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Il nostro primo tradimento.


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Il nostro primo tradimento.

by pennabianca
Gesehen: 595 Mal Kommentare 3 Date: 13-10-2023 Sprache: Language

Mi chiamo Pamela, ho 32 anni, sono un po’ più alta della media e sono una bella mora, con occhi scuri, un bel seno abbastanza florido ed un bel culo posto a corredo di due cosce lunghe e snelle. Son stata fidanzata, per tre anni, con Michele, un bel manzo molto ambito dalle donne che lo vedono, perché più alto di me, fisico snello ed asciutto, occhi scuri e capelli neri, con in più, oltre ad un bel culetto, ha una mazza di tutto rispetto fra le gambe. Oggi ci sposiamo. Intimamente sono piuttosto adirata. Solo ieri mattina ho scoperto che il futuro maritino mi ha regalato un bel paio di corna fresche e lucide. Mi ero dimenticata di prender delle cose da mettere in valigia per il nostro viaggio di nozze, che avevo già portato nel nostro appartamento, appena ristrutturato. Ero solo di passaggio e, quindi, avrei fatto in un attimo, quando, nel parcheggiare l'auto, ho notato quella del futuro marito, che mi aveva detto d'esser al lavoro. Incuriosita sono salita al nostro piano e, silenziosamente, son entrata in casa, pensando che stesse preparando qualche sorpresa per noi che saremmo venuti a cambiarci qui, dopo la cerimonia. Lui non è nuovo a queste piccole attenzioni nei miei confronti, quindi ho cercato di non farmi scoprire, per non vanificare il risultato della sorpresa. Sono entrata senza far rumore, ho cercato di capire dove fosse, ho sentito strani rumori provenire dalla nostra camera da letto, mi son avvicinata e ho dato uno sguardo dallo stipite della porta socchiusa. Cazzo!
Il mio adorato futuro sposo si stava scopando Emilia, la nostra arredatrice! Cazzo che troia! La puttana era distesa supina sul MIO letto a cosce aperte e si godeva il porco che la pompava con vigore. Lei gemeva di piacere e lo incitava a scoparla più forte.
«Sì, così, dai! Sei fantastico! Dai, ancora, più forte! Più forte! Mi fai morire! Vengo!»
Sono rimasta gelata. Ero sul punto di entrare e far un casino, ma ho deciso di fargliela pagare diversamente: Il porco avrebbe avuto lo stesso trattamento! In passato sono stata un po’ libertina, lo ammetto, ma da quando mi son fidanzata con lui, mi ero preoccupata di avere un comportamento più morigerato, affinché non potessero esserci condizioni da dar luogo a dubbi o critiche. Sempre inappuntabile! Avevo persino scelto un abito adatto, bianco, candido, austero e poco scollato, in abbinamento ad un’ampia gonna a balze. Dopo quanto ho visto, ho deciso di cedere all’impulso più trasgressivo e libertino di me, proprio nel giorno del mio matrimonio. Per tre anni avevo represso in me il desiderio di cedere al richiamo dell’adulterio e le occasioni non mi erano mancate.
L’ultima, non meno di un mese fa, quando Matteo, il marito di quella troia della nostra arredatrice, nonché uno degli amici più fidati del mio futuro marito, mi aveva preso a corteggiare con insistenza. Matteo è un bellissimo ragazzo. Alto quanto Michele, biondo, occhi ialini che ti ipnotizzano, fisico ben conformato da anni di arti marziali ed un’aria da maledetto, di quelli che ti scopano quasi per farti un piacere. Ti fanno rabbia i tipi così, ma poi li desideri sempre. In più di una occasione, avevo avuto modo di constatare che era anche ben fornito fra le gambe. Il continuo trovarci assieme, in mille occasioni, ci avevano portato ad una fitta serie di sguardi che avevano sempre rasentato un preciso richiamo al sesso primordiale, del tutto irresistibile. I suoi occhi mi erano entrati dentro in più di una occasione e lo avevo desiderato al punto che, diverse volte, avevo immaginato di ritrovarmi penetrata da lui, durante i rapporti con il mio futuro marito. Resistere al richiamo della carne in sua presenza, aveva sempre richiesto un grande sforzo fisico e mentale, da parte mia. Mi ero sempre detta che non era giusto e che sua moglie, in fondo, era anche mia amica e perciò avevo deciso di soprassedere da quel proposito libertino. Mi dicevo che era irrimediabilmente sbagliato cedere alla carne. Poi qualcosa era cambiato tra noi. Michele aveva cambiato il suo testimone di nozze, scegliendo il mio futuro cognato e la moglie di Matteo che, in passato, erano stati fidanzati, e pregandomi di ripiegare su Matteo come testimone assieme a mia cognata. All’inizio non ero contenta, non capivo quella sua mossa, ma poi, dopo aver visto, ho capito tutto. Però, come dice un vecchio proverbio: il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Così ci si è messo di mezzo il destino. Nel giorno delle nozze, l’auto che aspettavo aveva avuto un imprevisto e, inaspettatamente, era stato proprio Matteo a suonare al mio citofono.
«Pamela è successo un guaio: la vettura che doveva venir a prenderti, ha avuto un incidente, quindi sarò io ad accompagnarti in chiesa.»
Ci ho riflettuto un attimo e, con una scusa banale, l’ho fatto salire in casa. Appena giunto in camera, lui mi ha guardato con i suoi occhi di ghiaccio, mentre io, fin quando non siamo rimasti soli, mi son trattenuta, fingendo disinteresse verso il suo corpo, avvolto in un completo scuro.
«Aspettami un attimo, che vado in bagno.»
Era solo la scusa per esser certa che nessuno potesse vederci. Appena entrata, l’ho chiamato.
«Matteo, aiutami con il vestito per favore.»
Lui è entrato ed io lo tenevo già sollevato. Lui si è avvicinato e si è inginocchiato davanti a me. Ho lasciato che la sua mano, delicatamente, risalisse lungo la linea dalla caviglia alla coscia. Un brivido di proibito ed i mesi di repressione degli istinti, con il suo profumo nelle narici ed i suoi occhi dritti di fronte a me, complice il non fermare l’avanzare della sua mano verso i miei slip, aveva frantumato qualsiasi barriera. Avevo afferrato la sua mano solo per spingerla in direzione del mio intimo bagnato. Lui mi ha guardato con occhi carichi di desiderio.
«Ti voglio! Ti ho desiderato per tutti questi mesi ed ora cosa mi fai? Non giocare con me, perché son pazzo di te!»
Si è sollevato continuando a tenere la mano sulla mia fica. Ha preso la mia per farmi sentire tutta la sua virilità. Ho sentito il suo piacere eretto e duro in mio potere. Mi ha baciato con un impeto mai provato prima. In quel momento lo volevo e basta! Le nostre labbra si sono finalmente unite.
«Scopami e basta! Adesso ti voglio! Sono consapevole che abbiamo poco tempo: al ritorno ti darò di più, ma, ora, scopami!»
Mi ha guardato come un leone quando sta per aver la sua preda! Senza aggiungere altro, ho afferrato con mano la cerniera dei suoi pantaloni per abbassarli insieme ai suoi slip. Matteo si depilava i testicoli, un particolare che avevo immediatamente apprezzato, avvicinando le mie labbra alla sua cappella.
«Succhiamelo dai! Ho sognato da sempre questo momento! Ti voglio!»
Un breve sesso orale, ma intenso, fino al limite della mia gola, mentre le mani di Matteo avevano abilmente stuzzicato il mio clitoride. Per non rischiare di macchiare o strappare l’abito nuziale, avevo rinunciato alla sua bocca nel mio orifizio vaginale, optando per piegarmi in direzione della vasca.
«Adesso scopami, mettendomelo anche nel culo! Voglio sentirlo in entrambi i buchi! Quando sarai per concludere, voglio che mi sborri nel culo!»
Avevo scelto il sesso anale per ricevere il suo seme, perché volevo sentirlo colare per tutto il giorno, lentamente, dal mio culo. Lo avrei avuto senza rischio di gravidanza, in quanto non prendevo anticoncezionali, ma lui questo non lo sapeva. Mi ha infilato la sua verga dura, subito davanti, tutta, fino in fondo.
«Ooohh! Sì! Quanto ti ho desiderato! Dai spingilo tutto dentro e scopami forte.»
Non si è fatto pregare. Mi ha afferrato per i fianchi e mi ha pompato come un pazzo furioso. Ho avuto subito un orgasmo.
«Dai, Matteo, che vengo! Dai, ora vengo!»
Lo ha tenuto tutto dentro, restando immobile e ben piantato dentro la mia vagina, che si contraeva nello spasmo dell’orgasmo. Poi, quasi a malincuore, si è sfilato ed ha appoggiato la cappella al buchetto. Essendo ben lubrificata dal mio stesso orgasmo, è penetrata in me con un affondo deciso.
«Sì, dai, sfondami il culo! Dai, scopami e vieni!»
Ha preso a pomparmi con un ritmo incredibile. Non avevo mai provato un piacere più intenso nell’esser penetrata con tanta durezza. Con Michele l’anale veniva sempre praticato in maniera piuttosto garbata. Lui, nel mio culetto, ci finiva quasi solo per venire, ma non si era mai preoccupato di farmici godere. In breve, son venuta anche di culo.
«Dai, ora vengo! Cazzo, mi sfondi divinamente il culo! Dai, vieni anche tu!»
Neanche lui ha resistito molto. Ha raggiunto l’orgasmo dentro di me.
«Vengo! Sborro! Sapessi da quanto lo volevo!»
Sento la cappella di Matteo che si era gonfiata, pronta ad esplodere in me, con il suo seme caldo, proprio come lo avevo sempre immaginato. Ci siamo staccati, ho rimesso a posto le mutandine e poi, insieme, siamo andati in chiesa. Ero soddisfatta per quel che avevo fatto, avevo ceduto ad una tentazione a lungo repressa e ne ero contenta. Quando ho baciato Michele in bocca, lui era felice come una Pasqua ed io mi son girata verso Matteo, che ha annuito; anche sua moglie ha annuito allo sguardo di mio marito e questo non è sfuggito nemmeno a Matteo. Durante la cerimonia, mi si è avvicinato e, con una scusa, mi ha portato un po’ in disparte.
«E' una mia impressione o fra tuo marito e mia moglie c'è stato uno scambio d'occhiate in chiesa?»
Gli ho sorriso, provando un improvviso impulso a scoparmelo di nuovo, lì.
«Quello che noi due abbiamo fatto oggi, loro lo hanno fatto due giorni fa, in camera mia, sul mio letto nunziale! Sono stata fatta cornuta ancor prima di sposarmi.»
Lui mi guarda con una luce diversa e mi fa una proposta.
«Non hai bisogno di andare di nuovo in bagno?»
Lo guardo ed annuisco. Lui sale all’interno della struttura e scompare alla vista di tutti. Io faccio un rapido giro e noto che, sia mio marito che Emilia, sembrano svaniti. Tutti si divertono, mangiano e bevono, cosi mi eclisso indisturbata. Salgo al piano di sopra e vedo che Matteo mi fa cenno di avvicinarmi. Lui ha aperto una porta e, dal riflesso nello specchio, vedo che mio marito sta scopando con sua moglie. La troia è eccitata al massimo e Michele la sfonda con impeto.
«Dai, che vengo! Cazzo, come mi piace scopare con te! Sei un bel porco! Vengo! Dai, vieni, che non abbiamo tempo!»
Lei è infoiata al massimo e lui le sborra dentro all’improvviso.
«Sborro! Sto sborrando! Cazzo, come mi fai bollire il sangue!»
Le viene dentro e lei gli grida di non farlo.
«No! Cazzo, NO! Esci, che sono nei giorni fertili! Esci, che mi ingravidi! No!»
Lui non si sfila e le sborra dentro. Matteo mi prende per mano e mi immette nella camera attigua. Ho intuito il suo desiderio e, stranamente, coincide con il mio. Mi piego, appoggiando le mani sul letto e lui mi infila dentro il suo cazzo durissimo. Ho un violento orgasmo che non reprimo. Non m'importa, se mi sentono, adesso voglio godere liberamente.
«Cazzo, mi hai già fatto venire! Dai, scopami forte! Dai, che godo! Vengo!»
Mi sbatte così forte che mi solleva ad ogni affondo, poi lo sento arrivare. Mi giro e, attraverso lo specchio, vedo la porta leggerete aperta: son certa che dietro ci sono Michele e Emilia, che ci guardano. Allora provoco Matteo.
«Dai, sborrami dentro! Ingravidami, come ha fatto il tuo amico con quella puttana di tua moglie!»
Lui è troppo eccitato per non assecondarmi e mi riversa dentro un fiume di sbroda.
«Sì, sborro! Cazzo se vengo e ti inondo l’utero! Prendila tutta!»
Lo sento venire. Mi giro e vedo che la porta si è chiusa. Lo faccio sfilare, poi mi abbasso e glielo prendo in bocca. Ha ancora un po’ di crema che pulisco alla perfezione. Poi ci guardiamo negli occhi e scendiamo di nuovo in mezzo agli invitati. Lui va a cercare sua moglie e vedo che lei lo guarda un po’ stupita. Io prendo mio marito, lo bacio in bocca e lui mi guarda con gli occhi sbarrati per lo stupore. Di sicuro, sente il sapore della crema di Matteo, ma, alla fine, non si sottrae. Nessuno di noi dice nulla, ma ci guardiamo negli occhi, ben consapevoli che ognuno sa ciò che ha fatto l’altro. In viaggio di nozze, non una parola e nemmeno un momento di incertezza. Mi ha scopato e mi è venuto dentro sempre ed io non mi son sottratta. Dopo una ventina di giorni, una mattina, avverto nausea: faccio il test di gravidanza, è positivo. Vado a prenotare un test ufficiale al distretto sanitario e vi incontro Emila. Ci guardiamo, ci mettiamo a ridere e ci sediamo al tavolo di un bar, per un caffe.
«Ok, adesso dimmi chi ti ha ingravidato? Michele o Matteo?»
Lei mi guarda e mi fa la stessa domanda. Io, però, attendo la sua risposta.
«Penso sia stato tuo marito, il giorno delle nozze, e niente di più facile che anche a te sia capitato lo stesso, in quello stesso giorno. Vi abbiamo visto, mentre lo facevate nella stanza accanto. Io avevo visto la porta aperta, ma non ero riuscita a vedere chi ci spiava, poi, dopo, ho capito e lo hanno capito anche i nostri rispettivi compagni. Ora che si fa?»
La guardo e mi rendo conto che non sono arrabbiata con lei, caso mai conservo un po' di sdegno con mio marito.
«Adesso, io e te alleviamo le creature che abbiamo in grembo e, poi, ci scambiamo i mariti, ma prendendo le precauzioni opportune!»
Ci siamo messe a ridere. L’ho invitata con suo marito a cena il sabato successivo.
Quando son tornata a casa, l’ho detto a mio marito che mi ha guardato un po’ stupito. La sera della cena, io ed Emila ci eravamo già accordate e, mentre eravamo a cena, io ho esordito comunicando a mio marito di esser incinta.
«Caro, io sono incinta di Matteo e lei è incinta di te!»
Mi ha guardato sconvolto. Io ho guardato sia Matteo che Emila e poi gli ho sorriso, gli ho detto che non vi sarebbero stati problemi: noi avremmo allevato nostro figlio e loro il loro.
Da quel momento abbiamo iniziato un nuovo capitolo della nostra vita. Abbiamo partorito ognuna un bel maschietto, cui abbiamo dato il nome di Matteo e lei lo ha chiamato Michele, così abbiamo sempre ben chiaro lo scambio di corna che ci siamo propinate nel giorno delle nozze.
Da allora, ci divertiamo a scambiarci i mariti e questo ci piace molto: loro ci scopano e sfondano con devozione, consapevoli che, diversamente, saremmo andate in giro a trovare chi si sarebbe offerto ad ingravidarci, al loro posto.






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