IMPREGNATA Ultimo della serie Alice
by ilmassaggiatoreVu: 933 fois Commentaires 4 Date: 01-09-2017 Langue :
PREMESSA:
Questo è l'ultimo racconto della serie Alice. Se non vedo riscontri nei commenti ai miei racconti, smetterò di publicarne...
IMPREGNATA
Un pomeriggio mi telefonò Luisa: “Puoi fare un salto a casa di Ali? Le esce acqua da sotto il lavello, Mirko è al lavoro ed è disperata.” “Certo, ho sempre la cassettina degli attrezzi in macchina, vado subito.” Parcheggiai davanti casa, mi aprì il cancelletto e me la trovai in veranda con l'accapatoio, abbracciandomi: “Mio TORO salvatore” e mi piantò la lingua in bocca, mollai la cassettina e le afferrai una chiappa, palpandole il culo mentre lei già si strusciava il pube sulla mazza. La spinsi dentro casa prima che qualche vicino ci vedesse, lei chiuse la porta, si sfilò l'accappatoio, restando nuda e lo gettò sul divano, poi si inginocchiò e me lo tirò fuori dai pantaloni imboccandolo avidamente.
“Ho una gran voglia del tuo cazzone, mi manchi, mi manchi il Mirko non mi soddisfa, viene subito dura poco, non lo sento dentro”. Tutto questo mentre mi stava facendo il bidè al cazzo ed alle palle con la lingua. Le dissi: “fammi vedere questa perdenza” mantre la facevo alzare, “prima il dovere, poi il piacere”. Sghignazzò mentre mi guidava, tenendomi ben stretto il cazzo, verso il lavello in cucina. Aprii lo sportello sotto, mi sfilai la polo per non sporcarla e mi stesi per terra ed infilai la testa dentro per cercare da dove gocciolava. Tastai i tubi di scarico alla ricerca della goccia, niente, erano asciutti, passai ai flessibili di raccordo. Trovai subito quello che mi bagnò le dita, era il flessibile che portava l'acqua alla lavastoviglie, però non vedevo bene, le chiesi: “Alì, non avresti una torcia, c'è poca luce qui sotto?”, “Sssssìii. Ho la fiamma Olimpica che mi sta ardendo in mezzo le gambe, mhmhmmmm”. Solo allora mi accorsi che si era messa su di me a gambe larghe, con una mano poggiata sul lavello e con l'altra si stava massaggiando la fica con due dita dentro, si accovacciò sul mio torace e mi lavò il petto con tutto quello che aveva goduto. “Daiiiii Alice, su, sbrighiamoci, che è una cazzata, faccio subito, così ci leviamo il pensiero”. “OK vado subito, non vedo l'ora di prendermela dentro una bella cazzata ha ha ha”. “Eccoti tesoro”, allungai il braccio fuori dallo sportello, le mi afferrò il polso, lo guidò, poggiando il mio palmo della mano sul suo interno coscia e lentamente si carezzo verso l'alto, si era infilata la torcia nella figa, “Che maiala che sei”, lentamente cominciai a scoparla con la torcia mentre lei poggiò i gomiti sul lavello mugolando. Cominciò a godere gocciolandomi sul torace, estrassi la torcia che filava del suo succo, me la slinguai e finalmente vidi da dove perdeva il flessibile, era dal raccordo in alto. Lo serrai delicatamente, con la pinza a pappagallo, la goccia si fermò, asciugai ed aspettai un po' per vedere l'esito. Alì cominciò a masturbarmi il cazzo da sopra i jeans con la pianta del piede, come sapeva fare benissimo, “Dai sbrigati, voglio giocare anche io col tuo tubo...”.
La sotto era tutto a posto, tirai fuori la testa e mi titrovai seduto per terra con la figa a farfalla, tutta lucida davanti la faccia, mi ci tuffai e comincia a leccarla e scoparla con la lingua, mentre con il medio nel buco del culo la premevo verso ti me.
“Mhmhmhmmm, seeei fantaaaaastico, e io sono troiiiiaaaaa, lo voglio lo voglio, dai sfondala tutta la tua vacchetta”, aveva la figa fradicia e bollente ed io il cazzo che mi stava scoppiando tanto era duro. La scostai e mi alzai, la misi seduta sul top della penisola a gambe larghe poggiate sulle mie spalle e la schiena poggiata sul top, le strusciai la cappella, ormai rosso cardinale, tra le ali della farfalla, filava dei suoi umori, un affondo lento ma deciso e mi ritrovai risucchiato dentro sino a sentire l'utero sulla cappella. Lei, si leccò le labbra, sospirò e cominciò a tremare ansimando tutta sudata: “Ohhoooommmmiodddio, muoio di piacere, sono piena della tua carne” , cominciai lentamente un su e giù fermandomi quando ero quasi fuori e quando sentivo le palle che le carezzavano il culo, bagnandosi del suo piacere che colava dalla figa, come la bocca di un rottwailler.
Quando sentii le sue contrazioni mi immobilizzai per non venire e mi godetti quel fantastico pompino vaginale, mentre le sfioravo i capezzolotti duri come il ferro. Fece scivolare le gambe sui miei fianchi ed incrociò i piedi piantandomi i talloni sui glutei come per paura che uscissi. Alice aprì gli occhi e mi disse: “Adesso sborrami dentro, svuotati, allagami riempimi mio toro”, la feci incrociare le mani dietro il mio collo, l'afferai per i fianchi ed infilzata come uno spiedo, la portai sul divano, dove cominciai a pomparla a raffica sino a che non sentii nel cervello partire la miccia che mi avrebbe fatto esplodere nella sua pancia. “Eccomi vengo, vengo preparati, veeeengooooo tieni tieni, così, svuotamiiii, thò thò, prendi, tienilo tutto bagascella, haaaagodo ”, le scaricai 4/5 schizzi, lunghi.
“Siiii si si riempimi, riempila tutta questa tua vacca, lo seeeenntooooooo, caldo caldo, mi stai allagando, mi stai riempiendo anche la pancia, dai cosìììì, ingravidamiiiii... impregnami!!! ”Restai basito, “Come ingravidami? Non prendi la pillola”, mi abbracciò forte piantandomi la lingua in gola, poi: “Prendevo”, altro bacio, “Sospesa, e oggi è un giorno fecondo...”, “ Dai, non fare quella faccia, fra un paio di giorni, mi faccio scopare (per modo di dire) dal Mirko, se aspetto lui arrivo alla menopausa... ha ha”.
Mi spinse giù sul divano e cominciò a pulirmi il cazzo dai nostri piaceri mescolati, “D'altro canto, che deve fare un toro? Impregnare le sue vacche, no?” L'indomani pomeriggio, passò lei da casa con la scusa che cercava la madre, ma sapeva benissimo che a quell'ora era in azienda.
Tubino inguinale a pelle, tacco dodici, senza calze. Appena la vidi ebbi un effetto “palo” poderoso ed evidente, essendo in tuta. “Tesorooooo, vedo che sei felice di vedermi” e cominciò a slinguarmi in bocca, sul collo e dietro le orecchie, mentre con le mani mi calava la cinta elastica dei pantaloni della tuta.
Le infilai una mano sotto il tubino, tra le gambe, infilai due dita e le ritrassi. Come se le avessi intinte nel barattolo del miele..., mentre me le succhiavo mi spinse sul divano, si arrotolò il tubino sin sopra le tette e mi montò sopra mentre le mordevo i capezzoli. Si impalò da sola e cominciò uno smorzacandela lento, fermandosi in cima poco prima che uscisse la cappella e carezzandomi l'asta con la figa quando si risiedeva su di me. “Si troia, così, continua a spompinarmi con la figa”. “Me lo sto gustando con calma, non venire ancora”, intanto lei stava sbrodolando come una spugna strizzata, ogni volta che si sfilava vedevo l'asta sempre più lucida.
“Mmmmhhhhhh, come è duro, lo sento per tutta la lunghezza, mhhhaaammm, sono già venuta due volteeeeeeeee”. Mi sforzavo di pensare ad altro per non esploderle dentro. La sollevai e la feci girare a pecorina sul divano, le infilai il pollice nella figa prima di piantarglielo nel culo, con il medio e l'anulare nella figa, “Sssssssi dai, senti come sono fradicia, sto godendo come una vacca, la tua vaccaaaaaa, dai toro montami, montamiiiii, fammi sentire Femmina, ho un compagno inutile”. E inarcava la schiena per ricevermi, la infilzai e comincia a pistonarla lentamente come piaceva a lei, sentivo le ondate di calore del suo sugo e le contrazioni che mi strozzavano la cappella. A quel punto decisi di venire anche io, stavo scoppiando, accelerai gli affondi mentre mi urlava: “Sssiiiiiiii, così, così vieni, vieni, riempimi, riempimi tutta, nella figa, dammi il tuo bastone venoso nella figa mmmmm fammi sentire come mi scoppi dentro, impregnamiiiiiii, voglio un figlio tuo, sarà il nostro segreto”. Le entrai dentro come un fulmine, e iniziai a pomparla, accelerai il ritmo e fù come se crollasse una diga.
“Siiiiiiiiiiii, ammmmore, eccotiiiiiii, com'è caldo, mhmhmhmmmm, non uscire, non uscire, restami dentro, fecondami, fammi donna”. Lentamente ci adagiammo sul divano, lei sotto ed io sopra, restammo abbracciati così almeno mezzora, poi lentamente scivolò fuori da solo mentre Ali si tamponava la figa con la mano, corsi in cucina e le lanciai uno straccio per non macchiare il divano. Tornai da lei, che seduta sul divano, mi abbracciò al bacino e cominciò a ripulirmelo con la bocca, “Vieni, dammelo, neanche una goccia si deve perdere”. Me lo leccava e succhiava avidamente mugolando, nel frattempo mi si stava rizzando nuovamente a tal punto che non riusciva più ad imboccarlo che per metà, continuò a spompinarmi ancorà per un po', mentre ci stavo prendendo gusto si bloccò, si girò a pecora inginocchiata sul divano, si allargò le chiappe e... “Inculami, mi hai impollinata, adesso inculami, lo so che ti piace più che scoparmi, mi hai fatto vacca, adesso fammi troia, la tua troia, su che aspetti?”. Intinsi le due solite dita nella figa, le lubrificai e gliele infilai lentamente con decisione nel culo, le sprofondarono dentro senza problemi. A quel punto, le intinsi dentro la figa, due volte, anche la minchia e le scivolai lentamente nel culo. “Siiiiiiiiiiiii, mhhhhhm, così, fammi troia, fammi essere la tua troia, inculami inculami, il Mirko non ci riuscirà maiiii, sfondami, martellami, gooooodooooo”. Di nuovo, mi sentivo la cappella che strusciava nello sfintere che mi stringeva, mentre andavo su e giù. “Siiiii, siii, ahaaaaaaa, spaccami, spaccami, com'è durooo mhmmhmm, lo sento, lo sento stai venendo di nuovo porcone mio, dai dai, riempimi anche il culoooooooo, gooooodoooooo, siiiiiiiiiiiiiiiiiii”, “Thò, tieni, tieni, scrofa, svuotapalle, vengggooo anche iooooo”.
Circa un mesetto dopo, una mattina ricevetti un SMS da Alice: “Test positivo, auguri babbo”.
La sera a cena, Luisa mi fa: “Oggi mi ha telefonato Alice, è incinta”, stupito: “Maddai! Che bella notizia!”.
“Già, è tanto che ci provano, ma il Mirko non è un gran chiavatore”, “Pensa, avevo pensato di farla ingravidare da te, Ali desiderava tanto un bambino”.
Dopo un annetto, feci da Padrino al battesimo del bambino...
Non somiglia per niente al Mirko (padre anagrafico) ed ha un neo sulla gamba, come il mio, stesso posto.
Fine serie