondità quasi danzante nei movimenti. Aveva quell'eleganza semplice che si porta addosso chi vive nel proprio corpo con disinvoltura.

E i piedi… beh, quei piedi. Affusolati, dita lunghe, smalti neutri o nero intenso. Spesso fotografati senza farlo pesare, in sandali o ciabatte, oppure nudi sul letto. Ogni inquadratura sembrava un regalo per chi sapeva coglierlo.

Scrissi un primo commento ad una storia, privato:
“Valeria… c’è consapevolezza in quello che fai. Sai di piacere.”
Rispose ore dopo:
“Quando sei in sintonia con il tuo corpo… tutto il resto arriva.”
Capì subito che non era una donna qualsiasi.

E infatti, qualche giorno dopo, arrivò il primo messaggio privato inatteso. Era tarda mattinata, stavo lavorando. Una notifica. Un’immagine: il suo piede nudo che sbuca fuori dal bordo di un pantalone largo, accoccolato sul divano. Lo scatto sembrava rubato, come se fosse partito per sbaglio. Ma era tutto tranne che casuale. Nessuna didascalia.

Poi un vocale. La sua voce arrivava sottile, con quella cadenza sospesa che riusciva a sembrare naturale eppure carica di secondi significati:

Oddio… mi sa che ti ho mandato una foto per sbaglio. Non era quello che volevo farti vedere… ma ormai… vabbè… era solo un momento sul divano. Niente di che.


Il tono era distratto, ma lo sentivo: stava giocando. E lo stava facendo maledettamente bene. Ogni parola, ogni pausa era pensata per eccitarmi. E funzionava.

Nel tardo pomeriggio un altro messaggio: stavolta la foto era di tutt’altra natura. Lei in piedi, in uno spogliatoio, appena concluso l’allenamento in palestra. Indossava solo una maglia ampia e bagnata che aderiva al corpo, lasciando intravedere il profilo dei seni e le curve delicate dei fianchi. In basso, uno slip nero a vita alta spuntava appena sotto l’orlo. Sorrideva appena. Il viso non si vedeva completamente, solo il corpo stanco, rilassato, irresistibile.

Segue un vocale breve, il tono ancora più basso e impastato dalla fatica postsforzo:

Mi serviva proprio… ora mi sento bene. Anche se mi hai un po’ distratta tu, oggi. Ma va bene così… certe distrazioni fanno bene al corpo. E tu, come stai messo con la concentrazione?


Era una lama sottile, affilata. Una carezza che graffia. E a quel punto sapevo già che, prima o poi, ci saremmo visti davvero.

Continuai a osservarla con attenzione nei giorni successivi. Ogni tanto spuntava nelle foto una mano, una presenza maschile. Forse un compagno, ma nessuna ostentazione. Io non chiesi nulla. Ma lei, in un messaggio che arrivò dopo un paio di scambi, mi lasciò un indizio chiaro:
“Le energie giuste sanno coesistere, anche quando sono diverse…”
Poi, un invito.
“Se ti va… sabato, passo lento. Un tè, una chiacchiera. Senza aspettative.”
Accettai senza indugio, ormai mi aveva rapito con la sua misteriosa provocazione. Mi lasciò le indicazioni per raggiungerla.

Come d’accordo il sabato vado. Mi aprì lei. Capelli sciolti, niente trucco. Bellissima. Indossava una tunica corta color sabbia, le gambe nude, piedi infilati nelle sue ciabattine morbide, color panna. Aveva un braccialetto sottile di cotone alla caviglia, e il profumo delicato della sua pelle era un mix naturale di oli essenziali e desiderio trattenuto.

Entrai, e la prima cosa che notai fu lo sguardo del suo compagno: un ragazzo tranquillo, distinto, seduto sul divano. Ci scambiammo un cenno, rispettoso mi salutò e ci presentammo. Lui si alzò, le baciò la guancia e uscì dalla stanza senza una parola. La porta rimase socchiusa.

Ci sedemmo sul divano, tazze in mano. Valeria piegò una gamba sotto di sé, lasciando l’altra distesa, con il piede nudo che affiorava tra le pieghe della tunica. Cominciò a parlare piano, con naturalezza, del più e del meno. Ma ogni gesto era una piccola provocazione. La tunica le scivolava lentamente, lasciando intravedere una spalla nuda. Poi, con una finta distrazione, si chinava per versare altro tè, il seno piccolo visibile a tratti, senza reggiseno. Rideva leggera, mentre le sue dita giocherellavano con la base del bicchiere. Le sue gambe si incrociavano lentamente, rivelando l’assenza di slip. Ogni movimento era calcolato nella sua apparente innocenza.

“Ti piace stare comodo?” chiese, accarezzando con il piede nudo il mio ginocchio ed esaltando a pieno la visione della sua figa nuda.

La guardai. Aveva lo sguardo lucido, calmo, con un filo di malizia. Mi chinai verso di lei. Non aspettò: mi baciò. Le sue labbra erano calde, morbide, aperte. Il bacio si fece più profondo, le nostre mani iniziarono a cercarsi, affondando sotto la stoffa. Il mio palmo si posò sul suo seno nudo, i capezzoli deliziosamente turgidi. Lei gemette appena, accarezzandomi tra le gambe, sentendo la mia erezione piena.

Si alzò e si sedette delicatamente sul tavolino accanto al divano. Si piegò indietro con la schiena e sollevò la tunica, offrendomi quella meraviglia della sua figa liscia e stretta.
“Così va bene…” mormorò, senza voltarsi.

Mi inginocchiai tra le sue cosce, e cominciai a baciarla. Prima dentro le ginocchia, poi più su. Ogni centimetro di pelle sembrava vibrare. Il suo profumo diventava più intenso.
La sua figa era già bagnata. Iniziai a leccarla lentamente, come assaggiando un nettare raro. La lingua la esplorava. Lei gemeva a occhi chiusi, le mani che si stringevano ai bordi del tavolino.
Le mie dita la penetravano decise. Il suo bacino si sollevava, cercava, voleva di più.

Una voce…“Continua così… non fermarti…”…era il compagno che sulla porta si era riaffacciato nella stanza e ci ammirava compiaciuto.
E Valeria venne. Forte. Un tremito lungo, profondo, che le attraversò tutto il corpo. Restai lì, leccandola ancora, raccogliendo ogni goccia dei suoi umori. Lei si sciolse, come in trance.

Mi abbassai i pantaloni e l’afferrai con forza. La penetrai in un colpo solo. Calda, bagnata, stretta. Lei gemette, e si inarcò spingendosi contro di me. Iniziai a scoparla con forza, le mie palle che sbattevano sul suo culo perfetto. Ogni colpo faceva sobbalzare il tavolino, le sue mani si aggrappavano ai miei fianchi, poi sul mio culo, mentre il respiro si faceva affannoso. Il suo compagno era rientrato in silenzio, e ora stava lì, in piedi, gli occhi incollati alle nostre carni che si univano.

Valeria si sfilò il mio cazzo impugnandolo abilmente…si girò, senza mai mollarlo, e piegandosi a 90 sul tavolo, mostrandomi spudoratamente il suo culetto, rinfilò la mia cappella nella sua figa ormai bollente ed accogliente, dicendo al suo compagno: “lo so che impazzisci a vedermi sbattuta così!”

Le tirai i capelli, la baciai sulla schiena, continuando a spingere. Lei si voltò appena, e con un sorriso sussurrò:
“Non fermarti… voglio sentire tutto…”
La scopai ancor più forte, intensamente….poi sfilai appena il cazzo…e venni con un grido muto, mentre il mio piacere esplodeva, inondandola. Mi ritrassi lentamente, il mio sperma che colava tra le sue cosce e si riversava giù fino ai sui suoi piedi nudi.

Fu in quel momento che successe qualcosa di inaspettato.
Il suo compagno si inginocchiò davanti a lei. E senza dire una parola, iniziò a ripulirle i piedi con la bocca, con una devozione silenziosa che mi fece fremere ancora. Le leccava le dita, succhiava via ogni goccia, alternando movimenti lenti a brevi sussulti rapidi, quasi posseduto, come se il suo piacere fosse quello di restituire purezza a quel gesto animalesco.

Valeria lo accarezzò dolcemente, lasciando che si prendesse il suo tempo, poi alzò lo sguardo verso di me, e con un sorriso enigmatico disse:
“La prossima volta… ti mostro un altro lato di me. Quello che tengo più nascosto…”

Si allontanò nuda, con la tunica ancora alzata, con il suo culetto maliziosamente in bella vista…lasciandomi lì, ancora duro, ancora pieno di lei. Sapevo che quella era solo l’iniziazione. Il resto sarebbe stato un viaggio.

In fondo è così che inizia tutto… con una seduzione accennata, una foto sussurrata, una voce che entra nella testa e ti manda fuori controllo. E da lì in poi, ogni cosa accade come se fosse inevitabile…non credete?

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