STORY TITLE: Territori Inesplorati 
logo The Cuckold
336


STORY

Territori Inesplorati

by MisterFive
Viewed: 59 times Comments 0 Date: 07-07-2025 Language: Language

Dopo l'incontro con Michele, e la mia serata con Stefano, la nostra nuova routine si era cementata, divenendo la nostra normalità, per quanto perversa potesse sembrare a occhi esterni. Io, Giada, ero la Regina indiscussa, e Matteo, il mio schiavo, si muoveva con una devozione che rasentava la perfezione, ogni suo gesto una dimostrazione del nostro patto. Continuavo a sentire Michele, certo, le nostre chiacchierate al telefono erano cariche di una sensualità sottile che mi eccitava e mi manteneva in un perenne stato di desiderio. Ma la mia fame era insaziabile. Il

richiamo della foresta

non era mai stato così forte, e la mia sete di esplorazione, di nuovi territori, era diventata un'ossessione.
Matteo, nel suo ruolo di

servo

, era instancabile. Era lui che si occupava degli annunci online, della prima scrematura, della gestione delle risposte. Lo osservavo mentre lavorava al computer, il suo viso teso ma i suoi occhi che brillavano di una luce febbrile, un misto di desiderio e rassegnazione. Un giorno, mentre controllava le risposte, un annuncio in particolare catturò la mia attenzione.

Alessandro. Singolo. Bisex versatile. Molto vicino a noi.

Le mie dita si mossero da sole, sfiorando lo schermo, ingrandendo la sua foto. Un uomo affascinante, con uno sguardo profondo e intrigante. Matteo deglutì, sentendo la mia eccitazione. Sapevo che quel dettaglio,

bisex

, gli aveva fatto balzare il cuore in gola. Io stessa sentii un brivido.

Bisex... interessante,

sussurrai, una scintilla di malizia che mi accendeva gli occhi. Nuovi territori da esplorare. Le fantasie adolescenziali, quelle che avevo creduto sepolte sotto strati di maternità e routine, cominciarono a riaffiorare, cariche di un'energia nuova, perversa.

Matteo,

dissi una sera, la mia voce un sussurro imperioso.

Voglio che tu incontri Alessandro. Un caffè esplorativo. Voglio che mi riferisca ogni dettaglio. Voglio un report dettagliato.

Matteo annuì, la sua espressione un misto di trepidazione e un'eccitazione che faticava a contenere. Era il suo ruolo, il suo dovere di schiavo.
L'incontro avvenne pochi giorni dopo. Matteo tornò a casa, il viso acceso, gli occhi che brillavano.

Giada,

cominciò, la voce ancora un po' tremante.

Ci siamo capiti subito. È.… è un uomo interessante. Versatile. È desideroso di mettersi in gioco.

Mi raccontò dei loro sguardi d'intesa, delle parole non dette, di quella comprensione immediata che si era creata tra loro. Concordarono un appuntamento a tre: un giro in moto sulle montagne vicine, fino a un lago caratteristico. Un'occasione perfetta per conoscerci, per annusarci, per iniziare a tessere la tela di un nuovo, perverso, divertimento.
Il giorno dell'appuntamento, l'aria era frizzante, carica di aspettativa. Il giro in moto fu piacevole, il vento tra i capelli, il paesaggio che scorreva veloce. Ma l'eccitazione era tutta negli sguardi furtivi, nei sorrisi complici, nelle battute che si lanciavano, un gioco di seduzione che non risparmiava nessuno. Alla fine del giro, quando ci fermammo in un punto panoramico per un drink e quattro chiacchiere per conoscerci meglio e scambiare esperienze ed aspirazioni. Fu molto piacevole, ed alla fine come d’accordo feci cenno a Matteo.

Matteo,

dissi, la mia voce ferma,

io vado con Alessandro. Tornerò indietro con lui.

Il viso di Matteo impallidì leggermente, ma annuì, la sua sottomissione assoluta. Salii sulla moto di Alessandro, stringendomi a lui, il mio corpo che si adattava perfettamente al suo. Sentii la sua mano che si posava sulla mia coscia, un tocco leggero ma carico di promesse.
Il ritorno fu un'esplosione di sensazioni. Le mani di Alessandro sul mio corpo, il suo profumo che mi inebriava, la sua risata che risuonava nel vento. Arrivammo a casa un'ora dopo, il sole che cominciava a calare, i nostri sorrisi ampi e soddisfatti. Anche Matteo era soddisfatto, lo capivo dal modo in cui mi guardava, con quella sua solita espressione tra il geloso e l'eccitato, un'espressione che per me era un carburante. Ma c'era anche un'ombra di disagio nei suoi occhi, un'incertezza sul futuro che lo attendeva. Quel tocco di maschio su maschio, anche se solo un'allusione, lo aveva turbato più di quanto pensassi. Sapevo di doverlo rassicurare o, meglio, riportarlo all'ordine.
Quel leggero disagio di Matteo non mi era sfuggito. Avevo percepito la sua incertezza, la sua paura di un territorio sconosciuto, e sapevo di dover intervenire, di doverlo riportare all'ovile della sua sottomissione. Il suo cuore doveva appartenere solo a me, anche se il suo corpo e la sua eccitazione potevano essere messi al servizio di altri. E l'idea di stuzzicarlo sul tema bisex, di spingerlo oltre il suo limite, mi accese un brivido perverso.
Quella sera stessa, dopo aver messo a letto i bambini, lo chiamai in camera da letto. Mi ero messa gli slip di lattice da donna con il pene finto, neri e lucidi, che mi facevano sentire potente, una vera dominatrice.

Matteo,

dissi, la mia voce bassa e autoritaria,

vieni qui, inginocchiati ai miei piedi.

Lui obbedì senza esitazione, gli occhi fissi sul mio cavallo, sul membro di lattice che mi sporgeva tra le gambe. Sentii il suo sguardo bruciare su di me, un misto di paura e una perversa, incontenibile eccitazione.

La tua padrona ha percepito la tua insicurezza, mio schiavo,

continuai, la mia voce gelida ma carica di un desiderio ardente.

E devo ricordarti chi sono. E quale sia il tuo ruolo.


Matteo non proferì parola, i suoi occhi che mi supplicavano e mi desideravano al tempo stesso. Gli presi il viso tra le mani, i miei pollici che gli accarezzavano le guance.

Sì, Matteo,

sussurrai, chinandomi fino a sfiorargli le labbra,

Alessandro. È proprio come mi aspettavo. Un vero stallone. E sì, anche molto dotato. La sua erezione è un'arma, mio caro, un'arma che la tua padrona non vede l'ora di brandire. E la sua versatilità... oh, quella versatilità. Mi farà divertire in modi che tu non puoi nemmeno immaginare.

Matteo gemette, un suono soffocato che gli uscì dalla gola. La sua mente era già in preda alle immagini che le mie parole evocavano.
Preparati, mio schiavo, la tua padrona ha in mente un trio. Io, Alessandro, e tu. E tu sarai il mio testimone, il mio servo, il mio cuckold.


L'appuntamento a tre fu organizzato qualche giorno dopo a casa nostra, nel nostro salotto, lo stesso luogo in cui il patto era stato sigillato. L'atmosfera era carica di tensione erotica. Alessandro, con la sua aura affascinante e la sua disinvoltura, mi fece sentire subito a mio agio. E la sua erezione, visibile sotto i pantaloni, era un invito irresistibile. Matteo era lì, seduto in disparte, il suo ruolo di spettatore e servo evidente. Lo guardavo ogni tanto, un sorriso malizioso sulle labbra, sapendo che ogni mio gesto lo stava mandando in estasi.
Alessandro mi baciò con foga, le sue mani che mi accarezzavano il corpo, sfilandomi il vestito. Mi spogliò lentamente, i suoi occhi che mi divoravano, mentre io mi inarcavo sotto il suo tocco. Matteo osservava, il suo respiro affannoso. Poi, Alessandro mi prese in braccio, portandomi sul divano, le mie gambe che gli si avvinghiavano attorno alla vita. Il suo membro, caldo e turgido, mi sfiorava la coscia, e io gemetti in anticipazione. Si posizionò tra le mie gambe, e con un colpo deciso, mi penetrò. Il mio grido di piacere fu quasi animalesco. Alessandro era magnificamente dotato, un'erezione potente che mi riempiva completamente, facendomi sentire ogni singolo muscolo del suo corpo che si muoveva in me. Matteo era in fiamme, lo vedevo dal modo in cui il suo petto si alzava e abbassava, dal suo sguardo fisso su di noi.
Quando sentii l'orgasmo avvicinarsi, lo chiamai.

Matteo! Vieni qui, mio schiavo! Vieni a godere con la tua padrona!

Lui si avvicinò, tremante. Alessandro continuava a pompare in me, i nostri corpi che si muovevano all'unisono.

Prendilo, Matteo,

dissi, indicando il membro di Alessandro.

Voglio che tu lo pompi per me. Voglio che tu lo faccia godere.

Matteo obbedì. Con mani tremanti, afferrò il pene di Alessandro e cominciò a masturbarlo, mentre Alessandro continuava a penetrarmi. Era un vortice di sensazioni, di piacere condiviso, di sottomissione e dominio che mi mandava in estasi. I nostri gemiti si mescolavano, il respiro affannoso di tutti e tre riempiva la stanza.

Voglio che venga nella mia bocca,

dissi, la mia voce un ringhio sensuale.

Voglio assaporare il suo sapore.

Alessandro, con un ultimo spasmo, venne nella mia bocca, il suo seme caldo e denso che si riversava sulla mia lingua. Inghiottii tutto, assaporando ogni goccia, entrambi travolti dal piacere. Matteo era lì, il suo sguardo fisso su di noi, i suoi occhi pieni di una perversa adorazione, il suo corpo scosso da brividi.
Una volta rimasti soli, Alessandro si era vestito e se n'era andato, salutando con un sorriso complice. Io, soddisfatta e stanca, mi strinsi a Matteo sul divano, il suo corpo che ancora tremava. Gli accarezzai il viso, i miei occhi che brillavano di una luce soddisfatta. Lui, il mio schiavo, era stato esemplare.
Gli tolsi la gabbia di castità, liberando il suo membro che balzò fuori, teso e dolorante. Lo presi in mano, le mie dita che lo accarezzavano lentamente, mentre parlavo di ogni dettaglio della serata con Alessandro: la sua foga, la sua abilità, il modo in cui mi aveva riempito, il sapore del suo seme in bocca. Ogni mia frase era una spinta, una carezza, un tocco sul suo pene che continuava a crescere e a pulsare sotto la mia mano. Matteo gemeva, ansimando, il suo corpo che si contraeva in spasmi di piacere man mano che la mia narrazione si faceva più vivida, più audace. Alla fine, mentre descrivevo il momento in cui Alessandro era venuto nella mia bocca, il suo corpo si contorse e venne nella mia mano, un getto potente e liberatorio, il culmine del suo tormento e della sua eccitazione. Ero io, la sua Padrona, a dargli il piacere, a controllarlo, anche quando l'oggetto del desiderio era un altro. Pulii via il suo seme con un fazzoletto, con un gesto di profonda familiarità e possesso.

Bravo, mio schiavo,

sussurrai, la mia voce roca e seducente.

La tua padrona è molto soddisfatta di te. E ora, ti do una notizia. Alessandro avrà un ruolo principale nella nostra vita. La sua versatilità, la sua vicinanza, sono un dono. Ci divertiremo molto, noi tre. Molto.


Nei giorni successivi, l'eccitazione non accennò a diminuire. Fantasmi di nuove possibilità mi tormentavano la mente, la versatilità e la vicinanza di Alessandro aprivano scenari inesplorati, promettendo un futuro di avventure erotiche sempre più audaci. Matteo, nel suo ruolo di schiavo, era diventato incredibilmente devoto, la sua sottomissione un piacere in sé. Ogni mio capriccio, ogni mio desiderio, era per lui un ordine irrinunciabile. Il

richiamo della foresta

aveva ora un volto preciso, quello di Alessandro, e prometteva di condurci in territori che nemmeno noi avremmo mai osato immaginare. Ero pronta. E lui, il mio schiavo, era pronto a seguirmi, qualunque fosse il prezzo.

ADDED 0 COMMENTS: