STORY TITLE: Di indole troia! 
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STORY

Di indole troia!

by pennabianca
Viewed: 76 times Comments 0 Date: 06-08-2025 Language: Language


Mi chiamo Elena, ho 26 anni, sono alta, bionda dagli occhi azzurri, seno di una terza misura tonda e piena, ventre piatto, fianchi ben modellati ed un culetto a mandolino, che fa tanto impazzire i maschi, posto al culmine di un paio di cosce veramente da sballo. Da due anni sono sposata con Marco, mio coetaneo, bravo ragazzo moro, occhi scuri, fisico normale, che cornifico da sempre e, da circa sei mesi, ripetutamente con il mio capo. Lavoro presso una multinazionale come impiegata e, circa 8 mesi fa, nella nostra azienda, c’è stato un sostanziale ricambio di dirigenti; molto del personale è stato spostato e io mi son ritrovata ad essere la segretaria di Massimo, un bel maschio alto, sulla cinquantina, capelli brizzolati, fisico asciutto, con lo sguardo profondo, penetrante. Prima di me c'era una segretaria più anziana, che ha fatto richiesta di lavorare part time e così è stata assegnata ad un altro incarico; è così che mi sono ritrovata ad esser la sua segretaria. Nei primi tempi, mi trattava molto professionalmente ed io mi sentivo affascinata dal suo modo di fare, della sua classe, dal suo modo di parlare così deciso, dal tono autoritario, che mi ha sempre intimidito. Sono sempre stata affascinata dai maschi come lui, perché, a 18 anni, ho perso la verginità con un vicino di casa come lui, alto, imponente e molto risoluto; quando si è accorto che ero presa da lui, non ha esitato un solo attimo a presentarmi un bel membro davanti la bocca e farmelo ingoiare, senza tanti complimenti. In un primo momento mi ero trovata un po' in difficoltà, perché avevo sì fatto qualche pompino, ma erano sempre cazzi di ragazzi giovani, che dopo poche slinguate ti riempivano la bocca di crema, mentre invece questo era grosso, duro, molto resistente e, per quanto mi scopava la gola, sembrava che non avesse nessuna intenzione di venire. Dopo averlo succhiato per una ventina di minuti, mi fece inginocchiare e, quando mi ha tolto le mutandine e ha scoperto che ero vergine, prima mi ha leccato e mi ha fatto godere due volte, poi, prima mi ha messo in ginocchio sul divano, mi ha accarezzato da dietro e, quando si è reso conto che ero rilassata e molto bagnata, con un gesto rapido e deciso, me lo ha spinto tutto dentro. Per un attimo ho avvertito un po' di dolore, ma poi ho iniziato a godere e, da quel momento in poi, sentirmi presa così, da dietro, mi ha sempre fatto impazzire. Il passo successivo è stato quello di aprirmi il culetto e, su questo è stato molto più delicato e paziente, ma, alla fine, il risultato è stato lo stesso. Per due anni sono stata la sua puttana. Mi ha scopato tutte le volte che ne aveva voglia, poi mi ha fatto assumere in una azienda il cui titolare era suo amico, e così mi son trovata ad esser la puttana di due maschi maturi. Mi son resa conto che la mia indole di troia era emersa in tutta la sua inopinabile crudezza. Mi piace da pazzi sentirmi usata da maschi autoritari e porci, che mi scopano e mi riempiono di sborra in ogni buco. Quando ho conosciuto Marco, sono stata conquistata dalla sua dolcezza, dal suo modo di esser affettuoso e profondamente innamorato di me. Anche lui ha un bel membro e lo sa usar bene, quando mi scopa, godo, sono felice, mi piace, però mi manca quella sferzata alla mia indole da troia, che mi porta a godere molto allorché vengo usata, mentre invece lui è troppo dolce, troppo rispettoso di me; al contrario io, quando mi sento infilare con prepotenza un cazzo in gola o vengo penetrata duramente e trattata da vera puttana, vivo momenti in cui godo fin quasi a perdere i sensi. Ho cercato di farglielo capire a mio marito che volevo esser scopata in maniera più rude, più autoritaria, ma è troppo innamorato di me e non riesce ad esser

cattivo

; questa cosa, all'inizio, mi ha fatto sentire molto in difetto nei suoi confronti. Ne abbiamo parlato spesso lungo i due anni di fidanzamento, durante i quali, un po' alla volta, gli ho fatto capire che non sarei mai stata una moglie fedele, che non lo ero neanche come fidanzata, ma lui, con incredibile dolcezza, mi ha detto che tutto questo per lui non era importante, perché ero libera di usare e donare il mio corpo a chi volessi, mentre invece era profondamente geloso dei miei sentimenti, per cui voleva sapere se questi erano in discussione. Come si fa a non amare un ragazzo così? Due giorni prima di sposarlo, di nascosto, l'ho fatto assistere a una delle ultime monte, cui mi ha sottoposto il mio ex capo. Ero molto indecisa se fargli provare questa esperienza, perché ero quasi convinta che, una volta che si fosse veramente reso conto di quanto mi piace esser trattata da puttana, di sicuro avesse mandato a monte Il matrimonio; invece lui ha insistito e così, con un piccolo stratagemma, sono riuscita a farlo assistere a quella pazzesca scopata, cui mi ha sottoposta quel vecchio porco, mettendomi piegata a novanta sopra la scrivania, con la minigonna alzata e chiavata con vigore da dietro; quel porco, mentre mi sfondava fica e culo, mi dava delle forti sculacciate e mi definiva

puttana

.
Quello che sarebbe stato mio marito, non solo ha assistito, ma ha anche registrato il tutto! Per farlo assistere a questa esperienza, avevo messo il mio cellulare in videochiamata nascosto nella mia borsa, lasciando fuori solo il piccolo occhio della telecamera e lui ha potuto vedere ogni cosa, facendone un filmato e, quando tutto si è concluso, mi ha abbracciato forte e mi ha detto:

Sposami!

E così l'ho sposato. Da quel momento, lui è sempre stato da me informato ogni volta che venivo chiavata da qualcuno e, otto mesi fa, quando son diventata la nuova segretaria di Massimo e, per circa due mesi, lui non mi ha degnato nemmeno di uno sguardo, ho visto che mio marito era piuttosto preoccupato e dispiaciuto.
«Amore, c'è forse qualche problema? Voglio dire: come mai il tuo capo non ti fa alcuna avance? Forse avrà un'amante al di fuori del lavoro?»
Ero, in parte, contenta perché mio marito si interessava alle mie mancate scopate, ma, nello stesso tempo, alquanto dispiaciuta da questa situazione. Ero contenta perché mi piaceva con quanta curiosità mio marito si aspettava che divenissi la puttana del nuovo capo, ma, allo stesso tempo, era più che dispiaciuta, perché avevo l'impressione che Massimo fosse distratto da altro; così ho seguitato a fare il mio lavoro in silenzio, pur restando sempre a sua completa disposizione. Poi le cose sono improvvisamente cambiate, quando ho capito il motivo per cui lui non si concedeva nessuna distrazione. Ho scoperto che, in quei primi due mesi, anche lui era tenuto sotto controllo da parte dei dirigenti della multinazionale; una mattina, io stessa ho stampato una mail in cui si attestava che era tutto a posto e, quando l'ho portata in ufficio, ho visto che lui mi ha guardato con occhi completamente diversi. Mi ha fatto sedere per prendere alcuni appunti e, naturalmente, io ho subito accavallato le gambe ed ho visto con quanto interesse lui mi guardava le cosce; allora ho continuato a fare la civetta, facendogli dei sorrisini da cagnetta eccitata. Era già il tardo pomeriggio, ed eravamo quasi pronti all'uscita, e lui, nel salutarmi, mi ha dato un prezioso consiglio.
«Elena, la minigonna le sta davvero bene! Mi piacerebbe che lei la indossasse sempre, ogni giorno.»
La sera, tornata a casa, l'ho raccontato a Marco e lui si è così eccitato che mi ha scopato, mentre ero appoggiata al tavolo della cucina.
«Brava, amor mio! Se ti ha detto che ti vuole vedere in minigonna è perché vuole che diventi la sua zoccoletta! Adesso ti sfondo il culo, così domani sarai più aperta. Tieni, adorabile puttana, prendi il mio cazzo dentro ed immagina che sia quella del capo, quando ti scoperà così, piegata sulla scrivania!»
Siamo venuti insieme all'istante! Lui era molto eccitato da questa fantasia ed io ero sconvolta al pensiero che prima o poi tutto questo si sarebbe realizzato. È successo il giorno dopo, mentre tutti stavano andando in pausa pranzo, lui mi ha chiamato nel suo ufficio e, appena entrata, lui ha chiuso la porta a chiave ed io son rimasta in piedi, senza voltarmi; quando è arrivato dietro di me e mi ha fatto piegare sulla scrivania, ho sentito la mia fighetta bagnarsi all'istante. Ha sollevato la minigonna e ricordo la faccia sorpresa che ha fatto, quando ha visto che non indossavo nessun tipo di intimo.
«Elena, sei una perfetta puttana! Sei già venuta pronta per farti montare. Finalmente posso far di te la mia troia!»
Sono rimasta immobile, senza girarmi, perché volevo sentir dentro il suo cazzo, per capire se era grosso; ma volevo anche che fosse lui a scegliere in quale buco infilarlo. Mi è arrivato dentro come un ariete che sfonda una porta. Un bel cazzo grosso, duro ed anche abbastanza lungo, che mi ha aperta, dilatata e riempita nello stesso tempo. Quel giorno, la pausa pranzo mi era sembrata lunghissima, mentre io, piegata sulla scrivania, sentivo il suo corpo sbattere contro il mio, spingendo dentro di me il suo cazzo duro e sculacciandomi di tanto in tanto. È passato dalla figa al culo, con una mossa veloce, senza fermarsi, continuando a scoparmi, con dei respiri che si facevano pesanti, mentre mi pompava sempre più forte.
«Elena, sei perfetta! Una troia già pronta e collaudata! Ho potuto assaporare bene i tuoi buchi, ma ora voglio completare la mia esplorazione del tuo corpo; quindi adesso inginocchiati, che voglio sborrarti in bocca!»
Mi sono inginocchiata davanti a lui e ho potuto finalmente ammirare quello splendido membro, lungo, grosso come una pannocchia di mais e.... che sborrata! Ha cominciato a riempirmi la bocca e sembrava che non volesse smettere di sborrare: più ne ingoiavo e più me ne schizzava dentro. Meraviglioso! Aveva un sapore leggermente agrodolce, che mi ha subito conquistato e resa schiava. Quando son tornata a casa a sera, appena Marco mi ha visto e fissato negli occhi, mi ha subito abbracciata e baciata con estrema passione.
«Dimmelo, amore! Dimmelo che ti ha scopato! Allora? Dai, raccontami, com'è andata? Lo sai che impazzisco di piacere, se mi racconti che ti fai montare dal tuo capo!»
Gli ho raccontato tutto, per filo e per segno, quello che era successo e quanto mi aveva riempito la bocca con la sua crema; Marco era ebro di felicità e mi ha scopato due volte, venendo prima nel culo e poi nella figa. Ogni giorno e per tre mesi, la mia pausa pranzo era una goduriosa scopata sulla scrivania, con delle ricche schizzate di sborra calda, a volte dentro il mio culo, altre volte in bocca, dovevo potevo gustarmela meglio, succhiando da quella sua calda e pulsante cappella ogni singola goccia della sua essenza di maschio. Naturalmente ogni sera ne facevo partecipe mio marito di come ero stata sbattuta da Massimo e lui si eccitava così tanto, che mi scopava in piedi, appoggiata al lavello oppure sul tavolo della cucina o in qualunque altro posto di casa dove ci trovavamo al momento. Per tre mesi mi ha scopata in tutte le posizioni immaginabili, sborrando ovunque lui ne avesse piacere. Poi, una mattina, il suo ufficio è rimasto chiuso per buona parte della giornata; nessuno ha saputo giustificare la sua assenza. Solo nel tardo pomeriggio, è giunta una mail da parte della dirigenza che, in qualche modo, spiegava la sua assenza.
“Per motivi strettamente personali, per alcuni giorni, il Sig. Massimo, vostro dirigente, sarà assente. Si confida che il personale continui ad espletare le proprie mansioni, in maniera responsabile e diligente.”
Ero distrutta. Mi son occupata svogliatamente di tutte le mie mansioni, senza riuscire a concentrarmi su nulla. Troppe domande affollavano la mia mente. Cosa era successo? Perché questo silenzio anche con me? Doveva esser qualcosa di veramente importante, se aveva mollato tutto, così in fretta. La sera, a casa, Marco aveva cercato di consolarmi, ma io mi sentivo così strana, persa, come se quella giornata mi fosse scivolata addosso senza lasciare alcun segno. Per buona parte della settimana, la mattina mi svegliavo in maniera svogliata, quasi stordita e continuavo a vestirmi, sempre indossando una minigonna, i soliti tacchi alti e le autoreggenti, con sopra la camicetta, senza reggiseno. Andavo in ufficio e fingevo di esser occupata, ma, in realtà, continuavo a fissare la porta del suo ufficio, che era inesorabilmente chiusa. Improvvisamente venerdì, proprio durante la pausa pranzo, mi è arrivato un suo messaggio. Quando è arrivata la notifica sul mio cellulare, per un attimo non gli ho neanche dato attenzione, poi mi son ricordata che lui aveva memorizzato il mio numero e così l'ho guardato e sono impazzita di piacere.
«Ciao, Elena, scusami se sono sparito senza avvertire, ma mia madre ha rischiato di morire e son dovuto correre al suo capezzale. Ora è tutto sotto controllo, ci vedremo in ufficio lunedì e…, mi raccomando indossa una gonna, così ti posso sbattere meglio durante la pausa. Poi farò in modo di farmi perdonare!»
Avevo le lacrime agli occhi per la gioia, mentre ho risposto che era tutto a posto e che ero semplicemente dispiaciuta per lui. Quando son tornata a casa, la prima cosa che ho fatto son saltata addosso a Marco, lui ha capito subito, ho sentito il suo cazzo gonfiarsi nei calzoni e mi son fatta scopare in piedi; quando è stato sul punto di venire, mi son abbassata, gliel'ho preso in bocca e l'ho fatto impazzire dal piacere. Il weekend sembrava eterno, non passava mai e, finalmente, lunedì mattina, lui è tornato e, dopo una breve riunione con tutti i dipendenti, alla pausa pranzo mi ha chiamato nel suo ufficio ed io mi sono inginocchiata davanti a lui, ho preso il suo cazzo in bocca e lui ha appoggiato una mano sul mio capo; mi ha scopato la bocca, muovendo il bacino avanti e indietro, fin quando non me l'ha riempita con la sua crema.
«Oh, Elena, quanto mi sei mancata! Ti giuro, avrei voluto averti con me per scaricare un po' la tensione. Ne sono stato molto dispiaciuto e puoi chiedermi qualsiasi cosa per farmi perdonare!»
Ho ingoiato una ingente quantità di sbroda, che mi ha riversato in bocca e poi mi son sollevata e mi son piegata sulla scrivania; benché fosse appena venuto, il suo membro era ancora perfettamente in tiro. Mi ha penetrato con forza in ogni buco e, quando era di nuovo prossimo a venire, mi son girata e gli ho chiesto se desiderasse di nuovo sborrarmi in bocca, perché mi era mancata troppo la sua crema. Dopo essersi ben svuotato nella mia bocca, mi ha guardato e, sorridendo, mi ha chiesto com'era stato passare qualche giorno senza di lui; l'ho guardato per un attimo e gli ho detto che era come se il mondo si fosse fermato. Mi ha sorriso e mi ha detto una cosa che mi ha fatto impazzire.
«Elena, ho 50 anni e sono separato da oltre 20. Ho due figli, un maschio ed una femmina, che vivono ormai per conto loro; ti giuro che tu sei la persona, dopo mia madre, cui tengo di più. In un certo senso, mi sei entrata nel sangue e, qualche volta, mi sento in colpa, perché ti costringo a tradire tuo marito.»
Mentre parlava e diceva queste cose, gli ho messo una mano davanti la bocca per farlo star zitto.
«Mi fa immensamente piacere quello che hai detto, ma su di una cosa non devi assolutamente avere nessun senso di colpa. Marco, mio marito, è perfettamente al corrente del fatto che tu mi scopi, anzi, la cosa lo eccita in una maniera così forte che, ogni volta, quando vado a casa, vuole sapere per filo e per segno come e quanto mi hai scopato.»
Mi ha guardato veramente incredulo.
«Ma dai? Dici sul serio? Fatico a crederci!»
L'ho guardato con aria molto determinata.
«Hai detto che sei separato, quindi non hai problemi a uscir la sera; allora, questa sera, vieni a cena a casa mia! Potrai constatare con i tuoi occhi che quello che ti ho appena detto è la verità!»
Lui ci ha solo riflettuto un attimo e poi ha fatto una controproposta.
«Non voglio che ti metti a cucinare, perciò questa sera ci vediamo a cena al ristorante quello in centro vicino al palazzo del comnue, dove sarete ospiti tu e tuo marito!»
Naturalmente ho accettato! Puntuali io e Marco ci siamo presentati al ristorante ed il mio outfit era semplicemente da sballo: minigonna nera a metà coscia, top nero con un piccolo spacco davanti a forma di cuore, autoreggenti nere con la riga, scarpe décolleté nere, con il tacco dorato da 12. Rossetto e smalto hanno completato i dettagli ancora mancanti e poi, quando mi son seduta accanto a lui, per un attimo lui ha guardato Marco e, giusto il tempo di far allontanare il cameriere che ha preso le nostre ordinazioni, e subito gli ha rivolto una domanda.
«Marco, spiegami una cosa; Elena mi ha detto che tu sei consapevole che io... insomma tu sai perfettamente che io, ogni giorno, da oltre tre mesi, mi scopo tua moglie. Come riesci ad accettare tutto questo?»
Marco ha appoggiato una mano sopra la mia, mi ha sorriso e poi si è girato verso di lui.
«Perché l’amo; Elena è fatta così; lei vive quando emerge la sua indole da troia e, se per un qualsiasi motivo, viene bloccata questa sua peculiarità, per lei è la fine: è come se l'avessero uccisa. Lei è fatta così e non può vivere diversamente. Ha bisogno di me, che la faccio sentire amata e coccolata, felice e tranquilla. Però ha anche bisogno di te. Tu la fai sentir troia, puttana, usata e riempita a tuo piacimento, e questo completa ogni sua aspettativa: il suo desiderio è sentirsi troia. Amo troppo questa donna per impedirle di fare emergere questa sua particolare caratteristica del suo carattere. Massimo, devi capire che lei ha bisogno di entrambi! In questi giorni che tu non c’eri, lei era come spenta, stordita, come se qualcuno le avesse tolto la voglia di vivere!»
Massimo ci ha guardati affascinato.
«Ragazzi, siete semplicemente straordinari! Sono immensamente felice di sapere che non sto facendo qualcosa che possa rendervi infelici e, Marco, tu, in questo momento, mi hai fatto capire esattamente di quale natura è il sentimento che provi per lei! Ti sembrerà strano, ma anch'io, a modo mio, amo il suo modo di esser troia, puttana con me e questo mi manda in delirio. Scopare con lei, non è mai la stessa cosa per due volte di seguito! Ogni volta è qualcosa di nuovo, di diverso, di unico, e questo l'ho scoperto in questi giorni, che le sono stato lontano! Ragazzi, noi siamo… noi siamo legati in maniera indissolubile!»
Abbiamo trascorso il resto della serata a parlare di noi tre. Delle emozioni, delle sensazioni, del piacere provato in maniera così diversa l'uno dall'altro. Massimo ha spiegato a Marco quanto piacere prova quando mi scopa e Marco ha raccontato a Massimo, quanta emozione e quanta eccitazione gli provoca sapere che lui mi tratti da troia; io, ad un certo punto della cena, li ho guardati tutti e due; mi son alzata in piedi ed ho chiesto loro quale casa preferivano per portare a termine la serata. Siamo finiti a casa nostra, che era la più vicina e Massimo mi ha scopato per tutta la notte, insieme a Marco, anche se, in più di un'occasione, mio marito è stato a guardare mentre lui mi riempiva e sfondava ogni buco. Da allora continuo a farmi scopare da lui in pausa pranzo e, diversi giorni della settimana, li passiamo tutti e tre insieme, perché la mia indole da troia ha bisogno di esser soddisfatta giorno per giorno.

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