Giornata al mare da vero Cornuto
by Queencuckdog
(Racconto reale il luogo si vede nelle nostre foto del profilo).
Era una di quelle giornate perfette: sole alto, mare piatto, silenzio rotto solo dalle onde e dal fruscio degli asciugamani.
La spiaggia nudista sotto il Conero era semivuota, come sempre.
Lei era stesa sul telo, abbronzata, con il corpo rilassato e le gambe aperte con naturalezza.
Io ero qualche metro più in là, seduto sotto l’ombrellone.
Guardavo.
Come sempre.
E godevo del privilegio… di non toccarla.
La Queen aveva deciso di camminare un po’ sulla riva.
Era completamente nuda, il seno libero, i capezzoli tesi dal vento, le natiche che ondeggiavano a ogni passo.
Io la seguivo con lo sguardo.
Poi lo vidi.
Lui.
Fisico abbronzato, asciutto, sguardo sicuro.
Un uomo solo, steso con un libro in mano. Un naturista che viene spesso nella spiaggia dove noi andiamo quando vogliamo stare nudi.
La Queen gli passò accanto.
Fece un passo in più.
Si fermò.
«Mi dai una mano con la crema? Sai… non arrivo bene sulla schiena.»
Lui la guardò, sorpreso ma divertito.
Poi sorrise.
«Con piacere.»
Lei si girò lentamente.
Gli porse il flacone.
Si mise di fronte a lui, inginocchiata.
Lui cominciò a spalmarle la crema, ma le mani iniziarono a scivolare più in basso… e più avanti.
Io, a distanza, ero in apnea.
Un uomo qualche metro dietro di loro – un altro frequentatore della spiaggia – aveva smesso di leggere.
Si era sistemato meglio.
Non diceva nulla.
Ma non staccava gli occhi.
Un perfetto guardone.
Come me.
Le mani del Bull scivolarono sul fianco della Queen.
Poi sul seno.
Lei non disse nulla.
Si voltò solo verso di me.
E sorrise.
Io ero in piedi ora.
Il cazzo duro, libero.
Mi toccavo senza vergogna.
Il Bull prese la Queen per la vita.
La fece girare.
Le sussurrò qualcosa.
Lei si mise a quattro zampe sopra uno scoglio.
Sotto il sole. Davanti a tutti.
Io vedevo tutto.
Il guardone anche.
Lui la prese lentamente.
Non c’erano suoni volgari.
Solo la pelle che si toccava.
Solo il rumore del respiro.
Io avevo il cuore impazzito.
Il sole mi bruciava la pelle, ma non mi muovevo.
Lei gemeva.
A occhi chiusi.
Con il viso sotto il sole
Il Bull non guardava nessuno.
Solo lei.
Solo il culo che spingeva contro il suo bacino.
Quando finì, le diede uno schiaffo sul fianco.
Lei si voltò, si sdraiò sulla schiena, le cosce ancora aperte.
Mi fece cenno.
«Vieni. Adesso puoi leccare… tutto.»
Mi inginocchiai davanti a lei.
Sentivo il suo odore, il sapore del Bull, la polvere della spiaggia tra i denti.
Il guardone non si era mosso.
Si stava lentamente toccando, senza nasconderlo.
Quando tornammo all’asciugamano, nessuno parlava.
Il Bull si stese accanto alla Queen.
Io restai seduto a terra.
Lei si sistemò gli occhiali da sole e disse solo:
«Finalmente una bella giornata al mare.»
La sabbia era finita da un pezzo.
Sotto il corpo della Queen c’erano solo sassi bianchi, levigati dal mare.
Non era comoda, ma sembrava non importarle.
Era sdraiata sul fianco, la pelle lucida di sudore e crema, le gambe piegate, lo sguardo perso nel cielo.
Il Bull era seduto accanto a lei, ancora nudo, il cazzo ormai rilassato ma veramente lungo.
Ma rimase cosi solo per poco.
Si voltò verso di lei, le sussurrò qualcosa, poi mi guardò.
E poi alzò la voce, senza alcun pudore.
«Che dici, Regina… li facciamo sborrare ancora questi guardoni?»
La Queen non disse nulla.
Sorrise appena, senza voltarsi.
E spalancò lentamente le gambe.
Io ero ancora a terra, inginocchiato, tra la sabbia e i sassi .
Il guardone, più lontano, non si era mosso di un centimetro.
però non si toccava più solo sotto il telo.
Aveva la mano fuori.
Lo faceva apertamente.
La Queen si sollevò a fatica e si mise a carponi, una mano a terra per tenersi in equilibrio.
«Attento ai sassi», disse al Bull con voce calma.
Lui si inginocchiò dietro di lei, prese posizione con calma, e la guidò a trovare la posa giusta.
Non era comodo.
Ma bastava guardarla da dietro, con quel culo lucido e aperto, per sapere che sarebbe comunque successo.
Il Bull la prese.
Di nuovo.
Con lentezza.
Questa volta guardandomi dritto negli occhi.
«Guarda bene. Questo è il cazzo che ti ricorderai anche stanotte, quando sarai solo.»
Io respiravo a fatica.
Il cazzo torna subito duro.
Il guardone ora si masturbava senza vergogna, il braccio che si muoveva ritmicamente sotto il sole cocente.
La Queen gemeva piano.
I sassi sotto le ginocchia le segnavano la pelle.
Ma non si fermava.
Si girò verso di me.
«Avresti voluto essere tu, vero? Invece puoi solo guardare… e annusare dopo.»
Quando il Bull venne dentro di lei, non si mosse subito.
Rimase dentro, in silenzio.
Poi la fece sdraiare lentamente.
Prese il telo da mare e lo piegò.
Glielo mise sotto la testa.
«Ti tratto come una puttana, ma con stile.»
Lei rise.
Lo baciò.
Poi si voltò verso di me.
«Bene. Ora pulisci. Fallo godere ancora.
Così il nostro amico là in fondo avrà anche il bis.»
Mi alzai ero completamente pieno di sborra sulla mia pancia ero venuto tre volte come un cornuto, mi
avvicinai in ginocchio.
E lo feci.
Mentre dietro di noi, il guardone veniva sul suo petto, ansimando e sorridendo.
Il Bull si alza e dice quando volete io sono sempre qui! La Queen sorrise è dice lo sappiamo, alla prossima, vero cornuto?