STORY TITLE: nel buio 
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nel buio


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nel buio

by Adamsberg
Viewed: 152 times Comments 1 Date: 08-09-2021 Language: Language

aspetta

.
era prima della pandemia, ed eri con me da poco più di un'ora.
sono venuto a prenderti in quel caffè in centro, poco lontano dalla stazione che da lì a poche ore ti avrebbe vista tornare con il tuo carico di emozioni. 

sono in città per lavoro, ho il treno tardi e qualche tempo per stare, ci vediamo?

mi avevi scritto un paio di giorni prima. non ci misi molto a decidere:

. eravamo in macchina: dove vuoi andare? voglio delle mura attorno a noi. non ti avevo ancora toccata ma fin dal primo istante entrambi sapevamo come sarebbe finita. del resto tra noi è questo. è vederci e tuffarci nel vortice. quello che non sapevamo era però quanto profondo sarebbe stato quel baratro e quanto in alto ci avrebbe portato quel vortice. 

aspetta

.

25 minuti, diceva il navigatore: 25 minuti di traffico per fare i 7km di strada verso il motel in cui già ti avevo portata la prima volta che ci vedemmo. era stato intenso, forse veloce. io ero ancora nuovo di questo mondo, e tu eri senz'altro un po' più esperta di me. io avevo da poco immaginato e scritto le dieci regole da seguire (Le dieci regole del bull viste da un novellino nei racconti NDR). sono passati 5 anni, ma il tuo corpo è il medesimo, stesso culo piccolo e compatto, seno piccolo e sodo, gamba infinita, sguardo insolente. una donna con la T maiuscola, ti dissi, e tu ne ridesti. 

aspetta

.
L'ingresso, i documenti, la scheda della camera 202, il telo a nascondere l'auto, i rumori di un cantiere a pochi passi, la porta e la camera: luminosa, pulita, per non fumatori, la luce che entra dalla vetrata e io che tiro le tende mentre tu passi dal bagno. e piano emerge una spiacevole sensazione di già visto. io che mi avvicino e a te e ti bacio, tu in un tubino nero con calze ricamate, i tacchi da gran signora quale sei, ci stiamo trasformando in una scena già vista decine di volte. il bulle e la sweet, le mie mani su di te. tu seduta e protesa su di me e io che accolgo il tuo viso tra le mani e ti bacio appena prima che le mani partano. ed è successo. 

aspetta, non voglio che sia questo, non voglio che sia come è sempre, non voglio che sia il già fatto, il già visto, il già immaginato di tutte le scopate che partono così. Ho un'idea: spegniamo la luce. vuoi?

. ha voluto.
perché a volte l'esaltazione di alcuni sensi passa per la limitazione degli altri. e io non volevo vivere dentro cose già viste da fuori più e più volte.a luce spenta la luce eri tu. la tua risata, la tua voglia di me, la mia voglia di te. il mio cazzo e la tua bocca. la tua schiena nervosa e scattante, le mie gambe forti.il tutto senza immagini, senza foto, senza altro che i tuoi sussulti a guidare i miei gesti e le mie spinte.sei venuta quasi subito, mi hai squirtato in mano sgridandomi per non avere saputo portarti a farlo quattro anni fa. poi sono partite le bocche le lingue e le mani, senza pudore, senza ritegno, senza controllo.ti ho scopato a lungo la figa e il culo, tu mi hai letteralmente pisciato addosso e io mi sono sciolto in una pozza di sperma tra le tue labbra e il seno. alla fine il letto era fradicio, ai muratori fuori erano certo arrivate alte le tue manifestazioni di godimento: chissà se rientrando a casa quella sera le loro donne  non li abbiano scoperti stranamente inclini a ravvivare i fasti dei vecchi tempi. ed è andata così: tutto al buio, tutto nella testa, nella bocca, in figa, in culo fino ad esplodere.
tre ore dopo scendevi dalla mia auto. perfettamente ricomposta, nel tuo cappotto istituzionale, con il tuo passo elegante, con la tua aria inappuntabile, con quel po' di distacco altèro dal mondo che il mondo non può fare altro che accettare. 
io non so molto di te, ma ogni volta che ti ho visto ho scoperto molto di me. e in me c'era una gran voglia di scrivere queste righe; niente foto questa volta, questa volta parole. 

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