Moglie dominante...? (1)
by bootsfeetVisto: 540 volte Commenti 5 Date: 13-09-2024 Lingua:
Premetto fin da subito che si tratta di un racconto ispirato a fatti reali ma molto, molto romanzato. L'idea si svilupperà in diversi capitoli, per cui non rimaneteci male se nei primi c'è poca azione. Se poi l'idea vi piace, fatemelo sapere nei commenti.
Buona lettura.
Capitolo 1
Appena vedo entrare mia moglie a casa capisco subito che è più incazzata del solito. Ha il volto teso e sembra parecchio irritata. Sbuffando si toglie la giaccia grigia del completo, rimanendo in camicetta bianca, gonna appena sopra il ginocchio e lucidi stivali neri leggermente a punta. Si siede sullo sgabello vicino alla scarpiera:
Ti muovi? Per quanto tempo devo tenere ancora addosso questi stivali? Ho i piedi che mi fanno male!
Il tono della voce è piuttosto perentorio e non ammette molte repliche. Mi fiondo quindi all'ingresso e dopo aver dato un piccolo bacio sulle punte degli stivali, sfilo la calzatura con delicatezza rivelando i piedi di mia moglie. Questi ultimi, seppur molto curati e smaltati di rosso accesso, risultano in effetti essere piuttosto affaticati dall’intera giornata. Per me la cosa non è un problema e inizio a prendermi cura delle estremità, alternando baci a lunghe leccate. Alice non sembra prestare troppa attenzione alla cosa, la vedo che sbircia il telefono con aria annoiata.
In effetti questo “rituale” è ormai parte integrante della nostra vita da quasi due anni. Ricordo ancora bene quella sera: dopo una scopata non andata benissimo (cosa non troppo inusuale in effetti) fu lei a tirare fuori l’argomento cuckolding e female led relationship.
Infatti, seppur conoscendo da tempo le mie fantasie, aveva sempre visto queste ultime come un giochino di ruolo da fare a letto. La mia insistenza e il mio feticismo per i piedi, l’avevano però spinta a una sorta di limite: era stufa del fatto che per scopare io dovessi sempre prima baciarle e annusarle i piedi e aveva bisogno di rapporti sessuali più “normali”.
Mi mise quindi di fronte a una sorta di scelta: o avrei dovuto cambiare io, o le cose tra di noi. La scelta non fu facile, ma per semplicità arrivo subito al dunque: alla fine decidemmo di provare a cambiare le cose tra noi. Da quel momento lei avrebbe provato a soddisfare le sue esigenze altrove, rendendosi però pienamente disponibile a soddisfare le mie fantasie.
Ci eravamo dati anche un lasso temporale di prova, tre mesi, al termine del quale poi ci saremmo di nuovo confrontati. In quei tre mesi ordinammo la mia prima gabbietta e scegliemmo assieme alcuni nuovi outfit e calzature che lei avrebbe indossato nelle serate “libere”. Fu molto disponibile ad assecondare i miei consigli abbastanza spinti sul vestiario, complice anche il fatto che la bella stagione era alle porte. Anche in materia di calzature (se non si era capito sono per me un aspetto fondamentale) le cose andarono più che bene: le scarpe da ginnastica furono “bandite”, sostituite da tacchi, stivali e sandali alla schiava (anche se su questi ultimi non era convintissima per via del nome… lei voleva essere dominante, non schiava!).
Dopo circa una settimana arrivò la gabbietta che indossai senza troppi problemi (a parte le prime nottate che furono piuttosto impegnative). Lei entrò presto nella parte: si divertiva a inviarmi foto da lavoro con la chiavetta tra le dita e indossata sulla collana o alla caviglia. Io nel mentre vivevo in una sorta di limbo tra l’insicurezza e l’eccitazione.
Iniziò in quel periodo anche il rituale del lavaggio dei piedi al rientro da lavoro. Lei si sedeva sulla sgabello e mi raccontava la sua giornata, mentre io leccavo le sue estremità sudate. Di tanto in tanto si divertiva stuzzicarmi il pene ingabbiato col piede ridacchiando in maniera goliardica. Si iscrisse anche a un app di dating e ben presto trovò un ragazzo con cui uscire. Su questo non avevo mai avuto alcun dubbio, lei è in effetti una bellissima ragazza: capelli castani lunghi fino alle spalle, altezza sul metro e 70, magra. Ha poche tette, è vero, ma un culo veramente sodo e due occhi azzurri davvero ipnotici. Decidemmo insieme che io sarei rimasto chiuso in castità fino al giorno dell’appuntamento, al rientro mi avrebbe liberato e concesso di venire sui suoi piedi. La scelta dell’outfit non fu troppo difficile: si trattava di una birra in un pub a inizio estate quindi optammo per un paio di shorts di jeans che lasciavano ben vedere le sue belle cosce, una camicetta a quadri e ai piedi dei camperos marroni. Questi ultimi li indossò scalza, ben sapendo quanto la cosa mi avrebbe stuzzicato (e quanto i suoi piedini sarebbe stati sudati una volta tornata a casa). La vedi uscire così, mentre mille pensieri attanagliavano la mia testa.
Continua.