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Architetti. Cap. 9


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Architetti. Cap. 9

by GalaPigma
Gesehen: 307 Mal Kommentare 4 Date: 24-09-2022 Sprache: Language

Cap. 9
Luca lo accolse in modo gentile, con una confidenza e una intimità che non avevano mai avuto. Gli disse che il giorno prima aveva fatto il turno di guardia in ospedale e che quindi sarebbe stato libero per tutto il fine settimana a meno di urgenze.
Si erano visti parecchie volte ma sempre con le rispettive compagne, e in quelle uscite le conversazioni erano spesso monopolizzate dalle due ragazze; ultimamente poi Elisa e Roberta avevano iniziato ad uscire da sole e così Marco e Luca si resero conto di non conoscersi e di non avere argomenti di conversazione.
Parlarono un po' dei rispettivi lavori, dell'università, di politica. Marco era sempre più inquieto, si rendeva conto che era un tempo sospeso ma non riusciva a capire dove l'avrebbe portato, anche se non aveva dubbio che facesse parte del piano generale che Elisa aveva sapientemente architettato per punirlo e umiliarlo.
Un primo campanello di allarme gli suonò in testa quando Luca gli disse:

Ho saputo che per un periodo Elisa ti ha cacciato di casa

.

Si, abbiamo avuto delle divergenze, ci siamo separati per un po'. Ma ora è tutto sistemato

.
Il sorriso di colta benevolenza con cui Luca ascoltò quella risposta rese evidente che conosceva molti più dettagli rispetto a quanto Marco aveva sperato.

Se ti posso dare un consiglio non è una buona idea mentire, soprattutto se dopo ti dovesse fare qualche domanda Roberta

.

Ma che cosa volete da me? I miei rapporti con la mia donna non sono cose che vi riguardano

.
Questa volta lo sguardo di Luca divenne beffardo.

La tua donna? Mi risulta che scopa ogni mattina con Matteo e anzi che ieri hai anche avuto il privilegio di assistere

.
Marco rimase pietrificato. Rifece la stessa domanda ma questa volta con un tono quasi implorante

che cosa volete da me?

.

Non ti preoccupare, guarda che io e te siamo nella stessa situazione, entrambi desideriamo servire le nostre padrone, fra noi ci dovrebbe essere della solidarietà. Non trovi?

.
Marco annui. Sembrava quasi rassicurato dalle ultime parole di Luca.

E quindi perché sono qui? Cosa succederà in questi due giorni?


Elisa ha chiesto a Roberta di addestrarti per il tuo nuovo ruolo e lei mi ha ordinato di fornirti le prime indicazioni. Ha detto che fra schiavi ci saremmo capiti

.
Dopo una breve pausa continuò:

Allora iniziamo. Roberta quando torna vuole trovare tutto in ordine. Ha anche precisato che in questi due giorni io e te non potremo portare i vestiti. Vieni con me

.
Luca si alzò e Marco lo seguì meccanicamente. Entrarono in una piccola stanza dove c’era un arredamento essenziale stile ikea un letto, un comodino, un armadio e una scrivania e Luca iniziò a spogliarsi riponendo con cura i vestiti nell'armadio.

Dai, cosa aspetti. Spogliati

.
Marco era impietrito, la cosa che più l'aveva colpito era evidentemente la cintura di castità che costringeva il pisello di Luca e il modo come lui la portava, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Marco non riusciva a dimenticare le parole di Elisa:

se decidi non potrai più tornare indietro

e lui aveva deciso. Iniziò quindi a replicare i gesti di Luca togliendosi i vestiti come se si dovesse sottoporre a una visita medica. Fino ad oggi ogni volta che si era spogliato davanti a qualcuno l'aveva sempre fatto con soddisfazione, era orgoglioso del suo corpo. Quel giorno provò invece una grande vergogna. Non riusciva poi a distogliere lo sguardo dalla gabbietta di Luca e un pensiero gli provocò un brivido di angoscia. Elisa avrebbe potuto decidere per lui lo stesso trattamento. Luca sembrò leggergli nella mente e disse:

vedrai, ti abituerai, alla fine è meno fastidioso di quello che puoi pensare

.

Ma io non lo voglio mettere quel coso

.
Luca lo ascoltò con pazienza.

Lo metterai. Imparerai, come ho imparato io, che parte del nostro piacere è dover fare cose che non vogliamo fare

.
Marco trovò quella considerazione razionalmente inaccettabile ma, allo stesso tempo, si rese conto che toccavano corde di un desiderio più profondo.
Passarono la giornata facendo una pulizia accurata della casa.

Roberta sarà fuori tutto il giorno. Rientrerà questa sera tardi, quindi non ci dobbiamo preoccupare di prepararle la cena

.
Luca svolgeva il compito con enorme dedizione lucidando angoli della casa che a Marco sembravano già pulitissimi, però quel lavoro, all'apparenza inutile, non lo disturbava, ne traeva anzi una inspiegabile soddisfazione.
Con il passare delle ore l'imbarazzo di Marco diminuì e la conversazione con Luca acquisì un tono più intimo.
Dopo aver pulito tutta la casa passarono alla lavanderia, uno spazio abbastanza ampio dove come un totem moderno campeggiava una torre formata da lavatrice e asciugatrice.
C'era poi un unico mobile con alla base un oblò dove mettere i panni sporchi e al centro della stanza una tavola da stiro. Marco si rese conto che nonostante fosse stato in quella casa numerose volte ne aveva vista solamente una porzione minima.
Luca iniziò a selezionare le cose da lavare e quando estrasse un paio di slip bianchi se li accostò al viso e inspirò profondamente, poi chiese a Marco:

Vuoi sentire il suo odore?


questo lo possiamo fare?

appena finito di pronunciare la frase si rese conto di come inconsciamente stesse iniziando a dividere il suo nuovo mondo fra ciò che gli era permesso e quello che gli era vietato.
Luca gli allungò le mutandine e disse:

Questo ci è concesso. In fondo se ci pensi è una forma di tortura. Lei sa che il suo odore mi fa eccitare e quando sono in astinenza ricordarmi com'è l'odore della sua figa rende la mia situazione ancora più penosa, è però un gesto a cui non so resistere

.
Marco affondò il naso negli slip chiudendo gli occhi. Negli ultimi anni le donne non gli erano mancate, aveva tradito Elisa decine di volte e se non incontrava un'amante per più di due giorni si rivolgeva a lei che era sempre disponibile a scopare con lui.
Eppure in quel momento sentire l’odore dell’amica di sua moglie, che lui aveva sempre ritenuto poco attraente per il suo fisico curvy, gli sembrò estremamente eccitante tanto che Luca sorrise divertito guardando il pisello di Marco che, pur non raggiungendo una vera erezione, era comunque aumentato di volume.
In quella stanza Marco per la prima volta in vita sua usò un ferro da stiro e alla fine, seguendo le indicazioni e i consigli di Luca, si ritenne anche abbastanza soddisfatto del risultato nonostante il commento di Luca “se presenti un vestito stirato così a Roberta il minimo che ti puoi aspettare sono venti bacchettate sulla pianta dei piedi”.
L’ultima cosa che Luca insegnò a Marco prima del rientro di Roberta fu come si esegue un massaggio, e una attenzione particolare fu dedicata proprio alle estremità. Solo 24 ore prima avrebbe trovato l’idea di scambiarsi massaggi estremamente intimi con un uomo inaccettabile, in quel momento invece il tocco delle mani di Luca che si muovevano con maestria sulla sua schiena, le sue gambe e i suoi piedi fu una cosa allo stesso tempo rilassante ed eccitante. Il suo mai confessato substrato omofobo era completamente sparito. Si rendeva conto che la sua trasformazione in schiavo si stava compiendo e si chiese se anche per lui non si potesse parlare di una metamorfosi ma fosse solo la sua vera natura che si poteva finalmente mostrare e realizzare.
La sera aspettarono il rientro di Roberta in piedi al centro del salone. Luca gli aveva spiegato alcune regole della casa. Quando erano nella modalità sub/dom gli schiavi non avevano il diritto di parlare ma potevano esclusivamente rispondere alle domande. Era da più di un’ora che si trovavano in quella posizione quando suonò il campanello della porta. Luca scattò ad aprire la porta e appena Roberta entrò le prese la borsa, l’aiutò a sfilarsi la giacca e poi si inginocchiò per sfilarle le scarpe. Marco era rimasto immobile rispettoso di quanto gli aveva ricordato Luca poco prima “tu fai solo quello che ti viene detto di fare”.
Roberta disse: “ho sete” e Luca corse in cucina per tornare immediatamente con un bicchiere d’acqua; nel frattempo Roberta si era messa di fronte a Marco e lo valutava come se fosse un oggetto, aveva poi osservato il suo pisello mentre ci giocherellava con una mano e disse: “Elisa merita qualcosa di più, non trovi?”
“Sì, è così”.
Poi con una faccia annoiata si rivolse a Luca: “come è andato l’addestramento di Marco?


“Direi bene, sta acquistando consapevolezza del suo ruolo, potrà diventare un bravo schiavo di cui Elisa andrà fiera. Sulle cose pratiche deve ancora migliorare molto, si vede che è stato viziato e che a casa non ha mai fatto nulla”.
Marco non sapeva se essere più contento per il giudizio in potenza oppure più dispiaciuto per la considerazione sulla sua inettitudine e pigrizia di una vita. Stava per dire che avrebbe imparato rapidamente tutto quello che serviva ma si trattenne in tempo, visto che nessuno l’aveva interpellato.
Roberta prese un foglio dalla borsa che Luca aveva appoggiato sul tavolo e lo allungò a Marco “Domani a pranzo organizzeremo una piccola cerimonia in cui suggelleremo il tuo nuovo status. Tu dovrai imparare a memoria quello che c’è scritto qui. Ora sono stanca, vado a dormire, potete andare a letto anche voi” e fatti pochi passi si voltò nuovamente verso Marco e gli disse “ma prima vieni ad aiutarmi”. Marco raccolse le scarpe, prese la borsa e la seguì in camera da letto. “Spogliami”. Non era di certo la prima volta che si trovava a togliere i vestiti a una donna, ma questa volta la situazione era completamente diversa. Iniziò comunque slacciandole il vestito e aiutandola nel toglierlo. Si inginocchio poi davanti a lei per toglierle i collant. Prima di iniziare lo raggiunse nuovamente un ordine perentorio: “voglio che le togli senza usare le mani”. Marco mise le mani dietro la schiena e con la bocca strinse l’elastico dei collant spingendoli verso il basso mentre Roberta con un piede gli iniziò a massaggiare il cazzo. Il contatto con il nylon delle calze e l'odore della fica gli procurarono una erezione immediata. Nel suo sforzo Marco si accorse subito che Roberta non portava gli slip e così, nel tentativo di eseguire l'ordine, la sua faccia strusciava sui peli della fica “lo sai, io e la tua compagna parliamo molto. Per esempio ultimamente mi ha raccontato che tu non ti spieghi come un uomo come Luca possa stare con una cicciona come me. Ricordo bene il termine che usavi?” Marco rimase in silenzio, tentato dall’idea di alzarsi e andare via, con la testa piena di pensieri confusi ‘io voglio veramente questo? con Elisa non ho nessun obbligo, sono giovane, mi posso ricostruire una vita, il nostro accordo è un gioco, posso ancora avere tutte le donne che voglio, la storia della cam era una cazzata, Elisa non avrà il coraggio di denunciarmi per una cosa così innocente, la frase era corretta, Roberta era obesa, non l’aveva mai trovata attraente’; il suo odore continuava però ad inebriarlo, confondendo i suoi pensieri e facendo pulsare il suo cazzo. Dai quei pensieri fu strappato in modo violento. Roberta lo colpì con un calcio in mezzo alle gambe che lo fece piegare in due per il dolore, l’erezione non accennava però a diminuire “quando la tua padrona ti fa una domanda devi rispondere”. I suoi dubbi svanirono in un attimo e disse “sì, è vero” e dopo quella confessione riprese il suo lavoro, era riuscito a portare i collant all’altezza delle ginocchia e da lì scesero facilmente “bravo, ubbidiente e sincero. Basta poco per farti capire come ti devi comportare. Come sempre ha ragione Luca, hai un’ottima predisposizione. Ricordati che da oggi a Elisa non potrai più dire cazzate, per anni ti sei approfittato della sua ingenuità. Tranne lei lo sapevano tutti che la tradivi. Non hai avuto nessuna signorilità ma vedrai che Elisa con i miei suggerimenti troverà il modo per farti espiare le tue colpe”. I collant ormai erano arrotolati alle caviglie e Roberta si limitò ad alzare un piede di pochi centimetri così che Marco per completare il suo lavoro fu costretto ad appoggiare una guancia a terra. Le parole di Roberta lo avevano ferito e preoccupato, tutto quello che aveva detto era però vero e il suo cazzo dritto stava lì a dimostrare che aveva ragione. Quando finalmente riuscì a sfilarle completamente provò una grande soddisfazione anche se sarebbe rimasto ancora in ginocchio leccando e baciando i piedi di Roberta e pensando a quanto sarebbe stato bello ripetere quel gioco con Elisa, e forse ancora di più con Anna.
Quando arrivò nella stanzetta dove si era spogliato quella mattina Luca stava dormendo su un fianco. Marco scivolò nel poco spazio che era rimasto libero alle sue spalle e inevitabilmente il suo sesso, ancora eccitato, sfiorò il sedere del suo tutor. Marco solo 24 ore prima mai avrebbe immaginato che avrebbe trovato piacere dal contatto con un altro uomo, si stava però abituando a quella serie di cambiamenti che avrebbero stravolto la sua vita. Luca nel dormiveglia si spostò verso di lui lasciandogli ancora meno spazio e spingendo sulla parete. Il contatto era ora estremamente intimo. Marco lo abbracciò da dietro, una mano sul suo petto accuratamente depilato e l’altra in mezzo alle gambe. Era da ore che voleva toccare l’acciaio freddo della gabbietta. Si rese conto che era la prima volta che toccava un uomo in quel modo. Era confuso e consapevole che se quel contatto fosse continuato di certo non sarebbe riuscito a trattenersi. Luca si era ulteriormente accucciato e ora i loro corpi erano completamente aderenti, il cazzo adagiato fra le natiche di Luca, anche quelle completamente lisce. Nel silenzio della stanza buia Luca con un filo di voce gli disse “lo sai che questo non ci è permesso, se vieni lo dovremo confessare a Roberta e ti assicuro che quello che succederà dopo non sarà per nulla piacevole”. Marco provò un brivido che era un mix di desiderio e paura. “io non resisto, devo assolutamente venire”.
Luca si spostò verso il bordo del letto interrompendo quel contatto e disse:
“toglitelo dalla testa, non voglio passare i guai per te”.
Marco non sapeva più cosa pensare e in silenzio rimase così tutta la notte, con gli occhi aperti e ben attento a non fare nessun movimento che lo avvicinasse nuovamente a Luca.

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