STORY TITLE: Il test di obbedienza 
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STORY

Il test di obbedienza

by Gianbull360
Viewed: 43 times Comments 0 Date: 19-06-2025 Language: Language

La nuova dinamica con Andrea si stava consolidando, e io, Giada, nel mio ruolo di padrona, non esitavo a spingere i confini, a testare la profondità della devozione di Mauro. Il compleanno era stato solo un preludio, un saggio delle mie capacità e del mio potere. Una sera, con un sorriso che celava un ordine ben preciso, chiesi a Mauro:

Mauro, vorrei che tu portassi Andrea a cena fuori. Solo voi due. Poi, raggiungetemi qui, a casa.

Era un test, un'ulteriore prova della sua sottomissione, un modo per vedere quanto lontano fosse disposto ad andare per il mio piacere. E Mauro, pur sentendo il solito mix di gelosia e un'eccitazione perversa che lo consumava fino all'osso, accettò senza esitazione. La sua fedeltà al mio dominio era assoluta, lo sapevo.
La cena fu un'esperienza insolita, quasi surreale. Mauro e Andrea si ritrovarono seduti uno di fronte all'altro, in un ristorante discreto, lontano da sguardi curiosi. Parlarono del più e del meno, delle loro vite, delle loro passioni, evitando con abilità l'elefante nella stanza, ma sentendo la tensione erotica che vibrava tra loro, una corrente sotterranea di desiderio e complicità che non potevano ignorare. Fu una conversazione piacevole, sorprendentemente facile, e Mauro si ritrovò a provare una strana forma di cameratismo con l'uomo che condivideva il letto con sua moglie, il suo padrone nell'ombra.
Alla fine della cena, si diressero verso casa della coppia, l'anticipazione che cresceva ad ogni passo, un'energia palpabile nell'aria che mi faceva vibrare. Io, Giada, li aspettavo, radiosa, seduta sul divano con un abito di seta scivoloso che mi accarezzava le curve, i miei occhi color smeraldo che brillavano di un'attesa famelica, di un potere che non vedevo l'ora di esercitare.
Non appena varcarono la soglia, Andrea si avvicinò a Mauro, un sorriso sornione sul volto, intriso di una complicità che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni.

Mauro,

disse, porgendogli un piccolo pacchetto nero, elegante e leggero,

questo è per te. Un piccolo ringraziamento per avermi ceduto la tua meravigliosa moglie.


Mauro aprì il pacchetto con mani tremanti, il suo cuore che martellava nel petto come un tamburo impazzito. All'interno, c'era un plug anale nero, lucido e minaccioso, una promessa silenziosa di dolore e piacere. La sua dimensione lo lasciò senza fiato: era del diametro giusto, esattamente uguale al pene di Andrea, una replica perfetta e sfacciata.

Così ti abitui,

aggiunse Andrea, con un tono complice che fece fremere Mauro, la sua voce bassa, quasi un sussurro che gli penetrava l'anima.

Ti prepari per il tuo ruolo.


Io, Giada, che ero ovviamente al corrente del regalo e avevo orchestrato ogni singolo dettaglio, mi alzai dal divano, un sorriso da predatrice che mi increspava le labbra, i miei occhi inchiodati su Mauro, che non poteva sfuggire al mio sguardo.

Bene, Mauro,

ordinai, la mia voce carica di autorità, un comando inappellabile che gli vibrava dentro.

Spogliati. E preparati. È ora di abituarsi, di accettare il tuo nuovo regalo.

Mauro obbedì all'istante, il suo corpo che tremava sotto il mio sguardo, il suo membro che si tendeva in un'erezione tesa e dolorosa, una reazione incontrollabile alla sua umiliazione e al desiderio perverso. Si mise a quattro zampe di fronte a noi, offrendo il suo sedere, la sua ultima resistenza era crollata, arrendendosi al nostro volere.
Andrea si avvicinò a Mauro, il plug in mano, lucido e imponente, una minaccia e una promessa. Con grande maestria e una delicatezza sorprendente per un uomo della sua stazza, iniziò l'inserimento. Mauro sentì una pressione intensa, un senso di pienezza, poi un dolore acuto che si trasformò rapidamente in un piacere inebriante mentre il plug entrava completamente, occupando ogni spazio dentro di lui. Un gemito profondo gli sfuggì dalle labbra, lasciandolo senza fiato, in un misto di agonia e beatitudine. Era pieno, completamente riempito, e la sensazione era al tempo stesso umiliante ed eccitante, una conferma inequivocabile del suo ruolo di servitore, della sua totale sottomissione.
Subito dopo, io, Giada, e Andrea, senza perdere un istante, cominciammo ad amoreggiare proprio di fronte a Mauro, che era ancora in ginocchio, il plug che pulsava dentro di lui, un promemoria costante e vibrante della sua sottomissione. Le nostre bocche si unirono in un bacio appassionato, le mani che si cercavano con urgenza, i corpi che si strusciavano l'uno contro l'altro, in un crescendo di desiderio che non avevamo bisogno di nascondere. Mauro li osservava, la sua mente un turbinio di tormento e piacere, il suo ruolo di spettatore che amplificava ogni sensazione, ogni fremito del mio corpo e del corpo di Andrea.
Io, Giada, con un gesto autoritario, presi il pene turgido di Andrea e lo diressi verso la bocca di Mauro.

Mauro,

ordinai, la mia voce roca e piena di potere,

voglio che tu lo faccia godere. Come io mi aspetto. Fagli sentire quanto sei devoto alla tua padrona, quanto la tua obbedienza è totale.


Mauro obbedì senza esitazione, il suo corpo rispondeva al mio comando senza bisogno di pensarci. Prese il membro di Andrea in bocca, la sua lingua che si mosse con devozione, succhiando e leccando con una maestria che fece gemere Andrea, un suono di puro piacere che mi eccitò immensamente. Fu un lungo pompino, Mauro che lavorava instancabilmente, la sua bocca che si riempiva del sapore di Andrea, il suo respiro affannoso che riempiva la stanza, quasi un lamento di piacere e sottomissione. Andrea si inarcava, la sua testa che si reclinava all'indietro, godendo di quel piacere inaspettato, puro e incondizionato, offerto con tale devozione.
Infine, Andrea raggiunse il culmine, il suo sperma che esplose nella bocca di Mauro, un getto caldo e denso che lo inondò. Mauro ingoiò tutto, con un gesto di totale sottomissione, la sua bocca piena del piacere di Andrea, un sapore che si mescolava al suo stesso desiderio e alla sua accettazione del suo ruolo.
Successivamente, Mauro si alzò, con il plug ancora dentro, una presenza costante che lo riempiva e lo ricordava del suo stato, e servì loro da bere, lo champagne che scintillava nei bicchieri, bollicine che danzavano con la stessa leggerezza dei nostri desideri più oscuri. Si ritirò di nuovo in un angolo, un osservatore silenzioso, la sua figura quasi fusa nell'ombra, ma la sua presenza era palpabile, essenziale.
Con Mauro ora in ginocchio, il plug anale che lo riempiva e pulsava, rendendo la sua sottomissione tangibile e costante, Andrea e io, Giada, ci abbandonammo completamente al nostro piacere, proprio di fronte a lui. Il suo sguardo era inchiodato su di noi, i suoi occhi dilatati, un misto di desiderio bruciante, tormento e un'estasi perversa che lo consumava. Andrea si chinò su di me, la sua bocca calda e umida che cercò subito il mio clitoride. Iniziò a succhiare e leccare con una maestria incredibile, la sua lingua che mi accarezzava, mi stuzzicava, mi portava sull'orlo dell'estasi più volte, facendomi inarcare e gemere senza controllo. Sentivo la mia vulva gonfiarsi, il piacere che mi esplodeva in ogni fibra del mio corpo, mentre i gemiti uscivano incontrollabili dalla mia gola, un suono che sapevo Mauro stava assaporando con ogni sua fibra, godendoselo perversamente.
Andrea, con un sorriso malizioso che mi fece fremere di anticipazione, si staccò un istante, i suoi occhi che incontrarono quelli di Mauro, quasi a dirgli:

Guarda cosa ti perdi, guarda cosa possiedo, e tu no.

Poi, senza perdere un secondo, si posizionò sopra di me. I nostri corpi si unirono con un gemito di entrambi, il suo membro imponente che trovò subito la sua strada dentro di me, penetrandomi con una profondità e una forza che mi mozzafiato. Il ritmo si fece subito intenso, primordiale, i nostri bacini che si schiantavano l'uno contro l'altro con forza, il suono della carne che si univa, mentre io mi inarcavo, le gambe che gli si stringevano intorno ai fianchi, spingendolo ancora più a fondo, desiderando di inghiottirlo. Mauro non poteva distogliere lo sguardo, lo sentivo bruciarmi addosso. Vedeva ogni spinta, sentiva ogni gemito di piacere che mi strappava le labbra, i miei muscoli che si contraevano con spasmi intorno ad Andrea. La sua eccitazione era palpabile, quasi un odore nell'aria, mentre assisteva alla mia completa e selvaggia sottomissione al piacere di Andrea, un piacere che era il mio, e il suo, in un modo perverso e unico. I nostri orgasmi si susseguirono, continui e travolgenti, lasciandoci esausti e profondamente appagati, mentre Mauro rimaneva lì, testimone silenzioso e vibrante del nostro trionfo, la sua sottomissione totale.
Era il suo ruolo, il suo destino, e in quella sottomissione totale, trovava una perversa forma di appagamento, di pace interiore. Il

richiamo della foresta

aveva trovato una nuova, profonda, e innegabilmente scabrosa espressione, un anello di piacere e dominio che ci legava indissolubilmente, per sempre.

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