La Esposa Ofrecida

HISTORIA

OBBEDIENZA

Il corpo di lei tremava ancora quando lui la slegò. Ma non c’era tempo per riposare. Le prese il mento e la costrinse a guardarlo.
“Sul letto. A quattro zampe.”
Obbedì senza fiatare. La pelle ancora segnata dai colpi di poco prima, i seni gonfi di desiderio, le cosce umide. Lui prese un cinturino di pelle e glielo legò attorno al collo, tirandolo appena.
“Se vuoi venire, me lo chiedi. Solo se te lo permetto.”
Le dita di lui la penetrarono da dietro, lente all’inizio, poi con forza, con precisione. Ogni gesto studiato per portarla sull’orlo, per tenerla sospesa. Poi la sua lingua, umida, impietosa, la fece fremere. Ma non le diede tregua: la lasciava lì, sul punto, senza farla cadere.
“Ancora no,” le sussurrava. “Impara a essere mia anche nel desiderio.”
Quando finalmente la prese di nuovo, lo fece con brutalità calcolata. Le afferrò i capelli, la tirò indietro mentre la penetrava. Le parole gli uscivano basse, dure, come comandi incisi nella carne.
“Dimmelo,” le sibilò all’orecchio.
“Sono tua,” ansimò lei. “Solo tua. Fammi tua come vuoi.”
Con un colpo secco, più profondo degli altri, lui grugnì. Ma non si fermò. Continuò finché lei non tremò sotto di lui, piegata, con il corpo che si ribellava al piacere. E quando lei esplose, non fu solo un orgasmo: fu un atto di resa.
Fu allora che lui le sussurrò: “Brava. Ma questa era solo la prima lezione.”

Añ CASEADE 1 COMENTARIOS:

ilmattiniero Mi piace pensare a questo atto di resa. Mi ci identifico perché mi sono arreso alla lussuria e perché credo che alla fine la vera resa sia un grande atto di fiducia.