Sofia - la degustazione
by RickBlaineVisto: 519 volte Commenti 2 Date: 08-08-2024 Lingua:
Li vidi entrare nel locale e la mia attenzione si concentrò subito su di lei. Indossava un minivestitino rosso che le lasciava generosamente in evidenza le splendide gambe, ulteriormente valorizzate da delle décolleté a punta tonda, sexy ed eleganti.
Passai dunque ad esaminare lui, e la loro interazione di coppia, per scorgervi gli indizi che speravo di cogliere. Sembrano lì per una qualche occasione, un compleanno forse. Parlano e ridono fra di loro. sono affiatati – si vede – ma lui non è solo concentrato su di lei. Ovvero, il suo sguardo si sofferma su di lei, ma poi scruta il locale. Lei non è passata inosservata, non sono il solo ad averla puntata quando è entrata e qualcosa mi dice che lui si sia accorto delle attenzioni che lei ha suscitato e ne sia compiaciuto. Bene.
La serata prevedeva una degustazione di vini. Feci in modo di accomodarmi al loro stesso tavolo e fui abbastanza fortunato da sedere proprio di fianco a lei. Le presentazioni di rito, poi il primo calice di vino. La guardo: è bellissima. Faccio qualche battuta per spezzare il ghiaccio, lei ride divertita, si porta elegantemente il dorso della mano alla bocca e butta la testa all’indietro. I capelli biondi incorniciano il suo sguardo che si fa malizioso.
Lui la guarda sempre più compiaciuto e non sembra infastidito dal fatto che lei quasi ora lo ignori per conversare sempre più fittamente con me. Gli lancio uno sguardo e colgo un cenno d’intesa. Non mi ero sbagliato dunque!
L’aria della serata era frizzante come le bollicine dello champagne che stavamo degustando e lei era sempre più allegra e per nulla infastidita dalla corte che ormai sfacciatamente le stavo facendo. Approfittando di un momento in cui gli altri ospiti seduti al nostro tavolo si erano distratti le sussurrai all’orecchio:
“Sei splendida, Sofia. Ti voglio, stasera.”
“Sei pazzo…” – mi fece a bassa voce, mentre avvampava di rossore – “non vedi che c’è mio marito qui?!”
Mi alzai e le girai alle spalle, e mentre lo facevo le posai la mano fra il collo e l’orecchio, accarezzandole i capelli biondi. Mi misi fra loro due e rivolgendomi a lui dissi:
“Ho voglia di provarci con tua moglie stasera. Ti dà fastidio forse?” – poi, senza lasciargli il tempo di rispondere mi chinai nuovamente verso di lei divertito – “Ha detto che non ci sono problemi per lui”. Si mise a ridere anche lei e poi mi fece “Porco! Va bene allora” – e di rimando a lui “…E porco anche tu che non dici niente!!”
“Andiamo” – le dissi – “possiamo continuare la serata da me.” Le cinsi la vita e ci dirigemmo verso l’uscita mentre lui ci seguiva qualche passo dietro. Non so se per qualche calice di troppo, o perché ancora stordita dalla perentorietà della mia proposta, camminava appoggiandosi a me, e tenendola così vicina sentivo il suo profumo. Quando fummo fuori, all’aria fresca della sera di primavera, sembrò riprendersi.
“Dove andiamo?” – mi chiese.
“In albergo, da me”. Sembrò sorpresa, evidentemente pensava che l’avrei portata a casa mia ed in questo modo la cosa avrebbe mantenuto una certa riservatezza. La rassicurai con uno sguardo e poi le aprii la portiera per farla accomodare sul sedile del passeggero.
“Tu puoi metterti dietro oppure seguirci con la tua macchina. Vedi tu.”
“Credo… credo che vi seguirò”
Durante il breve tragitto la osservai e le misi una mano sulla coscia accarezzandola. Lei aveva inclinato leggermente il sedile ed il vestito, già corto, si era sollevato un po’ lasciando intravedere il pizzo delle calze. Fu difficile resistere alla tentazione di accostare a bordo strada e prenderla lì, ma mi accontentai di risalire fino a toccarle la pelle nuda.
Arrivammo davanti all’hotel. Lui era riuscito a starmi dietro. Ero un cliente abituale e il concierge non fece problemi nel vedermi arrivare con degli ospiti. Andai dritto al bar ed ordinai per due, dirigendola verso un divanetto. Lui era sempre qualche passo dietro di noi, farfugliò qualcosa e si sedette ad un tavolo vicino.
“Sei splendida” – mi avvicinai e la baciai. Ne fu sorpresa, ma se mai ci fu un accenno di resistenza si sciolse subito in un languido abbandono. Le nostre lingue intrecciate, pomiciavamo come adolescenti e quasi nemmeno mi accorsi del cameriere che ci venne a portare lo champagne.
“Andiamo” – dissi, porgendole la mano per accompagnarla – “Tu puoi aspettarci qui, ma potrebbe essere un’attesa lunga” aggiunsi, rivolgendomi a lui. Mentre ci allontanavamo sentivo il suo sguardo verso di lei, la sua bella mogliettina perbene che stava andando in camera a farsi sbattere da uno sconosciuto.
Entrati nell’ascensore mi avvinghiai a lei, sollevandole il vestito fino ai fianchi ed insinuando le mie gambe fra le sue. Lei sentì il mio cazzo duro e fece una smorfia compiaciuta
“Mmmhhh, che cosa hai qui!?”
“Qualcosa con cui farti divertire stanotte, stai certa!”
Giunti in camera finalmente fu facile levarle il vestito, che le cadde ai piedi rivelando un corpo tonico e abbronzato. Sollevò con grazia una gamba per scavalcarlo da terra, con un gesto insieme elegante e sensuale. Oltre alle scarpe indossava solo un reggiseno a balconcino di pizzo nero e un tanga coordinato, minuscolo. Mi fermai un attimo ad ammirarla, sopraffatto. Un desiderio prepotente mi colse. La baciai ancora, poi la feci girare di spalle, appoggiata faccia al muro le mie mani esploravano il suo corpo. La sinistra tastava la consistenza soda del suo seno, la destra si insinuava tra le gambe, scoprendone i segni evidenti dell’eccitazione.
Si girò e con un sorriso beffardo disse “Ora tocca a me!”. Si inginocchiò davanti a me, le sue mani percorsero il mio petto, per poi armeggiare con la cintura e la patta dei pantaloni. Liberò dalla costrizione dei vestiti il mio cazzo, che le svettò impertinente in faccia.
“Mmmhhh” – “eccolo qui il giocattolino!”
Lo prese in bocca ed iniziò a succhiarlo a partire dalla punta, poi giù a leccarlo lungo l’asta. Con una mano mi accarezzava le palle gonfie, mentre con l’altra si aggrappava alla natica. Si stava prendendo il suo tempo ed era sublime.
“Sì, brava. Così! Succhialo bene.”
“Ti piace, porco?” sussurrò fra un assaggio e l’altro “Sono brava?”
“Sei bravissima. Si vede che ci sai fare.”
“Sì sono brava… “– mi titillava con colpetti di lingua e poi mi provocava – “Cosa sono poi?...Dimmi, cosa sono?”
“Sei una troia! E ora ci divertiamo sul serio! – La feci sollevare e la spinsi verso il letto. Senza troppe cerimonie la misi di spalle per godermi la vista del suo culo e perché volevo prenderla nella maniera più decisa. La toccai; era bagnata. “Sei proprio una troia”. La penetrai con un colpo secco. Le piaceva, e lo faceva sentire.
Scopammo a lungo. Poi, dopo aver goduto, lei rimase distesa sul letto, mentre io andavo a farmi una doccia, ma prima presi il telefono e chiamai il concierge.
“È ancora al bar il marito della signora che è arrivata con me?” chiesi
“Sì signore. È ancora qui.” – mi rispose senza tradire imbarazzo.
“Gli dica di salire, che con sua moglie abbiamo finito” dissi ridacchiando.
“Certo. Provvedo subito signore.”