la marchiatura di Velata
by Soren53Gesehen: 666 Mal Kommentare 3 Date: 25-06-2024 Sprache:
Le avevi detto che l’avresti marchiata a fuoco e Velata aveva accettato, da buona schiava, senza discutere. Sapeva che quel marchio che si stampava indelebilmente sul suo corpo avrebbe segnato per sempre il suo cuore.
Nulla sarebbe più stato come prima.
Certo era già una schiavetta fedele, ma quel segno le avrebbe tolto ogni volontà, l’avrebbe trasformata in un oggetto alla tua mercé , il suo pieno, totale, assoluto padrone.
Da quel momento avrebbe fatto solo ciò che tu richiedevi, ciò che tu consentivi.
Avevate deciso, forse per l’ultima volta, ancora insieme quando farlo, avete deciso che sarebbe stato appena sopra il pube, avevate deciso che il marchietto sarebbe stato riprodotto anche sul polso con un tatuaggio per renderlo visibile a tutti, avevate deciso che sarebbe stata una “V” e Velata da quel momento il suo solo, unico nome.
Poi ancora assieme eravate andati dal fabbro e lui aveva forgiato quella piccola asta metallica con il manico in legno e terminante appunto con la “V”. Era bello elegante e quando le avevi ordinato di prenderlo in mano toccando l’oggetto Velata rabbrividì sentendolo già bruciare le sue carni.
L’hai portata dal tatuatore e Velata rimira sul suo polso quella graziosa letterina che fra poco, in modo ben più invasivo e possessivo, avrà per sempre stampata sul suo corpo.
Le hai regalato un pomeriggio di massaggio yoni, completo da concludere con l’atto sessuale in cui avrebbe per l’ultima volta potuto godere assecondando il suo intimo desiderio, perché anche questo le era vietato se non espressamente da te autorizzato.
Velata ha assaporato quell’intenso momento di intimità con il massaggiatore, si è lasciata trasportare dai sogni e si è completamente abbandonata al piacere. Gli orgasmi l’hanno ripetuta travolta e l’ultimo mentre l’uomo lasciava il suo seme nel suo ventre era stato travolgente, tale da togliere il fiato e da far perdere i sensi.
Era tutto, anche se ieri, un lontano passato.
Oggi è il giorno e Velata quando l’hai svegliata ha capito, ha sentito la fatalità del passo che si andava a compiere.
L’hai fatta lavare con cura, ungere con creme delicate e profumate, l’hai condotta nel salone dei vostri giochi.
In mezzo una sedia ginecologica, accanto un piccolo braciere in cui già le fiamme sfavillavano e su un tavolino l’agognato e temuto attrezzo.
Il compito lo hai assegnato ad una mistress austera, fredda, impietosa che attendeva Velata con la stessa impazienza e sadico piacere con cui il gatto attende il topolino.
Le hai consegnato Velata, lei con indifferenza le ha tolto la leggera, trasparente vestaglia che ne copriva il corpo e Velata si è mostrata in tutto il suo splendore, eretta sulle sue gambe snelle, con i capezzoli impertinenti ritti e duri.
La marchiatrice la fatta sedere, era abbastanza distesa da lasciare il ventre ed il pube ben distesi, rilassati, ma sollevata di quel tanto cheb le consentiva di vedere tutto quello che attorno accadeva.
Le ha legato con lentezza i polsi, le braccia, i piedi, le cosce e poi con una fascia il ventre.
Velata era così completamente immobilizzata ed anche nel più atroce dolore non poteva muoversi e con il movimento rovinare il marchio.
Le ha toccato il pube ed il ventre, poi li cosparsi con la schiuma ed anche se era già rasata con un rasoio lo ha rifatto. Poi l’ha lavata, asciugata, le massaggiato ungendola con crema emolliente la parte interessata.
Poi ha afferrato lo strumento e lo ha posato sulle braci ardenti.
Velata con occhi angosciati vedeva il ferro, che la marchiatrice controllava, ogni volta più rosso.
Poi in un momento lo ha estratto e premuto con forza sulla bianca pelle di Velata e mentre rapidamente si diffondeva l’odore della carne bruciata l’urlo disperato di Velata diceva che tutto era compiuto.