STORY TITLE: Un'affollata luna di miele - Fine 
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Un'affollata luna di miele - Fine


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Un'affollata luna di miele - Fine

by MirellaMarco
Viewed: 149 times Comments 5 Date: 20-09-2024 Language: Language

Pedro e Morena

Dice Morena che Pedro stava stappandosi la seconda forse la terza Estrella da 50 cl del pomeriggio, quando un pensiero fastidioso gli attraversò la mente. Erano quasi le quattro e dai due italiani non c’era stato alcun segno di vita. Restò indeciso per un attimo se andare a dare un’occhiata subito o aspettare ancora una mezz’oretta, ma un timore lo assalì. “Se quel figlio di puttana ne avesse avuto abbastanza di avere le corna e ha fatto una casino?”. Cioè, insomma, la cosa gli apparve improbabile, ma l’inquietudine che sentiva era molto concreta. Rimise la Estrella nel frigorifero, con un certo rimpianto che ammorbidì accendendosi la sigaretta che aveva arrotolato prima. Si avviò caracollando verso la stanza numero 12 e a ogni passo l’assenza di qualsiasi rumore accresceva la sua ansia. Bussò prima timidamente, poi in maniera più vigorosa alla porta ricevendo in cambio sempre la stessa risposta, ovvero nessuna. Pedro era indeciso sul da farsi, ma si ricordò della promessa fatta e lasciò stare. “Saranno stanchi”, pensò e la sua preoccupazione si concentrò sull’appuntamento delle 5. Controllò ancora lo stato della stanza numero 3 e tornò al gabbiotto dove la Estrella lo aspettava. In fondo era uno strano pomeriggio: neanche Ramon si era fatto ancora vivo e della taverna si occupava solo Morena che aveva recuperato il suo posto già ad ora di pranzo con un’aria baldanzosa e un sorriso che non gli aveva mai visto. Pedro stappò finalmente la birra e, probabilmente, pensando ai piedi di Mirella, dovette sentire un tuffo nelle parti intime.

Mirella, Marco, Ramon, Pedro, Morena e i bigliettini

Eccoli di nuovo i due sposi. Nel momento esatto o giù di lì nel quale Pedro pensa alle sue estremità, il piede destro di Mirella, calzato elegantemente in ballerine con i lacci alla francese, sta calcando il gradino del finger che aggancia l’aereo alla sala arrivi dell’aeroporto della loro città, in Italia. L’agenzia non solo gli ha trovato i biglietti aerei, ma anche un autista a La Huelva. Piove e l’aria sa di polvere da sparo ed erba tagliata di fresco. Deve aver fatto caldo come in Andalusia, ma sicuramente con meno occasioni per dimenticarsene. Marco segue la moglie tenendo sottobraccio uno jamon serrano intero. Lo hanno comprato a Sivilla la mattina, nei vicoli intorno alla piazza dove l’autista li ha lasciati, dopo averli raccolti alla stazione di servizio nei pressi del Motel de la Luna. Gli avevano dato appuntamento per le 6.30 del mattino, ma lui era già lì ad attenderli.

Un po’ prima delle 17 sono su un altro taxi, quello che li sta portando a casa loro, all’ultimo piano di un palazzo di nove in una zona che una volta era quasi periferia e oggi è quasi centro. Dal loro terrazzo si vedono le montagne e i rumori della città arrivano attutiti: niente Oceano, ma neanche camion. Quando aprono la porta dell’appartamento, che sa di chiuso e delle rose del terrazzo, è più o meno quando Pedro e Ramon entrano nella stanza numero 12. Non c’è stato bisogno del passpartout: la porta era aperta. Sul tavolo, trovano un fiore e un foglio piegato, rigonfio di banconote.

“Grazie per la magnifica luna di Miele che ci avete regalato. @Pedro nella busta c’è la tua parte: 210 euro per i 7 pernottamenti al loro vero prezzo, + 30 euro per 6 colazioni al loro vero prezzo. In più 1 euro per l’aspirina e 1 euro di mancia: la meriti per davvero, ma te la sei ampiamente anticipata da solo dal buco nella parete e questo è quel che resta. Circa i piedi ce ne sono tanti, anche migliori dei miei, ma so che la differenza è la testa che li porta. Mi spiace, magari prossima volta li assaggi.
@Ramon: amico e amante mio, sei un toro fantastico e forse il migliore. Magari passeremo una volta o l’altra a La Huelva o a Pontevedra. Chissà.
Anche tu troverai la tua parte: il fiore. Le cene le ritengo offerte, come ogni galantuomo dovrebbe fare con la sua amante. Sei un galantuomo, vero? Ovviamente vale per il bere anche e per entrambi: io e Marco non siamo separabili. Mi offenderebbe il contrario.
PS: un uomo vero è quello che sa stare accanto alla sua donna in ogni modo, anche quando fa male. L’uomo così già ce l’ho e l’ho sposato.
Un bacio da me a entrambi dove meglio preferite immaginarlo e un caloroso abbraccio da parte di Marco.
PS2: alla BMW pensateci voi. È pagata e l’agenzia avvisata.
Vostra (per una settimana) Mirella

Morena, aveva già ricevuto il suo biglietto, in una busta chiusa recapitata dall’autista che ha accompagnato gli sposi a Sevilla.

“Dolce Morena, non ci dimenticheremo mai di te. Vieni a trovarci in Italia, ti aspettiamo, anche con i tuoi sdentati, se non puoi lasciarli. Casa nostra è aperta (non dare il nostro indirizzo a quei due e non dirgli neanche di questo biglietto). A quest’ora dovresti aver firmato il contratto: buon lavoro. I 500 euro, dici? Sono la nostra mancia: abbiamo finito i contanti e per oggi non possiamo prelevare tutto quel che meriti. Un bacio da entrambi sul viso e uno per ciascuno dei monumentali capezzoli che hai”.


Mirella e Marco e l’abito da sposa

“Che troia” dice Ramon, piegando il biglietto che gli ha passato Pedro dopo averlo letto.
“Che troia puttana” conferma e rincara il portiere.
“Che troia dolcissima”, ha pensato Morena allungando 10 euro all’autista.
“Che troia eccezionale che sei moglie mia”, le sussurra Marco, mentre la abbraccia stretto, appena chiusa la porta di casa dietro di loro. Lei ricambia l’abbraccio con ancora più forza, affondando la testa tra il collo e la spalla di lui. Quella è casa loro ora, ma prima ancora lo era dei genitori di lei. Si rivede per un attimo bambina e per un attimo, brevissimo ma violento, guarda la porta dello studio nel quale il padre restava chiuso per ore a studiare e lavorare. Piange? No, pensa solo: “ciao papà”, a denti serrati, il naso contratto in una strana smorfia.
Poi, sussurra:
“Che troia sono. Come potrei darti torto marito mio? Peccato tu non mi abbia visto succhiare la bestia di Ramon in abito da sposa”.
“Ma sei seria? Dici davvero?”
“Chissà… comunque sia dovrai vedermi prima o poi farlo. Serve solo trovare uno adatto”.
“Ma sei pazza? Non se ne parla”. La sua erezione immediata lo smentisce subito. Come gli può credere la moglie se il suo stesso “amichetto” è sempre pronto a tradirne le intenzioni?
“Facciamo solo che poi lo troveremo quello giusto per la nuova cerimonia di nozze. Restiamo a casa questa sera?”, propone Mirella.
E così fanno.
Quella notte e molte di quelle dopo vanno a letto presto e da soli.
Ma quanto potrà durare?


FINE


PS, questa volta mio (la voce narrante). La proprietaria della tintoria in persona si è impegnata a pulire le macchie sull’abito da sposa, ma senza successo e non si è voluta far pagare. Offrendole la colazione, Mirella ha soddisfatto la sua curiosità di sapere come se le fosse procurate su quel vestito da sogno. “Semplice latte, signora. Semplice latte di toro”, è stata la risposta. L’anziana donna ha pensato a un liquore spagnolo, Mirella ha sentito le gambe molli nel dirlo. Ma tutto questo Marco, ancora non lo sa.

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