ИСТОРИЯ НАЗВАНИЕ: Racconto: Il Gioco di Martina, Luca, Francesca e Fabio - Incontro 5 
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ИСТОРИЯ

Racconto: Il Gioco di Martina, Luca, Francesca e Fabio - Incontro 5

by BullMasterVr
Посмотрели: 56 раз Комментарии 0 Date: 18-06-2025 Язык:Language

Dopo la sessione a casa di Martina, Francesca, 24 anni, la mia slave da quattro anni, era un incendio di desiderio e gelosia, mentre Fabio, il suo cornuto, si consumava nell’umiliazione. Sofia, la cameriera ventenne della villa sul Lago di Garda, con occhi castani che si erano incatenati ai miei, era una preda pronta. Francesca mi scrisse, la mail un misto di supplica e sfida: “Padrone Eros, Fabio trema al pensiero di te. Io voglio essere la tua unica. Ti aspettiamo nella villa.” Risposi secco: “Stasera. Sofia deve esserci.” Solo il mio volere.
La sessione BDSM nella villa
La sala della villa sul Lago di Garda era immersa in ombre, il camino che sputava bagliori sul marmo. Francesca mi accolse, un corsetto di pelle che le segnava la carne, il respiro un rantolo ansioso, le dita che graffiavano il fianco. Sofia era lì, un abito di seta bianca che tradiva la sua inesperienza, il volto arrossato, gli occhi che sfuggivano ai miei ma vi tornavano, affamati. Fabio, in un angolo, nudo sotto una coperta leggera, era già un relitto, il respiro corto. La mia presenza era un tuono, il mio sguardo un ordine.
“In ginocchio,” ordinai, la voce un ringhio, posando una borsa di velluto nero sul tavolo. Francesca e Sofia crollarono a terra, i loro corpi tesi, i respiri che si intrecciavano. Presi un collare di pelle e lo fissai al collo di Francesca, tirando fino a strapparle un gemito. Sofia rimase senza, la sua fragilità una lama nelle mie mani. “Fabio, siediti lì,” dissi, indicando una sedia accanto al camino. “Spogliati e toccati, ma non venire.” Fabio, con un lamento strozzato, obbedì, il suo cazzo pulsante, la mano che iniziava a muoversi, gli occhi inchiodati su di noi, tormento e desiderio che lo divoravano.

Il dominio e il piacere

“Francesca, sei la mia schiava e la sua Mistress,” ordinai, indicando Sofia. “Usala per me.” Francesca, gli occhi accesi di un fuoco crudele, afferrò una frusta dalla borsa, il cuoio che sibilava. Colpì il fianco di Sofia, un colpo che le strappò un grido, il vestito che si tendeva. “Spogliala,” ordinai. Francesca lacerò la seta con un gesto selvaggio, lasciando Sofia nuda, la pelle chiara che tremava sotto la luce del camino, il respiro un singhiozzo. Francesca le afferrò il mento, costringendola a guardarmi, poi le pizzicò il seno, un gesto sadico che fece gemere Sofia, il corpo che si inarcava, un fremito che la tradiva.
“Francesca, legala,” dissi, porgendo una corda di seta. Francesca legò i polsi di Sofia dietro la schiena, i nodi che le mordeva la pelle. “Falla implorare,” ordinai. Francesca spinse Sofia sul pavimento, inginocchiandosi sopra di lei, le dita che scivolarono sul suo ventre, poi più in basso, sfiorando il suo sesso. “Supplica il Padrone,” ringhiò Francesca, infilando un dito dentro Sofia, lenta, spietata. Sofia gemette, il corpo che si contorceva, la voce spezzata: “Padrone Eros… ti prego…” Francesca accelerò, due dita ora, il suono bagnato che echeggiava, la lingua che leccava il collo di Sofia, lasciandola tremante, il volto rigato di lacrime di piacere e vergogna.
“Francesca, a terra,” ordinai. Lei obbedì, sdraiandosi accanto a Sofia, il corsetto che le stringeva il respiro, gli occhi imploranti. “Succhiami,” dissi, slacciandomi la cintura, il suono della fibbia che squarciava l’aria. Francesca si avventò sul mio cazzo, la lingua che danzava sulla punta, la bocca che ingoiava con fame, i gemiti che vibravano contro di me. “Sofia, guardala,” ordinai. Sofia, legata, osservava, il respiro corto, il corpo che tremava, un desiderio che le squarciava lo sguardo. Fabio, sulla sedia, si masturbava con ritmo disperato, il volto contratto, un lamento continuo.
“Francesca, usa Sofia per me,” dissi. Francesca, con il mio sapore ancora in bocca, trascinò Sofia verso di me, spingendola a inginocchiarsi. “Leccalo,” ordinò Francesca, guidando la testa di Sofia verso il mio cazzo. Sofia, inesperta ma vorace, lo prese in bocca, la lingua timida ma febbrile, i gemiti soffocati che mi avvolgevano. Francesca le afferrò i capelli, spingendola più a fondo, il ritmo selvaggio, il suo sadismo che si fondeva alla sottomissione. “Brava, cagna,” sibilò Francesca, schiaffeggiandole il culo, il suono che rimbalzava. Sofia gemette, il corpo che si scioglieva, il sexo che colava sul pavimento.

Il culmine

Sciolsi Sofia, i suoi polsi arrossati, il corpo che tremava di desiderio. “Francesca, sdraiati,” ordinai. Lei si stese, le gambe spalancate, il corsetto che le segnava la pelle, gli occhi che imploravano. “Sofia, cavalcami,” dissi, sedendomi sul divano, il mio cazzo duro, pulsante. Sofia, con un gemito, mi montò, il suo sesso che mi avvolgeva, caldo e stretto, il corpo che si muoveva con una frenesia disperata. Gridava, il piacere che la squassava, le mani che graffiavano il mio petto, il volto trasfigurato, la voce che si spezzava in singhiozzi di estasi. Francesca, sdraiata, si toccava, le dita che scavavano nel suo sexo, i gemiti che si mescolavano a quelli di Sofia, il corpo che si inarcava.
“Francesca, leccala,” ordinai. Francesca si inginocchiò tra le cosce di Sofia, la lingua che si tuffava nel suo clitoride, succhiando mentre Sofia mi cavalcava, il ritmo insostenibile. Sofia urlava, il corpo che si scuoteva, il piacere che la travolgeva come un’onda. Francesca, famelica, leccava dove i nostri sessi si univano, la lingua che sfiorava il mio cazzo, i gemiti che vibravano contro di noi. Fabio, sulla sedia, si segava con furia, il volto rigato di vergogna, un lamento roco che gli sfuggiva.
“Vieni, Sofia,” ordinai, afferrandole i fianchi, spingendola a un ritmo selvaggio. Lei esplose, il corpo che si tendeva, un urlo che squarciava l’aria, il suo sesso che si contraeva attorno a me. Esplosi dentro di lei, il mio seme che la riempiva, il suo corpo che tremava, il volto rigato di lacrime, il nome “Padrone Eros” che le moriva sulle labbra. Francesca, ancora leccando, gemette, il suo orgasmo che la travolgeva, le dita che si fermavano, il corpo che collassava. Fabio, con un grido strozzato, venne sulla sua mano, il volto un groviglio di dolore, accasciandosi.
“Pulitemi,” ordinai, il tono che non ammetteva esitazioni. Francesca e Sofia, esauste, si avvicinarono, le loro lingue che scivolavano sul mio cazzo, leccando ogni traccia di me e di Sofia, i gemiti soffocati che vibravano, le loro bocche che si sfioravano in una danza devota. “Lavami,” dissi, alzandomi. Mi condussero in un bagno adiacente, l’acqua calda che scorreva, le loro mani che insaponavano il mio corpo, le dita che tremavano mentre sfregavano la mia pelle, gli occhi adoranti che non si staccavano dai miei. Francesca mi asciugò con un asciugamano morbido, Sofia che mi porgeva i vestiti, i loro respiri ancora spezzati, i corpi marchiati dalla mia volontà.

Conclusione

La sessione finì con Francesca e Sofia ai miei piedi, i loro corpi sfiniti, gli occhi che mi veneravano. Fabio, un relitto, tremava sulla sedia. “Ci rivedremo,” dissi, uscendo, la voce che sigillava il loro destino. Nella villa sul Lago di Garda, questa notte aveva consacrato la mia autorità assoluta.

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