STORY TITLE: “Domani vado a trovare A.” 
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STORY

“Domani vado a trovare A.”

by Okstrato
Viewed: 231 times Comments 0 Date: 29-06-2025 Language: Language



Siamo a pranzo. Io, come spesso mi accade, mi chiedo che fine abbia fatto il suo “amico”. Ma come sempre, desisto. Tanto so già che non riceverei una risposta sincera. Finisco il piatto. Lei mi guarda e dice, con quella sua voce tagliente e disinvolta:
“Domani vado a trovare A.”

La nostra storia è iniziata grazie a un amico, che un giorno, vedendomi reduce dall’ennesima relazione fallita, mi disse:
“Ora ti presento la donna giusta per te.”
Sapevo da lui che era una troia. Nelle poche volte in cui l’avevo incrociata, mi aveva dato l’idea di essere una “donna uomo” – non in senso fisico, ma nel carattere: sfrontata, decisa, indipendente. Con un’energia maschile che mi intrigava e respingeva allo stesso tempo.

Tra noi è iniziato tutto dal sesso. Poi è arrivata la convivenza. E con lei, una relazione appassionata, intensa, sensuale. La donna perfetta, per me. Stesse passioni, stessi obiettivi, stessa fame di sesso.
Sapevo che prima o poi avrei realizzato anche il mio desiderio più perverso: vivere le corna, ma non come vittima – come complice.

Glielo dissi subito, senza filtri:
“Cerco una donna che ami scopare, e che non disdegni il letto di un altro.”
Lei mi rispose:
“Apprezzo la tua sincerità. Anch’io sono fatta così.”

A dire il vero, non capii subito se dicesse la verità. Non ne parlò più. Andammo avanti. Arrivammo perfino a un figlio, eppure nulla si muoveva su quel fronte. Fino al giorno in cui tutto cambiò. Una rivoluzione rapida, poco programmata. In due anni, un altro mondo. Scoprii tutto grazie al cellulare: messaggi, chat, fotografie, dal 2011 ad oggi.
Ed ecco che mi si accese qualcosa dentro. Finalmente… era lei.

Non sono impazzito. Nelle tante relazioni che ho avuto negli ultimi 30 anni, mai mi era venuta voglia di fare un figlio, di costruire qualcosa di stabile. Con lei invece sì. Una relazione che sembrava perfetta, ma mancava ancora un tassello: una donna che fosse davvero una troia, non una che avessi dovuto convincere a esserlo.
Quel giorno, con la scoperta, la ciliegina era finalmente caduta sulla torta. Ero felice. Non mi sentivo tradito. Anzi. Mi sentivo realizzato.

Parlandone, ho anche capito una cosa affascinante: lei ama l’idea di essere tradita… ma non da me.
Lei gode solo se è l’amante a tradirla. Io, invece, non posso permettermelo. Il solo pensiero la fa impazzire di gelosia. Una contraddizione meravigliosa.
In quelle chat trovai conferma: la sua lunga storia fatta di scappatelle, di incontri con quell’amante dal cazzo sicuro, delineava tutto. Un equilibrio perfetto, perverso, nostro.



Quel pomeriggio, il lavoro sembrava non finire mai. Non ebbi il coraggio di farle domande. Tanto sapevo che avrebbe svicolato.
Poi, alle 11:30 del giorno dopo, mi arriva il messaggio:
“Vieni a casa.”

Invento una scusa con i colleghi, prendo la macchina. Guida lenta, il cuore in gola. L’eccitazione parte dai testicoli e mi arriva al cervello. So cosa mi aspetta. O almeno lo spero.

Entro.
Lei è lì. Sul letto. A pecora. Solo in intimo.
Mi spoglio. Vado ad annusarla.
Ma subito qualcosa mi confonde: sento un sapone che non abbiamo in casa.
“Ti sei lavata?”, le chiedo. “Ti avevo chiesto di non farlo, dopo che ti aveva riempita.”
Lei mi guarda e risponde vaga:
“Forse si è lavato lui, prima… e non si è risciacquato bene.”

Abbasso lentamente le sue mutandine di seta, quelle senza cuciture, pensate per sparire sotto i pantaloni bianchi in san gallo – quelli che le fascia il culo alla perfezione.
Un culo che sfida la gravità. E che porta addosso trent’anni di pecorine come se fossero piume.

Sotto, il profumo è chiaro: uomo e sesso.
C’è persino un piccolo frammento di carta igienica, segno del tentativo maldestro dell’amante di “pulirla” dopo essere venuto dentro.
Mi eccita da impazzire. Comincio a leccarla.

“Com’è andata?”, le chiedo.
Lei si bagna subito. Spinge il bacino sul mio viso, mi vuole dentro con la lingua.
Mi racconta, a tratti, senza enfasi:
Sono andati in una stanza, spogliati. Lui l’ha messa a pecora. L’ha leccata. Poi l’ha scopata. Lei è venuta subito. Una volta, poi una seconda.
Il cazzo enorme, come piace a lei.
Pochi minuti.
“Sto per venire”, le ha detto lui.
“Vieni dentro, non ti fermare. Tanto mi sta arrivando il ciclo.”
Una bugia. Mancava ancora una settimana.

Si rivestono. Parlano di un corso da fare insieme. Si salutano.
Lui si lava. Lei no.

Durante il racconto continuo a leccarla. Viene con me, una terza volta. Un orgasmo lungo, che non finisce.
Non mi ferma. Anzi, spinge ancora.
Alla fine mi dice:
“Basta… scopami.”

La prendo da dietro. Non so come, ma resisto più del solito. Cinque minuti buoni.
Forse perché la notte prima non avevo dormito, ma mi ero fatto diverse seghe pensando a quel momento.

Vengo dentro.
Quasi con dispiacere.
È come se stessi lavando via quello che l’altro le aveva lasciato.

Lei è stanca. Soddisfatta.
Provo a chiederle qualcosa in più.
“Per oggi basta”, mi dice, lapidaria. “Ho scopato. Sono stanca.”

Fine.
Al momento in cui scrivo non ho altri dettagli. Ma spero presto in una nuova avventura.
Anche se sono rare.
Appena posso, ti racconto le altre.

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