ERZÄHLUNG TITEL: COME MI SONO RESA CONTO DEL MIO ANIMO DA TROIA (3a parte) 
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COME MI SONO RESA CONTO DEL MIO ANIMO DA TROIA (3a parte)


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COME MI SONO RESA CONTO DEL MIO ANIMO DA TROIA (3a parte)

by Schiavafelice
Gesehen: 239 Mal Kommentare 1 Date: 13-04-2024 Sprache: Language

Per fortuna il mio “autista” non era ancora arrivato e così avrei evitato si giustificare il tempo trascorso nel negozio; ero in ebollizione, la voglia dentro di me era a livelli che neanche pensavo fosse possibile raggiungere, gli umori dalla mia fresca fica scendevano copiosi lungo le cosce e invece di vergognarmi mi sentivo esaltata, in pochi giorni avevo scoperto un mondo che fino ad allora era solo nei giornaletti dei ragazzi e nei film vietati e invece era tutto reale avevo gustato le attenzioni di uomini maturi e che dire mi piacevano molto e mi piaceva molto anche il cazzo adulto molto più appagante di quello dei ragazzini che avevo intravisto a mio fratello e a compagni di scuola e in più, ricevendo in regalo quanto comprato, mi ero sentita felicemente PUTTANA.
Mentre ero persa in questi pensieri, sentii suonare il clacson, era Michele, così si chiamava l’autista, lui esce dall’auto per aiutarmi perché avevo le mani occupate dalle borse ma soprattutto, per ammirare le mie nudità aiutandomi prima a posizionare le borse nel bagagliaio e dopo per salire io, accesa dall’eccitazione ovviamente non feci nulla per celarle, anzi, con sfrontatezza, feci salire apposta oltre il limite l’orlo del vestito.
Montati in auto Michele mi chiese se volevo bere qualcosa ma io, notando quanto tempo era passato dissi che a casa la mamma attendeva le cose comprate e allora lui mi fece una proposta , saremmo andati a casa subito però nel pomeriggio avrei detto a mia madre che andavo a casa di suo figlio e il padre poi ci portava al mare per qualche ora; io felice accettai e mi girai per dargli un bacio sulla guancia, ma lui memore del bacio precedente porse le labbra e io lo baciai lungamente e in maniera profonda, mentre le nostre lingue si intrecciavano, lui iniziò a carezzarmi la fica e poi prese una mia mano e la posò sul cazzo duro che premeva nei pantaloni, ero in estasi avrei voluto tirarlo fuori per baciarlo come a Giuseppe ma eravamo in strada e occhi indiscreti avrebbero potuto notare le nostre effusioni, allora mi staccai da lui e gli dissi portami a casa ma appena partito il suo ditone tornò sulla mia fica, per assecondare la carezza allora aprii le cosce a compasso e dopo poco venni quasi urlando.
Arrivati a casa chiesi di ridarmi le mutandine ma lui mi disse che erano il pegno per la promessa fatta e quindi dovevo andare a casa senza, mi sentivo davvero sempre più troia e senza battere ciglio scesi, presi la mia roba e andai; mia madre quando mi vide arrivare mi redarguì per il ritardo e, notando il rossore, mi chiese quale ne fosse il motivo e io, minimizzando, dissi che avevo corso per arrivare a casa dato che avevo perso tempo dal fruttivendolo, corsi in camera mi infilai un paio di mutandine al volo e tornai in cucina ad aiutarla, mentre eravamo intente a preparare il pranzo le chiesi se, non le dispiaceva, che nel pomeriggio potessi andare al mare con Luigi e Michele, lei non fece obiezione mi disse solo di stare attenta, a questa risposta anche le mutandine appena messe erano fradice.
A pranzo mangiai rapidamente e con gusto eccitata dal fatto che, da li a poco, sarei andata a casa di Michele e che sarebbe potuto succedere qualsiasi cosa.
Volevo mettermi qualcosa che mi esaltasse per non sembrare la ragazzina che ero ma nell’armadio non c’era quello che cercavo e allora optai per un vestito, se possibile più corto di quello della mattina, svasato e con la parte alta senza spalline, sotto, con fastidio, indossai il costume mettendo però il reggiseno dentro la borsa da mare.
Ero pronta, il cuore mi batteva forte e dentro sentivo un tremolio piacevole salutai i miei genitori che mi dissero di fare la brava e mio fratello al quale detti un bacetto, come sempre molto apprezzato, mentre ero chinata, mio papà mi dette uno sculaccione sul culo che fu replicato dal fratello e, visto il mio stato, servì ancor più a farmi salire il calore.
Scesi le scale velocemente e quasi di corsa andai a casa di Luigi, suonai e ad aprire arrivò suo padre, era a torso nudo e con dei pantaloni corti e a me sembrava un Dio greco, mi disse vieni entra, appena varcata la soglia e chiusa la porta il fresco mi fece rizzare i capezzoli quasi dolorosamente rendendoli visibili dalla stoffa, Michele li notò subito e rapidamente prese possesso dei miei seni scoprendoli rapidamente, io ebbi un sussulto e con la voce rotta da paura e eccitazione sussurrai ma ci sono gli altri in casa…..Michele, appoggiando la bocca sui capezzoli turgidi mi risponde che Luigi e la mamma erano andati dai nonni ed eravamo soli.
Dopo queste parole invece di spaventarmi mi sentii sollevata e lasciai che la bocca e la lingua prendessero posto sui miei seni; le mani di Michele mentre mi baciava fecero scendere il vestito ai miei piedi seguito poco dopo dallo slip del costume, ero di nuovo nuda davanti ad uomo nello stesso giorno; la lingua dai seni iniziò a scendere arrivando sul pancino mentre un dito iniziava a carezzare la fessura, la testa del signore stava arrivando lentamente proprio lì ed io non mi reggevo in piedi scossa da brividi orgasmici.
Michele allora mi prese tra le braccia e mi portò sul grande divano di casa mi stese e riprese l’operazione di prima, non capivo più nulla ero in balia di un uomo che poteva essere mio padre e io ero felice, godevo senza sosta ma iniziavo a volere dare piacere anche io e allora allungai la mano per toccargli il cazzo che era già fuori impugnato dalla sua mano, lui capì tolse la sua e la sostituì con la mia….mmmmm che bello caldo, duro iniziai a far scorrere la pelle su e giù e capii, che benché maldestra per inesperienza, il mio amante gradisse.
Dopo poco si alzò privandomi del mio totem e si spogliò dei pantaloni rimanendo anche lui nudo, si avvicina alla mia bocca e mi dice se so fare i pompini, io mentendo dissi che non ero ancora molto brava ma che mi impegnavo, a queste parole la cappella varcò la soglia e io iniziai a baciarla e slinguarla con gusto, piano piano stava entrando sempre di più dentro e io non sapendo che fare non lo fermavo, poi ad un certo punto mi venne un conato e capii che era arrivato in gola, lui fermò l’avanzata e io iniziai a farlo scorrere tra le mie labbra facendolo quasi uscire e rientrare fino alla gola.
Mi piaceva il cazzo in bocca e mi piaceva quando in fondo mi dava il conato ma, non volevo fermarmi volevo prenderlo tutto e allora ad ogni affondo entrava un pezzo di più finché con soddisfazione le mie labbra si poggiarono sul pube peloso del mio amante rimanendo per qualche secondo ferme mentre lo sentivo in gola, ero proprio una gran troia nonostante la totale inesperienza e, mentre mi gustavo il kio mio successo, il cazzo iniziò a eruttare sperma in maniera copiosa, allontanai allora la bocca dal pube ma non lasciai il cazzo e iniziai a deglutire il succo di quell’uomo perché temevo di non essere giudicata brava e con orgoglio, non lo feci uscire nemmeno una goccia dalla mia bocca.

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