STORY TITLE: Trinagolo isoscele..storia di una vendetta (terza parte) 
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Trinagolo isoscele..storia di una vendetta (terza parte)


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Trinagolo isoscele..storia di una vendetta (terza parte)

by Aureliano
Viewed: 308 times Comments 3 Date: 06-04-2020 Language: Language

Era oramai passato qualche tempo dall incontro dove Nadia aveva avuto la sua vendetta su Alberto.
Lei mia aveva cercato più volte sia al telefono che presentandosi nel mio ufficio, ma io l’avevo evitata ordinando alla mia segretaria di negarmi ogni volta che Nadia mi cercava.
Probabilmente la mia collaboratrice pensava ad una relazione con una donna sposata finita male, della quale mi volevo liberare e per solidarietà femminile, come appresi in seguito, aveva detto a Nadia che io c’ero ma non intendevo riceverla.
In realtà ripensavo ancora alla punizione che avevo dato ad Alberto ed al patto che avevo stretto con Nadia.
Avevo saputo che Alberto da quel giorno, sotto la spada di damocle del video che avevamo girato quella notte, non aveva più avuto distrazioni solitarie e che il loro menagè proseguiva come se nulla fosse successo, ma non riuscivo a scordarmi come Nadia avesse ottenuto la sua vendetta, praticamente obbligandomi dietro la minaccia di far diventare pubblici i miei divertimenti.
Avevo quindi deciso che il pegno che avrebbe dovuto pagare Nadia doveva essere proporzionale al vantaggio che ne aveva acquisito ed al modo abbastanza becero con cui mi aveva costretto ad aiutarla.
Mi spiaceva anche per Alberto che si era rivelato sempre un buon amico e che aveva avuto solo la colpa di cercarsi in Luisa un diversivo dalla moglie, seppur dovevo riconoscere che aveva esagerato nelle frasi che aveva disseminato nel suo PC troppo esagerate nei confronti dell’amante e non certamente veritiere riguardo a Nadia.
Decisi quindi che avrei iniziato a tessere la mia tela verso Nadia.
Ed il primo punto era quello di non riceverla e di lasciare senza risposta i suoi messaggi in modo che Nadia ritenesse che avevo oramai lasciato perdere il nostro patto.
Presto avrebbe capito di sbagliarsi di molto.
La seconda parte del mio piano era stata di contattare Luisa l’amante di Alberto.
Nella nostra epoca di social mi era stato abbastanza facile trovare il suo profilo facebook e richiederle l’amicizia.
Dopo qualche giorno passato a chattare l‘avevo invitata per un caffè inventandomi na scusa in merito ad una casa di famiglia che volevo vendere e c’eravamo incontrati in un bar nel centro di Brescia.
Capii subito perché Alberto ne era stato colpito. Luisa si presentò in un tailleur stretto che metteva in risalto le sue forme generose e con tacchi molto alti per un appuntamento di lavoro. I lunghi capelli neri le scendevano sulle spalle e sul seno che spuntava rigoglioso dalla camicetta di seta bianca, le gambe lunghe erano ancor più slanciate dal tacco e spuntavano dal generoso spacco della gonna. Luisa sapeva bene come attirare l’attenzione degli uomini e come affrontare un appuntamento di lavoro.
Esaurito velocemente l’argomento casa mi feci più azzardato e le dissi: “sai Luisa io già ti conosco, mi ha parlato di te Alberto”..
Luisa fu subito turbata da quell’ammissione ma si riprese ben presto e fece segno di alzarsi per voler chiudere velocemente quella discussione.
La invitai a risedersi che avevo qualcosa da dirle e spinta dalla curiosità Luisa riprese il suo posto.
“Ah si? E che ti ha detto?”
“Mi ha parlato di te, mi ha detto che aveva perso la testa e che eri una bellissima donna. Ma ora è un’po’ che non lo sento probabilmente lo vedrai più tu di me”;
“ed invece ti sbagli..quello stonzo dopo aver scopato per un paio di mesi di punto in bianco è sparito!! Nemmeno un messaggio! Nulla! Quando lo vedevo in ufficio scappava!! Tanto che per non trovarmelo più intorno mi sono fatta trasferire in un altro ufficio di Brescia!!”
Luisa era un fume in piena era chiaro che non aveva digerito il modo in cui Alberto l’aveva trattata, e si stava sfogando.
“E poi non ho proprio capito perché si è comportato così. Era sposato non è che pensassi che avrebbe lasciato moglie e figli! Ma proprio è stato un coglione! Tante belle frasi e poi…bastava dirlo che voleva solo scopare ..ma poi neppure rivolgerti la parola!!”.
Luisa era ancora irritata dal comportamento di Alberto, tanto che fu facile convincerla di prolungare l’appuntamento con una cena tanto per calmarsi un poco.
Scelsi il Nineteen un ristorante molto trendy del centro di Brescia, e tra un bicchiere di vino ed una portata riuscii a far sorridere Luisa tanto che proposi a Luisa di terminare la serata a casa mia per un ultimo drink e per rassicurarla le dissi che avremmo raggiunto casa mia ognuno con la propria auto.
Pesi la mia automobile e percorsi piano la strada fino a casa in modo che Luisa non si perdesse. Arrivati prendemmo l’ascensore ma non ancora arrivati al mio piano le nostre bocche erano già appiccicate e le lingue si aggrovigliavano tra loro.
Luisa era euforica per l’eccitazione ed il vino e le tolsi la giacca e la camicetta lasciandola unicamente con il reggiseno di pizzo velato mentre le mie mani avvinghiavano le sue natiche e i suoi seni.
Le presi la mammella destra completamente nella mia bocca succhiando il capezzolo con avidita e ne appresi il sapore misto di profumo e sudore che mi faceva impazzire.
La girai contro la parete dell’ascensore baciandole il collo e la schiena e continuando a massaggiarle il seno mentre con la mano sinistra le alzavo prepotentemente la gonna iniziando a sondarle la figa oramai fradicia.
La mia saliva imperlava le spalle ed il collo di Luisa mentre con il mio dito medio le penetravo sempre più a fondo la vulva che oramai era un lago per i suoi umori.
Il rossetto di Luisa era ormai un ricordo tutto sbavato su quelle labbra carnose e la giacca del suo tailleur era un tappeto che accoglieva gli umori che sgorgavano copiosi dalla sua figa fradicia, aumentando il concerto di mugolii quando al dito medio iniziai a sondarla anche con l’indice.
“Voglio il cazzo!! Scopami!” mi sussurrava pente ormai l’ascensore aveva terminato la sua corsa e le porte si aprivano davanti all’ingresso di casa mia.
Luisa non si ricompose neppure ed usci dall'ascensore a petto nudo e con la gonna alzata alla vita.
I capelli scomposti e il rossetto ormai disciolto sul viso ne davano l’immagine di una grande troia che avesse consumato un amplesso nell’ascensore.
Aprii senza fretta la porta di casa pregustandomi la scena se qualche vicino si fosse affacciato sulla porta richiamato dal rumore di Luisa, ma nessun battente si apri ed allora entrammo in casa.
Appena entrati Luisa mi inchiodò contro l’ingresso ed ancora semi vestita inizio a scivolare lungo il mio corpo leccandomi il vestito e i pantaloni quasi fosse una cagna in calore, richiamata dalla mia erezione che si stava facendo prepotente.
Mi apri la patta e le presi con forza i capelli iniziando a godermi la sua lingua che scivolava interamente sul mio glande e poi prendeva in bocca tutta l’asta per riemergere in un pompino profondo e lungo.
Spingevo Luisa sempre più a fondo con la bocca sul mio cazzo bagnato. Il rossetto oramai mi aveva completamente striato i coglioni e Luisa diligentemente succhiava e prendeva nella sua bocca tutto lo scroto maneggiandolo con grande cura.
La presi e la alzai e la misi sul tavolo della sala…li a gambe larghe oscenamente tenuta dalle mie mani per le caviglie cominciai ad assaporare il gusto della sua figa facendomi completamente assorbire dal sapore acre della voglia che si spargeva direttamente nella mia gola.
Davo lunghe leccate lungo tutta la vulva soffermandomi a succhiare il clitoride ed iniziavo a sondarle il culo con il mio dito indice affondando sempre più in profondità.
Luisa rispondeva con continui mugolii di godimento ed approvazione ad ogni leccata ed alla penetrazione anale, aiutandomi spingendo e rilassando lo sfintere per assorbire interamente le mie dita in lei.
“Il cazzo!! Voglio il cazzo!! Scopami!!”
A quelle parole pronunciate da Luisa iniziai a batterle sulla figa con il mio cazzo duro…facendolo scorrere lungo tutta la sua lunghezza.
“Dentro lo voglio dentro scopami!!”
La penetrai con forza li sul tavolo, i miei coglioni sbattevano sulla sua vulva gonfia di umori che schizzavano da ogni parte. Il seno ballonzolava sotto i miei occhi incapace di sedare la furia dell’amplesso e Luisa mi incitava a scoparla ancora più forte.
Spinsi il cazzo a fondo dentro di lei sbattendola con spinte vigorose tenendole le ginocchia aperte sui miei avambracci e riempiendola con una furia quasi animale.
Luisa venne riempiendomi il cazzo di umori e squirtando la sua voglia ovunque.
Il tavolo ed il pavimento erano pieni della sua voglia che spruzzava come una fontana dalla sua figa nel pieno dell’orgasmo. La stanza era colma delle grida di piacere di Luisa che ripeteva a voce sempre più alta “Cazzo!!Cazzo!! Vengo!!”, per poi cadere stremata sul tavolo con il respiro strozzato e ansimante.
La ripresi prontamente e la portai sul letto.
Non l’avevo ancora svestita..amavo quell’abbigliamento alzato e scomposto quasi da stupro…Il rossetto che ormai era un ricordo stravolto sulla sua guancia ed il mascara colato ovunque.
Sembrava che avessi abusato di le in un parcheggio. La girai e cominciai a leccarle con dovizia il buco del culo già dilatato dalle penetrazioni effettuate con le dita.
Luisa non faceva alcuna resistenza, si vedeva che il sesso anale non le era sconosciuto e perciò puntai con il cazzo sullo sfintere ed una volta inserita la punta le ghermii le anche con le mani e piano lo spinsi fino ai coglioni.
Iniziai con mosse lente ma sempre più veloci mentre Luisa bisbigliava sempre più velocemente “Inculami!!”. Non occoreva spronarmi, la inculai con forza mentre con una mano Luisa si masturbava la figa, squirtando a ripetizione sulle coperte del letto che oramai erano diventate un lago.
Quando la sua mano si seccava mi porgeva le dita e le sputavo sopra consentendole di continuare a masturbarsi.
Sentivo oramai l’orgasmo salire ed il cazzo gonfiarsi pronto ad esplodere.
Tolsi il cazzo dal culo e la penetrai nuovamente in figa eiaculandole dentro tutto lo sperma e riempiendola, dandole il tepore della mia sborra.
Al calore della venuta Luisa si masturbò ancora più forte e squirtò nuovamente irrorando le lenzuola dei suoi umori e dello sperma di cui era ricolma, poi corse in bagno a riprendersi. La seguiii e appena seduta sul water mentre pisciava le masturbai la figa sentendo il getto caldo sul mio polso e procurandole un nuovo orgasmo bagnato.
Luisa si buttò in doccia e io ritornai in camera abbassando le lenzuola fradicie e stendendomi sul letto, quando lei mi raggiunse e si stese affianco a me stremata ma soddisfatta.
Le lasciai qualche minuto per riprendersi e poi le dissi “sai devo parlarti di Alberto e della moglie!”.
La mia tela stava iniziando a tessersi intorno a Nadia.
(fine terza parte)

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