STORY TITLE: La Torre (storia vera) 
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La Torre (storia vera)


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La Torre (storia vera)

by hotpepper
Viewed: 488 times Comments 2 Date: 16-06-2020 Language: Language

Era primavera inoltrata, la calda luce del sole non mi stimolava certo a voler lavorare e quindi procedevo stancamente i ritmi della giornata, finché non arrivò la tua telefonata.
“Ciao splendida, come va? Dove sei?”
“Sono a scuola, e adesso ho qualche ora libera prima del consiglio di oggi pomeriggio…è una così bella giornata!”
A quelle parole capii subito cosa volessi dire e raccolsi subito la palla al balzo.
“Guarda G., visto che è anche molto tempo che non ci vediamo, vengo su da te e ti faccio compagnia fino a quando non devi ritornare a scuola, dammi solo il tempo di arrivare…”
“Ti aspetto…”
Il modo in cui hai quasi sussurrato quella risposta era già tutto un programma ed i miei sensi cominciarono a risvegliarsi dando un senso a quella giornata.
Impiegai circa mezz’ora ad arrivare nel paesino di montagna dove insegnavi e notai che anche tu eri impaziente che arrivassi al bar dove dovevamo incontrarci, forse perché c’era qualcuno che ti aveva notata e cominciava a lanciare occhiatacce moleste…
Del resto potevo capire quegli uomini che cercavano di attirare la tua attenzione in tutti i modi, non capitava certo tutti i giorni di vedere, in quel paese, una splendida signora in tailleur con la gonna corta che fasciava due gambe lunghe e sinuose coperte di calze nere velatissime, le tue solite scarpe appuntite tacco 12, mentre sotto la giacchetta aperta la camicetta bianca era sbottonata fino al punto giusto facendo sì che il tuo décolleté facesse bella mostra impreziosito da una collana che arrivava, sapientemente, giusto fino alla valle che separa i tuoi seni, che sembravano in procinto di scoppiare dal reggiseno sistemato secondo i più alti canoni della nobile arte della seduzione...
“Eccomi, finalmente sono arrivato…sai una cosa? Mentre venivo ho notato che appena si gira da una curva, poco prima di entrare in paese, si vede una torre posta sulla collina più alta e dalla quale, credo, si possa dominare tutto il paese e la valle sottostante…non ci avevo fatto caso prima”
“So dove si trova, andiamo perché c’è davvero uno splendido panorama” non fai in tempo a dire queste parole che già ti eri messa in macchina, mentre ti sedevi la gonna si è alzata ancor di più e tutti quelli che erano lì intorno a strabuzzare gli occhi…
Seguendo le tue indicazioni arrivammo in cinque minuti.
Lasciata l’auto in uno spiazzo più in basso, da dove si poteva già cogliere tutta la maestosità dell’edificio, abbiamo dovuto fare un pezzo di strada in salita su un sentiero che passava attraverso un piccolo boschetto di alberi radi.
Finalmente arrivammo in uno spiazzo dove, sull’altro versante, era posta la torre.
Questa era in bilico su un dirupo e per evitare che qualcuno potesse cadere giù, c’erano due muretti che partivano dai lati della torre e si allungavano per tutta la lunghezza del dirupo.
Appoggiati ad uno dei muretti ammirammo il panorama sottostante, la valle che arrivava fino alla città e i tetti delle case sottostanti, in pratica dominavamo tutto il resto del mondo che era ai nostri piedi.
Non c’era quasi nessuno in giro, era l’ora di pranzo e il sole alto nel cielo terso riscaldava entrambi in un tenero abbraccio.
D’un tratto tu appoggiasti la schiena alla torre e aprendo le braccia dicesti
“Che bel tepore…sole riscaldami tutta…rapiscimi con i tuoi raggi…”
Mi avvicinai e, mentre tu rimanevi con gli occhi socchiusi in quella posizione, incominciai a baciarti sul collo allungando le braccia per stringerti a me.
Dal collo cominciai a sfiorare le tue labbra, ad infilare la mia lingua nella tua bocca per accarezzare la tua lingua e intrecciarle in un abbraccio.
Adesso sei tu che cominciasti a stringermi, sempre di più, sempre più forte mentre io cominciai a strofinare il mio pube sul tuo facendoti sentire tutta la mia virilità, tutto il mio desiderio mentre mi mordevi un orecchio.
Dopo un paio di minuti ci siamo seduti su un muretto, tu sulle mie gambe rivolta verso un lato cominciammo a baciarci appassionatamente, le lingue si cercavano, si intrecciavano, mentre le nostre menti cominciavano ad esser preda di voluttà e passione.
Eravamo solo noi in quel luogo, sotto quel sole…e nessun altro…
Ormai il mio cervello era andato, affondai il mio viso sul tuo décolleté baciandolo e leccandolo mentre tu stringevi la mia testa sui tuoi seni.
Sentivo il tuo respiro farsi sempre più affannoso, più greve…il desiderio della carne era sempre più forte…entrava nel cervello e annichiliva la ragione dando spazio agli istinti primordiali…
Ti sbottonai tutta la camicetta, allungai una mano dietro la tua schiena per slacciare completamente il reggiseno e poter finalmente leccare, succhiare, mordicchiare i tuoi capezzoli che nel frattempo erano divenuti irti e duri per il piacere, per la passione…
L’altra mano accarezzava le tue gambe, frugava fra di esse alla ricerca di un pertugio ma trovai i tuoi collant, cominciando a gemere dal piacere ti muovesti in modo tale da far si che io riuscissi ad abbassarteli un po’ e finalmente arrivare al tuo perizoma, spostarlo un po’ di lato e sentirmi inondato del tuo dolce nettare che cominciava ad infradiciare la tua figa bollente come un vulcano.
Prima stuzzicai un po’ il clitoride, poi infilai due dita dentro e tu spingesti ancora di più il mio viso sui tuoi seni…cominciasti a dimenarti sempre più mentre andavo dentro e fuori, a gemere sempre più forte mentre mordevo i tuoi capezzoli fino a quando un sospiro liberatorio non accompagnò il tuo orgasmo….
“Ohhhh…siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!”
A quel punto mi abbassasti la zip, infilasti la mano nei pantaloni per tirare fuori il mio cazzo che era talmente grosso, duro e bollente che sembrava dover esplodere da un momento all’altro.
“Dammelo, cazzo….sbattimelo dentro, che cosa stai aspettando…”
E ti girasti dandomi le spalle e abbassandoti del tutto i collant.
Ti sei seduta sul mio cazzo impalandoti con un colpo secco, lo hai fatto entrare tutto c’un colpo solo…e si che non c’era problema per come eri fradicia…
Mentre ti tenevo i fianchi tu andavi su e giù e ogni volta era un gemito, era un fremito…
Solo che la posizione era un po’ scomoda per entrambi quindi ti sei alzata, senza dire una parola sei andata ad appoggiare le mani sulla torre offrendomi la vista del tuo culo semi coperto dalla gonna ma con i collant tutti a terra…
Capii quello che volevi, appoggiai il cazzo, grondante dei tuoi umori, duro e grosso sul tuo buchetto, incominciai ad accarezzare il tuo buchetto con la mia cappella, fino a quando con un gemito sentii che lo volevi dentro e cominciai a spingere….
Lentamente, piano piano, entrai nel tuo culo fremente di voluttà, di dolore ma assolutamente desideroso di essere aperto, spalancato…
Quando il piacere ha cominciato a essere sempre più forte, cominciasti a muoverti verso di me per ricevere meglio e più a fondo la fonte di quel piacere: il mio cazzo che si faceva strada dentro te…
Cominciai ad andare più veloce, più forte, tenendoti prima dai fianchi poi, quando ho cominciato a tirarti stringendoti i seni, hai inarcato la schiena e un urlo, stavolta, ha accompagnato un nuovo orgasmo riecheggiando nel piazzale…
Altri due, tre colpi e anche io stavo per venire e come te ne accorgesti, ti girasti e inginocchiandoti mi offristi la tua lingua, la tua bocca che io riempii di sborra dolce e bollente…
Non una goccia ne andò persa…
A quel punto ci rimettemmo a posto e ritornammo abbracciati alla macchina, mentre ci sbaciucchiavamo nel boschetto incrociammo un uomo che cercava di nascondere la macchia che aveva sulla patta dei pantaloni…un lampo nei tuoi occhi ammaliatrici e un sorriso beffardo sulla tua bocca mentre gli dicesti
“A quanto pare il pubblico non si è potuto lamentare…” e ridendo ci siamo infilati in macchina.
Ti ho riportata a scuola, un ultimo bacio e poi sei scesa dalla macchina…
Un ultimo sguardo e vedo la tua andatura caracollante, barcollante sui tuoi tacchi dovuta alla forte intensità degli orgasmi avuti…
Chissà se i tuoi alunni potranno mai scoprire il motivo che ti ha indotta a dare tutti voti alti, quella volta…chissà…

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