Il buio dell anima
by collant68Visto: 138 veces Comentarios 0 Date: 31-01-2025 Idioma:

Alice era come il vento, appariva e passava velocemente, a volte era turbolenta, a volte solo una brezza, ma aveva la capacità di portar via paure e ansie, di farti stare bene, di liberare la mente e di aprirla a nuove esperienze.
Lei adorava sentirsi desiderata, adorava essere al centro del suo mondo, adorava che tutte le comparse gli girassero intorno per dargli quello che più desiderava, il piacere.
Paolo adorava esibirla, immortalare lei e i suoi amanti, provava un sottile piacere a condividerla ma non con tutti, sapendo che però lei apparteneva a lui.
Ogni incontro con Alice mi aveva lasciato qualcosa da conservare nella mia mente, oltre qualche foto che Paolo gentilmente mi aveva donato. Non erano molte ma solo quelle che mantenevano in me viva la voglia di rivederla cento, mille volte.
Il piacere non era solo sessuale, era più profondo, era molto mentale, era il desiderio della scoperta di nuovi giochi, di nuovi mondi, il piacere era desiderarla, sfiorarla, immaginare fin dove si poteva spingere per succhiarti tutta la linfa vitale per trarne piacere.
Come quella volta che fui invitato a casa loro, entrai preceduto da Paolo, trovai Alice al centro della stanza, illuminata dal basso, con indosso solo una vestaglia bianca di lino, con le maniche larghe bordate in oro appena allacciata sul davanti che lasciava intravedere il contorno dei seni e le gambe quasi fino all’attaccatura dell’inguine.
“Sono come mi desideravi?”
L’abbracciai da dietro, la strinsi e le feci sentire la mia eccitazione.
“Sono come mi desideravi.......” disse ancora.
“Perfetta......”
Si girò, ci baciammo, sentii la sua lingua che spudoratamente cercava la mia, gli feci sentire ancora meglio l'effetto che mi fece trovarla vestita come volevo.
Si staccò da me dicendomi: stasera giochiamo!
Ci spostammo verso il centro della camera, estrasse una mascherina di quelle che ti danno sull'aereo, se la infilò dicendomi di guidarla.
Piombò nel buio più totale, la riabbracciai portando le mani verso il suo collo e riprendendo il bacio da dove lo avevamo interrotto.
Le misi le mani sul sedere, le feci correre sulle natiche, le strinsi per apprezzarne la consistenza e le allargai dolcemente tenendole dalla base.
La feci girare su se stessa un paio di volte, fermandomi dietro, gli baciai il collo.
Insinuai le mani sotto la vestaglia, correndo sui fianchi, salendo verso il seno lo strinsi tenendolo dalla base, strizzai i capezzoli con le dita, la lingua sfrontatamente le sfiorò l'orecchio, succhiai il lobo, la baciai appena sotto.
Feci precipitare a terra la vestaglia, l’appoggiai contro la porta vetrata della camera, facendo aderire il suo seno al vetro freddo.
Il contatto del seno con il vetro le fece venire la pelle d'oca, la accarezzai sulle braccia, la lasciai, si scostò appena dal vetro, le ordinai di non perdere il contatto, si lamentò del freddo ma insistetti, non le dispiacque l'ordine perentorio e quel contatto freddo, era curiosa di capire cosa stessi facendo, non lo capiva bene, mi muovevo in silenzio scalzo senza scarpe.
Gli sussurrai dolcemente se gli stesse piacendo il gioco e che stasera sarà lei al centro del mio mondo che tutto quello che volevo era portarla in paradiso.
La girai e riprendemmo a baciarci come prima, avevo voglia di toccarla, e lei di toccare me.
Mi toccò il sedere, gli feci sentire la mia eccitazione sulla pancia, una sua mano si spostò davanti, e toccò il mio sesso, lo strinse forte da sopra i jeans.
Gli presi le mani e le portai dietro la schiena inarcandola in avanti, obbligandola a tenere il seno all'infuori, sentii i capezzoli inturgidirsi ancora di più, la feci camminare in avanti, gli feci rifare due giri su se stessa la fermai e la feci camminare all'indietro.
Non sapeva più bene in che punto della stanza poteva essere.
Sentivo che era eccitata e divertita.
Le feci sentire il rumore delle manette di velcro che aprii, il solo il sapere che la stavo legando la faceva eccitare ancora di più, aveva voglia di togliersi la mascherina, avrebbe voluto vedere mentre la legavo , ma gli ordinai di rimanere ferma, tenere le braccia dietro la schiena e di farsi guidare da me, “non te ne pentirai
.
Gli ammanettai entrambe le mani dietro la schiena, gli feci fare altri due giri e la spostai leggermente, le feci sentire che gli legavo qualcosa alle manette ma non capiva.
Il rimanere bendata aumenta tutte le altre percezioni, udito, sapori, odori e di conseguenza anche l’eccitazione.
Gli tirai le mani verso l'alto facendogli abbassare la testa e facendola piegare in avanti, in una posizione non comodissima.
Con una mano la toccai in mezzo alle gambe e feci si che le divarichasse appena per prendere meglio l'equilibrio, tirai ancora di più le mani verso l'alto facendola inclinare ancora di più e fissai la corda bene.
Iniziai a masturbarla.
Era bagnata in mezzo alle gambe, notai quanto il gioco le stava piacendo e che non le potevo nascondere il mio piacere.
Le feci sentire la mano ora correre sulla grandi labbra, con un dito gliele aprii, cercai la clitoride, era eccitata, staccai la mano, le appoggiai un dito sulla bocca, lo sentì bagnato e senti il suo odore, glielo infilai in bocca cercando la lingua, ne infilai un secondo.
Riportai le mani li sotto da dietro e ma questa volta gli infilai un dito dentro non se lo aspettava, era effettivamente già molto lubrificata, e non fece nessuna resistenza all'inserimento, emise un mezzo rantolo di piacere incontrollato.
Iniziai a leccarla da dietro con le mani la aprii , le feci sentire lingua che cercava la clitoride , non poteva abbandonarsi del tutto in quella posizione.
Sentivo il suo cuore aumentare vertiginosamente i battiti..... sentivo i suoi sospiri incontrollabili.......
Tornai alla ricerca della clitoride, aumentai il ritmo della lingua, era in affanno, sentii l'orgasmo investirmi, ma mi fermai, mi allontanai, mi supplicò di non smettere ma era presto per raggiungere già il piacere.
Mollai la corda che teneva le braccia all'indietro, crollò in ginocchio e appoggiò il capo a terra.
Era eccitatissima. Se si fosse toccata sarebbe venuta velocemente.
La rimisi in piedi e la feci girare ancora, la spostai qualche passo avanti, verso il centro della stanza.
La feci sedere sul bordo del tavolo in vetro, sganciai il moschettone che le teneva le mani dietro la schiena, istintivamente gli venne di toccarsi ma me le bloccai le mani di lato, la girai e la baciai, capì dal bacio che ero molto eccitato , la spinsi sul tavolo, la spinsi un poco verso il centro, la lasciai, le presi le spalle da dietro e la feci coricare accompagnandola delicatamente, la baciai sulla bocca stando alla rovescia.
Presi una mano e gliela legai ad una gamba del tavolo, feci lo stesso con l'altra.
Il freddo del vetro del tavolo la fece rabbrividire, prensi un piede e lo massaggiai legando alla caviglia una corda e feci lo stesso con l'altra.
La guardai toccandomi, pensando alla prossima mossa.
Gli feci sentire una mano su un seno lo strinsi, con l'altra tra le gambe tenuta a cucchiaio iniziai a stringerla anche li.
Le leccai un capezzolo, poi più niente, un bacio sulla bocca, una mano sulla coscia che sale, niente, un bacio sul clitoride, ora una leccata, la lingua sull'ombelico, niente.
Correvo avanti ed indietro sul suo monte di venere, scendendo verso la clitoride, e intanto cominciai a succhiare un capezzolo, era molto sensibile li, soprattutto quando erano duri come adesso, succhiai forte sentiva quasi dolore ma quando mi staccai fu investita da un fortissimo piacere, il cuore riprese a battergli in gola, l'affanno risaliva.
Sentii che aveva voglia di essere penetrata quando con una mano sfiorai le sue grandi labbra e un dito lo spinsi dentro .
Iniziò a sentire l'orgasmo negato prima.
Ma mi fermai di nuovo.
Non mi sentiva più, mi chiamò, mi confidò il bisogno, la voglia, ma non l’ascoltai, la lasciai in attesa della prossima mossa.
Le slegai le caviglie, le massaggiai i piedi, una mano, l'altra, l’aiutai ad alzarsi e la rimisi in piedi, legandogli le mani davanti, la girai, arretrammo, le legai ancora le mani e le tirai di nuovo verso l'alto fino a quando non i mie quasi in punta di piedi.
In silenzio, mi avvicinai e infilai il mio sesso in mezzo alle gambe da dietro, ero nudo, è durissimo, lo strusciai li sotto, le toccai il seno, la baciai sul collo, girò la testa voleva anche lei baciarmi, ci baciamo con le lingue che danzavano fuori dalla bocca.
Insinuai una mano sotto e iniziai a sfiorarla, era bagnata, con le dita umide tornai alla bocca cercando la lingua.
Tornano ad essere due le dita che giocano nella sua bocca, le infilai tutte dentro facendogli tenere la testa verso l'alto.
L’abbandonai ancora, non mi sentiva più.
“Dove sei?”
Le lasciai calare le mani, le slegai dalla corda e le rilegai dietro.
Le feci sentire il mio sesso nelle mani, lo strinse cercò di masturbarmi.
Le feci fare qualche passo in avanti, non sapeva più dove era, la feci inginocchiare.
Sentiva il mio odore, l'odore del mio sesso, mi ero posizionato posizionato vicino alla bocca, portò un po' avanti il viso.
“Non ti sento” ridisse.
Ora glielo feci sentire su una guancia, si girò ma niente.
Le toccai un orecchio.
Si girò dall'altra parte: niente.
Glielo feci scorrere sulle labbra, aprì la bocca e lo cercò, niente.
Aprì la bocca mi aspettò, mise la lingua pronta per ricevermi, la sentivo sempre più vogliosa di sentirmi in bocca: almeno in bocca..........
Arrivai lentamente, spalancò bene la bocca per farmi entrare, mi fermai nel mezzo della bocca e tornai indietro.
Avanzò la testa per non perdermi ma non c’ero più.
Ritornai, entrai, avanzai deciso, arretrò un poco la testa, arretrai anche io uscii ma ma mi fermai a farmi leccare : limonò con il mio sesso.
Le appoggiai una mano sulla testa, la invitai a riprendermi in bocca, questa volta spinsi dentro più energicamente fino in fondo, arretrai, iniziai ad andare avanti ed indietro.
“Mi dici quanto ti sta piacendo, quanto sono bella, quanto sono porca e quanto mi sta piacendo essere scopata la bocca” disse.
“Mi piace sentirti esprimere così” risposi.
Sentivo che la salivazione aumentava, sentivo che stava sbavando dalla bocca, vedevo la saliva che cascava sul seno.
Con una mano si stava toccando.
“Mi dici che sei eccitatissimo e che potresti venire” sussurrò.
“anche io potrei venire, solamente scopata in bocca, per quanto mi sta piacendo”.
Ad un certo punto sentii il mio sesso che si irrigidì ancora di più, lo feci entrare dentro quasi tutto e sentii che le stavo venendo direttamente in gola.
Le invasi la gola con il mio sapore dolciastro.
Non riusciva a respirare, lo tolsi e continuai a venire ancora con un rantolo di piacere.
Orgasmo gli esplose dalla clitoride alla testa, fù un orgasmo liberatorio che gli fece contrarre le cosce e velocemente e venne copiosamente.
Venimmo insieme mentre ci scopavamo la testa................
Paolo seduto in poltrona si era goduto lo spettacolo, aveva acceso un sigaro, la sua figura era nascosta nel fumo denso, l’odore del fumo si confondeva con quello del sesso, la macchina fotografica era posata su un tavolino, non aveva fatto foto quella volta, non c’erano corpi da fotografare ma anime e non potevano essere catturate da un’immagine, avrebbero dovuto essere lasciate libere di esprimersi.
Per me Alice era il chiaroscuro dell’anima, era il bello dell’amore e il buio della perversione, con lei mi potevo esprimere liberamente.
Qualche giorno dopo guardando una foto in cui mi voltava le spalle e scalza si allontanava con un bicchiere di vino nella mano destra, mi vennero in mente le parole di una canzone di Roberto vecchioni…
…Quando lei si volta, quando lei non torna.
Quando il solo passo che fermava il cuore
Non lo senti più…
Così potevo continuare a sognare.
La mia avventura con Alice rappresenta un viaggio attraverso il caos e l'assurdo, dove si esplorano i temi della crescita, dell'identità e del confronto tra logica e immaginazione.