RACCONTO TITOLO: VACANZE IN SARDEGNA-1 
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VACANZE IN SARDEGNA-1


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VACANZE IN SARDEGNA-1

by cp58mi
Visto: 874 volte Commenti 3 Date: 10-01-2021 Lingua: Language

Vacanze in Sardegna1



PRESENTAZIONE
Siamo una coppia Lombarda, di 44 anni io e 37 mia moglie a detta di tutti una gran bella gnocca appetitosa. Più volte alcuni suoi colleghi e anche alcuni mariti delle sue amiche tra il serio il faceto ci hanno provato e buon per me senza risultato.
Perché? Perché oltre ad essere una bella donna è molto esibizionista e le piace vestire in modo da attirare gli sguardi, è nella sua natura e le piace mostrarsi. È una mora coi capelli corti come un maschietto, ma le forme voluttuose che madre natura le ha donato e i suoi modi di porsi spinge qualsiasi maschietto a provarci pensando che sia una preda facile da abbordare.
Lei di questo ne gode e le piace provocare suscitando gli sguardi delle mogli contrariate dal fatto che i loro uomini la guardino e se la ride.
Come dicevo è un’esibizionista convinta, lo fa sapendo che anche a me piace che la guardino con occhi vogliosi, sa che mi piace vederla desiderata e quei sguardi mi fanno sentire fortunato ad avere una donna tanto bella quanto un po' zoccola.
Riguardo al sesso, come molte coppie anche noi abbiamo le nostre fantasie e spesso ci piace pensare mentre facciamo all’amore a un terzo insieme a noi, lo pensiamo giovane e superdotato che la prenda da dietro mentre è intenta a farmi un pompino. Questa cosa arrapa tutti e due all’inverosimile e a quel punto scopiamo come fossimo due amanti, lei gode così tanto da bagnarsi in modo indescrivibile.
Tutto questo mi ha portato più volte a proporle di mettere in pratica questa nostra fantasia ma nonostante so che le piacerebbe farlo “lo si capisce da quanto gode quando ne parliamo”, dice sempre di non sentirsela.


INIZIO RACCONTO
Quell’anno per le nostre vacanze di metà settembre prendemmo in affitto una piccola villetta in Sardegna in un paesino prospiciente il mare.
Era carina e riservata con un giardino il cui fronte era una balaustra con il bodo e colonnine in cemento che lo sorreggeva e che dava direttamente sul mare, sui due lati invece era chiusa da un’alta cinta di mattoni coperte di edera rampicante. Il giardino ben curato si affacciava su un piccolo porticciolo privato per le imbarcazioni da diporto dei villeggianti e la vista spaziava sul mare dai tratti verde azzurro.
Finito di farci visitare la casa, il proprietario si affacciò dalla ringhiera che dava sul piccolo porticciolo e chiamò un ragazzo giù da basso facendogli cenno di raggiungerci.
Era un giovane poco più che vent’enne di nome Omar, era di origine egiziana. Lo teneva con lui come tutto fare e oltre a curare le barche all’ormeggio faceva dei piccoli lavoretti per chiunque ne avesse bisogno. Con la pelle scurita dal sole e il fisico scolpito risultava essere proprio un bel ragazzo e a guardarlo portava alla mente i bronzi di Riace.
Saltati i convenevoli, il padrone di casa ci disse che di qualsiasi cosa avessimo avuto bisogno avremmo potuto rivolgerci a lui che abitava in un appartamentino affianco a noi e prima che tornasse ai propri compiti gli disse che se pescava dei buoni pesci di offrirceli per farceli assaggiare.
Il ragazzo taciturno fece un cenno affermativo col capo, salutò e tornò alle sue faccende. Mia moglie lo seguì con lo sguardo fino a che scomparve alla vista.
Mi accorsi che intanto che era lì con noi aveva evitato di guardare mia moglie, forse l’aveva intimidito il modo in cui era vestita, aveva indosso una maglietta dalla quale si intravedevano i capezzoli pronunciati che premevano sul tessuto, a differenza invece del padrone di casa non le aveva staccato gli occhi di dosso.
Una sera tardi Omar tornato da pesca ci portò del pesce da grigliare e visto che ce n’era in abbondanza lo invitammo per la sera dopo a cenare con noi, ma con una scusa declinò l’offerta.
Mi accorsi della delusione di Renata e ne ebbi conferma quando lui se ne andò:
«Che c’è dissi, sembri delusa.»
«Si rispose, mi avrebbe fatto piacere averlo con noi a cena, in fondo ce l’ha portato lui il pesce, secondo me ha detto di no perché è timido, mi sa che sono io che lo metto in soggezione, è giovane e mi sono accorta che non mi guarda mai, per me è timido , ma sono sicura che gli piaccio, stamattina mentre facevo la doccia in giardino l’ho visto passare che andava al porticciolo, mi ha vista e credendo che non l’avessi visto è rimasto dietro al parapetto a guardarmi.»
«Eri nuda?»
«Quasi, avevo su solo il tanga, ho fatto finta di non accorgermi di lui pensando e ho lasciato che mi guardasse e che magari si eccitasse.»
«Bè ci vuole poco per accertarsene, se vuoi vederlo eccitato tu sai come fare.»
«E sarebbe?»
«La prossima volta che ti capita di vederlo ti fai trovare ancora in giardino sotto la doccia e quando passa trovi una scusa e lo chiami.»
«Lo chiamo? E per cosa?»
«Che ne so, trovi una scusa e vediamo un po' che fa.»
«Mah! Non so. Però lo so cos’ hai in mente, vuoi che lo provochi per vedere se lo faccio eccitare è vero?»
«Si, a te non ti piacerebbe vedere se si eccita per te? Sai di essere una bella figa e lo so che ti piacerebbe eccitarlo sbaglio?»
«No non sbagli. Il fatto che mi eviti mi disturba e oggi pomeriggio quando passa per andare al porticciolo vedrò di intercettarlo così vediamo che fa.»
Al solo pensiero che avrebbe mostrato al ragazzo le sue grazie me lo fece venir duro, non l’aveva mai fatto e glielo gli feci vedere com’ero eccitato. Per tutta risposta mi diede del porco pervertito. Le dissi che sarei salito sul terrazzo per vedere che faceva senza che lui mi vedesse.
La toccai tra le gambe e mi accorsi che era già umida, mi strinse il cazzo e con la faccia da porca disse: «che vuoi, lo sai che piacciono anche a me queste cose,
un conto è mettersi gli abitini sexy e un altro è mostrarsi, voglio provare. Mi spiace solo che sia un ragazzino, ma in vacanza mi sento più libera che in città.»
«Si ma guarda che quello non è tanto ragazzino, da come riempie i bermuda si direbbe che sotto sia ben fornito e se tanto mi da tanto quello deve aver sotto un tarello mica da ridere.»
«È vero rispose lei ridendo, me ne sono accorta anch’io, vedrò di accertarmene» e rise.
Andai sul terrazzo e stesi un asciugamano davanti allo scolmatore dell’acqua piovana, da li avrei potuto vedere tutto senza essere visto.
Renata in sua attesa si era stesa a prendere il sole con indosso solo il perizoma, il suo corpo abbronzato risaltava sull’asciugamani giallo e dall’espressione attenta si intuiva quanto fosse in trepida attesa di vederlo passare.
Doveva piacerle un sacco questa storia imbastita alla bene e meglio, non l’avevo mai vista tanto determinata ed ero curioso di vedere cos’avrebbe fatto.
Poi la sentii chiamarlo.
«Buongiorno signora ha bisogno disse lui affacciatosi al muretto.»
«Si Omar ho bisogno di una cortesia puoi venire un attimo per favore?»
Omar Scavalcò agilmente con un salto il parapetto e fu in giardino, lei si alzò e quando la vide con il seno all’aria si bloccò.
Lei si comportandosi con naturalezza disse: «Omar mio marito è andato in paese e avrei bisogno che mi controllassi il contenitore dell’acqua della doccia del giardino, non so come riempirlo e non vorrei che si svuotasse, sai con questo sole restare senz’acqua...»
«Bella scusa» pensai. Lui si allontanò per controllare e quando tornò era ancora imbarazzato e parlando senza guardarla direttamente le disse che l’aveva colmato.
Lei lo ringraziò e vedendolo timido gli disse: «Vieni siediti qui e gli indicò la sdraio, vado a prendere del tè fresco che con questo caldo è quello che ci vuole.»
«No no, » Rispose pronto lui accingendosi ad andarsene, ma lei trattenendolo per un braccio disse: «ma che fai, mi offendi se fai così, dai siediti qui che torno subito, beviamo qualcosa insieme e poi vai.» E se ne andò sculettando con gli occhi di lui puntati sul filo del perizoma che aveva infilato tra le chiappe.
Tornò con due bicchieri colmi di tè freddo con le tette che ballavano libere. Gli porse il bicchiere colmo e si sedette accanto iniziando curiosa a fargli delle domande tipo da quanto tempo era lì, se aveva amici, una ragazza ecc.
Con gli occhi bassi e imbarazzato lui le rispose di non avere nessun amico né una ragazza perché era sempre preso e che il poco tempo libero lo passava in barca a pescare.
Fingendo stupore lei gli mise una mano sulla gamba.
«Ma come, un ragazzo così carino che potrebbe avere tutte le donne che vuole passa il suo tempo in barca tutto solo, perché non ti porti una ragazza a farti compagnia.»
Omar imbarazzato anche dal fatto che aveva una sua mano appoggiata sulla coscia rimase in silenzio.
«Mamma mia che caldo» fece lei alzandosi, «guarda, anche tu sei sudato.»
«Vieni con me disse porgendogli la mano che lui prese.»
Gli fece posare il bicchiere e lo trascinò fin sotto la doccia.
Aprì l’acqua e il getto li investì, Renata fece un gridolino al contatto con l’acqua fredda e si tenne a lui sotto l’acqua a rinfrescarsi, poi prese del bagno schiuma, ne mise un po’ sul petto e prese a spalmarsi il seno davanti a lui guardandolo negli occhi in maniera sensuale. Poi se ne versò dell’altro sulla mano e glielo mise sul petto cospargendolo bene e Omar continuò a farlo per conto suo. Poco dopo gli andò dietro e glie la mise sulla schiena e iniziò a lavarlo d dietro.
Omar ebbe un sussulto quando sentì le sue mani toccarlo, ma non si ritrasse.
Dall’alto però notai che i bermuda in mezzo alle gambe si era gonfiato in maniera impressionante, “avevo ragione a pensare che doveva essere ben dotato, questo lo dimostrava.”
Anche Renata quando gli fu di fronte se ne accorse e facendo finta di niente per non imbarazzarlo ulteriormente prese la confezione di bagno schiuma e glie la passò dicendogli se per favore le lavava la schiena.
Lui impacciato ne versò un po’ e la insaponò.
Era eccitante vedere come riusciva a manipolarlo, vedere poi l’erezione di lui a un palmo dal culo di lei mi faceva venir voglia di menarmelo da quanto mi ero arrapato a vederli.
Sembrava ci fosse un serpente nei bermuda, si muoveva a scatti e sembrava quasi volesse uscire tanto la tela era tesa, sembrava dovesse scucirsi da un momento all’altro.
Lei sempre di schiena abbassò il busto per sciacquarsi le ginocchia e col sedere si appoggiò sul bastone, si voltò di scatto come se fosse sorpresa e gli fece notare quanto fosse eccitato.
«Caspita! Disse, oltre a essere carino sei pure ben messo» e guardandolo negli occhi gli afferrò il cazzo da sopra i bermuda.
Lui più impacciato che mai non sapeva che fare e Renata per non forzare le cose tornò a mettersi di spalle dicendogli di continuare a lavarle la schiena.
Ma il ricordo del grosso cazzo fu più forte della ragione e tornò a girarsi verso di lui, gli cosparse il torace di bagnoschiuma e se ne mise anche lei sul seno, prese le mani di lui e le mise sul suo seno dicendogli di lavarla mentre lei si mise a lavargli il torace.
Al contatto delle sue dita i capezzoli si allungarono e si inturgidirono e sul suo viso apparve la gioia per quella piccola vittoria ottenuta. “Più tardi mi disse che la cosa che più le piaceva di Omar era la sua timidezza e l’incertezza delle sue mani mentre la toccava.
Prese dello sciampo e glie ne mise un po’ sui capelli e mentre lui se li insaponava lei prese i bordi dei bermuda e glieli abbassò fino alle caviglie.
«Mamma mia, ma così hai qui.» Disse ammirando quel giovane e grosso cazzo turgido.
Passò qualche secondo prima che Omar si potesse togliere la schiuma dagli occhi e nel frattempo il suo cazzo svettava turgido nelle mani di lei che sapientemente lo accarezzava sotto il getto dell’acqua. Omar fece per tirarsi su i mutandoni ma lei lo fermò: «Lascia stare, anch’io sono nuda, non c’è niente di male e poi qui siamo solo noi due.»
Omar però tentava in ogni modo di coprirsi ma Renata lei non glielo permetteva e cominciò a menarlo guardandolo dritto negli occhi.
«Toccami a tu gli disse prendendogli la mano e mettendosela tra le gambe.»
Quando Omar cominciò a palparla dappertutto lei si rilassò sapendo che ora non sarebbe più scappato e poco dopo si abbassò davanti a lui restando incantata a guardare quel grosso e giovane cazzo che teneva in mano. «E‘ meraviglioso disse, questo è il sogno che ogni donna vorrebbe provare e sono contenta che sia io a farti quest’effetto.»
Lui rosso in viso non rispose e lasciò che lei se lo portasse alla bocca.
Renata però si accorse che così facendo il ragazzo non avrebbe resistito ancora per molto e si alzò, gli diede le spalle e preso il cazzo se lo mise tra le cosce, le richiuse e tenendo con le mani la punta che usciva prese a muoversi gustandosi la grossa verga che gli sfregava le labbra della figa.
Il ragazzo ora perse ogni indugio e iniziò ad assecondare i movimenti di lei simulando la scopata.
Lei persa nel piacere di sentire il grosso pene scorrerle tra le gambe iniziò a muovere il culo con più frenesia e schioccava ogni volta che lui spingeva tenendola per le tette stretta a se.
Con in mano il cazzo che fuoriusciva dalle cosce si accorse che stava diventando ancora più duro, abbassò lo sguardo e vide la cappella violacea gonfia e capì che stava per venire.
Infatti cominciò a ansimare sempre più velocemente, Renata con la punta delle dita prese a solleticargli il frenulo mentre l’altra la mise a cucchiaio davanti alla cappella per raccogliere il godimento di lui che presto sarebbe uscito.
Un istante dopo vide il suo seme riempirle la mano bianco e cado e le dispiacque tutto quello spreco, la prossima volta avrebbe fatto in modo di non sprecarlo così.
Renata si sciacquò sotto l doccia poi prese il cazzo e lo lavò a due mani come fosse un bambino, era rimasto grosso e lungo e lei gli sussurrò qualcosa all’orecchio che non sentii, gli diede un bacetto sulla guancia gli lasciò che si rimettesse i bermuda, poi lo salutò e lo lasciò andare.
Attese che si allontanasse prima di farmi cenno di scendere.
Quando mi sedetti accanto a lei la prima cosa che fece fu quella di infilarmi la mano nel mio costume da bagno.
«Ma sei tutto impiastricciato» e annusando le dita disse: «Ma sei venuto brutto porco che non sei altro, ti sei fatto una sega.»
«Si risposi senza vergogna, mi sono segato, vedere quanto sei troia mi ha eccitato in modo bestiale che non ho resistito e me lo sono menato.»
Mi sembrò volesse rispondermi per le rime invece esordì con: «Hai visto che razza di bestia ha sotto il ragazzino, è incredibile non ho mai visto un cazzo così, Dio quant’è bello!»
«Adesso però ho una voglia matta di prenderlo disse, un conto è sentirlo tra le cosce un altro è sentirlo dentro.»
Mi spinse giù e si mise a ciucciarmelo per farmelo venir duro, non ci volle molto e una volta pronto mi salì sopra e se lo infilò dentro dicendo: «Aaaaa siii, è proprio quello che ci vuole. Chiavami e fammi godere.»
Mentre mi era sopra e mi scopava pensava certamente a lui perché continuava a dire: «Siii daaaiii spaccami la figa, fammelo sentire tutto, mmmmmm com’ è groooossooooo siiiii.» E con le chiappe tremanti venne bagnandomi tutto dei suoi umori.
Quando finimmo le chiesi se stava pensando a lui mentre lo facevamo e senza vergogna mi rispose di si.
«Non riesco a togliermelo dalla testa, mamma mia che bel cazzo.»
«Non avrai mica in mente di scopartelo» Chiesi sperando in una sua risposta affermativa.
«Amore mi piacerebbe davvero farlo.» poi come se pensasse ad alta voce aggiunse:
«però è un ragazzino, come faccio.»
«Ragazzino? Ti sembra che sia un cazzo da ragazzino quello? Ti sono sempre piaciuti i cazzi dei porno star dei fimini porno perché sono grossi e ora che hai l’occasione di averne uno tutto per te ti fai le menate?
Rimase a pensare e poi disse:
«Ma tu me lo faresti fare, saresti d’accordo se me lo facessi.»
«Ma si, ma chi se ne frega, siamo in ferie e qui non ci conosce nessuno, una volta tornati a casa e chi s’è visto s’è visto.»
Lei mi guardò fisso negli occhi e con determinazione disse:
«Amò, guarda che io non sto scherzando, va che me lo scopo davvero quello lì.»
L’avevo ancora in figa e quelle parole ebbero l’effetto di farmelo nuovamente venir duro. Lei sentendolo crescere dentro prese a muoversi e scopammo ancora.
Quel pomeriggio in spiaggia mi venne l’idea di come fare per creare l’occasione per farli stare insieme, mi sembrava una buona idea e gliela dissi.
«Amore perché non gli dici che ti piacerebbe andare con lui una sera a pesca, a quell’ora non c’è in giro nessuno e se anche qualcuno che ti vedesse andare in barca non lui non ce ne fregherebbe un cazzo, tanto qui non conosciamo nessuno.
«Da sola? E tu?»
«È meglio se vai da sola, se venissi anch’io non si farebbe niente, gli dici che soffro il mal di mare e che preferisco starmene a casa.»
«E quello secondo ci crede?»
«Anche se non ci crede se non è un coglione accetterà di sicuro. In caso contrario troveremo qualcos’altro, ma non credo ce ne sarà bisogno, dopo quello che è successo vorrà portarti più che volentieri.»
Il mattino dopo lo trovammo al molo che sistemava una barca, ci fermammo a salutarlo e lei gli disse del suo desiderio di andare una sera a pesca con lui perché era curiosa.
Sorpreso lui fece un cenno affermativo e disse: «Va bene, se vuole io di solito esco verso le otto, ci troviamo qui e vi porto a pesca con me.»
«No no dissi pronto, io non vengo. Viene solo lei perché io soffro il mal di mare e niente al mondo mi farebbe mettere piede su una barca. No, l’accompagno qui e poi me ne torno a casa.»
E così feci. All’ora prestabilita l’accompagnai al porticciolo, lui era già li in barca ad aspettarci.
Lei con indosso un pantaloncino ricavato da un leggins aderentissimo che mostrava in modo evidente il sesso (era senza mutandine) con sopra una camicetta allacciata in vita con un nodo. Aveva con sé una borsa con dentro un golf e una copertina nel caso avesse avuto freddo, salì in barca e si allontanarono salutando con la mano.
Aspettai il loro ritorno affacciato al parapetto di casa e quando vidi la barca entrare nel porticciolo erano 23,30. Lei con la borsa e il golfino indosso per ripararsi dalla frescura mi vide e mi salutò con la mano, attese che lui finisse di ormeggiare la barca e s’incamminarono verso casa.
«Ciao la salutai appena entrò: allora com’è andata chiesi trepidante di speranza.»
Appoggiò la borsa per terra e giratasi verso me mi mostrò quanto fossero bagnati i leggins in mezzo alle gambe e disse: «Amore tu non ne hai idea, non puoi neanche immaginare cosa voglia dire farsi scopare da un affare così, non hai idea cosa voglia dire per una donna farsi prendere con un’irruenza che solo un giovane può darti e se poi è dotato come lo è lui diventa una cosa che ti fa perdere la cognizione del tempo. Non hai idea di quanto ho goduto, sono sfinita mi ha distrutta, pensa che veniva e gli restava duro. Solo dopo la terza gli si è un po’ ammosciato.»
«Ne ha fatte tre? E dove l’avete fatto in barca o siete scesi a terra.»
«In barca, l’abbiamo fatto in barca. Siamo andati al largo che quasi si faceva fatica a vedere le luci del paese, ha spento il motore ed è rimasto a guardarmi sapendo che non ero andata li per la pesca, ma vedendo che non si muoveva mi sono tolta la camicetta e il pantaloncino e sono rimasta nuda, gli ho teso la mano e quando mi è venuto vicino gli ho slacciato i pantaloncini ed è venuto fuori il cazzo già duro, l’ho fatto sedere al posto mio e ho cominciato a fargli un pompino che si ricorderà tutta la vita perché è stata la prima volta che veniva in bocca a una donna e per questo ha goduto tantissimo.»
«L’hai tenuta o l’hai sputata in mare?» Glie lo chiesi perché con me faceva così, correva in bagno e se ne liberava nel lavandino.
«Solo un po’, ne ha fatta così tanta che per non soffocare ne ho ingoiata buona parte, solo alla fine sono riuscita a sputarla ma ce n’era rimasta poca.»
«E poi?»
«E poi non ci crederai ma gli era rimasto duro, come se non fosse venuto e siccome ne avevo una voglia pazzesca l’ho fatto restare seduto e gli sono salita sopra.
Appena ho cominciato a sentirlo ho avuto il primo orgasmo, era incredibile sembrava come se stesse sverginandomi un’altra volta e senza pensarci ho perso la testa e l’ho preso tutto come faccio con te. Solo quando mi ha urtato l’utero mi son resa conto di come l’avesse grosso ma mi ci sono abituata subito ed è stato bellissimo e ho goduto tantissimo.»
«Hai detto che ne ha fatte tre, compreso il pompino però.»
«No con quello sono quattro. Dopo la seconda stavamo rientrando, lui al timone e io seduta a prua che mi asciugavo tra le gambe prima di infilarmi i leggins che poi ho indossato, ma quando l’ho guardato l’aveva in mano ancora duro.»
«Ancora? Chiesi con la voglia che mi era salita all’inverosimile.»
«Gli sono andata vicina e glie l’ho preso di nuovo in bocca ma col movimento della barca gli ho fatto male coi denti allora lui ha spento di nuovo il motore, mi ha fatto appoggiare con le mani sul bordo della barca, mi ha abbassato i leggins senza togliermeli e mi ha presa da dietro impalandomi. E’ stato bellissimo come l’ha fatto, mi ha presa come se fossi cosa sua e stando a pecora m’è piaciuto tantissimo, in quella posizione mi ha letteralmente riempita e mi ha fatto godere ancora più di prima tanto che quando è stato il suo momento gli ho detto di venirmi dentro perché stavo avendo un altro orgasmo e non volevo che lo interrompesse, è per questo che ho i pantaloncini bagnati.»
«Che troia che sei, non sai nemmeno chi è e ti fai venire dentro senza neanche sapere se è sano o portatore di qualche malattia.»
«Stai tranquillo. Io sono stata la sua seconda esperienza, fin’ora l’aveva fatto solo con una signora che era in vacanza qui dove siamo noi.»
«Ah dissi, hai capito il furbetto, si scopa le signore in villeggiatura, mica scemo il ragazzo!»
«Ma no, pare che la signora in questione fosse avanti con l’età, pare sui 60 anni ma ancora piacente e trascurata dal marito al quale pare che piaccia la carne fresca. Un giorno andò da lei per un lavoretto di casa e lei gli diede 100 euro un po' per il disturbo e un po’ perché giocasse un po’ con lei. Disse che non ebbe il coraggio di dirle di no anche perché i soldi gli facevano comodo.»
«E quindi lo fece solo quella volta?»
«No, ogni volta che il marito usciva coi nipotini lo chiamava e gli dava dei soldi perché la facesse felice e andò avanti per due settimane.»
«Ci resta ancora una settimana prima di partire e voglio vederti scopare con lui dissi.»
«Amore se fosse per me ti accontenterei, ma lui non accetterebbe mai di farlo, se ci sei tu si bloccherebbe, in fondo è un timidone.»
«Va bene risposi, so io come fare. Gli dici che sono andato in città e che farò tardi, così te lo porti a letto e io torno e vi sorprendo sul fatto.»
«Ma così lo farai cagare addosso dalla paura.»
«Non se resto calmo e tu lo tranquillizzi, mi spoglio pure io e lo metto a suo agio.»
Il giorno successivo avvisò Omar che quel pomeriggio sarei stato assente e se voleva poteva andare a trovarla. Lui accettò dicendo che avrebbe tenuto d’occhio la casa per vedere quando sarei uscito per avere via libera.
Vero le 14,30 uscii di casa e lo incrociai, gli dissi che andavo in città per delle seccature e lo salutai. Feci un giretto di un quarto d’ora e tornai verso casa.
Silenzioso entrai dalla porta finestra della cucina e appena dentro sentii i loro sussurri e i gemiti di lei provenire dalla stanza da letto. Mi avvicinai con cautela per non tradire la mia presenza e li vidi, lei in posizione da missionaria a gambe aperte con lui sopra che la fotteva. Tornai silenziosamente sui miei passi, uscii da dove ero entrato e rientrai dalla porta d’ingresso facendo rumore per farmi sentire.
Una volta dentro mi fiondai in camera e vidi lui affaccendando che cercava di infilarsi i pantaloni.
Rimase ammutolito, con i pantaloncini in mano cercava di coprirsi i genitali mentre mia moglie fingendosi sorpresa mi chiese come mai fossi li.
«Ho perso il pullman risposi e l’altro passa tra due ore.»
«Ma bene continuai, non faccio in tempo ad allontanarmi che ti trovo a letto coi ragazzini.»
Omar era terrorizzato, e non sapeva che reazione avrei avuto e inoltre se la cosa si sarebbe risaputa il padrone di casa l’avrebbe cacciato via.
Mia moglie vista la situazione si alzò dal letto nuda e andò ad abbracciarlo e rivolta a me disse:
«Non è colpa sua, l’ho fatto perché tu mi hai tradito con la mia più cara amica, così volevo fartela pagare, ma sei tornato troppo presto e ci hai scoperto.»
«Se è così allora posso anche capirti risposi.»
La feci stendere sul letto e mi spogliai dicendole che adesso doveva soddisfare tutti e due e feci cenno a Omar di salire pure lui sul letto e mentre mi apprestavo a leccarle la figa mi rivolsi a lui in tono perentorio di quelli che non ammettevano repliche di metterglielo in bocca e riluttante lo fece fino a che a lei venne voglia di prenderlo. Guardai Omar e gli dissi:
«Ahi sentito vuole il cazzo, che aspetti chiavala.»
Spostò il cazzo che teneva ancora vicino alla sua bocca e spostandosi si mise tra le sue gambe. Renata vista la sua titubanza gli prese il cazzo e cominciò a far scorrere la cappella tra le labbra vogliose della figa mentre io tirai fuori dal cassetto la macchina fotografica e mi misi dietro di lui pronto a immortalare l’evento.
Renata eccitata da quella situazione se lo puntò contro e gli disse di chiavarla.
Le entrò dentro lentamente fino a metà e prese a muoversi facendola subito godere mentre io scattavo felice di immortalare per la prima volta quegli istanti che mai avrei pensato di poter fare.
Con le gambe incrociate sul culo di lui sporgendo il bacino lo incitava a penetrarla a fondo e vistasi inascoltata lo fece uscire e lo fece distendere a pancia in su, gli salì sopra e come un’indemoniata s’impalò facendolo sparire dentro. Fu sublime per me vedere quella massa di carne vibrante penetrarla a fondo, era bello vedere quanta porcaggine avesse dentro mia moglie.
Omar le teneva le chiappe divaricate e io vedendole l’ano mi venne voglia di leccarlo, ma non potei farlo perché saltava troppo, così le infilai un dito nel culo.
Impazzì quando lo sentì e cominciò a gridare dal piacere che provava. Era una sua fantasia quella di farlo con due uomini contemporaneamente, ci provai ma non ci riuscii perché con quel bastone dentro l’ano era costretto e non si apriva.
I suoi umori uscivano copiosi e colavano sul cazzo di Omar imbrattandogli i coglioni e finivano la loro corsa sulle lenzuola sottostanti.
«Si disse quando lo sentì prossimo a godere, vieni amore riempimi la figa fammi sentire quanta ne hai.»
Lo tenne a abbracciandolo e a gambe spalancate godettero insieme.
Rimasero sfiniti una sopra l’altro restando così uniti per sbollire il piacere, poi quando si riprese e si sollevò da lui una quantità di sborra gli colò dalla figa che ricoprì il basso ventre di lui.
«E bravo Omar» dissi intanto che lei era in bagno, «da oggi fino a che partiamo sarà tuo compito chiavarla e farla godere ogni giorno.»
«Va bene.» rispose lui a testa bassa vergognandosi di quella situazione.
Quando se ne andò per fare i sui lavoretti in porto mia moglie mi ringraziò per la mia accondiscendenza di farla scopare con Omar, disse che le era piaciuto da morire sentire il dito nel culo intanto che lui la scopava, disse di aver provato un piacere indescrivibile e aveva immaginato che una volta finito con lui io gliela leccassi, disse che le sarebbe piaciuto tantissimo e che mi avrebbe reso tutti più partecipe.
«Ma se fuori, hai idea di quanta roba ti ha lasciato dentro?»
«Amore ma una volta uscita il più grosso potresti farlo, ce ne resterebbe poca e a me piacerebbe da morire.»
«mmmm… non lo so, vedremo.»
Il resto del pomeriggio lo passammo in spiaggia e al ritorno passammo per il porticciolo dove incrociammo Omar.
«Ti va di venire a trovarci stasera» gli disse Renata.
Lui guardò me per vedere cosa ne pensassi. Lo guardai come per dire be cos’aspetti a dirle di si.
«Va bene disse, allora ci vediamo più tardi.»
Arrivò che erano passate le 23 e Renata non stava nella pelle. Cominciavo a pensare che fosse diventata cazzo dipendente, ninfomane per intenderci, mi stava sempre addosso chiedendomi se avevo voglia: e che cazzo, mica sono una macchinetta o uno sbarbato come lui…
Appena arrivò gli offrì una birra ma non vedeva l’ora che la finisse, poi si alzò e preso per mano se lo portò in camera dicendomi di seguirli ma rimasi in cucina e presi anch’io una birra gelata.
Passò poco che dai versi che faceva mia moglie sembrava che piangesse, ma sapevo bene che erano versi di piacere. Capii che la stava trombando quando la sentii incitarlo dicendogli: «Dai dai, ooooh siiii daaaaiiii così che mi fai venire, daaaaaiiiii ooooh oooooh goooodooooo, siiiii vengooooo vee eeee eeengoooo aaaaaaaha aaaaaah aaah.»
Curioso andai a dare una sbirciatina.
Era in piedi appoggiata con le mani all’armadio e lui da dietro la montava con dei colpi che la sollevavano quasi da terra, poi con un grugnito inarcò la schiena e le riempì di sborra. “ormai era diventata un’abitudine.”
Quella fu la prima di quella sera. Quando uscì dal bagno venne n cucina e disse che mi voleva di la con loro e che avrei dovuto baciarla quando Omar finiva.
Quando anche Omar fece ritorno dal bagno era ormai padrone della situazione, della sua timidezza non c’era traccia. Le si mise affianco e la palpava come se fosse cosa sua e non mia. Era però sorprendente come in pochi minuti ritrovasse l vigore.
Bastava che lei glielo toccasse perché gli venisse duro e di questo lei ne era felice.
Come sempre iniziava con la bocca e quando le veniva voglia se lo godeva tutto.
Come il giorno prima si mise sopra e mi offrì l’ano, si voltò a guardarmi per vedere se avessi capito. Gli feci di si con la testa e mentre lei prese a cavalcarlo io mi spogliai.
Vederla con le chiappe spalancate e il mostro che la scavava dentro mi gettai sull’ano infoiato come mai e fermandola mi misi a leccarla con passione.
Il fatto di venirle dentro era ormai una consuetudine e tra i versi di lui e i gemiti di lei vennero insieme. Questa volta l’accontentai, quando si alzò da lui fece colare la sborra dalla vagina e quando smise di uscirne le allargai le chiappe e mi misi a leccarla facendola contenta.
Poi toccò a me e mi fece venire con un pompino sublime e mi succhiò fino all’ultima goccia sorprendendomi perché per la prima volta mi mostrò la bocca completamente vuota, l’aveva mandata giù tutta.
Quelle serate si susseguirono fino alla fine delle nostre vacanze.
Adesso però che Omar non c’è più non riesco più starle addietro, sembra assetata di cazzo e lo vuole sempre e mi ha ridotto a uno straccio, non ce la faccio a starle dietro.
Per fortuna le ho comprato dei vibratori di varie dimensioni che bene o male le spengono momentaneamente i bollori, ma lei ha voglia di un cazzo vero come quello di Omar che la soddisfi come faceva lui e sarà bene che lo trovi al più presto altrimenti mi sfinirà a causa del sesso.

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