HISTORIA TìTULO: La moglie del capo alla cena di Natale 
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La moglie del capo alla cena di Natale


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La moglie del capo alla cena di Natale

by jokerfree
Visto: 1679 veces Comentarios 6 Date: 18-01-2024 Idioma: Language

Un classico del mondo lavorativo, è la cena aziendale.

Dopo lo stop imposto dal Covid, il 2023, è l’anno in cui si ritorna alle vecchie abitudini, anche se ormai noiose e desuete, dove tra colleghi, capi e capetti, si fa sfoggio delle proprie abilità da lecca culo, nei confronti dei capi e della direzione aziendale.

Venerdì 15 Dicembre 2023, è il giorno stabilito per la cena, presso un noto Centro Agrituristico a cinque stelle, a pochi chilometri dalla città.

Per pura casualità, nella stessa sera, c’è la cena di Natale dell’azienda dove lavora mia moglie e caso vuole che questa volta, saremo separati, ognuno con i propri colleghi.

Arrivato sul posto insieme ad altre persone della mia sede, fatti i convenevoli, salutati tutti, capi, capetti, colleghi e consorti, viene servito un aperitivo, dove tra una chiacchiera e l’altra, si dicono sempre le stesse cose e si finisce tristemente per parlare di lavoro.

Con piacere rivedo Annachiara, moglie di un mio collega che per un certo periodo, ho scopato assiduamente, mentre lui ci filmava e si faceva le seghe sul divano.

Sempre molto carina, ha superato da poco i quaranta, lui invece da comune impiegato che era, con una certa abilità adulatoria, è entrato nelle grazie del capo onnipotente ed è stato spostato dalla nostra sede periferica, alla sede direzionale.

Adesso quasi non mi saluta più, che stronzo! Lei però è un incanto.

Abbiamo smesso la nostra frequentazione sessuale, senza che ci sia stato un vero motivo, ma essendo fedele al mio ruolo di amico di letto, non ho mai chiesto spiegazioni e la cosa è finita così, anche se ho motivo di credere che sia stato lui a voler interrompere.

Annachiara, è molto amica della mia collega di stanza, Federica, tra di loro si chiamano BFF, (che tradotto sarebbe migliore amica per sempre), è un modo di dire simpatico, molto usato tra i ragazzi e loro forse lo fanno per sentirsi ancora ragazze.

Federica, per gli amici “la Fede”, inevitabilmente sa molte cose di me, della mia vita privata e della mia vita coniugale e sono certo che sappia tutto, anche ciò che c’è stato tra me, Annachiara e il marito.

Arriva il momento della cena e fortunatamente i posti ai tavoli non sono assegnati, così inizio a cercare un tavolo in cui ci sia qualche faccia amica.

La Fede, mi fa segno e mi indica un posto al loro tavolo.

Degli otto posti per tavolo, cinque sono impegnati da donne, uno lo occupo io e mi accomodo esattamente dove la Fede con sguardo ammiccante mi indica, come se volesse che stessi esattamente di fianco a quella persona; altri due colleghi si aggregano e il tavolo, è completo.

Annachiara e la Fede chiacchierano amichevolmente e ogni tanto si dicono cose a bassa voce; vorrei essere un moscerino per conoscere i loro segreti.

Noto che nei confronti della persona al mio fianco, c’è una certa deferenza da parte di tutti, perché tutti quelli che passano dal nostro lato si fermano a salutarla.

Mi viene il dubbio, forse mi sono perso qualcosa, ma chi è questa tipa?

La Signora è una bella donna, sicuramente sui 55 anni, molto curata e ben messa sotto tutti i punti di vista.

Capelli corti biondi, viso delicato, donna elegante e di classe, occhiali da vista di stile che le conferiscono una personalità interessante, fisico con forme mediterranee e cosa non meno importante, un “décolleté” di assoluta preponderanza; direi, così a occhio, una quarta misura abbondante e diciamo che in una situazione diversa un pensierino mi sarebbe già balenato in mente.

Prendo subito l’iniziativa e mi presento:

“Signora mi perdoni, mi sono seduto qui al tavolo e non mi sono ancora presentato”.

Ho catturato la sua attenzione e piacevolmente ci presentiamo.

Lei, esordisce dicendo: “Federica mi ha parlato molto di lei, sa?”

“Uhm…, questo mi preoccupa, perché Federica sa molte cose di me”.

Con una leggera risata di circostanza mi dice: “non abbia paura, parla benissimo di lei”.

Io guardo la Fede con sguardo interrogativo, perché non ho ancora capito chi cazzo è questa tipa, fino a quando il collega che ho di fianco, mi sussurra, mentre lei saluta il Direttore del personale che è venuto al nostro tavolo per ossequiarla:

“Occhio è la moglie del capo!



Chiedo: “Ma il capo chi?”

“Eh ciao! Il capo, lui, l’Amministratore Delegato!”

Il mio primo pensiero è: “che palle, adesso mi tocca a fare il valletto!”

Invece, durante la cena, scopro una persona piacevole, una donna di cultura con cui si riesce a parlare di tutto e la cena scorre piacevolmente, contando anche sull’aiuto della Fede e di Annachiara che tengono alto il morale, poi tra un brindisi e l’altro, iniziano le danze.

Ormai, l’alcol ha fatto la sua parte e tra un ballo e l’altro, i tavoli si svuotano e tutti si accalcano in pista per gli immancabili e a volte impietosi, balli di gruppo.

Resto al tavolo con la Signora, siamo tra i pochi che si astengono dai balli ma devo ammettere che tra una chiacchiera e l’altra, la serata scorre in maniera davvero spensierata e gradevole.

A un certo punto, decido di andare a prendere due drink.

Tornato al tavolo, sedendomi, nell’accavallare le gambe, sfioro con il mio piede destro, il suo piede sinistro, facendo un involontario piedino.

Attimo di terrore!

La cosa può diventare molto imbarazzante e in una frazione di secondo, devo decidere cosa fare; potrei scusarmi e dire semplicemente “pardon”.

Potrebbe essere un modo per uscire dall’imbarazzo con classe, invece cosa faccio?

Non dico un cazzo, me ne resto in silenzio e la fisso dritta negli occhi.

La Signora, sostiene il mio sguardo e inaspettatamente allunga il suo piede sinistro mantenendo il contatto fisico con me.

Sento che sto per cacciarmi in una situazione complicata.

La prima a parlare è lei e mi dice una cosa che certamente non alleggerisce la situazione, anzi, decisamente appesantisce l’atmosfera tra noi, cercando quasi di farmi paura.

“Ti rendi conto che stai facendo piedino alla moglie del tuo capo?”

A mio parere è solo un modo per tastarmi il polso e per capire se sono il solito lecchino e piccolo uomo, come i tanti che circondano il marito.

A quel punto rilancio, cercando di essere il meno banale possibile:

“Per me è un grande piacere e un grande privilegio, perché sei una donna molto attraente e intellettualmente piacevole”.

Con il concetto di “intellettualmente piacevole”, ho fatto centro!

Le si illuminano gli occhi e mi fa un sorriso sincero: “mi avevano detto che ci sai fare”.

A quel punto, faccio un affondo e in maniera confidenziale, mi rivolgo a lei dandole del tu:

“Senti, potrei avere il piacere di invitarti domattina a colazione?”

“Dai ma come? Così sfacciato?”

“Ti sto solo invitando a una colazione innocente, nulla di che”.

Conoscendo le abitudini del marito, a differenza di tutti gli altri, lui anche il Sabato alle 08,30, è in ufficio fino a ora di pranzo.

Tipico manager super impegnato che lavora h24 e che anche la domenica pomeriggio, si chiude nel suo studio per lavorare.

Un uomo che vive per lavorare, noioso e con pochi scrupoli, uno di quelli che farebbe di tutto in nome del vile denaro.

Per carità massimo rispetto per gli assidui lavoratori ma le persone che non hanno una vita oltre il lavoro, le trovo aride e tristi.

Ok, cazzi suoi! Sapendo quanto guadagna, sono certo che è contento così.


L'indomani mattina alle 9,00 sono già davanti al bar che abbiamo scelto per l'incontro e come spesso accade in queste situazioni, nell'attesa vengo colto da mille dubbi:

E se non si presenta e mi sputtana con il marito e i dirigenti dell'azienda?

.

E se si presenta con il marito per farmi fare una figura di merda?

.

Per fortuna puntualissima la vedo arrivare.

In tenuta sportiva ma sempre con una certa classe, mi vede e si avvicina sorridente.

Finalmente inizio a rilassarmi, ero un po in ansia ma vedendola così tranquilla e gioviale mi sciolgo subito e la saluto con un cordiale bacio sulla guancia che lei accetta e ricambia.

Scegliamo un tavolo leggermente defilato e poco in vista e il tempo scorre amabilmente tra una chiacchiera e l'altra.

Anche questa volta sento l'esigenza di dimostrarle il mio interesse e con il mio piede destro cerco il contatto con i suoi.

Mi guarda dritto negli occhi e:

Ma allora fai sul serio!

.

Certo che faccio sul serio, tu mi piaci

.

Restiamo così fin quando non deve andare via ma prima di salutarci, torno nuovamente a osare:

Quando ti rivedo?



Dai vediamo, ti faccio sapere

:

Eh no cara, così mi stai scaricando, io ti voglio vedere ancora che ne dici di martedì mattina?

.

Lei rimane nel vago e mi lascia nel dubbio.

Ok ma io come faccio poi a sapere se ci vediamo?”

“So come trovarti”.

Ok ma io come faccio poi a sapere se ci vediamo?”

“So come trovarti”.

Martedì 19 Dicembre 2023 ore 08,00 – Messaggio WhatsApp.

“Buongiorno! Lavori oggi?



Il numero non è in memoria, non so chi sia a scrivermi, però guardando l’immagine del profilo capisco che è lei.

“Buongiorno! Se sei libera posso prendere un paio d’ore di permesso”.

“Ok, altrimenti se vuoi, potrei mettere una buona parola per te”.

“Spiritosa, ci vediamo li alle 9 allora”

“Ok a fra poco”.

Arriva al bar e oggi si vede che è in veste più formale, non so cosa faccia nella vita ma mentre sabato era in tenuta sportiva, oggi è elegante e sfoggia gran classe. Non puoi non notarla.

Rompo subito il ghiaccio: “Complimenti, sei veramente figa!”

“Ma dai smettila”.

Anche questa mattina il tempo scorre amabilmente in chiacchiere e tra impegni di lavoro e preparativi per il Natale, capisco che ha da fare per tutto il corso della giornata.

Mi fa molto piacere che abbia trovato del tempo da dedicarmi e questo mi galvanizza.

Mi racconta che tra le tante cose da fare in questi giorni, deve anche sistemare la villa in cui vivono nel periodo estivo, perché ormai da qualche anno, è lì che gli piace trascorrere il Natale.

Siamo seduti l’uno di fronte all’altra e a un certo punto, sento il desiderio di consolidare la nostra “amicizia confidenziale.

Allungo le mie gambe verso di lei, passandole intorno alle sue, cingendole sotto il tavolo.
Questa volta non dice nulla, ha semplicemente accettato il mio gesto e restiamo così, “legati”, fino a quando non andiamo via.

Prima di salutarci le chiedo: “ti va se ti accompagno in villa e ti do una mano?”

Mi fa uno sguardo con un sorriso malizioso e mi dice: “ehm, certo che sei proprio un tipo pericoloso”.

Venerdì 22 Dicembre 2023 – La tenuta di campagna.

Mi gira su WhatsApp la posizione, faccio il calcolo del percorso e vedo 40 km di strada.

Mi avvio lungo la statale verso sud e poi dopo qualche chilometro, inizio a salire in collina. Arrivato sul posto, mai mi sarei aspettato una vista del genere.

Lei aveva detto casa di campagna, in realtà è una vera e propria tenuta padronale di campagna, con tanto di uliveto e vigna. Una struttura imponente e importante, antica e totalmente restaurata, integrata a una costruzione più moderna ma sempre in stile country.

Pensavo di trovare la tipica casa estiva che viene vissuta solo due mesi all’anno, invece si tratta di una casa abitabile senza problemi anche nei mesi invernali, oltre a essere finemente arredata con mobili e arredi pregiati.

Del resto, se sei il CEO di un’azienda che fattura più di cento milioni di euro, ti puoi permettere tutta questa roba.

Arrivo e parcheggio quasi davanti all’ingresso, lei mi aspetta sulla porta e mi accoglie con un bel sorriso.

Due parole di convenevoli e mi prepara un caffè con la moca, in una cucina molto grande, colorata, fatta in muratura, con piastrelle di ceramica pregiate, sicuramente provenienti dalla Costiera Amalfitana.

Ci accomodiamo in sala e su un divano di design, realizzato con tessuti e fattura molto ricercati, uno di quelli che si vedono spesso sulle riviste di arredamento e nelle pubblicità, ci accomodiamo per bere il caffè.

Le dico: “sai, quando mi ha detto che dovevi sistemare la casa di campagna, pensavo di trovare la solita villetta estiva, un po umida e trascurata; qui invece, vedo che per gestire questa struttura avete giardinieri e personale per le manovalanze, altro che casa di campagna!”.

Mi spiega che si tratta di una proprietà importante della sua famiglia che comunque viene vissuta tutto l’anno, perché producono olio e vino, più altre piccole coltivazioni di frutti estivi.

Continuando a parlare e dandomi momentaneamente le spalle, si avvicina al camino per spostare un ceppo di legna che arde.

È in ginocchio davanti al camino e decido che quello è il momento per farle una coccola.

Mi avvicino a lei e stando in piedi, mentre lei è ancora in ginocchio, rivolta verso il camino, le poggio le mani sulle spalle.

Sento il brivido che le percorre il corpo, per un attimo si irrigidisce ma subito allenta la tensione non appena faccio scorrere le mie mani lungo il collo.

Le tocco i capelli, scendo di nuovo sul collo e giù verso le spalle.

Le scappa un gemito, la sento vibrare, ma poi subito si riprende per dirmi: “ma che fai?”

Non rispondo e continuo.

Si sta sciogliendo sempre più, con la mano sinistra le prendo il viso, lo giro verso di me e inizio a baciarle il collo, salgo lungo la guancia e poi la bacio sulle labbra.

Vado di lingua e le scappa un altro gemito ma nuovamente si riprende e cerca di tornare presente a sé stessa.

“Dai ma ti rendi conto? Sono una donna di 56 anni, madre di famiglia”.

Continuo a non risponderle, ignoro quelle che per me sono le sue finte obiezioni e vado ancora sul collo con le mie labbra, mentre le scopro le spalle per baciarla anche li.

È una corda di violino, la sento vibrare.

La pomicio ancora, sento che sta allentando le barriere e poco alla volta si lascia andare.

Ci sdraiamo sul tappeto davanti al camino.

Un tappeto persiano gigantesco di almeno sei metri per quattro, altro pezzo di arredo che costa più della mia macchina!

Inizio a spogliarla, cercando di slacciarle la camicetta, il suo seno molto generoso, al solo tocco di una bretella, esplode fuori dal reggiseno, scoprendo due grandi capezzoli già belli turgidi

Ho il cazzo duro che mi scoppia nei pantaloni e lei se ne è accorta, perché è lì che mi sta guardando.

Mi alzo, slaccio la cintura, sbottono i pantaloni e tiro giù tutto sedendomi sul divano.

Lei gattona verso di me, afferra il mio cazzo con due mani e poi lo avvinghia con la bocca, facendomi un gustoso pompino, avendo cura di farmi sentire la lingua sulla cappella.

Si è posizionata tra le mie gambe e ormai, non è più intenzionata a smettere.

Mi piace molto, non tanto per il pompino che mi sta facendo quanto per il fatto che ogni tanto le scappano dei gemiti e questo mi fa capire quanta voglia abbia e quanto se lo stia gustando.

È arrivato il momento di sbatterla!

La faccio andare giù con la schiena sul tappeto, la spoglio totalmente nuda e affondo la mia testa tra le sue gambe.

La assaporo, è bagnata e vogliosa e sta godendo.

Mi tolgo maglia e camicia e sono totalmente nudo anche io, le tiro su le gambe verso l’alto e mi preparo a penetrarla.

Lei dice: “oh mamma mia, in questa posizione? Ma non sono più una ragazzina”.

“Non ti preoccupare, quando ti vuoi fermare e cambiare posizione, avvisami ma adesso, ti devo prendere così!”

Lei non fiata e la penetro agevolmente, facendomi strada nella sua fica ormai bagnatissima.

La sto sbattendo con foga e ardore; la Signora apprezza e gode vogliosa, con gusto e partecipazione.

Dopo una decina di minuti circa, mentre la sto sbattendo a gambe per aria, poggiate sulle mie spalle, mi chiede di fermarmi.

“Oh ti prego aspetta, non ce la faccio più in questa posizione, te l’ho detto che non sono più una ragazzina, mamma mia, questa l’avrò fatta l’ultima volta almeno venti anni fa”, e scoppia in una gustosa risata.

L’aiuto a tirarsi su e la faccio accomodare sul divano.

Da sola, si posiziona a pecora, poggiando il busto sullo schienale del divano, è un chiaro invito e senza farmi pregare, monto subito a cavallo.

Me la sto sbattendo a pecora tenendola stretta per le sue grosse tette che ballano a ogni mio colpo.

Ci sto dando dentro con una certa veemenza e più la sento godere, più mi eccito e la sbatto forte.

Sto per sborrare, ma ho il desiderio di venirle in bocca, perché sono convinto che solo lasciandole il sapore della mia sborra in bocca, il suo cervello potrà per tutta la vita, mantenere un ricordo di me legato al gusto della mia sborra.

Esco subito, ma l’uscita veloce mi fa schizzare in maniera incontrollata, e inizio a sborrarle un po sulla schiena, un po sul divano, qualche goccia anche sul tappeto ma riesco velocemente a sfilarmi di lato, alla sua sinistra, le prendo la testa con due mani e la indirizzo con la bocca verso il mio cazzo sborrante.

Con le mani, le guido i movimenti della testa e affondo il più possibile in gola.

Sento che la sto soffocando e che le va la sborra di traverso, mi fermo.

Le do il tempo di riprendersi, ingoiare e assaporare il mio nettare.

La coccolo: “scusami stavo perdendo la testa”.

Sempre con la battuta pronta mi dice: “Ancora un po e mi facevi una gastroscopia”.

Mi adagio di schiena sul divano, mi sale sopra a gambe aperte schiacciandomi le sue super tette sul petto.

Il mio cazzo entra facilmente nella fica e comincio di nuovo a sbatterla, gustandomi i suoi capezzoli e le sue super tette.

Si tira su con la schiena per stare più comoda ed ho lo spazio per infilare una mano sotto, in modo da stuzzicare il clitoride.

Ecco, ora sta impazzendo e mi cavalca furiosamente, mentre con l’altra mano le stimolo un capezzolo.

Sta dando di matto, gode come se fosse una cagna in calore e in pochissimi secondi raggiunge l’orgasmo, urlando come una pazza!

Ci concediamo un po di relax, lei è ancora su di me e in questo momento di intimità, ci raccontiamo le nostre sensazioni.

Mi chiede come sto, se sono tranquillo e io faccio lo stesso con lei, dandole un bacio sulle labbra e mordendole il labbro inferiore.

Questo segno di passione, la stuzzica e riaccende il desiderio, evidentemente non ancora sopito.

Mi fa notare che ho il cazzo ancora durissimo!

“Ehi, ma lui non riposa mai?”

“No, lui finché mi stai sopra tutta nuda, non riposa!”

Mi scatta l’embolo dell’ignoranza, ho il cazzo durissimo e la cappella gonfia, lei è ben disposta a continuare e quindi, prendendola quasi di peso, la faccio mettere nuovamente a pecora, con i gomiti poggiati sullo schienale e con la cappella, inizio a sondarle il buco del culo.

Non si ritrae ma è prudente: “Fai piano, è una parte del corpo che non riceve da tanto tempo, talmente tanto che potrei essere tornata vergine!”

Scoppia nuovamente nella sua tipica risata di gusto; è una donna spontanea e di spirito ed ha sempre la battuta pronta, è talmente coinvolgente e simpatica che per qualche secondo, mi distoglie dalla mia ceca ignoranza, ma subito mi riprendo e ribatto:

“Vorrà dire che ti farò perdere la verginità e faremo come se fosse la prima volta!”

Affondo la cappella nel culo ed entro deciso!

Lei accusa con un urlo e inizia a regolare il respiro, io resto immobile.

Le guardo la schiena e le chiappe che osservo da dietro, tenendola stretta per i fianchi, notando che la mia cappella, è scomparsa nel suo culo.

È il momento di affondare i colpi!

Inizio a farmi strada. Un centimetro, due centimetri, ora urla ma non è un urlo di dolore.

Non mi dice di fermarmi e neanche mi frena ritraendosi o cercando di limitare i miei movimenti. Capisco che sta cercando insieme a me la strada giusta. Si è affidata e mi lascia fare.

Mi sento gasato da questa fiducia, mi sento invincibile. Sono uno stallone sulla sua cavalla da monta.

Continuo, e accenno una uscita per poi rientrare, lei urla ancora.

Mi eccita sentirla urlare così e continuo, ora sono parecchio dentro e inizio la vera azione di sbattimento del culo, tenendola con la mano sinistra per i capelli.

In quella posizione inizio a notare molte cose della casa e del giardino che inizialmente mi erano sfuggite e riconosco in veranda, il luogo dove vengono organizzate alcune riunioni che noi suoi dipendenti, vediamo solo in video conferenza.

Mi viene da pensare a quello stronzo del marito, che fa e disfa e decide le sorti di molte persone, immerso nel benessere e nella ricchezza.

Uno che guadagna forse venti o trenta volte quello che guadagniamo noi comuni mortali e che dopo il Covid, ha lasciato a casa dodici persone, con la scusa della pandemia, quando poi invece a fine anno, abbiamo visto che i bilanci sono stati chiusi in attivo e con un incremento del 20%, rispetto all’anno precedente.

Che bastardo, una vera merda! E po lo stronzo sarei io perché mi scopo le mogli dei colleghi?

Sto già pensando alla prossima riunione su ZOOM, o su MEET, ho qualche sassolino nella scarpa che mi toglierei volentieri e se non avessi bisogno di questo lavoro, gli direi volentieri:

“Allora boss, bello il tappeto persiano di sei metri per quattro che hai in soggiorno, complimenti ottima scelta!”

“… E lei come fa a sapere che ho un tappeto persiano in soggiorno?”

“…Beh… Ha presente la parte più vicina al camino? Ci sono ancora delle macchioline?

Se non ricordo male, ci ho sborrato sopra!”

“E il divano? Quello figo che costa come un Rolex da collezione, il divano che si trova sulle più importanti riviste di arredamento? Si proprio quello davanti alla finestra di fronte al camino.



Ecco si, guardi mi spiace ma mi è scappato di sborraci sopra anche su quello!”

“Ah Boss mi permetta un’ultima cosa, perché immagino che lei si stia chiedendo come sia possibile tutto ciò!



Ha presente sua moglie? Ehm, si, non solo ci ho sborrato sopra ma anche dentro!”

“Vaffanculo pezzo di merda che non sei altro!”.

Ma non è finita, ne ho anche per il marito di Annachiara che adesso siede alla destra del Boss:

E tu coglione e cornuto che non sei altro che cazzo guardi?

L’unica cosa buona nella vita che hai fatto, è stato sposare Annachiara e poi non sei capace neanche di scoparla!”.

“Stronzo che non sei altro, sei solo un lecchino e uno schiavo del tuo padrone che ti comanda come un Cocker”.

“Ti facevi le seghe mentre io e Annachiara scopavamo e ci facevi anche le foto, ma poi quando lei si è rifiutata di andare con altri sconosciuti, perché aveva paura e non si sentiva a suo agio, hai deciso che il gioco era finito.



Testa di cazzo, scommetto che hai anche paura di scoprire che tua figlia non è tua, ma è mia vero? E sai che ti dico? Che appena finisce questa riunione di merda, chiamo Annachiara e le chiedo di vederci, così almeno le faccio ricordare come è fatto un maschio vero!”.

… Questo è quello che mi sarebbe piaciuto dire, ma in perfetto stile

tengo famiglia

, devo portare a casa lo stipendio e mi accontento di quello che ho, scopando le loro mogli.

A proposito della moglie!

Questa divagazione, mi ha portato a sconnettere il cervello dalla situazione in cui mi trovo, quasi stessi sognando a occhi aperti e mi rendo conto improvvisamente, sentendo le urla della Signora che ci sto dando dentro ferocemente!

Mi accorgo che in maniera meccanica, la sto sodomizzando brutalmente e non so neanche da quanto tempo.

La vedo riflessa nel vetro della finestra, mentre la tengo per i capelli, la sento urlare, con la bocca apertissima verso l’alto e con il viso quasi deformato dai colpi forti dell’inculata!

Quasi mi spavento e sento che devo fermarmi.

Sono fermo, lascio la presa dai capelli, esco pianissimo, lei geme e si lamenta e quando sono fuori, la sento afflosciarsi priva di energie, come se non avesse più la forza di stare dritta.

È andata giù come un ramoscello, non so dire per quanto tempo l’ho inculata così brutalmente, non me ne sono reso conto, ora è tutta rannicchiata sulla seduta del divano.

Mi sento un po in colpa, la copro con il mio corpo in un avvolgente abbraccio, la stringo forte e la bacio lungo la schiena e sulle spalle.

La sento rincuorata, si accoccola e si fa più sotto verso di me, in modo da farsi coprire dal mio corpo il più possibile e mi sussurra che ci sono andato pesante.

Le chiedo scusa, una, due, tre volte!

In quel momento intimissimo in cui stiamo ritornando in noi stessi, mi dice:

“Scopi come un animale ma non ti si può dire niente, perché sei dolce e affettuoso”.

“Mi farai fare il Natale senza potermi sedere!”.

Anche questa volta, non ha perso occasione per esternare il suo senso dell’umorismo, nonostante il culo molto aperto, posso solo immaginare il dolore e il bruciore, ma devo ammettere che non ho potuto fare a meno di ridere di gusto insieme a lei.

La Signora è contenta.


P.s.: I nomi indicati nel presente racconto, sono stati cambiati al fine di tutelare la privacy dei diretti interessati.

Añ CASEADE 6 COMENTARIOS: