STORY TITLE: Un'affollata luna di miele - Parte 6 
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Un'affollata luna di miele - Parte 6


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Un'affollata luna di miele - Parte 6

by MirellaMarco
Viewed: 799 times Comments 3 Date: 15-09-2024 Language: Language

Mirella e Marco, stanza 3

Fu Mirella la prima degli sposi a entrare nel nuovo giorno, complice l’agenzia viaggi italiana che insistette a far squillare finché lei non rispose. Fece fatica a ricordarsi perché Marco non fosse lì con lei e quando lo capì sentì un fremito piacevole tra le gambe e una piccola fitta allo stomaco. Si vestì in fretta e, uscita dalla stanza si diresse al casotto, per chiedere notizie del marito a Pedro.
“Buongiorno, signora. Il marito lo trova lì”, disse indicando la stanza. “Ma lo lascerei dormire ancora. Per la colazione si dovrà arrangiare con quello che ho io. Il bar è chiuso: Morena arriverà tardi e Ramon è scappato non so dove”.
Non c’era che dire: Pedro si stava comportando da perfetto portiere d’albergo che ostenta indifferenza sulle stranezze e sui segreti, se vogliamo chiamarli così, dei suoi clienti. A scalfire la sua aura di professionalità era solo lo sguardo che ogni tanto andava sul principale oggetto dei suoi desideri, di cui Mirella era portatrice sana: i piedi.
“Va bene quel che hai Pedro, non ho tanta fame. Alla fine, è presto. Hai detto che la stanza è la 3?”.
Pedro fece cenno di sì e la seguì con gli occhi, mentre ancheggiando impercettibilmente, percorse il breve cammino per raggiungere il bungalow nel quale dormiva Marco. La camera era immersa in un buio profondissimo, reso ancora più nero dal contrasto con il bagliore esterno. Marco russava a pancia sotto. Lei si gli si stese accanto e lo abbracciò. Si addormentò anche lei dopo qualche minuto e a risvegliarla fu proprio Marco, un’oretta dopo, con una carezza sulla spalla.
“Meglio che andiamo, non è la nostra stanza”.
Lui era già sulla porta, quando lei si decise ad alzarsi.
“Lo sai che ti amo, vero?”.
“Lo so Mirella e anche io”.
“Hai voglia di scopare?”.
“Ho voglia solo di una doccia ora e immagino che tu di scopare ne abbia abbastanza”.
“È un toro”.
“Questo l’ho capito e ti ha stregato, si direbbe”.
“Mica la starai facendo tragica, ora?”.
“Solo una constatazione”.
“Amare il mio uomo, non significa che non possa essere la puttana di un altro”.
“E lo sei?”.
Perché glielo aveva chiesto? Per sfida forse o solo per sentirselo dire?
“Sì e mi piace esserlo”.
Marco esitò. Il colpo allo stomaco lo aveva avvertito come qualcosa di fisico e di concreto. Ma poi si diresse verso la moglie, le prese la mano sinistra, sulla quale campeggiavano fede matrimoniale e anello di fidanzamento, e la baciò.
“Sei una stronza incredibile”.
“Ti piaccio per questo”.
“Non è vero. Mi piaci per come fa i pancake con la banana. Ne vorrei uno ora”.
“Andiamo a cercarli in città”.

Ma non ci andarono. Il Motel de la Luna aveva uno strano potere: era difficile staccarsene. Pranzarono sul patio, alle due passate, con una fideuà di pesce preparata da Morena, che era arrivata tardi, e presero il sole in piscina. Pedro passava spesso, ma stranamente restava silenzioso.
Fece solo una domanda: “Padroni di restare quando volete. Ma solo per sapere: avete deciso quando partire?”.
“Non ancora Pedro, sarai il primo a saperlo, appena lo sapremo anche noi”.
“Ho segnato tutto, basta che mi dite e sono pronto”.
Trovarono ancora la biancheria cambiata in camera e il telo sullo specchio. Pedro voleva la sua fetta di torta, ma non più spiando dal foro nella parete.



Pedro e i piedi di Mirella

Come andarono quella sera e quella successiva? In maniera non molto differente da quelle precedenti circa le bevute, i balli, le chiacchiere e le risate. Le varianti essenziali furono che Morena ebbe problemi a casa e fu temporaneamente rimpiazzata da una mingherlina taciturna e che Ramon e Mirella sparivano nella 12 prima della chiusura della taverna, ma lasciando la porta aperta. Marco si tratteneva con gli altri avventori fino a tardi, ma poi si univa alla moglie e al suo amante, anche se per poco. Benché Mirella fosse in quei momenti più accogliente con lui delle sere precedenti, si sentiva comunque di troppo tra quei due e una volta avuto il suo orgasmo, finiva per annoiarsi. Meglio andare nella stanza 3 che era anche più fresca. Pedro se ne stava alla larga, ma i suoi occhi erano solo per Mirella.

Cos’altro accadde? Beh, almeno un altro paio di cose che avevano in comune come un senso di presagio e di speranza allo stesso tempo, una specie di nuovo inizio nel quale tutto si rimescolava per restare eguale, ma in versione 2.0.

Pedro, la seconda sera, aveva preso coraggio e affrontato Mirella. Tra un ballo e l’altro aveva giocato la sua carta: “Mi accontento di guardare, signora, me lo lasci fare”.
“Non dipende solo da me. Tuo cugino non vuole”.
“E allora posso chiederle un’altra cosa?”.
“Se mi dai del tu e mi chiami Mirella”.
“Va bene Mirella… va bene. Ecco… ehm posso leccarti i piedi?”.
“Ora?”, gli chiese scoppiando a ridere e guardandosi intorno per vedere se qualcuno avesse potuto ascoltare.
“Quando vuoi. Mi accontento di quello”.
“Come ti accontentavi di guardare fino a un secondo fa”.
“Vorrei di più, ma so che lei…che tu non sei per me o io per lei”. Il tu a Mirella non gli veniva facile.
“Non buttarti giù Pedro, mai dire mai”.
Al portiere si illuminarono gli occhi nerissimi, che sembrarono sporgere dalle orbite altrettanto scure.
“Vuoi davvero leccarmeli?”.
“La prego, non la farò pentire”.
“Domani nella stanza tre alle 17”.
“E Marco?”.
“Ti sembra sia un problema?”.
Brindarono bottiglia contro bicchiere. Cinque minuti dopo, Pedro era nel bagno del suo alloggio nel quale gli bastò trattenersi per meno di un minuto per raggiungere una delle sue gioie maggiori da un po’ di tempo a quella parte.

Anche Ramon, quando fu sa solo in stanza con Mirella, aveva proposte.
La sparò dopo la fellatio sontuosa che lei gli aveva fatto in ginocchio mentre lui sedeva in poltrona. Era durata almeno mezz’ora durante la quale non c’era stata nessuna cellula dell’asta, del glande e dello scroto dell’uomo che non fosse stata sollecitata più volte dalle cellule della bocca e della lingua di lei. Mirella aveva letteralmente mangiato quello scettro di carne e più volte ne aveva sentito la punta avida di piacere contro le tonsille. Lei stessa godeva dell'impegno devoto che profondeva in quel lavoretto come lo chiamava da studentessa che ai lavoretti non si sottraeva quasi mai, tanto da mugolare colando saliva. Il risultato era stata un’eiaculazione maestosa e la conferma per Mirella che il gioco lo dirigeva alla fine sempre lei.
“Non dovevi farmi venire”.
“Sei un toro, ti riperderai presto”.
“Ascolta Mirella, che ne dici di venire in Galizia con me per qualche giorno? Ci devo andare per cose mie, ma ho rimandato finora a causa tua”.
Lei apparve sinceramente sorpresa, ma anche lusingata. Lo guardò a lungo dal basso del pavimento con occhi a tratti severi, ma sul mento aveva tracce di sperma di cui non si era accorta e che la rendevano niente affatto minacciosa.
“Mi stai chiedendo di fare una fuga d’amore con te?”.
“Una specie. Solo per cambiare aria. Poi potresti tornare in Italia da lì o… restare. Insomma, quel che vuoi”.
“E mio marito?”.
“Non mi sembra sia un problema”.
“Potrebbe esserlo per me”.
“Hai bisogno di un uomo vero, Mirella. Nel pensarci se parlartene, mi preoccupava di più il tuo lavoro. So che hai impegni”.
Mirella ci pensò su appena un attimo, con gli occhi che le brillavano di una luce intensa e quasi selvaggia.
“Per il lavoro in qualche modo farò. E quando si partirebbe?”.
“Dimmi tu. Ci andiamo in macchina, non ho fretta”.
“Facciamo domani?”.
“Bene, per me va bene”.
“Alle 17, all’entrata principale del bar. Anzi no, facciamo alle 17.30”.
“Va bene, ci fermeremo per strada. La Galizia è lontana”.
“Dove precisamente?”.
“Vicino Pontevedra. Ne sarai incantata, è una Spagna diversa da questa e sto pensando di tornare in pianta stabile lì”.
“Anche io ho qualcosa da chiederti però”.
“Quel che vuoi mia regina”.
“Prima di partire metti in regola Morena”.
“Ma è tutto a posto con lei”.
“A posto un cazzo, Ramon. Se mi vuoi la metti a posto domani mattina prima di partire. Non so come funzioni da voi, ma voglio contratto firmato dai sindacati o cose del genere”.
“Ma sei comunista?”.
“Non puoi rapirci entrambe, anche se in modo diverso. O me o lei. Domani alle 17.30 mi fai prima vedere il contratto firmato e poi si va”.
Brindarono bicchiere contro bicchiere prima, intrecciando le lingue dopo. Marco arrivò mentre ancora si baciavano e si accasciò in poltrona fumando. Ramon, che nel frattempo aveva recuperato l’erezione, fece godere più volte Mirella, dei cui seni e dei cui piedi si occupò ampiamente e gioiosamente il marito.

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