Il pallavolista
by annamarcoVu: 1309 fois Commentaires 5 Date: 15-02-2024 Langue :
Sei anni fa purtroppo la mia carriera di tennista dilettante si è fermata. Un problema alla cuffia dei rotatori della spalla destra non solo mi impediva di giocare ma mi provocava anche dei fastidi nelle quotidiane faccende di ogni giorno. Ho girato diversi ortopedici e tutti, per un motivo o per l’altro, mi hanno sempre sconsigliato l’intervento chirurgico senza tuttavia propormi alternative efficaci. Alla fine, un amico mi ha consigliato di provare un trattamento riabilitativo con una fisioterapista di sua fiducia di cui mi ha ampiamente decantato le doti professionali.
Ho telefonato il giorno stesso ed ho preso appuntamento per il mercoledì successivo per la prima seduta in cui avrebbe valutato il problema. Trovo facilmente l’indirizzo, suono al campanello e salgo al primo piano di quello che era un piccolo appartamento adattato a studio fisioterapico. Nella sala di ingresso, divenuta sala di attesa, mi accoglie con un sorriso cordiale Laura, la fisioterapista. Mi prega di accomodarmi perché sta finendo il con il paziente precedente e si ritira rapida attraversando una porta. Mentre lei passa intravedo il classico lettino da trattamenti e alcuni strumenti.
Dopo circa dieci minuti esce la paziente che mi ha preceduto e la fisioterapista mi fa accomodare per quello che lei aveva indicato come l’incontro preliminare in cui effettuare la prima valutazione, per stabilire il piano terapeutico e gli obbiettivi riabilitativi. Vi risparmio i dettagli tecnici, voglio solo dirvi che mi sono trovato di fronte una persona che mi ha subito convinto con un atteggiamento professionale e competente ma allo stesso tempo cordiale e accogliente.
Siamo passati rapidamente dal lei al tu e mi ha sempre spiegato ogni passaggio del trattamento e le finalità di ogni esercizio. Durante le sedute avevamo anche tempo per qualche chiacchiera personale. Le ho raccontato di me, della mia famiglia, del mio lavoro e dei miei hobby e lei mi ha ripagato con analoghe confidenze. Ho scoperto che aveva due figli, che aveva un marito/compagno di cui però non parlava volentieri e che lei come me adorava lo sport e la vita attiva. Infatti, si vedeva: aveva passato i 50 anni ma si notava sotto i vestiti un corpo tonico e asciutto. Una volta che la vidi indossare dei jeans attillati mi colpirono le sue gambe, non lunghe ma magre muscolose e sovrastate da un culetto tondo. Mi disse che anche lei giocava a tennis e il mio primo commento fu che purtroppo non avremmo potuto giocare insieme, La sua risposta fu immediata: “non rassegnarti prima di averci provato… ma se poi sarà così ci sono mille altre cose da fare”. La frase mi colpì e mi diede l’energia per affrontare la riabilitazione con impegno.
Con il passare del tempo le chiacchiere aumentavano e la simpatia reciproca. Scoprivo molte cose di lei: il suo impegno nell’educazione e cura dei figli affidati quasi esclusivamente a lei da un padre assente, il suo impegno nel lavoro e nella formazione professionale, il suo carattere dolce e deciso al tempo stesso. Io mi confidavo, la ascoltavo con sincero interesse ma non riuscivo a non sbirciare di volta le gambe, il sedere o il sorriso e gli occhi; insomma, la studiavo. Una cosa mi colpì in modo particolare: per mobilizzarmi mi teneva una mano sulla spalla mentre con l’altra fissava il gomito contro il suo petto; da questa posizione mi faceva ruotare l’avambraccio accompagnando il movimento con una torsione del busto. Non ho dubbi che questa fosse la tecnica da manuale ma quello che a cui riuscivo a pensare era solo il contatto del suo seno contro il mio avanbraccio. Nemmeno il leggero dolore che il movimento mi provocava era sufficiente a distrarmi dal contatto. I suoi seni non erano grandi e neppure sodi ma li sentivo distintamente attraverso il camice e a volte avevo addirittura l’impressione di sentire il capezzolo. Fu in quel momento che decisi che mi sarebbe piaciuto ci frequentassimo anche non professionalmente e la invitai a prendere un aperitivo insieme.
Forse in un'altra occasione vi racconterò come la nostra relazione iniziò e come si rinforzò. Oggi vi basti sapere che ci vediamo regolarmente, proviamo un reciproco affetto e sintonia sia fisica che spirituale. Il sesso tra noi è spontaneo e trascinante ma la nostra relazione è fatta anche di tante confidenze.
Oggi vi voglio riportare una sua confidenza.
Sapevo già che aveva avuto altre relazioni prima i me e all’insaputa del marito. Sapevo anche che l’unico motivo per cui lei e suo marito erano ancora insieme era la presenza dei figli e il suo desiderio di difenderli da ogni pericolo o possibile problema; per questo motivo continuava ad avere un’apparenza di realtà un matrimonio che sia nei cuori che nel letto era finito da molto tempo. Sapevo che aveva avuto altre relazioni e che il punto in comune di ogni sua relazione extraconiugale era stato il suo coinvolgimento affettivo. Non era la tipa da farsi la scopata per il solo piacere di farla, doveva essere sentimentalmente coinvolta per lasciarsi andare. In ogni relazione era stata condotta dal desiderio di innamorarsi o quanto meno il bisogno di affetto. A volte era stata sinceramente ricambiata a volte era stata usata. Anche nella nostra relazione, la chiave era l’affetto reciproco cresciuto nel tempo.
Tutto iniziò una sera che ero andata a trovarla in studio dopo l’ultimo paziente e dopo esserci baciati accarezzati e aver fatto l’amore sul lettino dei trattamenti, mentre riprendevamo fiato, le chiesi se le fosse capitato almeno una volta di tradire suo marito solo per sesso. Il racconto sorprendente che mi fece fu questo.
“Nel mio studio siamo tre fisioterapisti e uno di noi, Simone, ha dei contatti con alcune società sportive che gli mandano dei pazienti. Lui ha, infatti, seguito dei corsi specialistici sulla riabilitazione dello sportivo ed è obbiettivamente bravo. In genere e solo lui che segue questi pazienti e non si appoggia mai su di me o sull’altra nostra collega. Le società con cui collabora impongono un numero massimo di trattamenti ed un tempo di esecuzione, il loro obbiettivo è rimetterli in campo il prima possibile. Una volta gli mandarono un ragazzo ma gli impegni del collega e quelli del paziente non coincidevano e non sarebbe riuscito a rispettare le indicazioni di tempo imposte dalla società e così mi ha chiesto di sostituirlo.
Il ragazzo giocava a pallavolo. Stava recuperando da un intervento al ginocchio e anche lui voleva rientrare in campo il prima possibile, almeno prima della fine del campionato. Aveva una gran paura che lo tagliassero e non lo riconfermassero per l’anno successivo. Aveva un’età relativamente alta per un giocatore: 26 o 27 anni. Non sono tanti in assoluto ma sono un’età in cui un infortunio può facilmente chiudere una carriera. Non era un professionista ma comunque riceveva un piccolo compenso/ rimborso spese che lo aiutava a finire gli studi. La società gli finanziava 12 sedute divise su sei settimane
Il mio collega aveva già fatto la prima valutazione stabilito un programma di esercizi e trattamenti che mi ha passato illustrandomi il caso. Il progetto era per altro molto tranquillo e consolidato: consigliava di iniziare con un massaggio della muscolatura, poi mobilizzazione della rotula, quindi qualche movimento attivo e passivo per aumentare l'articolarità, poi movimenti sotto spinta contro resistenza e contro gravità qualche, esercizio propriocettivo per chiudere. Un programma molto ordinario per il quale mi sentivo preparata.
Al primo trattamento mi trovai di fronte questo ragazzone di 190, con la pelle color ebano. Devo dire un bel ragazzo con un bellissimo fisico. si presenta in tuta e gli chiedo di restare in intimo per poter vedere il ginocchio. Lui lo fa con naturalezza e si stende supino sul lettino con i suoi boxer. Mentre comincio a massaggiare la coscia e ammorbidire l’articolazione del ginocchio, noto che le pieghe dei boxer evidenziano quello che potrebbe essere un sesso di dimensioni notevoli. All’inizio non ci bado ma durante gli esercizi contro resistenza in cui alzavo il lettino e lui da seduto doveva raddrizzare la gamba mentre io con una mano stabizzavo il ginocchio e con l'altra facevo resistenza tenendogli la caviglia mi trovavo con il viso a 20/30 cm dai suoi boxer. Attraverso l’apertura della gamba mi sembrava davvero di vederlo quasi fare capolino. Anche mentre, con lui sdraiato sulla pancia, avvicinavo il tallone al sedere per forzare l'articolarità ne ho visto la puta uscire lungo la coscia, non era rigido ma comunque lungo tanto da sporgere.
Durante tutte le sedute sono rimasta sempre professionale, facendo il mio lavoro con impegno ma quando capitava sbirciavo. Anche lui si impegnava molto per recuperare il prima possibile. Infatti migliorava velocemente senza dare segni di essersi accorto della mia curiosità.
Arriviamo velocemente alla fine dei trattamenti e il recupero è davvero ottimo, tanto che mi dice cha il medico della squadra gli ha dato l’autorizzazione a rientrare e mi chiede se può invitarmi a cena per ringraziarmi. Io declino, ringrazio per l’invito e gli faccio notare che ho fatto solo il mio lavoro per cui non c’è bisogno d’altro. Lui insiste, era sempre stato formale penso anche per la differenza di età, alla fine accetto un aperitivo. Scendiamo ad un bar poco distante ed ordiniamo il classico aperitivo bresciano: qui lo chiamiamo pirlo nel resto d’Italia sprizz. Chiacchieriamo amabilmente: mi dice che ha trovato utili gli esercizi e che anche a casa faceva sempre quelli che gli indicavo e che ho le mani doro che il mio tocco era piacevole anche quando spingevo e forzavo l'articolarità cosa che sicuramente cagionava un pò di dolore. Mentre lo dice prende la mia mano e la carezza. Mi sorprende, ha quasi la metà dei miei anni. Non so cosa fare ma decido di non ritirala e poi dico la cosa più stupida. Gli dico che è stato un piacere anche per me perchè dopo tanti anziani con la protesi era stato un piacere trattare un bel ragazzo giovane. Non aspettava altro, non finisco di dirlo che mi tira a se e mi bacia. Io all'inizio rispondo al bacio ma poi mi dico: ma cosa sto facendo e se passa mio marito o qualcuno che mi conosce. Mi do della cretina ma forse era stato anche l'aperitivo a rendermi imprudente. Lo guardo con sguardo supplicante e gli dico: per favore non mi tentare, e mentre lo dico gli appoggio la mano sulla coscia, lui la prende e dice la mia coscia l'ha toccata più di una volta e appoggiandoci su la sua la guida dolcemente verso l’inguine. Io mi alzo di scatto, so che devo interrompere per non fare casini e gli dico è ora di andare. So che se resto lì a farmi corteggiare finisco con lo starci. Lo saluto, questa volta con un bacio sulla guancia, e ci separiamo. Dopo un minuto, mi rincorre e mi dice: scusa ho lasciato su la borsa con il mio portatile, mi puoi riaprire lo studio”. Oramai sono le 19.45 e sicuramente non c’è più nessuno. Che posso fare, tiro fuori le chiami e ci riavviamo verso lo studio. Lui mi chiede scusa per le avances e mi dice che forse è stato troppo pressante. Io sto zitta. Apro il portoncino e attraversiamo l’androne verso l'ascensore. In ascensore siamo uno di fronte all’altra e mi chiede di nuovo scusa per le chiacchiere di poco prima ma nel farlo mi bacia di nuovo. Stavolta siamo soli, non ho paura e mi sento sciogliere a quel bacio mentre due braccia mi avvolgono. Ci baciamo ancora sul pianerottolo e quando apro la porta oramai mi sento le gote tutte rosse. Il suo portatile è li sulla sedia in sala di attesa ma nessuno ci bada. Continua a baciarmi mentre mi sfila il giubbino e si toglie il suo. Comincia a baciare non solo le labbra ma anche il collo e i lobi e io sento davvero che il calore invadermi. Sento le sue mani che mi carezzano, sono grandi forti, mi afferrano i glutei stringendoli e tirandomi a se. Io sono immobile non so come reagire non so cosa fare sono paralizzata dalle sensazioni mentre sento il suo pene questa volta gonfio e duro contro la mia pancia. Ondeggia leggermente per essere sicuro che io lo senta. Si ferma, mi guarda, io lo fisso imbambolata e mi chiede: “me lo guardavi vero durante i trattamenti?” Non ho detto nulla, credo di essere diventata rossa e di aver fatto un leggero segno di si con la testa. Lui continua: “vuoi vederlo adesso? adesso è diverso”. Credo anche qui che la mia testa abbia fatto un accenno di si o forse gli è bastato che non abbia detto no. Fa un passo indietro e abbassa i pantaloni della tuta come faceva durante i trattamenti ma stavolta con lo stesso movimento trita giù anche i boxer e balza fuori. E’ nero e liscio, è grosso e duro. Che fosse depilato lo avevo già capito ma vederlo così …. la prima pulsione è stata allungare la mano. L'ho preso e l'ho stretto come fosse un saluto. Era largo quasi come il mio polsoe lungo non so quanto ma sarà stato più di una spanna, forse una spanna e mezza. Non dicevo nulla mentre lo stringevo in mano e lui mi guardava dirotto negli occhi, sorridendo compiaciuto. Sempre senza dire nulla mi mette le mani sulle spalle e fa una leggera pressione verso il basso, invitandomi a guardalo da vicino. Il suo sguardo è ipnotico e mostra la sicurezza di chi sa di avere qualcosa di bello. Io avevo la mente vuota e come una bambola mi sono inginocchiata davanti a lui. Il suo cazzo era davanti ai miei occhi ma mi sembrava che fosse lui a fissare me come un predatore. Quasi con incertezza con timidezza l'ho guidato nella mia bocca. La sola cappella era grande da riempirmi la bocca completamente. Era la prima volta che la sentivo così. Ho semplicemente richiuso la bocca su di lui e cominciato a succhiare quasi a poppare. Mormalmente avrei cominciato un movimento diverso facendolo entrare e uscire ma mi sembrava fosse troppo grande per quello e l'ho tenuto così un attimo. Poi l'ho fatto uscire per leccarlo. La cappella, il fusto, le palle, tutto. Non aveva il sapore di un bianco. Aveva un sapore diverso ma non era troppo forte né sgradevole.
Lui mi lascia fare sorridendo. Poi mi solleva come fossi un fuscello e mi porta in braccio nello studio dei trattamenti dove mi depone sul lettino, distesa. Di nuovo lo porge alla mia bocca ma mentre la mia lingua corre lui comincia a sfilarmi le scarpe e poi pantaloni della tuta e poi gli slip. Sento le mie cosce nude percorse dalle sue mani che le risalgono, le sfiorano delicatamente e poi con vigore. Con un movimento repentino le allarga e comincia toccarmi la figa. Prima appoggia tutto il palmo su di lei e sento il calore della sua mano, poi piano piano un dito si fa strada dentro di me. Istintivamente apro le gambe di più per lasciare spazio alle sue manovre e sento il suo dito che mi penetra. Lo accoglie un gemito. Subito lo tira via, mi tira verso di se e mi alza con forza il bacino tenendomi per le cosce mentre tuffa la bocca sulla mia figa, prima me la bacia come fosse una bocca. Poi mi riappoggia giù e comincia a leccarmelo. E bravissimo. La cosa mi sorprende spesso i ragazzi davvero dotati non si applicano molto con la bocca, invece lui me la lavora con una lingua lunga e ruvida come fosse una mucca. Apro le gambe a più non posso per fagli leccare ogni lato. Lui non si fa pregare alterna le lappate a le succhiate. Ma non fa a tempo ad accompagnare questa lecata con la penetrazione di un dito che vengo, vengo contraendomi e emettendo un urlo soffocato quasi roco.
Lui mi guarda stupito e mormora: “così veloce”. Mi avrà leccata per due o tre minuti al massimo. E’ una mia caratteristica vengo davvero velocemente quando sono eccitata e ben stimolata. Ma la cosa bella è che non ho bisogno di pause e posso venire diverse volte. Lo guardo e gli dico: “Sorpreso? Continua che è solo il primo”. Lui non se lo fa ripetere, mi prende per il bacino e mi tira fino al bordo del lettino. Mi alza e allarga le gambe con le sue braccia forti, le sorregge mentre sento il suo pene che bussa alla porta della mia fica. Sono aperta e bagnata, entra con naturalezza e non faccio fatica ad accoglierlo nonostante le dimensioni. Lui mi guarda e finalmente parla. Mi dice che a tante dà fastidio la sua dimensione ma da come è entrato facile a me dovrebbe andare bene. Anche sotto questo profilo siamo in sintonia. Comincia a scoparmi, prima piano lo fa entrare tutto con un movimento lento e lentamente lo tira fuori. Mi sembra che sia lungo chilometri ed ogni volta che ripete la penetrazione la bocca mi si apre di piacere e stupore. Poi via via accorcia il movimento e accelera il rimo. I colpi diventano più decisi più forte. Lo sento tantissimo. Sento la sua presa forte che scorregge le mie gambe e la sua penetrazione che entra fino in fondo. E’ bellissimo e il piacere monta come le onde, facendomi mugolare. A un certo punto chiude le mie gambe davanti a se mentre continua a scoparmi tenendole chiuse. Con la fica così chiusa e stretta quello che sento è indescrivibile: lo sento scorrere lungo ogni centimetro dentro di me e vengo di nuovo. L’orgasmo e forte mi fa contrarre ogni fibra, ogni muscolo si tende e lui fatica a tenermi ferme le gambe e a restare dentro di me, mentre esplodo in un urlo liberatorio che accompagna uno spruzzo di liquido caldo che gli cola lungo le gambe.
Quando il mio secondo orgasmo si comincia a defluire e rallenta il mio respiro, lui mi riapre le gambe e continua a scoparmi ma con maggiore tranquillità. Io sono rilassata e molle come un budino mentre il suo cazzo continua a entrare e uscire. Dopo quella tempesta di piacere indescrivibile sono sento un piacere dolce che accompagna il suo movimento. Poi lo sento uscire. Un senso di vuoto. Mi alzo a sedere e lo guardo interrogativa: non gli avevo chiesto di smettere. Mi dice che sta per venire e che quindi si era fermato. Io lo guardo sorridendo e gli dico amore ho passato i 50 non sono più fertile e comunque ho la spirale, puoi tranquillamente venire. Scendo dal lettino e con la pedaliera dei comandi elettrici lo abbasso a quella che mi sembra l’altezza giusta. Lui mormora un: “comodo però elettrico” mentre si asciuga il mio liquido dalle cosce. Salgo in ginocchio sul lettino, dandogli le spalle e mi chino in avanti mettendomi a 4 zampe.
I miei glutei sono rivolti verso di lui e li accarezza dicendo: “vedo che conosci le potenzialità dell’arredamento”. Si avvicina e lo appoggia di nuovo contro la mia fica. La penetra con un colpo e comincia a scoparmi a pecorina. La nuova posizione mi regala sensazioni nuove riportandomi quasi in modo prepotente nella fase di plateau che precede l’orgasmo. Le sue spinte diventano subito vigorose e sento le gambe che mi tremano forse per il piacere dei i due orgasmi precedenti forse per quello in arrivo. Sento qualche schiaffo sulle chiappe. La sensazione di bruciore sulla pelle rallenta il piacere e non mi fa esplodere per la terza volta ma poi sento lui genere e contorcersi di piacere mentre mi viene dentro. Quel calore dentro di me non mi dà scampo: vengo anche io per la terza volta.
Siamo entrambi esausti. Almeno io lo ero. Andiamo a sederci sul divano in sala d’attesa ancora nudi. Io gioco con il suo cazzo tornato molle come lo avevo intravisto durante la terapia quando il ronzio del mio cellulare mi riposta alla realtà. Cinque chiamate non risposte. Era mio marito che non sapeva se tornassi per la cena o meno. Richiamo subito. “Scusa caro ma qui in studio si è rotto lo scaldabagno e c’è acqua dappertutto. Sto tirando su acqua con gli stracci e sono stanchissima” (cosa vera quest’ultima). Mentre parlo ho il telefono in una mano e con l’altra coccolo il cazzo che mi ha appena fatto godere. Inaspettatamente mio marito si propone di venirmi ad aiutare. Ho un sobbalzo ma riesco a riprendere il controllo e lo ringrazio declinando l’offerta. “Ho quasi finito. Dammi venti minuti e sono a casa”. Chiudo la chiamata e mi chino per dare un’ultima succhiata a quello splendido cazzo. “Sei proprio una gran troia”. Gli sento dire mentre succhio. “Proprio come mi aveva detto Simone”. Il gelo mi corre lungo la schiena e lo guardo interrogativa.