Il primo amante è come il primo amore: il consenso
by felixcuckVisto: 1733 veces Comentarios 7 Date: 05-12-2020 Idioma:
Passarono alcune settimane dalla sua confessione e dalla presa di coscienza del mio nuovo status di cornuto, i nostri sentimenti si erano addirittura invertiti. Lei era serena, si era finalmente liberata del fardello che la assillava ormai da anni, di avere la doppia vita di moglie affettuosa e di amante clandestina, addirittura si era ripromessa di chiudere la storia che tanto le aveva dato, ma che le aveva anche procurato angoscia e sensi di colpa, mentre io ero sopraffatto dalla curiosità. Desideravo disperatamente di conoscere tutti i particolari, dove l’aveva fatto, quante volte, quando? ma lui era veramente più bravo? E soprattutto era più dotato di me?
Avevo provato la “droga” generata dal mio cervello al pensiero dell’umiliazione di essere becco e soprattutto di desiderare di esserlo ancora.
Durante il giorno ci comportavamo entrambi come se nulla fosse successo, e non ne parlavamo mai, ma alla notte nel nostro letto lo facevo entrare virtualmente tra noi, facendole ricordare i momenti della loro passione, facendomi raccontare tutti i particolari, i luoghi, le sensazioni provate. Il gioco piaceva molto ad entrambi, appena cominciavo a parlarle di lui si bagnava come mai era successo prima. Arrivai a farle gridare il suo nome mentre eravamo uniti nell’amplesso simultaneo e immancabilmente finivamo le nostre scopate sfiniti e spossati, rapiti da una eccitazione fuori controllo. Tuttavia con il passare del tempo, il solo ricordo non mi bastava, potremmo definire questo stato come assuefazione, e lei intento non lo aveva più cercato. Iniziai pertanto una lenta, ma continua opera di persuasione, spingendola a rifarlo e rassicurandola continuamente sul fatto che poteva farlo, che io sarei stato d’accordo anzi che ne sarei stato felice. Fu così che una notte mentre per l’ennesima volta le chiedevo di chiamarmi cornutino, lei con una espressione mista di innocenza e troiaggine, fece la vocina da bambina come usavamo fare per gioco e mi chiese: MA DAVVERO DESIDERI CHE LO FACCIA ANCORA? Non risposi, ma cominciai a scoparla con foga, annuendo con il capo mentre coprivo di baci il suo bellissimo viso. Lei mi incalzò SEI SICURO AMORE, GUARDA CHE SE ACCONSENTI SARA’ UNA TUA DECISIONE, NON MIA. Le sussurrai un SIII, convinto mentre entravo e uscivo dal suo corpo strizzandole forte i seni turgidi e gonfi.
Il mattino successivo mi svegliai al suono ossessivo della sveglia, il tepore del letto mi teneva bloccato sotto la coperta, mi accorsi che lei era già alzata per fare una doccia mattutina, con un immane sforzo mi alzai per recarmi in cucina come uno zoombie a preparare un po’ di colazione. La casa di allora, era una costruzione degli anni sessanta con un lungo corridoio che terminava con la porta del bagno, guardando in quella direzione ed essendoci la porta aperta rimasi estasiato. Mia moglie era davanti allo specchio ad asciugarsi i capelli, indossava una lunga e moderna gonna che le arrivava ai piedi, dalla cinta in su indossava solo il collier d’oro che le avevo regalato. Spesso d’estate si asciugava i capelli senza indossare la maglia per non sudare, ed era un vero spettacolo da ammirare. Con esperti colpi di phon sembrava spruzzasse i capelli sulle spalle nude, e mentre spazzolava i capelli, teneva le braccia alzate mettendo in risalto il seno grande e pieno che puntava i capezzoli induriti dal fresco del mattino verso lo specchio. Ci sono particolari del suo corpo che ancora oggi mi lasciano senza fiato, le grandi tette da riproduzione, la pelle dorata dal sole estivo, le ascelle perfettamente depilate dal colore più chiaro, erano un invito ad unirmi e lei da dietro e cingerle le tette con le mani. Posò il phon e si dedicò ad abbellire il viso già perfetto, spennellando le guance con pochi colpi di phard, per poi stendere un leggero filo di rossetto. Era veramente sexy in quella mise, e nemmeno le piccole smorfie che faceva per stendere con precisione il rossetto riuscivano a rendere meno attraente il suo viso stupendo. Mentre la ammiravo da innamorato mi passò leggero come una brezza un piccolo rimpianto per non avere più l’esclusiva di quella creatura sexy e femminile come nessun’altra. In quel momento mi vide e quasi imbarazzata forse per la sua nudità, mi sorrise dicendomi CURIOSONE!!! e diede un colpetto alla porta con il piede, lasciandomi al di fuori.
Parecchi minuti dopo mi ritrovò in cucina, con la tavola imbandita per la colazione, era vestita adesso, ed indossava una fine camicetta bianca di cotone che nonostante le sue caste intenzioni di tenerla abbottonata quasi fino al collo, altro non faceva che far risaltare le tettone che spingevano sui primi tre bottoni. Si sedette di fronte e con una espressione felice assaporò il caffe bollente e profumato che avevo preparato, mentre imburrava una fetta biscottata se ne uscì con una frase che mi paralizzò all’istante: SEI ANCORA CONVINTO CHE POSSO BACIARE STEFANO?
Aveva detto baciare, no scopare o fare sesso o qualsiasi altro atto sessuale fine a se stesso, no aveva chiesto a me di poterlo baciare ancora, cioè dovevo suggellare il mio consenso al fatto che si amassero e non che facessero sesso. Subito non risposi guardandola inebetito mentre il calore al basso ventre si diffondeva facendo inturgidire il maledetto cosino che avevo tra le gambe che mi faceva perdere il senso della ragione. Si alzò e venne a sedersi sulle mie ginocchia, inebriandomi con il suo profumo, mi prese i capelli tra le mani e mi baciò con tenerezza sulle labbra sussurrando: NON TI DISPIACE VERO? E mi infilò la lingua fresca ed umida in bocca impedendomi comunque di rispondere. Quando si staccò dalle mie labbra fece la vocina fina fina dicendo: ALLORA POSSO?, Fu in quel momento che percepì che da sotto il pigiama il mio peggior nemico stava orgogliosamente svettando tra le mutande, la cosa la divertì e lo tastò con la mano il cui tocco non fece altro che certificare che ero ormai eccitato senza possibilità di controllo, sorridendomi mi disse: MI SEMBRA CHE LUI SIA D’ACCORDO CHE DICI. Annuii e con un filo di voce arrocchito dall’eccitazione le dissi: SOLO A PATTO CHE MI RACCONTI TUTTO E NON LO FAI PIU’ DI NASCOSTO A ME. Rispose CERTAMENTE AMORE TI AMO, SEI UNICO, RICORDALO, e tornò al suo posto a finire la colazione. Uscì prima di me lasciandomi con i miei pensieri, avevo accettato, dato il mio consenso alla mia donna di avere un fidanzato, la cosa mi fece sorridere e mi ripromisi che l’avrei presa in giro dicendole che ora aveva anche un fidanzato e dopo aver riassettato la cucina, mi avviai al lavoro sicuro che non avrei capito un cazzo per tutta la giornata fino al suo ritorno.