colloquio di lavoro per lei
by perversoMIGesehen: 1612 Mal Kommentare 10 Date: 26-09-2023 Sprache:
Suonano al citofono dell’ufficio. Che scocciatura, a quest’ora la mia impiegata è già uscita e anche tutti i miei collaboratori, ma così ha voluto tuo marito, un appuntamento fuori dall’orario d’ufficio. Mi tocca alzarmi per aprirti il portone condominiale, torno al mio posto e mi sistemo la patta dei pantaloni, per un colloquio di lavoro solitamente non mi succede ma stavolta è diverso, ho l’autorizzazione di tuo marito per provare ad andare oltre, tu sei ignara del fatto che io e lui ci siamo accordati, tu sei solo allettata da una proposta di lavoro che sembra molto vantaggiosa, per questo saresti disposta a lasciare la tua attuale occupazione di prestigio per venire a lavorare da me. Sto cercando una responsabile del personale per la mia azienda in rapida ascesa e tu pari proprio fare al caso mio.
Sento la porta aprirsi e la tua voce chiedere permesso, mi piace la tua voce, ha un non so che di erotico, decisa ma allo stesso tempo fragile, vibra e mi fa vibrare il basso ventre. Ti invito ad entrare e contemporaneamente mi alzo per accoglierti nel mio ufficio. Mentre mi avvicino alla mia porta a vetro sento i tuoi tacchi avanzare lentamente, non resisto e faccio un passo in più per poterti vedere, mi si presenta dinnanzi una bionda in un tubino nero in lanetta, attillato che termina con un dolcevita al collo, le gambe sono scoperte ben al di sopra delle ginocchia, non indossi calze nonostante l’estate ormai sia finita e fuori nel viale le foglie stiano cadendo. Questo particolare gioca a tuo favore, mostra la tua audacia che, unita a quel tacco 12 fanno di te una donna elegante ma sexy. “eh mi deve scusare” le dico “potreste spegnermi la luce dell’ingresso? Grazie” non avevo alcuna necessità di spegnerla, quella luce solitamente è sempre accesa, ma volevo subito vedere il tuo culo. Tu mi rispondi con un “ma certo” e ti volti, per raggiungere l’interruttore devi fare 7 o 8 passi ma tanto mi basta per vederti ancheggiare con passo languido ma deciso, mentre i tuoi tacchi risuonano sul mio parquet i tuoi piedi si incrociano uno davanti all’altro e questo movimento mette in risalto il tuo sedere tondo.
Non noto segni di mutande ed intuisco che sotto indossi un perizoma, lo immagino nero, con un leggero pizzo in alto e sul pube. Sai che ti sto osservando e il tuo passo lento mi fa capire che sai anche di piacere, vuoi farmi capire che non temi il mio sguardo e questo mi da l’eccitazione giusta per mettermi in gioco.
Sento lo squillo di un messaggio al mio cell sulla scrivania ma non ho intenzione di spostarmi, immagino sarà tuo marito che vuole qualche aggiornamento ma deciderò io quando degnarlo di un messaggio. L’accordo era accompagnarla fin sotto il mio ufficio per poi lasciarla con la raccomandazione di chiamarlo quando il colloquio fosse finito e così ha fatto obbediente. Aspetta in auto, sono certo sarà eccitato, se lo starà toccando mentre con l’altra mano mi scrive speranzoso in una mia risposta.
Tu nel frattempo dopo aver spento la luce ti volti, non ho intenzione di fingermi indifferente, per cui mantengo lo sguardo su di te e appositamente lo faccio correre dal basso verso l’alto fino ad incrociare il tuo sguardo. I tuoi occhi sono magnetici, non riesco a scorgerne il colore dietro a quegli occhiali neri e nella penombra che ora si è creata ma nonostante questo mi piace il tuo sguardo deciso. Quando sei abbastanza vicino, ancora prima delle presentazioni, mi lascio andare ad un apprezzamento “complimenti, una bella scelta d’abito, mi piacciono le donne che sanno scegliere il vestito giusto per l’occasione”. Allungo la mano per la stretta e tu la ricambi mentre mi rispondi con un grazie, stavolta abbassando leggermente lo sguardo con un appena accennato sorriso. Colpita nel segno, ho appena scoperto un tuo punto debole e questo sposta il gioco a mio vantaggio. Ti indico la sedia di fronte alla mia scrivania in vetro e con l’altra mano ti sfioro senza mai toccarti la schiena, non serve, tu senti comunque il mio contatto senza che ci sia.
Mentre mi siedo al mio posto ti seguo con la coda dell’occhio, ti siedi sulla sedia in pelle nera e ti accavalli le gambe mentre ti sistemi il vestito sui fianchi tirandolo delicatamente verso il basso e lo stesso tenti di fare con la gonna che, venuta a contatto con la pelle della sedia, non è scivolata ma si è fermata leggermente su. Peccato, avrei preferito non l’avessi aggiustata, avrebbe indicato una tua predisposizione nei miei confronti, ma forse è giusto così, non ci conosciamo e ancora non vuoi mostrarti troppo arrendevole.
Iniziamo con le presentazioni, io racconto di cosa mi occupo e di cosa ho bisogno e tu mi dici un po' di te, della tua famiglia e della tua vita lavorativa. Ti chiedo quanto tempo saresti disposta ad impegnare per questo lavoro e tu ti lasci scappare un “il tempo necessario per fare bene il mio lavoro”. Voglio farti capire che mi piace dominare i miei collaboratori e per questo senza giri di parole ti dico che io so riconoscere più del dovuto a chi mi dimostra devozione per il suo lavoro. Tu annuisci, abbassi lo sguardo e cambi gamba accavallando la destra sulla sinistra ma stavolta non ti sistemi la gonna, buon segno, anche perché io da sopra la scrivania posso vedere che le tue gambe sono un po' piu scoperte di prima, te ne sei sicuramente accorta ma mi vuoi dimostrare che sai essere devota e questo mi piace, decido di alzare la posta.
Parlando di personale ti chiedo gentilmente di recuperarmi il faldone del personale che sta proprio dietro di te, sulla libreria, all’ultimo ripiano al centro. Solitamente quel faldone sta più in basso ma l’ho posizionato proprio li scommettendo che ti saresti presentata in gonna. Tu ti affretti a compiacermi e per farlo ti alzi dalla sedia e ti volti per vedere dove si trova il faldone blu, l’unico blu in mezzo a tanti faldoni neri, non puoi sbagliare.
Non ti sistemi il vestito che rimane leggermente arrotolato verso l’alto, forse ora che hai visto dove si trova il faldone vorresti farlo, vorresti sistemarti il vestito ma non lo fai, non vuoi mostrarti debole, così ti avvicini alla libreria e allunghi la mano destra nel tentativo di prenderlo. Forse speravi di riuscirci con un piccolo sforzo ma non è così. Tuo marito ti aveva già descritto nei minimi particolari, aiutandosi con alcune foto e conoscendo la tua altezza ho potuto studiare nei minimi particolari questa scena.
Non riuscendo al primo tentativo ti avvicini ancora di più e stavolta ti spingi sulle punte dei piedi per arrivare al faldone mentre il petto ti preme contro la libreria, vedo i tuoi polpacci tirarsi mentre i tacchi si sollevano da terra, alzo un po' di più lo sguardo e mi soffermo sul tuo sedere, la gonna in maglina si è sollevata ancora di più ed ora il solco delle tue natiche è alla mia vista, non vedo il segno dell’abbronzatura e questo significa che in spiaggia di piace metterti in perizoma, sono certo che tuo marito, dietro agli occhiali da sole, si guarderà in giro alla ricerca degli sguardi degli altri uomini mentre tu ti avvii dalla sdraio al mare e sono certo che si eccita quando ne trova uno a guardarti.
E così faccio io, non distolgo lo sguardo dal tuo bel culo. So che voltandoti, ora che hai preso il faldone, cercherai il mio sguardo per decifrarmi e così mi faccio trovare imperturbato, nessun segno di apprezzamento o di rifiuto, devo farti rosolare per bene. Tu torni a sedere porgendomi il faldone, in quel momento mi viene in mente del messaggio di tuo marito, mi scuso e prendendo il telefono in mano, leggo whatsapp. Non mi sbagliavo, è lui, decido di rispondergli con un sibilino “bello il perizoma nero in pizzo” e invio.
Apriamo il faldone blu e il tuo seno si sporge sul tavolo, attratto dal tuo culo quasi non avevo notato che non indossi il reggiseno ed ora i tuoi capezzoli si sono fatti turgidi e spuntano dal vestito. Nel mio ufficio non fa freddo, per cui l’unico motivo per cui si sono fatti turgidi è che tu in qualche modo ti sei eccitata. Magari involontariamente ma lo hai fatto. Riprendo il telefono e rincaro la dose con tuo marito “grazie anche per non averle fatto indossare il reggiseno, lo trovo sempre d’impiccio”. Stavolta lui legge al volo il messaggio e vedo che sta rispondendo, attendo mentre alzo velocemente lo sguardo su di te, “mi deve scusare ma ho un cliente impaziente di avere una risposta”, ed ecco arrivare il suo messaggio “ma te la stai già scopando? Siete già nudi?” sorrido accennando una smorfia sul mio viso e poso il cell sul tavolo rivolto verso il basso.
Ti mostro la composizione aziendale con tutti i dipendenti e relativi incarichi ma sono scomodo perché faccio fatica a leggere al contrario, per cui mi alzo dalla mia poltrona e mi posiziono accanto a te, tu seduta ed io in piedi chinato su di te. Mentre ti indico i nominativi con malizia faccio appoggiare la mia spalla alla tua, il mio viso è a pochi passi dal tuo ed ora anche l’olfatto riceve la sua parte, percepisco il profumo che hai addosso, un profumo dolce, caldo, quasi sensuale, me lo assaporo tutto mentre l’erezione cresce nei miei pantaloni. Faccio finta di non trovare quel dipendente il cui nome è scritto sul faldone in basso a destra e tu, indicandomelo con la tua mano destra, involontariamente indietreggi il gomito a mi tocchi in mezzo alle mie gambe. Il tocco non è violento ma piacevole. Sono certo tu abbia capito cosa sta toccando il tuo gomito ma nonostante questo non vedo indietreggiamenti o tentennamenti. Mi piaci sempre più.
Sei una preda desiderabile, come una gazzella altezzosa che in mezzo alla savana bruca indisponente nel territorio del leone convinta che sarà più veloce di lui se dovesse attaccarla, ma il leone, più lento di lei, sa di essere più furbo e aspetta che si distragga nascosto nella steppa avvicinandosi piano piano.
Restiamo in quella posizione per parecchio tempo, con il mio braccio sinistro ti sfioro più volte il seno con la scusa di indicarti le varie posizioni nell’organigramma della mia azienda, lo so che ti piace, lo vedo dai capezzoli che restano turgidi e spuntano da sotto il vestito. Il mio telefonino riceve un altro messaggio, con la scusa di leggerlo, ti chiedo se puoi rimettere a posto il faldone, tu annuisci e ti alzi, uno guardo veloce al telefono, copio incollo e invio, torno a guardare te che ti rimetti sulle punte per ricollocare il faldone ma se era stato difficile toglierlo, ora lo è ancora di più riposizionarlo. La gonna è nuovamente salita, i tuoi talloni sono sollevati dai tacchi, sei tutta protesa in avanti con la mano destra in alto e la sinistra che si appoggia alla libreria, decido che è arrivato il momento, il leone è vicino alla gazzella e la gazzella è distratta quanto basta per attaccarla.
Mi avvicino e con la scusa di darti una mano mi appoggio da dietro a te, la mia destra raggiunge la tua destra sul faldone e la sinistra cinge la tua sinistra appoggiata alla libreria, basta poco perché il faldone trovi l’equilibrio sul ripiano della scrivania e basta poco perché tu, in quella posizione, senta la mia erezione che preme sul tuo sedere, ti ho in pugno, ne sono certo perché non fai il minimo movimento per scostarti dal mio contatto, ho la sensazione che te lo stai assaporando, forse credi che mi accontenterò di questo furtivo contatto e poi ti lascerò ma ti sbagli.
Le nostre mani si staccano e mentre la tua destra scende per appoggiarsi alla libreria, la mia scende fermandosi sul tuo seno destro e la sinistra risale sull’altro seno. Tu rimani immobile mentre le mie mani sfiorano dolcemente i tuoi capezzoli da sopra il vestito poi la destra scosta da dietro i tuoi capelli biondi scoprendo il tuo collo a sinistra, avvicino le mie labbra e tu d’istinto inclini la testa a destra. Sei mia. La gazzella ha ceduto al leone, è il segnale che aspettavo. Le mie labbra baciano il tuo collo mentre con delicatezza premo il mio bacino sul tuo contro la libreria, non diciamo una parola, silenzio, tu non provi neppure una minima resistenza verbale, ti godi questo contatto, se ripenso ai dubbi di tuo marito, alla preoccupazione della tua reazione violenta, ti ha descritto come una donna decisa, una donna in carriera, abituata a dominare anche sui maschi, guardati ora, come sei mite e arrendevole la sua descrizione stona.
Ti prendo per i fianchi e sollevandoti leggermente ti faccio voltare per baciarti sulle labbra, tu chiudi gli occhi e lasci che la mia lingua entri tra le tue labbra. Sono famelico, voglio mangiarti e tu partecipi finalmente attivamente, le tue mani sono sul mio sedere e spingono la mia erezione contro la tua fica che sotto al vestito reclama la sua parte, sei sicuramente già bagnata, le mie mani scendono sui tuoi fianchi e sollevano il tubino in maglina fino a sopra l’ombelico scoprendo il tuo intimo di pizzo nero. Le mie mani corrono subito a strizzare il tuo culo tondo mentre il nostro bacio sembra non finire mai. Decido di staccarmi da te e ti ordino sussurrandotelo ti toglierti le mutandine, potrei farlo io ma voglio che sia tu in segno di sottomissione a farlo. Obbedisci e guardandomi dritta negli occhi ti abbassi le mutande piegandoti in avanti fino ad arrivare con il tuo viso a pochi centimetri dal mio cazzo ancora recluso. Le tue mutandine ormai sono a terra, devi sono scostarle muovendo le gambe ma mentre lo stai facendo io prendo la tua testa con la mano destra e premo il tuo viso sui miei pantaloni. Tu capisci cosa desidero e mantenendo quella posizione mi slacci i pantaloni e fai uscire dalle mutande il mio cazzo duro. Intanto io ti guardo riflessa nella vetrina dietro la mia scrivania, nel baciarci siamo arrivati alla mia scrivania e il tuo culo nudo appoggia sul vetro, da sotto intravvedo le tue labbra carnose che toccano il vetro e lasciano un piccolo alone, sei umida ed eccitata, la tua bocca accoglie il mio cazzo e il calore delle tue labbra lo avvolgono, è una sensazione che adoro, starei minuti interi a farmelo succhiare ma stasera non abbiamo tempo, tuo marito si starà chiedendo cosa sta succedendo e non voglio che la sua curiosità rovini tutto con una telefonata, per cui ti faccio alzare, ci guardiamo nuovamente negli occhi, leggo desiderio e voglia dietro a quegli occhiali neri, prendo con le due mani il vestito nero e lo sollevo verso l’alto, voglio vederti tutta nuda, voglio godermi la tua bellezza, il dolcevita sta per sfilarsi dalla tua testa, tu con la sinistra ti togli gli occhiali e li appoggi sulla scrivania alla cieca perché ora il vestino ti copre gli occhi, è praticamente tutto via, sei nuda davanti a me, vedo le tue belle tette con quei capezzoli turgidi e le aureole grandi, tu non puoi sapere cosa sto guardando, il vestito nero copre i tuoi occhi ed io mi sono fermato in quella posizione appositamente per farti percepire quella sensazione di smarrimento, i tuoi occhi sono coperti ma la tua bocca no, ti bacio intensamente e tu ricevi il mio bacio e rispondi famelica mentre sei ancora alla cieca. Sfilo definitivamente il vestito e lo butto a terra sul parquet mentre con le mani ti sollevo e ti faccio sedere sulla mia scrivania, tu da seduta sollevi le tue gambe e i tacchi si appoggiano sulla scrivania lasciandoti in una posizione oscenamente aperta. Non resisto e senza preamboli infilo il mio uccello nella tua fica ed inizio a muovermi avanti e indietro, non c’è stato il tempo di indossare il preservativo ma vedo che tu non ti poni il problema ed io so bene come regolare la mia esplosione per cui mi chino su di te per baciarti e poi ti spingo con la sinistra facendo appoggiare la tua schiena nuda sulla scrivania, tu chiudi gli occhi e ti godi la mia penetrazione, ti stringo i seni con entrambe le mani e ti tengo giù mentre i miei colpi si fanno più violenti e veloci, ti vedo inarcare la schiena e mugolare di piacere, ad un tratto ti irrigidisci e capisco che hai raggiunto il tuo orgasmo, accelero i movimenti per arrivare anche io all’orgasmo, tuo marito non ha saputo dirmi se sei pluriorgasmica, a suo dire ogni volta che lo fate, dopo l’orgasmo ti stacchi quasi subito, non voglio correre il rischio di trasformare tutto in qualcosa di noioso e così mi concentro per stringere i tempi, ma proprio in quel momento, mentre i miei colpi si sono fatti ancora più veloci e violenti, sollevi la schiena e con le mani afferri le mie natiche con forza, le tue unghie affondano nella mia carne e ti sento dire “vengo ancora” quasi sottovoce ma quanto basta perché le tue orecchie possano sentire la tua voce per ricordarti quando sarai fuori di qui di quanto hai goduto, sto per esplodere anche io, cerco di resistere quanto basta per far terminare il tuo orgasmo, poi ti sollevo dal tavolo, esco dalla tua intimità, tu capisci e docilmente ti inginocchi, vuoi farmi godere come merito, lo prendi per le mani e mentre con la destra fai su e giù, con la sinistra mi accarezzi le palle. Fantastico, ci sai veramente fare anche con i pompini, mi viene il dubbio che qualcun altro ti abbia già scopato sul posto di lavoro, la cosa mi eccita da morire e non mi trattengo più, esplodo con un grugnito e tu ricevi il mio nettare nella tua bocca, parte finisce sul tuo seno e parte rimane tra le tue mani.
Abbasso lo sguardo e accenno un sorriso che sa di ringraziamento, tu contraccambi timidamente, ti rialzi, sei ancora nuda con i soli tacchi in mano, se ripenso a quando sei entrata così elegante e altezzosa, ora sei oscenamente nuda davanti a quello che poco prima era solo un estraneo. Ti indico il bagno dove puoi sistemarti prima di uscire, fai cenno di aver capito e recuperi da terra il tuo vestito, le tue mutandine e gli occhiali neri sulla mia scrivania, ti volti e ti sento camminare velocemente verso il bagno, mi ricompongo anche io, rimetto la camicia dentro i pantaloni e chiudo stringendo la cintura, torno alla mia scrivania e mi siedo. Sento i rumori provenire dal bagno, prima lo sciacquone e poi dell’acqua che scorre, ti stai ripulendo, apro il cassetto della scrivania ed estraggo un documento di tre pagine, lo guardo, so cosa c’è scritto ma lo rileggo volentieri mentre ti aspetto.
Sento la porta del bagno aprirsi e i tuoi passi avvicinarsi al mio ufficio, ti sporgi verso l’interno, capisco che vorresti andare senza altri convenevoli ma voglio ribadire i nostri ruoli e così ti porgo facendolo scivolare sulla scrivania il documento di tre pagine che ho preparato “mi ha fatto una bella impressione, questa è la bozza del contratto d’assunzione, con importi e descrizione delle sue mansioni, le dia un’occhiata, magari insieme a suo marito e mi faccia sapere”. Tu appari sorpresa ma fai comunque due passi nella stanza per prendere il documento, “le farò sicuramente sapere, arrivederci” e ti volti per uscire dalla stanza.
Non lo hai neppure letto, non so cosa ti aspetti ci sia scritto, ma sono certo che quando lo leggerai a casa vorrai condividerlo con tuo marito e lo troverai sicuramente interessante, ti aprirà gli occhi anche su tuo marito. Prendo il telefono, entro in whatsapp e scrivo a lui, “sta scendendo le scale, ci sentiamo domani”, vedo che sta scrivendo ma non mi interessa la sua risposta, guardo invece il penultimo messaggio che gli ho mandato, prima che aiutassi la moglie a riporre il faldone, ha la doppia spunta blu, è un link, che sicuramente ha aperto scoprendo la diretta webcam dal mio ufficio. In auto, al buio della sera, in chissà quale parcheggio non avrà resistito, si sarà slacciato i pantaloni e si sarà masturbato chissà quante volte vedendo sua moglie godere del cazzo di un altro. Lo so, per la gente comune, quelli che chiamo zombi perché sono morti che camminano, senza emozioni e senza aver mai provato il vero godimento, legati a quell’assurdo retaggio medioevale del possesso della moglie, tutto questo apparirebbe surreale ma non per noi che abbiamo provato almeno una volta queste sensazioni e non possiamo più farne a meno.
dedicato alla bella Sofia e a suo marito Luciano