Matteo, 22 anni...
by Ladycougar72Viewed: 2461 times Comments 19 Date: 18-09-2024 Language:
Era una giornata calda ed afosa della scorsa estate e mi trovavo ai soliti bagni, fasciata nel solito bikini striminzito bianco, sdraiata sul lettino a godermi il sole di luglio. Sul lettino a fianco, la mia amica Ernesta: un attempata Signora milanese che, come me, aveva affittato sdraio, l’ombrellone e la cabina da almeno quindici giorni. Non ci conoscevamo, prima, ma stavamo insieme tutti i giorni, dal mattino alla sera, sulla spiaggia e l’assidua frequentazione ci aveva fatto diventare amiche e piuttosto in confidenza.
Ero sdraiata in posizione supina e sentivo il sole di mezzogiorno che mi cuoceva la pelle, un cappello di paglia con tesa larga mi copriva gli occhi mi riparava dal sole cocente, ma mi impediva la visuale in alto.
Ad un certo punto, sentivo un vocione che diceva: “Ciao Nonna! Non ti stufi mai di stare al sole?”
La mia amica saltava sul lettino mettendosi seduta, esclamando: “Ciao Matteo! Sei arrivato finalmente!”
Ernesta mi aveva avvisato che sarebbe arrivato il suo giovane nipote da Milano, per trascorrere il resto della vacanza con lei, al mare.
Alzata la tesa del cappello avevo modo di squadrare attentamente quel ragazzone mentre parlava con sua nonna: alto circa 1,90, biondissimo con capelli corti ai lati ed un ciuffo sbarazzino, pelle abbronzata e di un colore bronzo scuro, occhi blue profondo, sottili e leggermente affilati, dei pettorali da nuotatore, addominali a tartaruga con un piccolo tatuaggio all’altezza dell’inguine, un sorriso smagliante con una dentatura perfetta e due fossette al lato delle labbra.
Mi aveva parlato di quel suo nipote, la mia amica Ernesta: 22 anni, figlio di sua figlia, amante di tutti gli sports dal surf al tennis, che stava frequentando un corso di laurea magistrale alla Bocconi.
Pensavo di trovarmi di fronte un fighetto insignificante, scialbo ed invece eccolo qui, un ficaccione da paura, curatissimo, scalzo, vestito con solo un paio di bermuda bianche con un rigonfiamento inguinale di tutto rispetto… ma scacciavo subito il mio pensiero concupiscente: ha 22 anni, poteva essere comodamente mio figlio, cosa andavo a pensare… Mi giravo in posizione prona; avevo lo slip sgambato del bikini in mezzo alle natiche abbronzate e mi slacciano il pezzo sopra, affinché non mi rimanesse il segno sulla schiena.
Così facendo, giravo la testa dal lato dove si trovava il ragazzo lato e notavo che il suo sguardo era posato sulle mie natiche; i suoi occhi, da sottili che erano qualche istante prima, si erano spalancati, quasi a dimostrare meraviglia: stava contemplando il mio culo ed io mi sentivo gratificata dal fatto che un così bel ragazzo giovanissimo, ammirasse il mio culo da milf ultra50enne.
Dopo poco, il ragazzo si allontanava con sua nonna in direzione del bar ed io rimanevo sola con i miei pensieri: potevo pensare tutto quello che volevo, potevo scacciare ogni fantasia libertina su quel ragazzo , ma certo che era proprio un bel gnocco!!!
Nel tardo pomeriggio, dopo pranzo ed aver goduto della solita siesta pomeridiana, ritornavo al mare, pensando di trovare la mia vicina di lettino per fare due pettegolezzi, ma ecco la sorpresa: sul lettino affianco al mio era sdraiato Matteo, il nipotino!
“Ciao, non c’è tua nonna?”… “No, è andata a fare shopping con mamma. Ci sono io… Ti dispiace?” era la risposta profferita con il suo vocione caldo e suadente, accompagnato da uno splendido ed ammiccante sorriso a 32 magnifici denti. .
“Ah, brutto sfacciato”, pensavo, “Adesso ti aggiusto io!”
Lo guardavo fisso negli occhi e, senza aggiungere una parola, mi toglievo il pareo, slacciavo il pezzo sopra del costume, rimanendo in topless, mettevo gli slip sgambati ben dentro le natiche e mi sdraiavo prona sul lettino, sempre senza togliere lo sguardo dal ragazzo che, con un filo di voce, mi diceva: “Hai dei capezzoli fantastici”
“Sono turgidi, mi succede sempre quando sono eccitata. Ed il mio culo non ti piace? Ti ho visto stamattina quando lo guadavi…”. Così dicendo, mi passavo la mano sul culo ed in mezzo alle natiche, che inarcavo leggermente.
Notavo che il suo rigonfiamento inguinale delle sue bermuda da bagno, che avevo già intravvisto in posizione di riposo la mattina, era diventato abnorme ed ostentato. Gli facevo quindi un cenno e lo invitavo a darsi una sistemata ed a girarsi anche lui in posizione prona attesa la possibilità di transito, lì davanti, di bambini e rispettive mamme.
Lui prontamente eseguiva e, con un sorriso sornione, mi diceva; “Non possiamo andare in un posto un po’ più riservato?”
Devo confessare che anch’ io avevo cominciato ad accusare un alto grado di eccitazione: un bel ragazzotto che mi desiderava, l’esibizione azzardata davanti a lui, il volume del suo arnese che prometteva godimento assicurato; insomma, mi accorgevo che ero tutta un lago in mezzo alle gambe e che i freni inibitori stavano oramai scemando.
“C’è la cabina, ma bisogna fare silenzio, non potremo farci sentire”. Non attendevo neppure la risposta mi alzavo di scatto e mi incamminavo tra i lettini e gli ombrelloni, dicendogli:
“Vai verso il bar, seguimi da distante come se non fossimo insieme, non facciamoci notare, ti lascio la porta aperta”.
Lui faceva esattamente come gli dicevi e dopo pochi minuti eravamo chiusi nella cabina da soli.
Gli saltavo immediatamente addosso, avvinghiandomi, mettendogli tutta la lingua in bocca, passandola persino su quei bellissimi denti.
Lui la riceveva e ricambiava di buon grado. Era altissimo rispetto a me e malgrado fosse chinato, dovevo proprio arrampicarmi su di lui per raggiungergli la bocca con la mia.
Era tutto sudato, un po’ per il caldo ed un po’ per l’eccitazione e la cosa mi mandava in visibilio: cominciavo a baciare ed a leccare quei suoi pettorali sudati, andando sempre più giù, sulle addominali pronunciate e dure come il marmo, finchè non mi inginocchiavo sul pavimento e gli tiravo giù le bermuda, scoprendo un cazzone enorme che, appena libero dalla costrizione, rimbalzava fuori come una molla: era largo e lungo, sormontante due belle palle grosse e turgide, con un enorme glande rosso fuoco; mi eccitava da morire e me lo misi subito in bocca.
Sapeva di sale e di sudore, facevo scorre la mia bocca lungo tutto l’asta ed il bel Matteo me lo spingeva fino in gola, tanto da crearmi un singulto.
Gli bisbigliavo di fare piano ed in silenzio, per non farci sentire dalla persone che in quel momento transitavano nel corridoio.
Continuavo però poi a leccargli e succhiargli le palle, poi su lungo tutta quella meravigliosa asta di carne fino a quella grossa e meravigliosa cappella turgida, che continuava ad espellere liquido preseminale, che io mi gustavo con ingordigia, passandomela sulle labbra, sul viso, intimandogli sempre di far piano e di far silenzio.
Oramai ero eccitatissima e vogliosa di porcate, non capivo più nulla: gli facevo cenno di voltarsi e sempre inginocchiata sul pavimento, gli aprivo le natiche con le mani, scoprendo l’anno che cominciamo a leccare ed a succhiare con voluttà.
Matteo si appoggiava alla parete della cabina inarcando la schiena, offrendomi il suo buco del culo e permettendomi di infilarci la mia lingua e succhiarlo meglio. In quel momento.
Ero al culmine dell’eccitazione, non so cosa non avrei fatto, bastava che lui me lo chiedesse…
Mi alzavo e mi appoggiavo alla parete della cabina, sussurrandogli: “ Scopami adesso, spaccami la fica!” Matteo non se lo faceva ripetere, mi appoggiava il suo bel cazzone e me lo spingeva con forza tutto dentro fino in fondo e, tenendomi aperte le natiche con ambedue le mani, cominciava a pomparmi con veemenza.
Malgrado la consegna dell’assoluto silenzio, non riuscivo a trattenere un mugolio di piacere che subito smorzavo. Godevo come una troia ed ansimavo di piacere mentre lui mi scopava.
Godevo tanto da non riuscire neppure a trattenere la bava che mi fuoriusciva dalla bocca e mi bagnava il mento, costringedomi ad toglierla con la mano. Continuavo ad incitare Matteo sibilandogli porcate a bassissima voce e susurrandogli quanto mi stava facendo godere. Ad un certo punto, ero tanto eccitata ed in vena di follie, che gli afferravo il cazzo e me lo puntavo sul buco del culo, invitando Matteo a spingere per cercare di farlo entrare: volevo quel bel cazzone anche nel culo.
Stava cercando di assecondarmi quando mi sussurrava di non farcela più e di star per venire.
Mi giravo immediatamente, mi inginocchiavo davanti a lui, spalancavo la bocca e tiravo fuori tutta la lingua, appoggiandoci il suo cazzo gonfio che cominciava a spruzzare fiotti di sperma caldissima, bollente che mi colava in gola e mi riempiva la bocca, costringendomi a chiuderla per poter deglutire, ma i fiotti non si fermavano e continuavano spruzzandomi in viso, sugli occhi.
Finito, leccavo nuovamente quel bel glande turgido, ingoiando il suo bel cazzone fino alle palle, raccogliendo tutta la rimanente sperma fino all’ultima goccia.
Ero esausta, seduta sul pavimento della cabina con la schiena appoggiata alla parete, l’acre odore della sperma di Matteo mi inebriava, avevo la fica infiammata che mi pulsava, sentivo quel senso di bruciore alla gola misto a nausea, classico dei postumi di una copiosa bevuta di sborra.
Matteo era in piedi che mi guardava con un sorriso tra l’ebete ed il sardonico: anche con il cazzo moscio, era proprio un bel ragazzo. 22 anni… Avrebbe potuto essere mio figlio …. Ma non lo era, fortunatamente!
Un’ultima frase come monito al ragazzo, prima di farlo uscire di soppiatto da quella cabina: “Guarda bambino che non hai finito, hai lasciato un lavoro incompiuto, dietro… E la prossima volta devi provvedere!”