Una comune storia di sesso.
by osservatoriVisto: 353 veces Comentarios 3 Date: 03-01-2019 Idioma:
Quel giorno… neanche se ne accorse che lo stavamo guardando… ma non è che, se fosse stato il contrario, sarebbe cambiato qualcosa.
Voyeurismo, esibizionismo, candaulesimo… queste parole per lui, semplicemente, non avevano senso.
Era felice, come sempre, ma la presenza della sua femmina lo rendeva addirittura euforico.
Le saltava e le girava intorno come fanno quegli amanti che si perdono per anni e poi si ritrovano.
Lei con i suoi occhioni grossi e neri fingeva di essere ritrosa ed attenta alle sue avanches che, effettivamente si facevano sempre più spinte.
Lui le sprofondò il naso nella guancia e lei per un pò godette di quel gesto soffice e affettuoso poi, come Dafne nel gruppo scultoreo del Bernini, si divincolò da lui e scappò via in un continuo gioco amoroso.
Lei sembrava provocarlo per bene, si dava e si negava come un esperta femme fatale.
Poi fuggiva e ancora una volta per poi assumere quella posizione da docile ed ubbidiente con la quale, con vera arte femminile, mostrava il suo tenero culetto.
Questa volta però, lei si mise all’angolo da sola e, con un balzo, le fu tenuta bloccata opportunamente la testa verso il basso in un gesto di violenta sottomissione.
Un lieve brontolio e finalmente, senza molta delicatezza, lui le infilò il suo piccolo arnese nella sua vulva rosacea e cominciò a spingere velocemente come fosse un invasato
.Una dozzina di colpi, forse qualcuno di più ma lei riuscì a svincolarsi e a scappare nuovamente lontano ma, lo sappiamo tutti, un maschio ingrifato è come un treno lanciato ad alta velocità… è difficile da fermare.
Lui non parlava, era muto.
Forse avrebbe voluto urlare : “fermati, brutta stronza! Lo so che ti piace!! Non farmi passare per un depravato.
Lo so che sono solo uno dei tanti che ti hanno ingroppato finora… e che da ognuno di loro hai avuto almeno sette o otto figli. Solo con me fa la schizzinosa?”
E ancora una volta lui riuscì a sbarrarle la corsa in un angolo da cui non si sarebbe potuta muovere.
Alzò il suo corpo peloso e si stese su di lei tenendola, questa volta, così stretta ai fianchi che quasi le fece male. Ancora un a volta, a fatica… perchè trovarle il buco giusto in quella fitta foresta di peli.
Era un impresa veramente difficile a quelle velocità e, sicuramente, le scarse dimensioni di lui non aiutavano. Ma così aveva voluto la natura.
E giù, a scoparla, spingendole vigorosamente il pisellino nella pancia, con un ritmo farneticante, come se fosse la sua porca, anzi, la sua porcellina d’india.
Stavolta riuscì nella virile fatica e, anzi, quasi sembrò superare se stesso (e gli altri venti o trenta precedenti compagni di lei) durando la bellezza di ben quattro secondi. Un record!!
E, stavolta lei era visibilmente soddisfatta.
Lo si poteva notare da suo sguardo attonito, da come teneva dritte le orecchie e dal modo languido in cui pronunciava il verso “Gu gu”.
Stavolta Messer coniglietto poteva ritenersi, a ragione, ben fiero di se stesso e ritornare a saltellare allegramente nel nostro giardino.
La coniglietta, invece, sarebbe stata tenuta ancora al sicuro dentro la sua gabbietta perchè lo sappiamo tutti: per prudenza dopo l’accoppiamento è bene tenere lontani i due animali.
E noi maschietti, che abbiamo assistito alle loro prodezze, consolati oramai delle nostre dimensioni e rassicurati dai dubbi sulle nostre durate, invidiamo a questi roditori amabili e carini, quella eterna disponibilità delle loro femmine e la loro promiscuità senza colpe e senza rimpianti, tanto che, come sapete, leggendario e quasi epico è diventato quel modo di dire, che tutti vorremmo che ci rappresentasse: “quelli li scopano come due conigli”.