RACCONTO TITOLO: Come tutto è iniziato 
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Come tutto è iniziato


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Come tutto è iniziato

by GalaPigma
Visto: 1816 volte Commenti 8 Date: 01-04-2022 Lingua: Language


Quando mi sono sposato avevo già un’idea abbastanza chiara di quella che fosse la mia vera
indole ma in quel momento ero innamorato e, nonostante fossi giovane, avevo un grande
desiderio di paternità. Quando sono nato mio padre aveva 55 anni e io, sin da ragazzo, mi
sono ripromesso di avere dei figli presto in modo da potergli dare l’opportunità di crescere
con dei genitori giovani che avessero ancora voglia di giocare. Stefania, all’epoca la mia
fidanzata, aveva poi quattro anni più di me e anche lei condivideva questa mia idea. Ho così
accantonato la mia fantasia di essere sottomesso e tutti i miei vari feticismi pelle, collant,
tutine aderenti di ogni genere, scarpe con i tacchi alti, corde e per circa 15 anni sono stato
un padre esemplare e un marito attento, cosa che fra l'altro non mi è stata difficile: adoro i
miei figli con cui mi diverto moltissimo e continuo ad essere innamorato e attratto da mia
moglie. La mia natura più profonda ha però continuato a bruciare sotto la cenere. Quello che
ho fatto è stato posticipare i miei bisogni e i miei desideri consapevole che in quel momento
avevamo altre priorità. Mi concedevo solo delle piccole trasgressioni per sublimare i miei
bisogni guardando qualche video BDSM dopo che Stefania si era addormentata oppure
chiedendo a lei, le poche volte che eravamo liberi dai bambini, di indossare gonna o pantaloni
di pelle, autoreggenti, un paio di scarpe tacco 12 e di torturarmi e umiliarmi dopo avermi
immobilizzato. Ovviamente è stato un argomento che ho introdotto con molta leggerezza
aggiungendo di volta in volta qualche nuovo dettaglio alle mie richieste. Stefania si è però
dimostrata da subito una donna di mente aperta, cosa che ha ulteriormente aumentato la mia
stima nei suoi confronti. Con gli anni è diventata anche brava con i nodi e in qualche
occasione mi ha legato in un modo così stretto che non riuscivo a muovere neanche un
muscolo. Durante il gioco si trasformava in una mistress severa, esigente e inflessibile tanto
che mi ero così quasi convinto che, con le mie richieste, avessi fatto venire alla luce la sua
vera indole. Durante una cena in cui siamo soli invece mi confessa che anche la sua fantasia è
quella di essere la schiava di un master. La cosa mi colpisce ma comunque le dico che ci
saremmo potuti alternare nei ruoli, anche se non riesco proprio a vedermi nei panni del
dominante. A questa mia offerta lei, forse per la prima volta, mi guarda con una certa
sufficienza e mi dice “io voglio un uomo vero, un padrone autoritario capace di farsi
rispettare, tu sei uno schiavo”. Quello sguardo, a suo modo di superiorità e di distacco, quelle
parole, e soprattutto l’idea di lei che scopa con un altro uomo (o forse dovrei dire con un
uomo) mi fanno gonfiare immediatamente il cazzo, cosa che a lei ovviamente non sfugge. Si
inizia quindi a spogliare e dopo essere rimasta completamente nuda prende da un cassetto un
paio di collant velatissimi che si infila con movenze teatrali e mi dice

vieni, andiamo aletto

. Non me lo faccio ripetere, mi spoglio di corsa, mi lavo i denti e la raggiungo; è
sdraiata su un fianco e io l’abbraccio da dietro, in una posizione scoperta durante la prima
gravidanza e mai più abbandonata. Erano anni che non avevo così tanta voglia, la desidero
più della prima volta e la mia erezione non lascia dubbi sul mio stato e i miei sentimenti. I
nostri corpi sono completamente aderenti, i piedi sovrapposti, il mio petto sulla sua schiena,
una mano a stringerle una tetta e l'altra in mezzo alle sue gambe ma, soprattutto, il mio cazzo
che si struscia su quel culo che trovo stupendo. Il contatto è reso ancora più eccitante dalla
presenza di quelle calze sottilissime. Sento i brividi aumentare, il sangue pulsare nelle vene
con più forza; sono in quel momento bellissimo che precede il piacere e in cui l'unica cosa
che conta è raggiungere l'orgasmo quando lei si scosta leggermente e con un tono allo stesso
tempo dolcissimo e deciso mi dice:

non venire, voglio che resti con il desiderio

. È una
doccia fredda. Sono assalito da un senso di frustrazione, sono tentato di stringerla più forte e
di continuare, invece mi blocco. È una sensazione difficile da decifrare. Da un lato,
un'enorme insoddisfazione e la rabbia di chi sa che ha subito un’ingiustizia, dall'altro, però,
l'idea di obbedirle e di riuscire ad eseguire un suo ordine così impegnativo, mi procura un
piacere impossibile da spiegare. Le voglio dimostrare che lei mi può chiedere quello che
vuole, io sono disposto a fare tutto quello che mi chiede, anzi, io desidero fare tutto quello
che mi chiede e che la può rendere felice, ho la consapevolezza di essere nato per questo. Mi
prende una mano e se la porta in mezzo alle gambe, inizio a toccarla, il mio desiderio ora è di
farla godere, voglio sentire i suoi gemiti che aumentano. Stefania si strappa le calze in modo
che io possa spingere due dita dentro la fica che ormai è bagnatissima; il suo odore mi fa
girare la testa, mi tira per i capelli e senza nessuna gentilezza mi fa capire che devo usare la
lingua, mi inginocchio davanti a lei, abbasso la testa e inizio a leccarla mentre mi aggrappo ai
suoi fianchi. È così eccitata che mi bastano pochi minuti per farla esplodere in un orgasmo
potente. Spero che cambi idea e che, come abbiamo sempre fatto, lei ora si dedichi a me,
invece si gira nuovamente su un fianco concedendomi la vista della sua schiena e dopo pochi
minuti il suo respiro regolare mi fa capire che si è addormentata, mentre per me prendere
sonno è impossibile. Non riesco a togliermi dalla testa il pensiero di un master che se la
scopa. Quando mi addormento è quasi mattina e il mio cazzo è ancora duro; la sveglia suona
due ore dopo, Stefania si gira verso di me, è sorridente e rilassata, mi dà un bacetto sulle
labbra, mi accarezza le palle e dice

buongiorno amore, vado a fare la doccia, prepari tu la
colazione per i ragazzi?

. In un attimo si riaccende tutta la mia frustrazione e il mio desiderio,
in un mix che non so se sarò in grado di gestire. Arrivata sulla porta del bagno, si sfila i
collant con un gesto che trovo elegante e me li lancia dicendomi:

si sono rotte. Quando esci me ne ricompri un paio?”. Lascia la porta socchiusa e mentre sento prima il rumore della pipì
e poi quello dell'acqua della doccia non resisto alla tentazione di annusare i collant che ha
tenuto per tutta la notte; per come sono messo un gesto masochistico che non riesco però a
evitare.
Per una settimana non parliamo più di quello che è successo. Il sabato successivo facciamo
l'amore e lei, un po' scherzando e un po' no, mi chiede:

quindi per tutti questi anni, per
eccitarti, mi hai pensato mentre un master mi scopava

. Non è necessario che le risponda,
l'effetto che questa ipotesi ha su di me e la reazione che mi provoca è evidente ad entrambi.
Nei giorni successivi, mi accorgo che i compiti che svolgo dentro casa stanno
progressivamente aumentando, non capisco però se sono io che mi propongo o lei che me lo
chiede; di sicuro, io sono felice di sollevarla da alcune incombenze e lei apprezza questa mia
disponibilità e il conseguente maggior tempo libero conquistato. Fino ad oggi abbiamo
sempre separato rigidamente il tempo del gioco da quello della vita reale, ora invece colgo
una sovrapposizione e questo mi procura una tensione erotica costante. La svolta avviene un
mercoledì sera, i ragazzi sono usciti e noi stiamo sul divano guardando un vecchio film.
Mentre le accarezzo i piedi che ha appoggiato sulle mie gambe le dico: “ti andrebbe di
provare una volta con un master?”. Stefania sposta il piede per appoggiarlo sopra il mio
sesso, resta in silenzio per almeno un minuto, un tempo che a me sembra infinito, e poi dice
“ero certa che me lo avresti chiesto, l’unico dubbio era quanto tempo ti sarebbe servito per
trovare il coraggio”. Sorride e io mi concentro sulle sue fossette aspettando che riprenda a
parlare: “ci hai pensato bene? Mi potrebbe piacere e potrei non volerne più farne a meno, in
quel caso tu dovrai accettare tutte le conseguenze di questa tua richiesta”. Non riesco a
nascondere la mia contentezza, il mio sogno si potrebbe finalmente avverare, rispondo
parlando un po’ troppo veloce: “è la cosa che più desidero, sono disposto ad accettare
qualunque cosa per questo”.
“Va bene, domani cerca un sito dove mettere un annuncio, se però poi le cose non dovessero
andare come te le sei immaginate non voglio sentire la minima lamentela”.

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