Come ho continuato ad essere cornuto
by Loupie1961Visto: 2073 veces Comentarios 8 Date: 07-03-2022 Idioma:
Come qualcuno di voi avrà letto nel racconto precedente, un paio di anni fa ho scoperto di essere cornuto. Lì ho narrato come credo siano andate la cose. Poi ho saputo anche qualcosa del seguito. Ovvero di come ho continuato a essere cornuto. Anche in questo caso, non so se le cose siano andate davvero così, ma in ogni caso avrebbero potuto accadere esattamente in questo modo.
V. salì sull'aereo in preda a un misto di eccitazione e di turbamento. Di eccitazione perché era ancora vivo il ricordo delle emozioni provate durante quella lunga di notte di sesso con J., a novembre. Di turbamento perché questa volta non avrebbe potuto imputare al caso o al destino il fatto che mi avrebbe tradito ancora una volta: c'era stata una lunga corrispondenza con J., durata più di un mese, dove avevano deciso che si sarebbero rivisti in occasione della sua prossima andata a Berlino. J. non era del tutto contento delle prestazioni sfoggiate in quella notte di novembre: aveva bevuto troppo, erano passati ben sei mesi dall'ultima volta che aveva fatto sesso, era stato tutto troppo improvviso e rapido. Aveva assicurato a V. che era in grado di fare molto di meglio, e V. non aveva alcun motivo di non credergli: già il fatto che le avesse leccato la fica quando aveva ancora un po' di ciclo le aveva dimostrato che amante appassionato e dedito potesse essere. Io era già partito per l'estero da qualche giorno, così che V. aveva avuto modo sola nel letto di accarezzarsi e toccarsi pensando a quando J. l'avrebbe di nuovo scopata: immaginando il suo corpo magro e muscoloso, perfettamente depilato, ebbe più di un orgasmo.
Quando scese dall'aereo, attraversò la hall dell'aerporto, ed ebbe presa la SBahn per il centro della città, ogni traccia di turbamento era scomparsa: prima della partenza aveva curato il pelo pubico, si era depilata accuratamente le gambe, aveva indossato uno dei suoi perizomi più carini, un paio ci collant e un abitino di lanetta piuttosto corto direttamente sulla pelle. Sorrise tra sé e sé pensando che aveva scelto una tenuta davvero pratica per denudarsi in un attimo. La foga stava montando, e contrariamente a quanto le accadeva di solito, si accorse che aveva iniziato a bagnare le mutandine. Scesa dalla SBahn si diresse a passo deciso verso l'abitazione di J. Adesso viveva in un nuovo appartamento, insieme con alcuni coinquilini, e aveva dovuto chiedere loro il permesso di avere un'ospite. Con qualche ghigno e sorrisetto glielo avevano accordato. J. le aprì la porta, la salutò con un bacio sulla guancia con un po' di imbarazzo, perché non era sicuro che non ci fosse nessun altro in casa, e le fece segno di seguirlo. La sua stanza era al piano di sopra, e aveva una strana sistemazione: il letto si trovava su un soppalco a non eccessiva distanza dal soffitto, sul piano del pavimento c'erano uno sgabello e un tavolino, più una scrivania e un armadio. Appena entrati inziarono a baciarsi appassionatamente sulla bocca, e V. ritrovò quella gradevolissima sensazione scaturita dal sentire il cazzo di J. che si faceva durissimo mano a mano che le succhiava la lingua nella sua bocca, mentre con le mani le stava già accarezzando i seni nudi sotto il vestito. V. iniziò ad aprirgli la patta dei pantaloni mentre lui le sfilava l'abitino dalle spalle, e in breve furono entambi a torso nudo, mentre si abbracciavano baciandosi V. gli prese il cazzo in mano per masturbarlo con vigore. J. le sfilò i collant e il perizoma, facendoli cadere a terra: si tolse i pantaloni e gli slip e la fece voltare, ormai completamente nuda, con la faccia verso la parete: V. comprese e si appoggiò con le mani alla parete, divaricando leggermente le gambe: mentre J. le leccava il collo e le accarezzava i capezzoli con una mano, con l'altra si era preso il cazzo e aveva appoggiato la cappella alla vagina di V., ormai completamente fradicia. Entrò di colpo, con un delizioso rumore di bagnato. Esattamente come la volta precedente, J. non aveva indossato nessun preservativo, e la pelle calda del suo cazzo congestionato riempì V. di un diffuso, intenso piacere. J. la scopò a lungo, stimolandole il clitoride con l'indice della mano destra. Nonostate fosse eccitatissima, o forse proprio per quello, o magari per un residuo di sensi di colpa, V. non ebbe un orgasmo: d'altra parte, non le accadeva mai, quando veniva presa da dietro. Lui lo capì, e le propose di farlo sullo sgabello: si mise a sedere con le gambe lievemente aperte e il cazzo congestionato che puntava verso l'alto, e V., un po' titubante per l'equilibrio malcerto della posizione, si mise e sedere infilandosi il cazzo pian piano nella figa mentre J. le baciava e succhiava i seni. V. iniziò a sollevarsi e lasciarsi ricadere sempre più in fretta per avere l'orgasmo, ma ogni volta che faceva un movimento aveva l'impressione che sarebbero finiti entrambi a terra, e quindi fu costretta a fermarsi. J. allora le propose di mettersi a quattro zampe, con i gomiti e gli avambracci appoggiati sul piano della sgabello: si inginocchiò dietro di lei e la penetrò ancora una volta, iniziando a scoparla ritmicamente. V. capì che avrebbe dovuto aiutarsi a raggiungere il piacere, e iniziò a toccarsi il clitoride, quando sentì che L. stava uscendo: si pregustò quello che sarebbe accaduto tra un attimo. Senti le mani magre e affusolate di J. afferrarle le natiche e aprirle, e subito dopo la cappella che le premeva contro l'ano, che cedette immediatamente, accogliendo voglioso il cazzo di J. che iniziò a pompare senza sosta. Sentemdosi ben piena, posseduta fino in fondo, V. finalmente si concesse il tanto sospirato orgasmo, aumentando la pressione sul clitoride, e venne con un lunghissimo gemito di piacere. Fu un po' sorpresa quando sentì il cazzo di J. uscire e arrivarle i primi schizzi di sborra sulle natiche e sul retro delle cosce. J. stava eiaculando copiosamente gemendo di piacere, e V. si chiese come mai non avesse voluto venirgli nel culo. Poi comprese: nella foga di scoparla, J. era uscito una prima volta per non sborrare e quando lo aveva infilato nel culo con ogni probabilità pensava di averglielo messo ancora nella figa. V. sorrise tra sé: aveva avuto il suo regalo di benvenuto, tanto più gradito in quanto inaspettato. Si era fatta ora di andare a cena: tutto quel sesso le aveva messo un bell'appetito.