RACCONTO TITOLO: VACANZE IN SARDEGNA-2 
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VACANZE IN SARDEGNA-2


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VACANZE IN SARDEGNA-2

by cp58mi
Visto: 632 volte Commenti 1 Date: 10-01-2021 Lingua: Language

Vacanze in Sardegna2

Per fortuna le ho comprato dei vibratori di varie dimensioni che bene o male le spengono momentaneamente i bollori, ma lei ha voglia di un cazzo vero come quello di Omar che la soddisfi come faceva lui e sarà bene che lo trovi al più presto altrimenti morirò per il troppo sesso.



Prosieguo
Avrei anche trovato uno che potrebbe fare al caso nostro, è un giovane marocchino che lavora presso l’officina alla quale mi appoggio per far sistemare l’auto. Una volta dovetti lasciare lì l’auto e mia moglie venne a prendermi con la sua. Mentre parlavo col titolare lei entrò e aspettando che finissi di parlare col meccanico si accorse del ragazzo che stava nella buca e lavorava sotto a una macchina, facendo finta di non averlo visto si avvicinò e si appoggiò sulla fiancata. Al ragazzo non sembrò vero vedere quel paradiso da sotto, stava appoggiata di colo e con le gambe divaricate smanettava col telefonino. Con quel vestitino leggero a un metro sopra di lui lo stava eccitando di proposito godendone come una troia.
Quello smise di lavorare e si mise a guardare facendo in modo di non essere visto.
Sapevo che aveva su un perizoma infilato nel culo che non lasciava spazio alla fantasia e immaginai l’eccitazione del ragazzo nel guardarla perché mentre ero intento a spiegare il problema dell’auto al meccanico vidi il ragazzo che si accarezzava il cazzo da sopra la tuta.
Quando salimmo in macchina le chiesi se si fosse accorta che sotto l’auto dove si era appoggiata c’era un ragazzo che lavorava, mi rispose che era per questo che si era messa lì, e rise: «Pensi gli sia piaciuto lo spettacolo?»
«Penso proprio di sì visto che ha smesso subito di lavorare per sbirciarti da sotto.
«E’ piaciuto anche a te però vero?» Le dissi mettendole una mano tra le gambe: l’aveva umida.
«Smettila disse togliendomi la mano, non senti che sono sudata!»
«Eh sì risposi, oggi fa proprio caldo, specialmente in mezzo alle gambe.»
«Scemo!» Disse sorridendo maliziosa.
«Hai detto che è un ragazzo, non l’avrò mica sconvolto?»
«Ma figurati, quello avrà più di vent’anni, l’ho già visto in officina, si chiama Jamal è
un Marocchino che lavora lì da un paio d’anni e sa già il fatto suo visto che il proprietario lo lascia sempre da solo per andare al bar a giocare a carte.»
«Mmmm, Marocchino eh? Dicono che i Marocchini siano ben dotati, sarà vero?»
«Così dicono ma non so se è vero. T’interessa saperlo?»
«Solo per curiosa, che vai a pensare!»
Il discorso non lo riprendemmo fino a quella sera. A letto facendo all’amore mi tornò in mente lei nell’officina che stuzzicava il ragazzo così le dissi che sarebbe stato bello se ora con noi ci fosse stato anche lui: «chissà come ti farebbe godere prendere un bel cazzo giovane come il suo pieno di vigore che non si stanca mai.»
«Si e magari con un bel cazzone grosso mmmm.»
Aumentò il ritmo con la bocca tanto che sembrava volesse divorarmelo e la figa cominciò a bagnarsi più velocemente, poi fu una scopata memorabile.
Meno male che abitavamo in una villetta singola altrimenti pure i vicini l’avrebbero sentita godere.
Il pensiero di vedere quel ragazzo alle prese con Laura mi eccitava e cominciai a pensare a uno stratagemma per creare la situazione idonea, dovevo solo escogitare come.
Due giorni dopo andammo a ritirare l’auto e Renata mi seguì fin dentro l’officina. C’era solo Jamal che appena vide mia moglie la squadrò da capo a piedi, disse che il proprietario non c’era e dovette andare a chiamarlo. Prima che si allontanasse gli chiesi visto che al sabato non lavorava se potesse venire a casa nostra a fare il cambio dell’olio all’auto di mia moglie in modo che potesse guadagnare qualcosa extra lavoro, aggiungendo che la cosa sarebbe rimasta tra noi. Gli porsi il mio biglietto da visita con su l’indirizzo e attesi una risposta. Mi guardò per qualche attimo pensandoci, poi prese il bigliettino e col capo fece un cenno d’assenso.
«Perché deve cambiare l’olio alla mia macchina a casa nostra?»
«Perché è ora di cambiarlo e lo faccio venire a casa per comodità.»
«Scusa ma non posso portare qui la macchina?»
«Visto che è solo un cambio d’olio lo faccio venire a casa così noi risparmiamo e lui guadagna qualcosa di extra, è un bravo ragazzo e cerco d’aiutarlo.»
Ero certo che quel fatto le sembrò strano ma non avendo da controbattere si tenne il dubbio. Pagai la fattura e ce ne andammo non prima di aver ottenuta da Jamal la certezza che il sabato appresso sarebbe venuto da noi.
Come al solito il sabato mattina Renata lo dedicava ai mestieri di casa e per sentirsi a suo agio lo faceva in ciabattine infradito e il suo vestitino preferito da quattro soldi allacciato sul davanti con una sfilza di bottoni che per comodità nei movimenti teneva abbottonato solo la parte centrale, con i capelli raccolti sulla nuca tenuti da un fermacapelli sembrava una fighetta pronta per essere montata.
Verso le 9,30 arrivò Jamal, dissi a Renata di aprirgli il cancello e di fargli parcheggiare l’auto all’interno perché io dovevo finire un lavoro al computer.
Lo portò in garage e col crick che si era portato dietro sollevò il muso dell’auto, si infilò sotto con una bacinella e mentre lui aspettava che l’olio fuoriuscisse dalla coppa si mise a guardare Renata che nel frattempo si mise a spolverare le mensole dello scafale dove tenevo gli attrezzi e altre varie cose e per farlo presa la scaletta alta un metro e l’aprì, una volta salita consapevole di avere lo sguardo del ragazzo su di lei cominciò a spolverare il ripiano e allungandosi il vestitino risaliva sulle cosce scoprendola fino al culo. Guardavo la scena dalla fessura tra la porta e lo stipite. Jamal in ginocchio vicino al muso dell’auto si godeva lo spettacolo e non le staccò mai gli occhi di dosso fino a che vide che di olio non ne usciva più, tolse la bacinella e s’infilò sotto l’auto per rimettere il tappo. Lei scese e si accovacciò davanti al muso all’auto e così facendo gli mostrò quanto era troia: «Hai già fatto?» Gli chiese.
«Non ancora, sto solo avvitando il tappo, ora gli metto dentro l’olio.»
«Lo metti dentro? Mi fai vedere dove?» Nell’attesa che lui uscisse rimase accovacciata davanti a lui con le gambe aperte e si mise a passare lo straccio sulla carrozzeria.
“Dio mio, era incredibile quando ci si metteva.”
Jamal finì quello che stava facendo ma non uscì da sotto, rimase dov’era a scrutare tra le cosce di lei che continuava imperterrita a passare lo straccio.
Jamal uscì e quando mi mise in piedi potei vedere il gonfiore nella patta dei pantaloni che non dava dubbi su quanto fosse eccitato, e se me n’ero accorto io figuriamoci Renata.
Il ragazzo prese la tanichetta dell’olio e piegandosi su un lato del muso dell’auto si apprestò a versarlo nella bocca della coppa dell’olio. Mia moglie mostrandosi curiosa si mise di fronte sull’altro lato e si piegò per guardare. Lo fece apposta sapendo che piegandosi in quel modo facendo mise in mostra dal vestitino semi chiuso il seno trattenuto a stento dall’abbondante scollatura. Vedendo lo sguardo di lui rapito da quella vista mi fece desiderare che le saltasse addosso, gli si leggeva in viso la voglia di impossessarsi di quelle mammelle voluttuose.
Quando finì si alzò e chiuse il cofano. Lungo il lato sinistro della gamba si vedeva il gonfiore sotto la tela del pantalone che evidenziava la sua eccitazione, cosa che a lei non sfuggì.
«Bravo, grazie. Ora vieni di sopra che beviamo qualcosa di fresco e saldiamo il conto.»
Prima che entrassero mi spostai in camera per non farmi vedere, lei lo portò in cucina e lo fece sedere al tavolo, poi dal frigo prese la brocca con il tè freddo e riempì due bicchieri, ne diede uno a lui e gli disse che andava a prendere i soldi per saldarlo e che sarebbe tornata subito.
Entrò in camera chiudendosi la porta alle spalle, mi guardò cercando di capire quali fossero i miei pensieri e capì al volo quali fossero. Le diedi il portafoglio e uscì accostando la porta.
Entrò in cucina e presa una sedia si sedette di fronte a lui, gli chiese il conto e lo saldò arrotondando la cifra di trenta euro a suo favore come mancia, poi prese il bicchiere ne bevve un sorso e se lo mise in fronte: «oggi fa veramente caldo vero?»
«Si» rispose lui ammaliato.
Prese un altro sorso e si mise il bicchiere tra le tette: «ah» disse, «ci voleva proprio.» E come fosse la cosa più naturale al mondo scostò le gambe e ci mise in mezzo il bicchiere rinfrescandosi. Jamal a quel punto non riuscì a trattenersi e il cazzo sulla coscia cominciò a dare colpi e il pantalone si alzava a scatti. Renata lo guardò compiaciuta: «sono io a farti quest’effetto» disse allungando una mano che appoggiò sul rigonfio che fece scorrere su tutta la lunghezza saggiandone la forma. Lui che non stava nella pelle si alzò e con entrambe le mani che infilò nel vestito le fece uscire il seno e prese a palparlo pieno di voglia rimanendo in silenzio. Lei gli sorrise e cominciò a slacciargli la cintura, sbottonò il pantalone e insieme alle mutande gliel’abbassò. A dispetto della gravità la mazza svettò in alto, era un bastone nerboruto circonciso e completamente scappellato. Renata sembrò meravigliata quando lo vide, lo prese con entrambe le mani e lo accarezzò scorrendo le dita su tutta l’asta, poi lo afferrò decisa e guardandolo negli occhi lo leccò con la lingua e a fatica se lo ficcò in bocca cominciando a gustarselo come lei sa fare. Peccato però che il ragazzo non durò molto e tenendola per la testa inarcò i reni e le sborrò in bocca.
Rivoli di sperma le uscirono dai lati delle labbra, strano, non era da lei perderne una goccia, ma evidentemente quello doveva avere degli arretrati per venire in quel modo.
Renata prese fiato, si staccò e guardandolo mandò giù tutto quanto aveva ancora in bocca, poi riprese a leccarlo ripulendolo e strizzandolo fin che lo vuotò completamente. Col cazzo ancora in mano sollevò la testa e sorridendogli disse: «da quant’è che non vieni, quasi mi soffocavi.» Lui rosso in viso si rivestì: «scusa, non sono riuscito a trattenermi, sei bellissima e brava.»
«Lo so» gli rispose, «se vuoi possiamo rifarlo se ne avrai voglia.» Gli scrisse il numero del suo cellulare su un bigliettino e glielo diede: «mandami un WhatsApp e ti dirò quando mio marito è via per lavoro.» Gli diede un bacetto e lo accompagnò.
«Amore è una cosa incredibile» disse appena entrò. «Hai visto che bel cazzone.»
«Si, sei stata davvero brava. Quello appena arriva a casa se lo mena di sicuro al ricordo.»
«Che dici pensi che mi manderà il messaggio?»
«Ne sono certo vedrai. Te lo vuoi scopare?»
«Secondo te? Non hai visto che manganello c’ha sotto.» Mi abbracciò e mi cacciò la lingua in bocca, poi: «certo che mi piacerebbe, speriamo presto.»
Quel pomeriggio verso le diciassette il cellulare di Laura mandò un trillo per l’arrivo di un messaggio: “utente sconosciuto” lo aprì e vide che era di Jamal. “Sono Jamal, voglio vederti, continuo a pensarti, dimmi dove e quando”.
Memorizzò il numero e poi mi guardò: «Cazzo questo deve avere una voglia pazzesca, dev’essere peggio di me. Cosa gli rispondo.»
«Digli che non ci sono e fallo venire stasera verso le ventidue.»
Non stava nella pelle per quello che le avevo appena detto, mi baciò e gli scrisse.
Quella sera dissi a Laura che doveva scoparselo in camera da letto dove avrei piazzato una microcamera a circuito chiuso per poterli vedere sul computer nell’altra stanza. Non stava nella pelle e quando uscì dalla doccia l’aiutai a metterle l’olio profumato su tutto il corpo e avendo il cazzo duro pensò bene di svuotarmi le palle con un pompino favoloso. Le venni in bocca e prima d’ingoiare il tutto come consuetudine volle baciarmi per farmi partecipe.
Poco prima dell’orario prestabilito aprimmo il cancello e quando arrivò col telecomando lo chiusi e mentre lei andava ad accoglierlo io mi chiusi nella camera adiacente e mi misi seduto davanti al computer in attesa.
Poco dopo il sensore di movimento fece partire la microcamera che li riprese mentre baciandosi entravano nel campo del teleobbiettivo. Lei che aveva addosso solo l’accappatoio se ne liberò subito e aiutò lui a spogliarsi degli abiti. L’ambiente era piacevolmente fresco grazie al condizionatore impostato su una temperatura gradevole.
Il corpo di lui non sfigurava con quello di lei, era asciutto e muscoloso, l’unica cosa che sembrava stonare era il suo uccello che sembrava esagerato nel contesto. Si sdraiarono stando abbracciati su un fianco e si baciavano come due ragazzini, lei sollevò una gamba e si mise il cazzo tra le cosce imprigionandolo. La leccò dappertutto e la fece venire con la sola lingua, poi si mise in ginocchio tra le sue gambe e bagnata la cappella con la saliva si accinse a scoparla. Sfregò la cappella tra le labbra bagnate e la penetrò. Lei cominciò subito con i suoi gridolini a godere e al contrario del pomeriggio lui resistette parecchio facendola venire più volte fino a che le disse che stava per venire. Lei fece ciò che immaginavo facesse perché le piaceva sentirsi sborrare dentro, gli arpionò la schiena con le gambe e tenendolo per i fianchi gli disse di venirle dentro. A Jamal non dovette sembrargli vero perché ebbe un attimo di esitazione fermandosi, poi si sollevò sulle braccia e cominciò a dargli degli affondi potenti fino a che si spinse a fondo e tramando si vuotò dentro lei che prese una salvietta accanto e se la mise sotto il culo per non sporcare di sborra le lenzuola.
Rimasero attaccati così per un po' baciandosi mentre lei gli accarezzava i glutei. Quando lui si sollevò dalla figa cominciò a sgorgare una quantità incredibile di sperma, lei ne prese un po' con le dita e se le mise in bocca assaporandolo, lo fece ancora e ancora, poi lo baciò come fa con me per condividerne il piacere.
Quando ricominciarono lui la baciò ovunque, ora con lei a pancia sotto le teneva le chiappe aperte e le leccava il buco del culo: «he bellissimo il tuo culo, mi piacerebbe tanto fartelo» le disse, «lo fai già con tuo marito vero?»
«Si ma mio marito non ha un cazzo come il tuo, questo è grosso.»
«Non preoccuparti io sono bravo a farlo, in Marocco è una pratica normale e io sono esperto.»
«Va bene mi fido, ma però è meglio che mi metta un po' di crema, non si sa mai.» Prese dal cassetto un tubetto e si unse l’ano sia fuori che dentro, mise via il tubetto e gli insalivò per bene la cappella, poi si mise a pecora pronta alla penetrazione: «però fai piano, se ti dico di fermarti fallo.»
Lui in ginocchio dietro lei si avvicinò col cazzo in mano lo appoggiò e iniziò.
«Fai piano» disse lei tenendogli una mano sul ventre come per fermarlo, «mi sembra troppo grosso per il mio culo.»
«Lasciami fare, vedrai che ti piacerà.»
Sentii il suo urlo mentre inarcava la schiena sentendolo entrare, «Feeermatiii» gli disse, «cazzo mi hai sderenata, ma quant’è grosso.»
Lui con le mani sui suoi fianchi rimase fermo: «Stai tranquilla, ormai è dentro, diamogli il tempo di adattarsi e vedrai che poi ti piacerà.»
Infatti poco dopo quando le chiese se andava meglio lei gli rispose che non le faceva più male e lui iniziò lentamente a muoversi. Ci volle poco che Renata cominciò a godere e a incitarlo a incularla, voleva che lo facesse con durezza e gli disse anche che voleva che le schiaffeggiasse il culo, cosa che a lui parve piacesse moltissimo fare tanto che le chiappe le diventarono dapprima rosse e poi presero il colore purpureo.
La inculò come una bestia dicendole parole volgari perché fu lei a chiedergli di farlo. Gli dava della puttana succhia cazzi, della troia di strada ecc. continuando a schiaffeggiarla. Persi il conto di quante volte la fece venire, mentre veniva inculata con la mano si sgrillettava la figa e gli asciugamani che aveva messo sotto erano ormai inzuppati dai suoi liquidi vaginali.
Quando anche l’intestino fu pieno della sborra che Jamal le aveva scaricato dentro questi si sfilò da lei e vidi che la rosellina dell’ano si era trasformato in un buco buio da sembrare la tana di una talpa. Lo tamponò con una mano e corse in bagno, lui la seguì.
Uscirono insieme mano nella mano e Renata strofinandosi a lui si mise a baciarlo, vide il cazzo di lui prendere nuovamente vita e si sdraiò sul letto invitandolo a salirci.
«È tardi» disse lui, «è meglio che vada.» “Era evidente che le due sborrate lo avevano appagato, ma lei non lo era ancora.”
«Non sia mai detto che ti faccia uscire di qui col cazzo ancora duro, non sarebbe da me.»
Lo prese per la mano e lo tirò sul letto, poi prese ad accarezzarlo, lo baciò lungamente mentre con la mano iniziò a palpargli le palle. Il cazzo ora sembrava un obelisco, lo scorse tutto con le dita poi baciandolo iniziò a scendere fino a che non lo ebbe in bocca. Lui sdraiato con le mani dietro la nuca si godeva il trattamento che andò avanti per un po', poi a Renata le prese la frenesia, si mise sopra e agguantato il cazzo se lo mise sotto la figa e si lasciò andare impalandosi.
Cominciò come sempre con movimenti lenti, se lo teneva dentro tutto e muoveva i fianchi per gustarselo, ogni tanto si sollevava per sentirlo scorrere sulla parete interna della vagina, le piaceva un casino farlo così, era il preludio della scopata cattiva che già pregustava. Il ritmo iniziò a salire e poco dopo cominciò a saltargli sopra come un’ossessa: «si dai cosìììì, mmmm Dio come lo sento, è grosso e mi piace daaaaiiii rompimi tutta fammi sentire quanto sono puttana aaaaaaah che beeeellooooo.»
Ero già venuto e non volevo venire un’altra volta perché temevo che quando il ragazzo fosse andato via Renata avrebbe voluto soddisfare anche me e quindi rimasi a cazzo duro a guardare la sua performance che andò avanti per un quarto d’ora fino a che quello con versi animaleschi si scaricò nuovamente dentro.
Rimase sul letto mentre lui dopo essersi lavato si rivestiva, la salutò e uscì. Col telecomando aprii il cancello e lui uscì con l’auto.
«Ti sei divertita a quanto pare eh?»
«Mmmm, ci voleva proprio. Hai visto come tromba è un vero portento e ha un cazzo di una durezza incredibile, sembra che me la voglia scavare quando mi scopa. L’ho fatto venire tre volte hai visto?»
«Certo che ho visto, e ho pure sentito, sei proprio una troia.»
«Ma a te piace che lo sia vero amore? Guarda ho ancora un po' del suo brodo dentro, non ti va di leccarmi?»
Salii sul letto arrapato come un riccio, era talmente troia da farmi impazzire d’eccitazione solo parlandomi, mi stesi tra le sue cosce che aprì oscenamente e presi a leccarle la figa fino a che non ce la feci più e la scopai pure io.
«Amore non ti piacerebbe partecipare anche tu, sarebbe bello stare con due uomini, potrei provare a prenderne due contemporaneamente, sai che bello sarebbe!»
«No è bene che non sappia che io ne sia al corrente, in questo modo non andrebbe in giro a dirlo per paura che venga a saperlo.»
«Ma io voglio provare a farlo con due uomini, dai ti prego accontentami.»
Era diventata ingestibile, quando si ficcava in testa una cosa rompeva i coglioni fino a quando non riusciva nel suo intendo, così escogitai una cosa che avrebbe unito l’utile al dilettevole sperando di riuscirci.
Qualche giorno dopo parcheggiai l’auto nei pressi dell’officina, volevo parlare con Jamal ma dovevo accertarmi che non ci fosse il suo principale. Scesi dall’auto e passai davanti al bar, lo vidi seduto con altri tre a giocare a carte così mi diressi all’officina.
«Ciao Jamal,» mi guardò con uno sguardo tra il sospetto e il pauroso “forse pensava che fossi venuto a sapere…ma lo tranquillizzai subito” «Jamal ho bisogno di imbiancare il box e mi chiedevo se conosci qualcuno che possa venire a farlo, io non conosco nessuno.»
«Posso dirlo a mio zio, lui lo fa il sabato e la domenica come secondo lavoro, io gli do una mano.»
«Senti io sabato sarò via tutto il giorno ma c’è mia moglie, se volete passare per vedere il lavoro da fare potete passare anche al mattino basta che avvisiate prima.»
«Va bene» rispose lui, «dica pure alla signora che saremo lì per le nove.»
Quando glielo dissi quasi non ci credeva: «imbiancare il box? Perché?»
«Non avevi detto che volevi provarne due insieme? Ecco sabato ne avrai due, vedi tu come fare.»
«Ma viene con lo zio e magari è pure vecchio. E poi ti pare che il ragazzo si metta a fare queste cose insieme allo zio.»
«Be questo dovrà dipendere da te, se lo zio merita sai bene come fare a farli andare fuori di testa tutti e due, ma se non te la senti lasciamo perdere.»
«Ok, a che ora hai detto che arrivano?»
Quel sabato si alzò alle sette, facemmo colazione e poi se ne andò in bagno a docciarsi, si rase la passerina e quando finì mi chiamò per spalmarla di olio profumato e poi si vestì se così si può dire.” Indossò una camicetta che annodò sul davanti lasciando l’ombelico scoperto col seno in bella vista e una gonnellina con sotto solo uno striminzito perizoma. Rimanemmo in attesa che arrivassero e come la volta precedente lei li fece parcheggiare all’interno e chiuse il cancello, io mi ritrassi per non farmi vedere.
Altro che vecchio, lo zio era poco più vecchio di Jamal e di costituzione più grossa ma nell’insieme sembravano fratelli.
Dopo averlo presentato a mia moglie lei gli mostrò il box spiegandogli cosa voleva che facessero, oltre a imbiancare avrebbero dovuto chiudere dei buchi che avevo fatto erroneamente quando montai lo scaffale, prese la scala e salì fino in cima per mostrare dove fossero i fori da chiudere. Lo zio appena lei salì si mise sotto a guardare il panorama e diede una gomitata al nipote come a dirgli “guarda che roba”
Una volta finito di spiegare cos’avrebbero dovuto fare li invitò in casa per bere qualcosa di fresco e li fece accomodare entrambi in salotto. Quando si allontanò lo zio guardando Jamal si afferrò il cazzo da sopra il pantalone per mostrargli come l’avesse duro e il ragazzo ricambiò il gesto mostrando anche lui quanto fosse eccitato.
Renata tornò con un vassoio col tè freddo e tre bicchieri che appoggiò sul tavolo, li riempì prese il suo con solo due dita di bevanda e andò a sedersi sul divano che essendo profondo appoggiandosi con la schiena la gonna già corta gli risalì ancora di più scoprendo completamente le cosce che lei parlando allargò leggermente in modo che si vedesse il gonfiore della figa.
Quelli non stavano nella pelle, lei trangugiò le due dita di tè e si alzò nuovamente per prenderne ancora e facendolo si appoggiò a Jamal che non ce la fece a resistere e le mise la mano sotto la gonna e prese a palparle il culo. Lei lo guardò lo zio e sorridendo scrollò il capo: “questi ragazzi” disse mentre Jamal ormai con il testosterone a mille con l’altra mano fece uscire una mammella dalla camicetta e prese a succhiarla mentre lei guardò nuovamente lo zio sorridendo e lasciandolo fare.
A questo punto quello si alzò e avvicinatosi prese a palparla anche lui mentre lei per incoraggiarlo gli mise la mano sul cazzo che sentì di marmo.
Grandissima troia, li aveva tirati dentro come fosse una cosa normale, una vera conoscitiva di cazzi e se li voleva sapeva come fare.
Stando di schiena a Jamal questi le sfilò la mutandina, lei si mise a pecora e mentre quello iniziò a leccarla lei si mise a slacciare i pantaloni allo zio che quando liberò il cazzo lei si spaventò: “aveva un cazzo da cavallo”. Si alzò e lo guardò in viso allibita, Jamal si alzò e presala per mano si diresse in camera, stando in piedi la baciò mentre con la mano la sgrillettava facendole perdere la testa. In fretta e furia si spogliarono e si gettarono sul letto, le aprì le gambe e si mise a leccarla mentre facendola fremere di piacere, l’altro che li seguì si spogliò col cazzo asinino pendente tra le gambe. Salì sul letto e si avvicinò a Renata che a occhi chiusi si godeva le lappate intime di Jamal, prese il cazzo e gliel’appoggiò di traverso sul viso. Lei aprì gli occhi e d’istinto allungò la mano e lo strinse, lo sollevò per allontanarlo per poterlo guardare, stette così per qualche attimo poi lo avvicinò alle labbra e cominciò a leccarlo. Era enorme, mai visto un cazzo simile. Jamal si sollevò e si posizionò tra le sue gambe pronto a penetrarla, lei pronta aprì le gambe e si offrì. Urlò di piacere nel sentirsi penetrare e sollevò le anche per accoglierlo tutto. A bocca aperta cercava di dare piacere all’altro che cercava di ficcarle in bocca la cappella senza però riuscirci. Jamal lo tirò fuori e fece segno allo zio di mettersi al posto suo mentre lui si spostò e glielo mise in bocca. Renata avrebbe voluto guardare ma il ragazzo le teneva la testa piegata verso lui, sentì solo la grossa cappella premere sulla figa e lo sentì nitidamente entrare in lei. Liberò la bocca dal cazzo del ragazzo e urlò più che altro di paura mentre io ero paralizzato da quella scena che mi faceva impazzire d’eccitazione.
Lui rimase fermo con la sola cappella affondata in figa, lasciò che lei si sollevasse sui gomiti per guardare, lo fece ma evidentemente tranquillizzata dal non sentire dolore lo guardò spingere lentamente fino a che gli fu dentro per più della metà, allora si rimise giù permettendogli di proseguire. Quello spingeva adagio per verificare quando eventualmente fermarsi, attendeva che lo dicesse lei quando farlo ma non lo fece e lui si trovò col cazzo infilato tutto in figa e sembrò sorpreso.
«Me l’hai messo tutto?» Gli chiese Renata. «Si» rispose lui meravigliato.
Lei si rilassò e cominciò a muoversi adagio per godersi quella grossa novità.
Facevo fatica a crederci, ma cos’era senza fondo, come poteva aver preso un coso del genere senza fare una piega.
«Dai ora chiavami, fammi sentire quanto sei bravo.» Ma quando quello cominciò a perticarla sul serio gli mise una mano sul ventre: «fai piano, così mi rompi l’utero.»
Quando trovarono il ritmo la casa si riempì dalle urla di godimento di lei, il cazzo e il culo di lei erano diventati bianchi degli umori che le uscivano dalla vagina.
«Fermati» disse Renata allo zio, lo fece uscire e chiamò Jamal «stenditi qui» gli disse. Gli salì sopra a cavalcioni dandogli le spalle, afferrò il cazzo e se lo mise dentro mentre l’altro che era accanto se lo menava per tenerlo duro, solo quando lei si adagiò sopra Jamal vidi che se l’era messo nel culo, aprì le gambe e guardò l’altro come a invitarlo. Quello non fece mica pregare, si mise tra le loro gambe e preso in mano il cazzo lo puntò e iniziò a spingere piano fino a che lei sbuffando lo sentì penetrare e quando lo ebbe dentro quasi svenne dall’intenso orgasmo che ebbe e per un po' il suo corpo tremò come se avesse le convulsioni. Quell’orgasmo parve non avere mai fine perché continuò a gridare il suo piacere come un’ossessa e delle lacrime le rigarono il viso. Quei due la sbatterono per una decina di minuti fino a che prima venne Jamal e poco dopo lo zio. Il primo a tirarlo fuori fu quest’ultimo e dalla figa slabbrata le uscì prepotente un fiotto di sborra seguito da altro sperma che colando andò a depositarsi sui coglioni di quello sotto, quando lei si alzò dell’altra sborra le colò dal culo e questa andò ad aggiungersi all’altra ricoprendo il poveretto completamente di sborra.
Renata si alzò per prendere dal cassetto delle salviette per ripulirlo, faceva perfino fatica a stare in piedi, si tamponò con una salvietta e annaspò verso il bagno.
Quelli si ripulirono e si rivestirono in attesa che Renata tornasse. Uscì dal bagno con indosso una vestaglietta: «bene, allora ne parlo con mio marito che vi farà sapere quando fare il lavoro: va bene?» disse lei come se non fosse successo niente.
«Si va bene» rispose Jamal e si apprestarono ad uscire.
Uscii dalla stanza e la raggiunsi. «Spero che ti sia bastato» dissi, «dopo questo trattamento sarai a posto per almeno un mese.»
«Credi? Adesso che so cosa significa farlo con due cazzoni così avrò bisogno di farlo spesso, mi hanno devastato quei due, ma che bello, non ho mai goduto così tanto. Ma l’hai visto il cazzo dello zio, mi sembrava di avere dentro quello di un asino, però adesso non sto in piedi, mi hanno sderenata. Ti sei segato?»
«No, ero troppo preso a vedere che non ti accadesse nulla di spiacevole. Ma come hai fatto a prenderlo tutto, è una bestia, non ti ha fatto male?»
«Si un po' ma è proprio quello che mi ha fatto godere così tanto.»
«Amore sei diventata una vera puttana, quelle almeno lo fanno per mestiere, tu invece lo fai perché sei troia dentro.»
«Si lo so, e pure rotta in culo» disse abbracciandomi. «Mi piace un sacco quando mi dai della troia, forse lo sono davvero.» Mi guardò sorridendomi e mi cacciò la lingua in bocca. «Ora vieni che ti svoto le palle, ho voglia di bere anche la tua sborra.» Non le era ancora bastato.
A metà settimana mi chiese se mi ero messo d’accordo con loro per l’imbiancatura e le risposi che era stato tutto organizzato per il sabato a venire e che li aspettavo per le sette in modo che finissero per mezzogiorno.
«E quindi ci sarai anche tu?»
«No, prima che finiscano gli dirò che devo uscire per impegni. Potresti preparargli da mangiare, non vorrei che per la fame se ne andassero via.»
«Oh Dio! Non ci avevo pensato, ma certo, gli dirò di fermarsi per un piatto di pasta che dici?»
«Si brava, e fagli fare pure la doccia che con questo caldo quando finiranno saranno sudati mica da ridere, metterò una telecamera anche in bagno così nel caso volessi andare a dargli una mano io potrò vedere cosa succede.»
«Amore tu dici che sono una puttana, bene se io sono una puttana sappi che tu oltre a essere un gran cornuto sei un porco pervertito.» E mi baciò come sa fare lei infilando la mano nella cintola mi afferrò il cazzo che divenne subito duro.
A 44 anni mi ritrovavo con una moglie di 37 anni pazza per il sesso e mi piaceva un casino accontentarla procurandogli uomini che le facevano di tutto trattandola da troia come piaceva a lei e farla godere fino a sfinirsi. Piaceva a entrambi e non vedevamo l’ora che arrivasse sabato.
Era tutto pronto, piazzai la microcamera ben nascosta in bagno e la provai dicendo a Renata di fare un giro per vedere che tutto funzionasse. Lei apparve nell’inquadratura e guardò verso il teleobbiettivo, mi mandò un bacio e mi salutò con la mano facendomi il segno delle corna: “adorabile pazza.”
Arrivarono puntuali, scaricarono i loro attrezzi e si misero subito al lavoro. Laura si alzò verso le otto e mezza, in vestaglia aprì dall’interno casa la porta che portava in garage e li salutò: «vi andrebbe un caffè?» Quelli accettarono volentieri e dissi a Renata che l’avrei preso anch’io volentieri. Mi venne accanto e sfiorandomi l’orecchio disse: «amore sono io quella che lo deve prendere volentieri non tu.» Si voltò e andò a preparare il caffè.
I due lavoravano senza fermarsi, erano le 10,00 e avevano già fatto più della metà del lavoro, gli dissi che io sarei dovuto assentarmi e per qualsiasi cosa avrebbero potuto rivolgersi a mia moglie, aggiungendo che gli avrebbe preparato qualcosa per pranzo. «Grazie» rispose Jamal, «ci sarà anche lei a pranzo?»
«No purtroppo no, devo andare a Lecco e pranzo con un cliente perché nel pomeriggio dovremo sbrigare delle pratiche e sarò a casa per l’ora di cena. Mi spiace lasciarvi da soli.»
«Non si preoccupi, non siamo soli c’è sua moglie.»
«Si è vero, tanto c’è lei nel caso aveste bisogno. Arrivederci.»
Mi ritirai nella camera adibita a sala controllo e li vidi contorcersi dal ridere. “Che sfacciati bastardi, mi prendevano per il culo pregustandosi già il dopo pranzo, be non potevo certo biasimarli…”
Quando finirono pulirono dappertutto e rimisero le cose al loro posto, poi caricarono l’attrezzatura sul mezzo e si tolsero le tute.
«Venite ragazzi, andate pure a farvi una doccia, vi porto degli asciugamani puliti.»
I due entrarono tutti e due nella doccia e mentre si lavavano Renata entrò con gli asciugamani che appoggiò sul mobiletto poi con le mani sui fianchi si mise a guardarli:
«i miei cavalli» disse compiaciuta.
Lo zio di Jamal la tirò a sé e le slacciò la vestaglia che finì per terra, non portava neanche lo slip, era completamente nuda. Quello la tirò dentro in doccia e prese a limonarla. Sentendo le loro mani e i loro cazzi duri su di sé le venne subito voglia, si girò a pecora davanti allo zio e quello che non aspettava altro le fiondò dentro la sua pertica. Per lei fu subito goduria allo stato puro, era una settimana che aspettava e finalmente oggi ne avrebbe fatto una scorpacciata. Jamal vista la situazione glielo mise in bocca ma era tanto presa dalla penetrazione che stava subendo che quasi non si accorse di averlo in bocca. Non durarono a lungo ma fu sufficiente a farla godere varie volte, lo zio le riempì la figa mentre il ragazzo le sborrò sul viso imbiancandolo di sperma. Si lavarono e se ne andarono nudi in cucina dove lei preparò la pasta.
Non ebbe neanche il tempo di sparecchiare che quelli gli furono addosso e lei ridendo felice corse in camera e si gettò sul letto subito imitata dagli altri due e lì cominciò il più bel film porno che avessi mai visto in vita mia. Le saltarono letteralmente addosso e presero a baciarla e accarezzarla dappertutto, lei distesa gli lasciava fare qualsiasi cosa abbandonatasi letteralmente a loro.
Le fecero di tutto facendola godere come non mai e quando uno, era in procinto di godere si fermava cedendo il proprio posto all’altro in modo da riprendersi ed è
proprio questo che non immaginavo accadesse.
Jamal con lei a pecora la teneva per i fianchi e la stava inculando ferocemente e visto che era già da un po' che si teneva questa volta non ce la fece e le esplose dentro il suo piacere facendola godere. Prima di sfilarlo da dentro fece segno allo zio di prendere il suo posto. Già dall’altra volta quello aveva tentato di metterglielo nel culo ma lei non volle a causa delle dimensioni del suo cazzo. Jamal si sfilò da dentro e lo zio ne prese il posto, quello glie lo appoggiò subito sull’ano per impedire allo sperma di uscire perché lo sperma la teneva lubrificata agevolando la penetrazione e così fu
Lei con addosso ancora lo strascico dell’orgasmo troppo tardi si accorse di quanto stava succedendo e solo quando sentì la massa di carne spingere per entrare si accorse di ciò che stava accadendo ma era troppo tardi. Quello infoiato com’era non ebbe nessuna accortezza, glie lo ficcò nel culo e glielo spinse dentro fino alla radice.
Lei non potè nulla, trattenne il fiato per il tempo che servì a lui di penetrarla e quando realizzò che il bacino di lui era contro il suo culo capì di averlo dentro tutto e solo allora allora urlò.
Quello doveva essere talmente infoiato che non pensò neanche per un momento di fermarsi ma iniziò a incularla senza freni. Jamal intanto si era disteso davanti a lei che vedendo il suo cazzo gommoso lo prese e se lo portò alla bocca.
Non credevo ai miei occhi, quando la vidi prendere il cazzo e succhiarlo mi arresi.
Faceva una fatica boia a farlo perché quello da dietro la sballottava come una bambola di pezza e visto che si era adattata al suo manganello la prese in più posizioni e la finì stendendola a pancia in giù e tenendole le chiappe aperte glielo cacciò dentro tutto e grugnendo come un maiale i svuotò i coglioni dentro di lei che sentendolo sborrare con dei versi animaleschi venne per l’ennesima volta.
Quando lo zio di Jamal si sfilò da Renata si accasciò sul letto di fianco a lei col cazzo appoggiato sulla pancia tanto lungo e grosso da coprire l’ombelico. Dire che il culo di lei sembrava una voragine sarebbe un eufemismo, faceva paura, era rimasto aperto e ricordo che pensai non sarebbe più tornato come prima. Si abbassò verso quell’ammasso di carne lucida di sborra e preso in mano iniziò a leccarlo e a ripulirlo di tutto lo sperma che lo ricopriva. Jamal intanto con una salvietta raccolse lo sperma che le colava sulle cosce e le tamponò il culo.
«Brutto monello» disse rivolta al cazzo che teneva in mano, «me l’hai fatta eh? Alla fine ti sei preso il mio culetto brutto porco che non sei altro» e lo riempì di baci su tutta la lunghezza.
«Ora vado a rinfrescarmi, voi intanto riprendetevi che quando ritorno facciamo la doppia.»
“Non potevo crederci, ma com’era possibile che ne volesse ancora.”
Anche loro andarono a lavarsi, poi tutti e tre andarono in cucina a bere qualcosa di fresco. Vedere Renata nuda con quel suo magnifico corpo coi sandali neri tacco 12 me lo fece tirare nonostante fossi già abbondantemente venuto.
Dopo essersi dissetata si guardò e gli fece segno di seguirla in camera. Quelli la guardarono fino a che sparì in camera da letto, solo allora si guardarono e la loro espressione la diceva lunga per la sua bellezza, non gli sembrava cero di farsi una donna così.
Cominciarono a giocare e lei fu brava a fargli subito rizzare i cazzi, e quando pensò che era abbastanza fece stendere lo zio sulla schiena, si bagnò l’ano con la saliva e dandogli le spalle gli salì sopra e se lo mise tra le chiappe, lo centrò e cominciò a farselo scivolare dentro fino a che non fu seduta su di lui, si distese e aprì le gambe invitando Jamal a penetrarla in figa.
Questa volta però la sconquassarono. Il fatto che fossero già venuti gli permetteva di resistere e andarono avanti almeno un quarto d’ora, la sventrarono. Godette urlando il suo piacere come non mai ma alla fine cedette e li pregò di venire perché non ce la faceva più. Quando finalmente prima uno e poi l’altro vennero, lei si lasciò cadere sulle lenzuola fregandosene del fatto che li stava imbrattando di sborra, era la prima volta che la vedevo sfinita, non che loro stessero meglio.
Li pregò di andarsene perché era stanca, «andate ve lo apro io il cancello.»
Entrai in camera e mi sedetti sul bordo del letto, mai l’avevo vista conciata così, era davvero distrutta, finalmente quei due l’avevano annientata. «Amore vuoi che ti faccia venire» mi chiese. “Non potevo crederci.”
«Non è il caso» dissi, «sei distrutta lascia stare, lo faremo quando sarà il momento.»
«Ho sporcato tutte le lenzuola» disse, «guarda quanta ce né» disse guardando le lenzuola ricoperte di sperma, «dovrò fare il cambio, fosse per me ci dormirei sopra, senti che profumo» disse toccando le lenzuola bagnate da grumi di sperma.
Quella notte dormì come un ghiro, si svegliò il giorno dopo che erano le 14, ancora assonnata mi chiese se avessi voglia, l’aveva nel DNA.
Da allora ci divertiamo spesso con Jamal e suo zio, ora non ci sono più segreti e anch’io partecipo ai giochi che avvengono esclusivamente il sabato notte, si gioca e si dorme insieme e il più delle volte si riprende pure il mattino, io però mi limito a filmare. Finalmente è appagata e io pure, ora mi lascia in pace e ho ripreso a vivere.

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