La moglie del capo
by Demiurg
Diego aveva 35 anni. Capelli castani, barba di qualche giorno, fisico asciutto e quello sguardo sfacciato che metteva addosso il vizio. Lavorava come responsabile commerciale in una grande azienda di design. Un ambiente elegante, fatto di colletti bianchi e sorrisi di facciata. Ma dietro ogni sorriso, si sa, scorre sempre qualcosa di sporco.
E la miccia la accese lei.
Alessia, la moglie del suo capo Marco. Circa 50 anni, il tipo di donna che il tempo aveva solo reso più affascinante. Curve piene, pelle curata, occhi scuri che parlavano senza bisogno di parole. Aveva quell’aria di chi sapeva perfettamente cosa voleva e come ottenerlo. E quando aveva incrociato per la prima volta Diego nell’open space, lo aveva deciso.
Uno sguardo. Un mezzo sorriso. Di quelli che tolgono il fiato.
«Diego, vero?»
«In carne e ossa», rispose lui, sfiorandole le gambe con gli occhi.
Da quel giorno era stato un gioco sottile. Alessia trovava ogni scusa per passare in ufficio. Un documento da firmare, una domanda da fare, una scusa banale. Ogni volta vestita un po’ più provocante, un po’ più scollata, un po’ più consapevole del suo potere.
Fino a quella sera.
Ufficio vuoto, il rumore della pioggia contro le finestre. Diego era rimasto a lavorare tardi. Alessia era passata con la solita scusa, chiudendo la porta dietro di sé.
«Sei sempre l’ultimo a rimanere?», chiese con un sorriso allusivo.
«Quando ne vale la pena», rispose lui, fissandole il seno sotto la camicetta di seta.
Alessia si avvicinò, lasciò cadere il documento e si sedette sul bordo della scrivania.
«Sai che ti guardo da un po’, vero?»
Non c’era bisogno di aggiungere altro. Diego la prese per la vita e la attirò a sé. Le mani esplorarono le sue cosce, il corpo caldo, il profumo intenso di donna. Le labbra si cercarono, fameliche.
Alessia si inginocchiò davanti a lui, con lentezza, senza dire nulla. Aprì la zip dei pantaloni e lo liberò, guardandolo dal basso con fame. Lo prese in bocca, ingoiandolo senza esitazioni, scorrendo con la lingua su ogni centimetro. Diego le afferrò i capelli e iniziò a guidarla, godendo della vista di quella donna così matura e sicura, che succhiava con una passione furiosa.
Poi la fece alzare e la sollevò di peso sulla scrivania del marito. La camicetta si aprì, rivelando il seno sodo, il corpo ancora perfetto. Alessia era già bagnatissima, la sua pelle calda, le cosce che brillavano di desiderio.
«Non aspettavo altro che sentire quanto ti sei inzuppata per me», sussurrò Diego, sfiorandola con le dita e trovandola umida, calda, aperta.
«Prendimi», ansimò lei.
E lui non se lo fece ripetere. La penetrò con una spinta decisa, facendola gemere. La scopata fu selvaggia, sulla scrivania del marito. Le gambe di Alessia avvolte intorno ai fianchi di Diego, il seno che rimbalzava a ogni colpo, il rumore dei corpi che si cercavano senza ritegno.
Da lì, fu un vizio.
Alessia non riusciva più a farne a meno. Lo cercava ovunque: in ufficio, negli hotel, nel parcheggio sotterraneo. Ogni volta più sfrenata, più bagnata, più affamata. Ogni volta lasciava le sue cosce lucide e il profumo del suo piacere addosso a Diego.
Fino a quando Mariano scoprì tutto.
Un messaggio, una foto. Ma invece di una scenata, la sorpresa.
Mariano convocò Diego nel suo ufficio.
«So tutto», disse calmo.
Diego rimase in silenzio.
«E la cosa mi eccita», aggiunse Mariano, con un sorriso appena accennato.
«Mi piace vedere mia moglie godere. Mi piace sapere che un altro la fa sua. Ti va di alzare il livello?»
Diego sorrise. «Dimmi solo dove.»
La sera dopo, un loft riservato, luci basse e atmosfera calda. Mariano seduto in un angolo, bicchiere in mano, sguardo febbrile. Alessia splendida in una vestaglia sottile che lasciava intravedere tutto.
«Stasera voglio che ci guardi», gli sussurrò lei.
Mariano annuì.
Alessia si inginocchiò davanti a Diego e senza alcuna esitazione tirò fuori il suo cazzo duro, iniziando a succhiarlo con fame. Diego le prese i capelli, la guidò dentro di sé, godendo della vista di lei così devota.
Poi guardò Mariano.
«La tua donna è bagnatissima», disse, infilando le dita tra le gambe di Alessia e mostrandogli quanto fosse fradicia di desiderio.
Mariano trattenne il respiro.
Diego la fece inginocchiare sul divano, le gambe larghe, il corpo pronto. La penetrò senza pietà, facendola gemere, i movimenti decisi, il suono dei loro corpi che si univano. Ogni colpo faceva schizzare il piacere di Alessia, che ansimava senza ritegno.
«Ti piace guardare, vero?», chiese Diego a Mariano.
Lui annuì, stringendo il bicchiere.
Diego aumentò il ritmo, le mani sui fianchi di Alessia, il suo sesso bagnato che lo accoglieva avvolgendolo, caldissimo, pulsante.
«Guarda bene mentre la riempio.»
Con un’ultima spinta profonda, Diego venne dentro di lei, godendo del calore e della stretta del suo corpo maturo. Alessia tremava, il corpo percorso da onde di piacere, il respiro rotto dai gemiti.
Diego si allontanò lentamente, osservando il seme che colava tra le gambe di lei.
Mariano si avvicinò, le prese il viso tra le mani e la baciò con passione.
«Sei meravigliosa», le sussurrò.
Diego li osservò entrambi, il sorriso sulle labbra.
«E questo… era solo l’inizio.»