RACCONTO TITOLO: la nipote della domestica 
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la nipote della domestica


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la nipote della domestica

by nolimit20
Visto: 525 volte Commenti 2 Date: 18-06-2021 Lingua: Language

Storia ovviamente vera. La fantasia la uso in altri momenti...

Ho una bella casa. Una villetta un po’ troppo grande per me che vivo da solo.
Ci tengo però che sia ordinata e pulita e da anni ho affidato le pulizie a Luisa, una signora sessantenne che viene due volte a settimana alla mattina quando normalmente sono al lavoro. Ormai sa da dove cominciare e quali sono le stanze che vivo normalmente.
L’estate scorsa però mi avvisa che dovrà assentarsi per almeno due mesi perché deve raggiungere la figlia dove vive per motivi che non sto qui a raccontare. Mi rassicura comunque, sempre se sono d’accordo, che potrebbe delegare sua nipote disoccupata a svolgere i lavori in casa mia.
“Le spiegherò tutto, mi dice, da dove cominciare e cosa fare.”
Accetto volentieri la proposta. Non saprei come fare altrimenti. Le dico che la prima volta che verrà sia di sabato in modo che sarò anche io a casa, soprattutto per mostrarle dove trovare i prodotti ed eventualmente per aiutarla per qualsiasi cosa abbia bisogno.
Arriva così il primo giorno di Monica. Sono le 8,30 e puntuale mi suona alla porta nonostante abbia le chiavi di casa lasciatele dalla zia.
Dopo i primi convenevoli e presentazioni, le mostro la casa e dove trova attrezzi e prodotti che via via durante le pulizie le possono servire.
Superata una iniziale apparente timidezza, la lascio in cucina come primo ambiente cui dedicarsi e salgo al piano notte per dare una sistemata alla camera degli armadi in modo che non trovi il solito disordine di magliette e indumenti vari.
Monica si sarebbe cambiata di abito prima di cominciare i lavori utilizzando la stanzetta di fianco alla cucina.
La sento canticchiare.
Dopo circa mezz’ora, mi avvicino alla porta della cucina e la trovo che sta dando lo straccio al pavimento. Indossa pantaloni di una tuta grigia aderenti che
disegnano i contorni delle cosce e del culo bello sodo e molto rotondo e una canottiera altrettanto aderente che delineano due bocce da paura, almeno una quarta. Mi soffermo a rimirarla, sudaticcia ma allegra.
“Tutto bene?”
“Tutto benissimo, mi fa, hai una bella casa! Ho pulito il piano dei fuochi e tutto il resto. Qui ho quasi finito. La cucina è bellissima, moderna e molto ben organizzata. Passerei alle stanze da letto e ai bagni, mi dice, lasciando per ultimo il salone. Che ne pensi?”
“Per me va benissimo” lanciandole involontariamente uno sguardo assassino alle sue curve. Sguardo che non passa inosservato.
“Chissà quante donne ti vengono dietro! E quante frequentano questa casa!”
“Beh siamo fatti di carne. E a me piace molto la carne” le rispondo provocandola.
Non arrossisce, mi guarda solo sorridendo e non mi sfugge uno sguardo veloce ma intenso sulla patta.
“Sei sposata?”
“Da sei anni. Lui lavora come cuoco in un hotel. Sempre molto impegnato... anche troppo direi... ma abbiamo una figlia di 3 anni che adoriamo...”
Lascio decantare il discorso.
“Ti aspetto in mansarda, le dico, dove ho la lavanderia, così ti spiego i comandi della lavatrice prima che ti dedichi alla parte notte”.
“Va bene. 5 minuti e ti raggiungo”.
Poco dopo la sento salire in mansarda.
“Ecco, le dico, questa è la stanza del casino, lascia stare a metterla in ordine, ci salgo solo io. Qui vengono anche stesi i panni sullo stendino che è nel terrazzino. È molto riparato e non c’è pericolo che prendano la pioggia. Poi normalmente ci penso io a recuperarli”.
Ha delle tette da paura. Gonfie e dure. Delle vere e proprie mammelle. Con i capezzoli che bucano la canotta che indossa.
“Dai non fare il porco. Non sai come la pensa e rischi solo di far brutta figura” mi dico.
“Spiegami la lavatrice! Questa è complicata! Modernissima!” mi fa.
“Guarda è semplice. La temperatura è memorizzata su due comandi principali: cotone e lana. Quindi scegli con questo pulsante cosa devi lavare e con questo dai il comando di avvio”.
Dicendo questo lei si avvicina molto a me fino a sfiorarmi col seno sul braccio.
“Ah ecco, quindi prima questo...”
“Esatto. Se lo premi cambia tipo di lavaggio e il display ti dice cosa hai scelto. Vedi? Ora ti dice Cotton cioè cotone. Se lo premi ancora passa a Wool cioè lana. Per tornare a cotone devi premerlo tre volte. Prova se vuoi”
“Sì sì ok. Ho capito. Ci provo ma è semplice”.
Ancora mi sfiora... anche un po’ sfrontatamente... lo sta facendo apposta, mi dico...
“Occhio Monica.... che la carne mi piace! Te l’ho detto!” Le dico scherzando.
“E a chi non piace?!? Io certa carne la adoro!” e così dicendo ruota leggermente verso di me appoggiando entrambi i seni e ponendosi, per quanto notevolmente più bassa di me, con la sua a 3 cm dalla mia bocca e finendo per strusciarmi la patta con la mano.
Non potevo tirarmi più indietro di fronte alla provocazione. La bacio con passione. Sento la lingua risucchiata dalla sua bocca che me la spompina come fosse un cazzo.
Facilissimo infilarle la mano sotto la tuta, sentire l’umidità del perizoma che indossa, trovarle il buco della sua figa pelosetta e sditalinarla mentre continua il bacio.
Arretro spingendola senza distaccarmi da lei fino a trovare il tavolo di una vecchia scrivania su cui è appoggiata della cianfrusaglia. Le continuo a smanettare la patata che è un lago fino a che lei non si abbassa in ginocchio e slacciati i pantaloni mi fa uscire il cazzo di marmo imboccandolo senza remore.
“Che nipotina troietta che ha la Luisa! Non immaginavo!”
“La mia fame è tanta” dice staccandosi un attimo e riprendendosi subito la cappella in bocca.
Le comincio a scopar la bocca. Più di mezzo cazzo non entra ma il lavoro di lingua è superbo.
Dopo qualche minuto, le dico che ora tocca a me. La faccio sedere sul tavolo sfilandole tuta e perizoma. Ho la sua figa davanti a me. Le grandi labbra sono aperte e ha un bel clitoride in bella mostra. Glielo prendo tra le labbra. Lo succhio dilungandomi ogni tanto con la lingua all’interno della vagina e raccogliendo i suoi umori che colano senza sosta. Riprendo il clito e glielo succhio con più forza e decisione.
“Mi fai venire così!!! Mi fai venire! Sto venendo! Continua, continuaaaaaa!!!! Aaaaahhhhh!!!”
Un brodo mi schizza sul volto, uno schizzo improvviso! Poi ancora un secondo e un terzo!!!
“Aaaahhh che bello! Quanto tempo!!!! Adesso scopami!!! Fottimi!!!! Aprimi!!! Sfondami!!!!”
Mi rialzo sono sopra di lei. Le gambe larghe, la fica che boccheggia. Il cazzo entra senza fatica per metà. Glielo struscio un po’ senza forzare. Lo faccio fuoriuscire e poi lo rimetto. Più a fondo. Fino in fondo.
“Aaaaahhhh che bello! Che cazzone che hai!!! Sfondami ti prego!”
Comincio a stantuffarla. Gradualmente aumentando il ritmo. La bacio in bocca ancora.
“Sei una porca?”
“Siiiiiiiii!!! Sono una porca. Voglio essere una porca con te! Scopami scopami, fammi godere!!!”
La fotto senza ritegno. Le alzo la canotta e le succhio fortissimo i capezzoli, le pastrocchio quelle tette che ballano. La sento venire più volte. Gode e urla, sicura che nessuno può sentirla.
Il cazzo le scivola dentro fino in fondo e ormai sento che non resisto più e che devo sborrare. Glielo dico.
“Dammelo in bocca ti prego”
Lascio la presa e lei si accovaccia rapidissima davanti al cazzo con la bocca spalancata.
“Dimmi cosa vuoi, troia!”
“La sborra!!! Voglio tanta sborra! Dammela in bocca!”
Ormai è lì. Do un colpo di mano sul cazzo che sembra una saponetta per quanto è scivoloso di figa e la sborra le arriva tutta. Un primo schizzo tra naso e bocca. Poi un secondo che le arriva dritto in gola. Mi imbocca il cazzo e il terzo e il quarto le riempiono il palato. Poi ancora qualche schizzetto che mi fa tremare per quanto me lo strizza.
Lo tiene in bocca ancora un minuto fino a che non mi diventa molliccio.
Poi si stacca, mi sorride, si passa la lingua sulle labbra.
“Che bella scopata! Ma quanta sborra fai?!?”
“Ti è piaciuta?”
“Tantissimo. La adoro. Era tanta ma l’ho bevuta tutta. Sono stata brava?”
“Sei stata bravissima! Ma se il primo giorno è stato così le pulizie vanno a farsi benedire.”
“Adesso recupero. Ma non è meglio se invece del mattino io venga al pomeriggio che almeno ci sei anche tu?”
“Decisamente sì”.

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