RACCONTO TITOLO: Yoga 
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Yoga

by Angel_Face
Visto: 799 volte Commenti 2 Date: 30-06-2023 Lingua: Language

Prologo
Qualche anno fa per via di una riorganizzazione aziendale andai ad occupare una scrivania proprio a fianco di una delle donne più carine e desiderate dell'azienda.
Dopo qualche mese cominciarono una serie di battute scherzose, fra noi due, dapprima in presenza dei colleghi al caffè, e poi più maliziosa direttamente in privato. Fu così che ad un certo punto capitò quanto raccontato di seguito


YOGA

“Ed ora ci portiamo nella posizione seduta; chiudiamo gli occhi e ci portiamo qui: nel momento presente. Piano piano lasciamo andare tutti i nostri pensieri di oggi e della settimana e siamo qua da soli con il nostro corpo”
Il maestro di yoga aprì la lezione con queste parole ma più lui cercava di portarsi nel momento presente e di concentrarsi sul proprio corpo e più questo gli mandava degli impulsi e dei pensieri che non gli consentivano di “essere nel momento presente”.

La mente gli rimandava immagini di quanto accaduto nel corso della settimana ed il corpo reagiva di conseguenza. In realtà non riusciva a capire quale fosse il limite tra non riuscire e non volere. Qualunque fosse il discrimine, nella sua mente si ripresentava la scena di quel giorno in cui lei venne a leggere una mail al suo pc, e lui, approfittando dell’assenza della maggioranza dei colleghi d’ufficio, appoggiò la mano all’interno coscia e risalì senza che lei si opponesse fino ad arrivare alla sua fica. Gliela toccò delicatamente attraverso la stoffa dei pantaloni, l’accarezzò per tutta la lunghezza. I pantaloni gli impedivano di andare oltre ma sentì dai suoi gemiti appena accennati, e dall’espressione del suo viso che l’effetto era ben gradito.

Il cazzo di lui premeva nei pantaloni ed ora faceva bella mostra di se attraverso la leggera stoffa della tuta. Per qualche momento ritornò li “nel momento presente” sincronizzando il suo respiro con il movimento della testa; prima a destra e li, contando tre respiri, si concentrò sulla parte del corpo dove sentiva il movimento del respiro, poi la stessa cosa a sinistra, in alto ed infine in basso; per poi ripetere il tutto.

Ma poco dopo la sua mente gli mandò un’altra immagine: ancora più eccitante e più intensa dei quella precedente. Il giorno successivo lei si presentò con un bel vestitino che metteva in evidenza le sue curve; lei gliel’aveva promesso il giorno precedente. Quando la vide entrare così vestita il suo “piccolo amico” si fece sentire subito, pulsando dentro i suoi jeans.

A circa a metà mattina tutti si alzarono per fare la “pausa caffè” ma lui finse di ricevere una telefonata e lei rimase al suo posto adducendo come scusante un “casino sul lavoro”. Non appena furono tutti fuori lui le chiese un’informazione lavorativa e lei molto gentilmente lo raggiunse al pc come il giorno precedente.

Si appoggiò alla scrivania e lui immediatamente replicò quanto fatto il giorno prima. Ma stavolta la mano, libera dall’ostacolo dei pantaloni salì lungo le calze; scoprì che indossava le autoreggenti ed un ulteriore sussulto si mosse dentro i pantaloni.

“ Ora portiamo le gambe piegate verso il petto, apriamo le braccia e poi portiamo le gambe alla nostra destra…..”
Nulla; non c’era verso di essere concentrato.

La mano accarezzò la pelle della coscia per poi arrivare alla vulva; la accarezzò da sopra il perizoma per poi scostarlo percependo la morbidezza delle labbra della fica. Sono strane le cose che a volte ci rimangono in testa di un episodio: ecco lui era rimasto colpito dalla morbidezza della fica di lei!!!
Le dita corsero per la lunghezza fino a raggiungere il clitoride, lo accarezzarono. Lei si muoveva alla ricerca delle dita, emetteva strani mugolii e parole prive di senso.
Il tempo era come sospeso. Lui stava con un occhio alla porta, per poter interrompere in tempo nel caso qualcuno dei colleghi rientrasse, ed un altro verso di lei per cogliere le espressioni eccitate del suo viso che contribuivano e rendere tutto molto ma molto eccitante.
Poi quella mossa così sfrontata da parte di lui: appoggiò il pollice all’altezza dell’orifizio anale.
La risposta di lei fu oscenamente sensuale: si spinse verso di lui facilitando la sodomia manuale che lui aveva intenzione di praticarle.
Il pollice entrò come un coltello caldo nel burro e dalla bocca di lei uscì un mormorio sommesso; non le dette tregua: facendo avanti e indietro nel culetto aggiunse indice e medio nella fica sottoponendola ad una doppia penetrazione digitale.
Lei gli disse che la stava facendo morire e mentre lei si piegava ancora di più in avanti, lui le prese una mano e la portò sul suo cazzo: duro all’inverosimile!!!

“ Ora portiamoci in ginocchio; le mano destra si appoggia al tallone destro; spingiamo sulle gambe e distendiamoci verso l’alto; il braccio sinistro si stende verso l’alto …..”

Per qualche minuto riuscì a riportarsi nel momento presente anche perché i pantaloni della tuta cominciavano ad avere una forma preoccupante!!!!
Pensò di essere riuscito a “scacciare i pensieri della settimana” finché il maestro yoga disse che quell’asana, quella posizione, prevedeva un “uso particolare della lingua”.

Quella frase lo portò a pensare a come lui avrebbe voluto usare in modo particolare la lingua. Avrebbe voluto che quell’ufficio fosse vuoto; l’avrebbe fatta appoggiare col culo sulla scrivania davanti a lui, le avrebbe fatto salire la gonna in vita, le avrebbe fatto scivolare il perizoma, si sarebbe avvicinato con la bocca ed avrebbe appoggiato la lingua di piatto alla “sua morbida fica”. L’avrebbe leccata così: come fanno i cani quando si abbeverano; a piccoli colpi ora sulle labbra, ora sul clitoride.
Forse avrebbe infilato due dita dentro di lei, ma sicuramente le avrebbe preso le gambe e le avrebbe appoggiate sulle sue spalle per poi sostituire le dita con la sua lingua. L’avrebbe infilata dentro alla “sua morbida fica” e li l’avrebbe girata ora lentamente ora vorticosamente: l’avrebbe fatta godere con la bocca perché voleva bere il suo succo!!!
Finalmente quella difficile lezione di yoga terminò; quando ormai erano giunti oltre la metà riuscì a concentrarsi su ciò che doveva fare, ma ora, a casa, sotto la doccia complice il suo “piccolo amico” quei pensieri tornarono prepotentemente a farsi sentire: esattamente al punto dove li aveva lasciati.
Nella sua mente vide lei con lo stesso viso arrossato (in piemontese si dice “cui pumin rus”) che aveva quel giorno e che ben ricordava, che gli sorrideva seduta sulla scrivania. La vide scivolare verso di lui, sedersi a cavallo delle sue gambe e da li muoversi come gli aveva detto qualche giorno prima “strusciando su di te come una gatta in calore”; se la immaginò armeggiare con la cintura dei pantaloni, slacciarli, tirarglieli giù e poi di nuovo strusciarsi sul duro del suo “piccolo amico”; una prima volta ancora contenuto dai boxer e poi direttamente con la “sua morbida fica” a diretto contatto.
Il movimento fu sempre più ampio fino a che la cappella andò a sfiorare le labbra che si aprirono e lo lasciarono entrare.
Si immaginò di appoggiare le mani sotto il suo culo per facilitare il movimento. Vide le smorfie del suo viso sotto l’effetto della penetrazione.
Lui avrebbe voluto concludere la fantasia facendo fare al suo “piccolo amico” la stessa strada che aveva percorso il suo pollice qualche giorno prima, ed infilarlo in quel “culo di burro”!!!
Ma prima di arrivare li ebbe un altro pensiero che gli fece perdere la testa: immaginò lei che muovendosi a ritmo di danza sul suo cazzo gli diceva

“ Mi stai facendo morire!! Mi riempi tutta!!” e di rimando immaginò lui che le rispondeva
“ Ti piace vero? Lo sai perché? Me l’hai detto tu il perché…. Al telefono”
“Siiii, mi piace….. perché sono una zoccola!!!”

E su quel pensiero: sull’immagine di lei eccitata, sotto l’effetto del godimento, con quel visino da monella che proferiva quella frase, non riuscì più a trattenere l’orgasmo solitario!!!

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