STORY TITLE: La Telefonata 
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STORY

La Telefonata

by Gianbull360
Viewed: 54 times Comments 0 Date: 17-06-2025 Language: Language

Matteo

Dopo quella notte di fuoco e rivelazioni, in cui il patto scabroso era stato sigillato non con l'inchiostro ma con la carne, tra i due motociclisti che avevano officiato il rito, uno in particolare aveva colpito Greta: Pietro. Non era solo la sua prestanza fisica o l'aura di libertà e ribellione che emanava, ma la sua capacità di leggerla, di intuire i suoi desideri più reconditi con uno sguardo, un tocco. Era come se Pietro avesse la chiave di una parte di lei che io, Matteo, pur nella mia devozione e nella mia nuova sottomissione, non riuscivo a raggiungere, un territorio inesplorato che la invitava.

Iniziarono a sentirsi al telefono, prima con messaggi discreti, scambi di parole innocenti che nascondevano un fuoco sotterraneo, poi con chiamate sempre più lunghe e cariche di sottintesi, di promesse inespresse. Le loro voci si intrecciavano in un crescendo di eccitazione, progettando nuove avventure, tessendo trame di desiderio che facevano fremere Greta, riaccendendo in lei una scintilla che credeva assopita per sempre.

Inaspettatamente, io e Greta ci ritrovammo felici, o per lo meno, in un nuovo, precario, ma intenso equilibrio. Il

contratto

stava dando frutti insperati, come un veleno che si rivela un elisir. La ritrovata vivacità di Greta, la sua sensualità risvegliata, si riflettevano anche nella nostra intimità di coppia. Certo, io, Matteo, ero ancora un po' timido nel vestire appieno i panni della padrona, era un ruolo nuovo che dovevo imparare a calibrare, ma l'eccitazione che Pietro mi infondeva, quella sensazione di essere desiderata in un modo così primordiale, mi spingeva a osare di più, a esplorare i miei limiti e quelli di Matteo.

Spesso, la sera, ancora vibrante per le telefonate con il motociclista, Greta dedica sessioni intense al suo sottomesso Matteo. Mi fa inginocchiare ai suoi piedi, mi ordina di baciarli, di leccare ogni centimetro di pelle, dal collo all'inguine, assaporando la mia completa devozione. A volte, mi impone il pegging, godendo del mio gemito di dolore e piacere mentre mi penetra con decisione, sentendo il mio corpo tremare sotto la sua dominazione, la mia essenza che le appartiene completamente. Le umiliazioni verbali si fanno più frequenti, sussurri che mi chiamano

schiavo

,

cagnolino

,

il mio burattino

, parole che mi fanno fremere di piacere e sottomissione, mentre lei assapora la sua forza. Io, in quei momenti, sono completamente suo, un burattino nelle mani della mia regina, e in quella perdita di controllo trovo una liberazione perversa che mi lega a lei ancora di più.

Greta

La voglia di approfondire la conoscenza con Pietro si fece incontenibile. Decisi per un incontro a metà strada, in un albergo discreto, un nido segreto per la nostra trasgressione. Solo noi due. Matteo, come da accordi, sarebbe rimasto a casa, ad aspettare, a immaginare. La prospettiva di quell'incontro solitario accese in Matteo un fuoco misto a tormento e un'eccitazione quasi insopportabile. Sapeva che sarebbe successo, ma l'idea di me, la sua donna, con un altro uomo, senza la sua presenza fisica, era un'agonia deliziosa che lo consumava.

Il giorno dell'incontro, l'aria era densa di attesa. Partii, un sorriso enigmatico sulle labbra, lasciando Matteo con un misto di ansia e anticipazione che quasi potevo sentire vibrare dietro di me. Arrivata in albergo, trovai Pietro ad attendermi, la sua figura imponente che mi infondeva un'eccitazione palpabile. L'atmosfera tra noi era carica di una tensione erotica che si tagliava a fette. Non ci furono convenevoli, solo sguardi che si incontravano, carichi di un desiderio a lungo covato, di una promessa che stava per essere mantenuta.

Pietro mi prese tra le braccia, i suoi baci che scendevano voraci sul mio collo, sul mio petto, mentre le sue mani esperte mi sfilavano i vestiti con una lentezza studiata, quasi un rito. Io, Greta, mi abbandonai completamente, il mio corpo che rispondeva a ogni tocco, ogni carezza, come se avesse atteso questo momento per anni. Ci ritrovammo nudi sul letto, i nostri corpi che si studiavano, si desideravano con una fame primordiale. Pietro si chinò su di me, la sua bocca che scese sul mio ventre, poi tra le mie cosce, leccando e succhiando con una maestria che mi strappò un gemito profondo, liberatorio. Mi inarcai, le gambe che si stringevano intorno alla sua testa, mentre il piacere mi travolgeva in ondate sempre più intense, un'esplosione di sensazioni che mi fece perdere il controllo.

Poi, Pietro mi penetrò. Il suo membro turgido che entrava in me con decisione, con una forza che mi fece sospirare di sollievo e piacere. I nostri corpi si mossero in un ritmo antico, un crescendo di spinte e gemiti che riempivano la stanza. Pietro mi baciò, le sue mani che mi accarezzavano i seni, i fianchi, il suo corpo che si fondeva con il mio, creando una sinfonia di sensazioni. Io, Greta, mi sentivo completamente sua, desiderata, amata in quel momento da un uomo che mi capiva, che mi faceva vibrare in ogni fibra del mio essere, che mi riconsegnava la mia essenza di donna.

Matteo

A un certo punto, in un lampo di consapevolezza e di potere, sentii il mio telefono squillare. Il cuore mi balzò in gola. Era Greta. Risposi, la voce tesa, quasi strozzata.

Greta? Va tutto bene?



Matteo...

la sua voce era un sussurro roca, quasi irriconoscibile, carica di un piacere che mi fece fremere, che voleva che sentissi.

Sì... va tutto bene. Anzi... benissimo.

Sentii il respiro affannoso di Pietro in sottofondo, i suoi stessi gemiti mentre Pietro continuava a penetrarla con foga.

È così bravo, Matteo,

continuò, la voce che si perdeva tra un ansimo e l'altro, il suo corpo che si inarcava sotto di lui.

Mi sta... mi sta prendendo così forte. Le sue mani... la sua bocca... Oh, Matteo, è incredibile! Sento che sto per venire di nuovo!



Io, Matteo, a casa, mi sentivo diviso tra il tormento e un'eccitazione devastante, un'agonia deliziosa. Il mio membro era teso e dolorante, il mio respiro affannoso. Ascoltavo ogni suono, ogni gemito, ogni parola di Greta, immaginando la scena, la mia donna tra le braccia di un altro, che mi raccontava ogni dettaglio della sua estasi. Era esattamente quello che avevo desiderato, eppure era una tortura sublime, un piacere amplificato dal dolore.

Greta

Io, Greta, sul letto d'albergo, mi abbandonai completamente al piacere, il mio corpo scosso da spasmi continui, incontrollabili. Pietro mi penetrava con forza, i nostri corpi che si muovevano all'unisono, due anime fuse nel piacere. Raggiungemmo l'orgasmo insieme, un'esplosione di piacere che ci lasciò esausti ma appagati, uniti in quel momento di completa resa.

Dopo, mi accoccolai a Pietro, il mio corpo ancora vibrante di sensazioni. Ero ubriaca di emozioni, di sesso, di quella libertà ritrovata. Mi sentivo completa, desiderata, viva in un modo che non provavo da troppo tempo. Quell'incontro solitario aveva riaffermato la mia identità di donna, al di là dei ruoli di madre e moglie, dandomi un potere nuovo e inebriante.

Ma la giornata non era ancora finita. Dopo qualche minuto di riposo, Pietro prese il mio telefono, un sorriso sornione sul volto, un'intesa complice con me.

Pronto, Matteo?

la sua voce era rilassata, quasi compiaciuta, un eco della mia soddisfazione.

Spero tu ti stia divertendo quanto noi.



Matteo

Sentii un tuffo al cuore. La voce di Pietro, così vicina, così intima, amplificava la mia eccitazione e il mio tormento.

Pietro... come va?

la mia voce era un filo, tesa al limite.

Come va?

Pietro rise, una risata profonda e soddisfatta, il suono del trionfo.

La tua Greta è una dea, Matteo. Una vera pantera. Non l'ho mai sentita gemere così, mai. Mi ha spremuto fino all'ultima goccia.

Sentii un brivido di piacere e umiliazione, il sangue che mi pulsava nelle vene.

E non è finita qui,

continuò Pietro, la voce che si fece più bassa, più intima, più provocatoria.

Sai, in questo momento... mentre ti parlo... la tua Hot Wife... la tua Greta... sta riprendendo a succhiarmi il cazzo.



Sentii il sangue pulsarmi nelle vene, la mia mente che visualizzava la scena con una vivida chiarezza, quasi allucinatoria. Potevo quasi sentire il rumore umido, i suoi gemiti.

Davvero?

ansimai, la voce quasi strozzata, la resa totale.

Certo, Matteo,

rispose Pietro, un gemito di puro piacere che gli sfuggiva dalle labbra.

Oh, sì... è così brava. Sento la sua lingua... le sue labbra... Si sta dando da fare, la tua donna. È incredibile. Non ha mai smesso di volere. La tua padrona è insaziabile, Matteo. E tu... tu sei un uomo fortunato ad avere una donna così.



Mi sentii esplodere. La mia eccitazione era al culmine, una combinazione di gelosia, sottomissione e un piacere perverso che mi stava consumando. Era la conferma di tutto ciò che avevo desiderato, la mia fantasia più oscura che prendeva vita, la mia adorazione per Greta che si amplificava.

Sì... sì, Pietro, puoi prenderla tutta,

sussurrai, il mio corpo scosso da spasmi.

Sono fortunato. È la mia padrona.



Pietro rise, un suono che sigillava il loro patto implicito.

Eh sì... la giornata è ancora lunga e mi manca ancora quel culetto meraviglioso.



La telefonata si concluse poco dopo, lasciando me, Matteo, esausto, ma in uno stato di estasi contorta. Il

richiamo della foresta

aveva ora un suono ancora più esplicito, un sapore ancora più intenso, e io, il marito cuckold, ero completamente immerso in quel mondo che avevo tanto desiderato. Quando Greta tornò a casa, mi accolse con uno sguardo che era un misto di curiosità, gelosia e un'adorazione quasi religiosa. Non c'era bisogno di parole. I nostri corpi parlavano, le nostre anime si erano connesse attraverso quella trasgressione, ora più forti e legate che mai.

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