RACCONTO TITOLO: Due coppie particolari. prima parte 
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Due coppie particolari. prima parte


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Due coppie particolari. prima parte

by pennabianca
Visto: 117 volte Commenti 1 Date: 17-01-2022 Lingua: Language


Sento il bip del cellulare che mi avverte che un sms è arrivato, lo leggo e sorrido.

“Amore, sono in auto, e sto arrivando.”

Appoggio la testa al sedile, guardo fuori le luci delle macchine che passano e ripenso a come tutta questa storia è cominciata. Avevo appena 23 anni quando ho conosciuto Chiara, quella che poi sarebbe diventata mia moglie. Tre anni di fidanzamento e poi il matrimonio. Chiara è una bella donna: madre esemplare, e perfetta donna di casa, ma, a letto, un totale disastro. Proviene da una delle famiglie più all’antica che io abbia mai conosciuto. Il padre, un vero despota che ha sempre comandato tutti a bacchetta e lei è cresciuta con dei concetti suoi che, se all’inizio uno ci passa sopra, poi, dopo le nozze, diventa una rovina. Era vergine e come tale è voluta restare fino alle nozze. Tre anni di fidanzamento, sono trascorsi con solo qualche bacio e lievi palpate, da sopra i vestiti, del seno; altro? Zero! Dopo le nozze speravo in un cambiamento che di fatto non c’è stato. La prima notte di nozze, lei era così tesa che quasi non si voleva spogliare e, allora, ho lasciato perdere, aspettando che si rilassasse un poco. Ci ho messo tre giorni per poterla sverginare e con molte difficoltà! Un vero disastro. Vestita della sua camicia da notte, si è adagiata sul letto supina, ha chiuso gli occhi ed è rimasta immobile. Ho cercato di infilare la mia testa fra le sue cosce, ma lei mi ha bloccato dicendo che, se la leccavo, non mi avrebbe mai più baciato. Impensabile, quindi, anche a farselo prendere in bocca.

«Lo fanno le puttane e io non lo sono!»

Ho considerato tutto, la cultura dei suoi genitori, il suo essere spaventata, ho immaginato qualche trauma o esperienza negativa scioccante, Ho dialogato con lei, cercando di capire per quale motivo odiava tanto il sesso. L’unica cosa che alla fine ho capito è stato che il suo concetto di sesso era questo: serve solo per procreare, quindi, tu fai quello che vuoi, fin quando io non resto incita. Tutto qui! Ho pensato di convincerla con discorsi, incazzature, litigate, musi e altro, ma lei niente. Fuori è una donna allegra, bella e simpatica, ma fra le lenzuola una vera frana. Dopo due anni è rimasta incinta e, allora, la sua disponibilità a farsi scopare è diminuita col crescere della pancia e il massimo è stato quando, durante un controllo, è emerso che aveva anche un problema all’utero e che, dopo il parto, ovviamente cesareo, sarebbe stato asportato. Partorita nostra figlia Lucia e asportato l’utero, per lei è stato un momento di grande svolta. Mi aspettavo un cambiamento, ma si è rivelato il peggiore che potessi immaginare.

«Adesso che non posso procreare, il sesso, fine a sé stesso, non lo voglio più fare. Io mi limito a far crescere nostra figlia, ma tu stammi alla larga. Se vuoi puoi avere tutte le donne che vuoi, io non ti dirò niente, a patto che sei discreto e che non le porti in casa».

Ci ho messo un mese a rendermi conto che non scherzava. L’ho minacciata di divorziare, ma è stato anche peggio.

«Di che ti lamenti? Puoi fare quello che vuoi, io non ti limito in niente, ma non divorzio, per me il matrimonio è uno e basta. Puoi andare con le altre, ma con me niente».

Alla fine mi sono arreso: ho una moglie frigida!
A ventisei anni sentirsi dire così dalla donna che ami, ti spezza il cuore. Per un po’ ho cominciato ad andare a puttane; era l’unico modo per sfogarmi, ma poi non mi divertiva più, troppo ripetitivo, meccanico e molto dispendioso. Ci si aggiunga che io lavoravo in banca come cassiere e una mattina, un rapinatore mi ha puntato una pistola alla tempia, intimandomi di consegnare i soldi. Sono rimasto così sconvolto, stordito e scioccato che il vecchio direttore mi ha raccomandato per esser trasferito al nuovo centro contabile della banca. Il nuovo incarico non era male. L’ufficio, da poco creato, all’epoca, era composto da un capo ed io. Oggi lo comando io e ho sei persone che lavorano con me. Il lavoro era semplice e tranquillo, l’unica cosa che dovevamo fare erano i corsi di aggiornamento periodici. Un pomeriggio, mentre andavo ad un corso, in una strada poco trafficata, ho incontrato una donna che, con la vettura in panne, mi fa cenno di fermarmi. La guardo per un attimo: era bellissima! Alta, con dei jeans attillati che le modellavano un culo da infarto, e due tette, strette e alte, che cercano di vincere la resistenza del bottone, che tiene chiusa la camicetta.

«Mi aiuti, la prego: si è fermata e non funziona».

Vedo del vapore uscire dal cofano, lo apro e trovo un tubo del radiatore rotto, con l’acqua che esce. Le offro di accompagnarla dove so esserci un meccanico.

«Devo andare ad un corso, e non posso aiutarla diversamente».

«Beato lei che ci va, io pure doveri andare ad un corso, ma, fra la macchina rotta ed il meccanico, con tutto il tempo che perderò, credo che non potrò esser presente».

La guardo, è decisamente bella. Le chiedo dove si tiene il corso e lei mi indica l’indirizzo della sede centrale della banca dove lavoro io. Scoppio in una risata, lei mi guarda stupita e le spiego che, dopo la sosta dal meccanico, andremo insieme al corso. In due parole scopro che lei lavora in una sede periferica e immette i dati nel computer, quelli che poi io elaboro.

«Mi chiamo Giorgio».

«Piacere, Cristina».

Lasciamo le chiavi al meccanico, che ci dice che, per oggi, la riparazione non sarà possibile; ha troppo lavoro da finire, ma ci assicura che andrà a prendere al vettura e, domani sera, sarà pronta. Arriviamo al corso cinque minuti prima che inizi. Ci sediamo vicini e le tre ore passano veloci e, in sua compagnia, decisamente belle. È simpatica, allegra e con una carica di ironia veramente unica. Mi offro di accompagnarla a casa e, quando la lascio, un po' mi dispiace. Ci scambiamo il numero di cellulare e l’indomani mattina, appena sono in ufficio, le mando un sms di buongiorno. Lei mi risponde e, lentamente, durante la giornata, è un continuo scambiarci di messaggi: alcuni di lavoro, mi chiede dei suggerimenti, altri puramente personali, nei quali ci scambiamo notizie di noi. Durante la pausa pranzo la chiamo e le comunico che il meccanico mi ha detto che la vettura è pronta.

«Spero che quando andrai con tuo marito a riprendere l'auto, non ci siano dei problemi»

«Se aspetto lui, sto fresca; faccio prima ad andare a piedi. Per lui esiste solo la sua impresa edile ed il calcio, la sua squadra del cuore, tutto il resto è relativo e passa in secondo piano, se poi riguarda me, anche in terzo piano o giù di lì».

Mi offro di accompagnarla e, all'uscita dal lavoro, sono lì e lei arriva bella, come non mai. Appena dentro la vettura la guardo e mi appare bellissima. Lei nota lo sguardo interessato e, dopo aver sorriso, si mette a parlare chiedendo di me. Le racconto in breve la mia vita e lei mi fa un sorriso ironico.

«Sei così gentile, premuroso che mi lasci stupita; non sono abituata a tutte queste attenzioni che mi usi. Come faccio a sdebitarmi?»

«Vieni a cena con me».

Lei ci pensa un momento.

«Va bene, ma deve essere un mercoledì; lui non c'è, va alla partita e va via nel pomeriggio per tornare il giorno dopo. Mi devi portare in un posto fuori mano, dove non ci conoscono».

Accetto e lei mi lancia un bacio con le dita. Da quel momento mi sembra come se il tempo si fosse fermato. Ci continuiamo a scambiare interminabili messaggi, arrivando a desiderare che il mercoledì arrivi presto. La sera fatidica l'aspetto nel parcheggio di questo centro commerciale e, quando arriva, ho come un colpo al cuore. Bella, elegante, indossa un leggerissimo abito nero elasticizzato, che le copre appena metà busto superiore ed arriva a mala pena a metà coscia. Quando sale, le si vedono le autoreggenti e le scarpe con un tacco da capogiro. L'osservo estasiato, lei sorride e mi chiede se sono soddisfatto di quello che vedo.

«Accidenti! Sei bellissima! Se dovessi dare retta al mio istinto, dovrei saltarti addosso subito: tutta la serata mi farai impazzire al solo ammirarti».

Lei mi guarda accennando un sorriso carico di aspettative.

«Spero che non ti limiterai solo a guardare. Mi aspetto un dopo cena da ricordare per tanto tempo».

Ci allontaniamo velocemente. Ho prenotato in un posto lontano. Ne avevo sentito parlare, casualmente, una volta mentre ero in bagno, da un collega che lo indicava ad un altro, dicendo che il quel particolare agriturismo, dopo cena, si poteva prendere una camera senza documenti, bastava farla aggiungere al conto della cena. La cena è tutto un continuo di scambi di occhiate. Per smettere con quella specie di adorazione che le dedicavo, le chiedo di lei e suo marito.

«Pietro è un marito come tanti, innamorato solo di sé stesso. Ero la sua segretaria, fra di noi ci sono venti anni di differenza e poco dopo che lavoravo per lui, mi chiese di sposarlo».

“Ti farò fare la vita da regina!”

«Ebbe a promettermi. E su questo potrei dire che ha mantenuto la sua promessa, ma sapessi quanto costa vivere in una reggia. Per lui io sono solo una bella figa da esibire quando va alle cene con i politici, con cui è ammanicato per ottenere i lavori più importanti per la sua ditta edile. Se fosse necessario, mi farebbe scopare da tutti loro, pur di avere un buon appalto. Nel sesso poi, è un vero egoista. Mi scopa quando vuole, incurante di dove vado e cosa faccio, e se ne ho voglia o no. Mi infila dentro il suo cazzo, abbastanza grosso, e mi pompa con foga, fin quando viene. Che io abbia goduto o meno, non gliene frega nulla. Ero vergine quando l'ho sposato. Lui, la prima notte di nozze, mi ha scopato senza nemmeno togliermi il vestito. Lì, sul letto, a gambe aperte, senza nessuna preparazione o delicatezza. Tre colpi ed era tutto dentro di me. Mi ha fatto un male da morire. Ma lui non se n'é preoccupato. Dopo, mi ha lasciato lì ed è andato a bere con gli amici, che aveva invitato nel bar dell'hotel. Ho immaginato che prima o poi mi avrebbe sfondato il culo, quindi mi sono sempre tenuta a portata di mano un tubetto di lubrificante e ti assicuro che ho fatto appena in tempo e metterne un poco, che lui era entrato tutto dentro, facendomi male lo stesso. Ultimamente, dopo aver scopato con lui, quando andavo a pulirmi in bagno, mi mettevo due dita dentro e mi masturbavo, ma questo non faceva che accrescere la mia frustrazione».

Mentre finisce la frase e sorseggia del vino, vede che la coppia vicino a noi ha ricevuto il conto e lei nota che l’uomo, oltre alla ricevuta prende una chiave, mi guarda in cerca di una spiegazione, che le do immediatamente.

«In questo posto oltre al cibo puoi chiedere una camera, insieme al conto».

Lei mi sorride e con fare malizioso mi guarda.

«Chiediamo il conto? Ho ancora molta fame... ma di te».

Cinque minuti dopo siamo in camera. Ci spogliamo rapidamente ed io resto basito dalla sua bellezza. La faccio adagiare sul letto e la bacio con passione e poi scendo lungo il suo corpo: le succhio i seni, mordo delicatamente i capezzoli e lei geme di piacere. Da tempo non mi capitava di godere del piacere di eccitare una donna, e allora voglio farlo per bene. Lei dopo aver assaporato un po’ del mio gioco, mi si proietta addosso e, senza esitazione, s'infila tutto il mio cazzo in bocca. Lo succhia, lecca, se lo gode facendolo strusciare sia sul viso che sul petto e poi di nuovo in bocca. Lo adora!

«Si … mi piace, dai leccami … ora vengo!»

È scossa da un primo orgasmo. Trema tutta. Le lascio assaporare il piacere che sta provando, memore del fatto che con il marito non ha quasi mai goduto. Sono eccitato. Mi sto godendo una femmina e non la devo pagare, lo fa per il suo piacere e non per soldi. Mi trascina su dii sé.

«Dai…Ti prego scopami! ... Non ne posso più! … Ti voglio!»

Inarco il bacino, appunto la cappella fra le fradice labbra della sua farfalla e spingo dentro. Entro lentamente, le lascio assaporare il piacere della penetrazione e lei inizia a godere sempre più. Quando sento la punta battere il fondo, lei gode.

«ooooohhh … Si … ORA! ... Vengo!»

Resta stupita dal tanto piacere. Mi abbraccia forte, stringendomi a sé e piange. La guardo, lei mi bacia.

«Mi fai impazzire, non ho mai goduto così tanto, ti prego continua».

La scopo per un tempo indefinito. Perdiamo il conto di quante volte lei è venuta. Quando è arrivato il mio momento, mi ha stretto le gambe dietro la schiena, facendomi venire dentro di lei. L’ho inondata! Era da tempo che non godevo a pelle dentro una donna e siamo rimasti abbracciati per un lungo tempo. Così è cominciata la nostra storia. Siamo andati avanti per diversi mesi. Ogni volta che lui andava alle partite, io e lei andavamo a scopare in qualche albergo, facendola passare per mia moglie. Dopo un anno, eravamo di nuovo in quel agriturismo, dove l’avevamo fatto la prima volta e festeggiavamo il suo compleanno, avvenuto sei giorni prima, quando vicino a noi si siede una coppia. Io li riconosco subito. Lei è la direttrice del personale della nostra banca, lui il tecnico della ditta che ha in appalto la manutenzione di tutti i nostri computer e si occupa di fare la manutenzione. È venuto nel mio ufficio ad installare un sistema nuovo, appena tre giorni fa. Lo conosco bene, si chiama Mario, mentre lei è Flavia, una donna molto bella, che a volte ci fa lei stessa il corso di aggiornamento e, quasi tutti i maschi della banca, almeno con la fantasia l’hanno ingravidata. Faccio un semplice gesto del capo e Cristina annuisce; pure lei l’ha riconosciuta, mentre non sapeva di lui.
Per un attimo si fa prendere dal panico, ma io la rassereno; se noi siamo una coppia clandestina, lo sono anche loro; lei non è con suo marito, poiché io so chi è lei. La coppia si rende conto di noi, ma ci ignora come noi ignoriamo loro. Al momento del conto vedo che anche loro hanno una chiave e, salendo sopra, resto un attimo a spiare dalla porta, per vederli entrare nell’appartamento di fianco al nostro. Da quel momento le due donne cominciano a lodare i rispettivi amanti. Se la mia urla di piacere, l’altra, dall’altra parte del muro, risponde con altrettante grida, in un gioco che ci coinvolge entrambi.

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