Il mio primo racconto (scritto da sola)
by Andreacp32Gesehen: 910 Mal Kommentare 21 Date: 15-11-2022 Sprache:
Ciao a tutti, mi conoscete già, oltre che essere la protagonista dei racconti sono anche la redattrice di bozze, ma un po’ perché spinta da mio marito, un po’ perché questo gioco mi diverte, ho deciso di scrivere un racconto io da sola.
Perdonate eventuali errori ma non ci saranno correzioni e soprattutto lo sto scrivendo in tarda serata e dopo qualche bicchierino per allentare ogni mio pudore.
Lui, ve lo assicuro, lo leggerà esattamente con le stesse tempistiche vostre, cioè quando verrà pubblicato.
Ultime precisazioni: ho preso spunto dal commento di Argo sul racconto carsex e sarò esplicita, cattiva e senza remore, insomma come piace a voi e anche al mio lui.
Io e Samu stavamo insieme da parecchio ma ormai da tempo, dentro di me c’era quell’irrefrenabile voglia di essere libera (ok qualcuno direbbe troia e forse ha ragione).
Non so per quale motivo ma con lui godevo da impazzire e ci stavo bene ma godevo ancora di più nel vederlo eccitato dall’umiliazione che gli avevo procurato magari essendomi lasciata trasportare dal momento.
Se avete letto la nostra storia, si può dire che non ero proprio una ragazza casa e chiesa e soprattutto che quando ero arrabbiata ero anche vendicativa.
Il racconto parla proprio di questo ed è un fatto che Samu sa (ma che non sa così esattamente nel dettaglio: vedi Argo che ho preso spunto), ma che non ha inserito nella nostra storia chissà per quale motivo, forse perché simile ad altri e per lui meno eccitante o forse perché non aveva i dettagli che vi dirò ora.
Avevamo litigato per le solite questioni banali e io me ne ero andata via da casa sua abbastanza inviperita, il vero motivo del litigio non lo ricordo nemmeno ma ricordo i fatti successivi.
Erano circa le 8 di sera e mi frullava il cervello, lo avrei voluto ammazzare se avessi potuto ma decisi invece di tornarmene a casa.
Evitai di rispondere ai suoi sms e alle sue chiamate e mi distesi sul letto a leggere un libro.
Dopo poco mi risalì la rabbia e così scrissi un sms criptico ad un compagno del mio corso con cui mi piaceva giocare per farlo eccitare, più volte gli avevo raccontato di alcune mie serate e lui non aveva mai smesso di provarci: “stasera sono davvero incazzata con Samu, gli farei di tutto”.
La sua risposta non tardò ad arrivare e il mio sms non doveva essere stato così criptico: “tipo le corna?”.
Dopo questo messaggio iniziai ad accarezzarmi con la mano sinistra dentro i pantaloni della tuta e con l’altra tenevo il cellulare e pensavo ad una giusta risposta: “il solito esagerato. Sono una brava ragazza lo sai…o forse no”.
Il tipo non mi ha mai interessato più di tanto ma scrivermi con lui mentre mi toccavo mi portava ad essere più disponibile.
Lui, come è ovvio, si propose immediatamente ma io lo rimbalzai spiegandogli che avevo il mio amichetto di gomma che mi avrebbe dato più piacere (e lo presi davvero).
Avevo i pantaloni abbassati fin sotto le ginocchia e le gambe che si allargavano, tenute solo dall’elastico dei pantaloni, infilai il mio vibratore e, appoggiato il cellulare sul comodino, lo afferrai con le mani, schiacciai il tasto ed iniziai a procurarmi piacere pensando a situazioni focose e porche.
Avevo messo la velocità lenta perché volevo venire con calma, farmi avvolgere dai pensieri e dalle fantasie.
Venni però ripresa e riportata alla realtà dal vibrare incessante del cellulare. Ero certa fosse Samu ma lo presi lo stesso ed invece era il mio compagno di università (il nome non è di fantasia: Tancredi).
Risposi senza fermare il vibratore e sentii subito che la voce non era la sua.
Era una voce decisa che mi prese alla sprovvista e la conversazione fu quasi così: “ei sei tu che hai bisogno di rilassarti stasera?”.
Risposi “grazie faccio da sola e di pure a Tancredi che con me ha chiuso”.
La mia voce era sicuramente diversa dal normale visto che mentre parlavo ero sotto l’effetto di un vibratore ma il tipo non aveva mai sentito la mia voce naturale e comunque mi disse “dai metti giù quel vibratore e vieni qui che siamo in tre e ti facciamo divertire”.
Non so perché ma a quelle parole spensi davvero il vibratore ma non ebbi tempo di rispondere perché la telefonata venne interrotta.
Rimasi così, il cellulare in una mano e il vibratore in figa, non mancava molto all’orgasmo e le mie pareti interne continuavano a ricercare il movimento ondulatorio e rotatorio del vibratore ma non essendoci, venne sputato fuori.
Nel rilasciarlo emisi uno strano suono gutturale e sentii quasi la sensazione di delusione per il mancato orgasmo ma ero troppo presa da quella telefonata perentoria.
Stavo per richiamare ma Tancredi mi anticipò, questa volta era lui per davvero e mi chiese scusa in ogni modo per il suo amico e per quello che mi aveva detto.
Il mio stato d’animo stava cambiando, forse il mancato orgasmo mi aveva dato una spinta, e quindi fingendomi arrabbiata indagai su cosa stesse succedendo a casa di Tancredi.
Scoprì in breve che era a casa di questi suoi due amici e che per fare il gradasso aveva mostrato i messaggi con me, da lì uno dei due aveva preso la palla al balzo e mi aveva chiamato.
Ascoltai e poi chiusi.
Mi mandò mille messaggi di scuse ma io rimanevo lì nella mia camera a fantasticare su quei tre e intanto la mia mano aveva incominciato ad accarezzarmi solo superficialmente ma sentivo che incominciavo a bagnarmi in maniera visibile e udibile dal rumore delle mie dita sulla mia figa.
Mi destai e lo chiamai, non gli diedi un secondo e gli dissi di passarmi il tipo, appena sentii la sua voce gli dissi “sai come farmi rilassare?”
Lui comprese immediatamente e mi rispose dicendomi solo “via….., campanello…..ti aspettiamo, se non lo trovi chiama Tancredi”.
Buttai il cellulare e iniziai a guardare nell’armadio, volevo qualcosa di eccentrico, volevo essere la regina, si la regina dei cazzi e volevo scopare.
Avevo voglia e sentivo le mie gambe bagnarsi dagli umori della mia vagina.
Non stavo nella pelle ma non trovavo l’abbigliamento adatto, poi d’un tratto mi venne l’idea.
Mi truccai leggermente, non gli occhi perché ho imparato che se la serata va per il verso giusto, nel giro di mezz’ora sembrerei un panda piangente e sono uscita in direzione di casa di Giampaolo (il cui nome l’avrei scoperto solo all’arrivo) e di Luigi (quello della telefonata).
Ci misi poco ad arrivare e per fortuna anche a trovare parcheggio.
La zona era molto carina, una serie di condomini non esageratamente grandi, costeggiati da vialetti e verde.
Appena parcheggiato, mi guardai allo specchietto e il mio volto era trasfigurato dalla voglia e dalla rabbia.
Pensavo al mio fidanzato e al fatto che volessi vendicarmi della litigata, pensavo che volevo godere e poi pensavo anche che quel Luigi meritasse di fare meno il figo.
Lì sul sedile, mi preparai così come avevo pensato quando ero in casa.
Mi levai pantaloni e mutandine, maglione maglia e reggiseno, furtivamente rimisi il cappotto e gli stivali.
Uscita dalla macchina non potei non far caso al fresco che mi pervadeva ovunque e quindi decisi di prendere anche la sciarpa.
Camminai furtiva fino all’ingresso, suonai.
Mi videro dal citofono, aprirono indicandomi il piano. Salì sull’ascensore e trovai ad attendermi alla porta Luigi che si presentò porgendomi la mano; non contraccambiai ed entrai.
Alla chetichella arrivò Tancredi con aria mesta e poi Giampaolo sorridendomi e presentandosi come Gian.
Li guardai, al centro della stanza, poi indicai Tancredi e gli dissi in modo autoritario “non si prende il cappotto ad un ospite?” e gli diedi la mia sciarpa.
Poi mi feci aiutare da lui a togliere il cappotto rimanendo nuda con solo i miei stivali grigi addosso.
Misi le mani sui fianchi e li guardai tutti e chiesi loro se potesse andare bene come mi ero presentata.
Tancredi rimase imbambolato con i miei pochi vestiti in mano mentre gli altri due si tuffarono su di me, iniziando a baciarmi e mordermi collo e seni. I miei capezzoli erano diventati il loro gioco, poi sentii una stretta fortissima sulle mie chiappe e due dita infilarsi su ma nel lato b.
Luigi disse ad alta voce “questa è già aperta come una vacca”.
Spostai il mio culo e mi divincolai dalle sue dita, guardandolo male, ma lui mi prese i capelli tirandomi indietro il viso verso di lui e mi disse “non fare così, siamo qui per divertirci e non possiamo dirti vacca?”.
La presa allentava e intanto le sue dita si erano intrufolate nella mia figa che grondava piacere.
Mi disse “lo vedi che ti piace vacca”.
Mi lascia toccare ansimando forte e venni. Un orgasmo fulmineo che mi costrinse in ginocchio, stringendo le cose per fermare il tremito naturale dell’orgasmo.
Tirai su il viso e trovai i due già nudi davanti a me e impugnai i loro cazzi passando le mie labbra da un all’altro, ingoiavo prima uno e poi l’altro, una succhiata per uno.
Erano cazzi normali, niente di eccessivo o di superbo.
Ad un certo punto mi fermai con i cazzi in mano e notai che Tancredi non era lì.
Mollai i cazzi, mi alzai e chiesi dove potevo trovarlo.
Entrai in una camera e lo trovai sul letto.
Mi misi in mostra per lui e gli chiesi se non fosse quello che avrebbe voluto.
Mi fece no con la testa e mi disse che lui mi avrebbe voluto ma non in questo modo.
Non ebbi molto tempo per dialogarci perché i due mi vennero a riprendere e mi portarono nella stanza di Gian che si sdraiò sul letto invitandomi a succhiargli il cazzo.
Salì e a quattro zampe mi misi a succhiargli l’arnese in attesa di sentire le mani sui miei fianchi di Luigi.
Mi prese ancora i capelli e mi disse “prendi la pillola troietta?”.
Io continuavo a succhiare mentre lui tirava più forte, allora con la mia mano sinistra iniziai a toccarmi il buchetto e ad indicargli dove lo volevo.
“ma allora sei proprio troia” e lo infilò nel mio culo.
La mia predisposizione e le sue misure facilitarono il tutto.
Iniziò a stantuffarmi nel culo e a parlare con Gian che però non rispondeva, le mie labbra stavano facendo effetto “questa ha un culo che è burro”.
Volevo dominare Luigi ma mi stava dominando, mi tirò i capelli ma questa volta mi lasciai tirare su perché mi stava pervadendo il secondo orgasmo.
Mi chiese “hai il culo rotto perché sei troia vero?”
In preda all’orgasmo gli urlai “si ma sfondami voglio che mi sfondi e che mi inculi”
Sentii le sue risatine mentre ripeteva la frase “che troia”.
Mi rituffai sul cazzo di Gian che dopo poco mi blocco la testa per avvisarmi di una imminente venuta.
Mi bloccai guardandolo e togliendo la mia bocca dal suo cazzo.
Continuavo a muovermi avanti e indietro per l’effetto dei colpi di Luigi.
Sentii lui che disse “vieni qui e riempile il culo dai”, poi si avvicinò con la bocca al mio orecchio, lo leccò tutto e mi disse, “vero che il mio amico può riempirti il culo?”
In quel momento sentii il suo cazzo come fin dentro la pancia e provai un altro orgasmo, differente, più veloce ma anche più spossante e risposi “fatemi tutto”.
Luigi capì che ero in una situazione di pura eccitazione e mise una mano sulla mia figa tenendo dentro il cazzo e mi sfrego l’intero palmo.
Stavo venendo ancora e lui iniziò ad insultarmi senza tregua “puttana, troia, zoccola” e poi continuò “stasera ti diverti eh e poi torni a fare la brava ragazza vero?vai dal fidanzatino?”
Il 4 orgasmo era lento ma arrivava prendendomi tutto, la schiena poi le spalle con una serie di brividi, il collo poi la testa.
Venivo e rispondevo “oh si poi faccio la brava e vado dal cornuto”.
Luigi rideva e rideva anche Gian che era pronto a prendere il posto di Luigi.
Quando sentii il cazzo uscire persi l’equilibrio e finì con la pancia sul letto.
Gian mi prese così, da sdraiata, lo infilò e disse queste frasi “portagli la sborra al cornuto” e in pochi secondi mi riempì. Avevo il viso appoggiato al letto e vidi il cazzo di Luigi arrivare, me lo mise in bocca e iniziò a scoparmela. Rideva e diceva “ahhah che bravo il tuo ragazzo è proprio una persona disponibile, mai quanto te”.
Mi ripresi, mollai il cazzo e gli saltai sopra.
Iniziai a cavalcarlo senza sosta e gli dicevo “è un bravo cornuto” poi sentii le sue mani stringermi e dal suo sguardo capii che era pronto a venire.
Presi il suo volto tra le mani e gli dissi “dai vieni, sborrami e innondami”.
Vidi un suo sorriso e quando capì che si stava preparando a sborrami dentro gli dissi “e comunque non prendo la pillola”.
Lo sentii irrigidirsi ma io continuai a muovermi e mi venne dentro.
Aveva lo sguardo di un assassino, credo che in quei secondi qualsiasi idea ludica gli sia svanita.
Lo riguardai e gli dissi “e secondo te mi faccio venire dentro da un coglione come te se non prendo la pillola?!”.
Lo vidi rilassarsi ed estrarre il suo cazzo. Mi sentivo piena e allo stesso tempo svuotata.
Mi alzai e i miei umori insieme alla sborra iniziarono a fuoriuscire.
Chiesi se gentilmente potessi andarmi a lavare ma in cambio ricevetti un paio di boxer.
Luigi me li diede e mi disse “mettiti questi e lavati a casa come le troie”.
La cosa non mi piacque nei modi ma mi diede una sorta di eccitazione per cui accettai.
Mi domandai anche chi dei due mettesse quei boxer visto che anche se leggermente larghi, mi stavano su.
Uscì dalla stanza e presi il mio cappotto ma non trovai la sciarpa.
La cercai inutilmente fino a che non mi decisi a rientrare dai ragazzi che mi liquidarono dicendo di chiedere a Tancredi.
Entrai nella stanza e lo trovai nella stessa posizione di prima.
Aveva la mia sciarpa, mi avvicinai e lo baciai, più forse per pena che altro.
Sentii la sua lingua avvolgermi e le sue mani abbracciarmi, mi dava calore, non sesso.
Mi guardò e mi disse “vi ho sentiti”.
Il suo viso era la rappresentazione della tristezza in persona.
Mi sdraia a fianco a lui e ricominciai a baciarlo, sentii le sue mani sui miei seni ma in maniera dolce, li accarezzava, poi lo sentii scendere fino a trovare i boxer, lo bloccai.
“fidati, meglio di no”, il suo volto riprese la tristezza di prima ma non gliene diedi modo.
Gli slacciai la patta e infilai la mano, passai da sopra e mi intrufolai tra le sue mutande, sentii del bagnaticcio e mentre iniziavo a segarlo piano a causa della poco mobilità lo guardai
“sei venuto sentendomi?”, mi guardò e disse che non voleva ma che era successo.
Gli sorrisi, gli abbassai i pantaloni e le mutande e inizia a succhiare, sentivo il gusto della sua sborra e la cosa mi fece piacere, aumentai il ritmo e iniziai a sentire lui con la mano appoggiata alla mia testa dire “no, no”.
Non mi fermai anzi aumentai il ritmo e sentii finalmente le sue mani farsi più forti sulla mia testa e mentre sentii la sua sborra salirmi in bocca sentii anche “grandissima troia bocchinara bevi tutto”.
Feci esattamente così, poi mi alzai, presi la mia sciarpa ed uscì.
Ora fuori era freddo ed erano quasi le 11 di sera.
Mi sedetti sul sedile e sospirai, poi guardai il cellulare e le mille chiamate e messaggi di Samu.
Non volevo chiamarlo ma solo perché non volevo potesse capire qualcosa.
Gli scrissi dicendogli che avevo voglia del mio cornuto.
Ci mise poco a rispondermi dicendomi di andare da lui a farmi scopare.
A quel punto gli risposi dicendogli tipo così “dovrai fare piano perché mi sono fatta scopare da due stalloni e ho finito ora”.
Non so quanto ci credette ma la sua risposta fu “vieni qui che prima ti ripulisco con la lingua e poi ti scopo”.
Rimasi indecisa se vestirmi o rimanere solo con i boxer ma poi sentii che la voglia mi era risalita, non era tanto una voglia fisica ma era quella sensazione di lui che ama essere umiliato e che mi fa godere.
Arrivai con la macchina vicino a casa sua dove era sempre impossibile parcheggiare e tutto questo non fece che aumentarmi la voglia ma rendermi anche un po’ incazzata: il mix giusto per il mio cornuto.
Finalmente trovai parcheggio e mi incamminai, sentivo i boxer pieni di liquido ed accelerai il passo.
Entrai da lui che mi baciò e poi mi guardò stranito.
Gli sorrisi e gli dissi “ha un sapore strano?”, corsi nella sua camera e mi levai al volo i boxer e lo attesi a gambe aperte sul suo letto, con indosso solo ancora il cappotto.
Arrivò e non disse niente e iniziò a leccarmi.
“ti piace cornuto?”, lui mugolava di si con la testa.
“dopo passa anche dal culetto che anche lì c’è la sorpresa”
Mi leccava come solo lui sa fare e mi regalò un orgasmo fantastico, poi passò al culo penetrandolo con la lingua per poi leccarlo tutto attorno e risalire verso la figa.
Non so se avesse capito ma evitai ogni dubbio.
Mentre mi leccava gli dissi di spogliarsi e poi con i miei stivali gli presi il cazzo e iniziai a masturbarlo
“lo senti il gusto di sborra?, l’ho presa in bocca, culo e figa per farti vedere quanto sei cornuto”. Lui leccava e si godeva la sega con i piedi, anzi con gli stivali.
Volevo mi rispondesse e quindi mi fermai e vidi la sua testa sbucare dalle mie gambe
“hai capito che stai leccando sborra?”
Lui non rispondeva e quindi davo qualche su e giù al suo cazzo con i miei stivali.
Lo vidi aprire la bocca e quindi insistetti
“dimmelo che lo sai” e finalmente mi rispose “si lo so, sei piena”
Io incalzavo dosando il movimento sul suo cazzo “piena di cosa?”
Con voce rotta lui mi disse “di sborra”
Allora tirai su la testa e gli sorrisi, aumentai il ritmo del movimento dei miei stivali e gli dissi “e a te piace vero?! E sai perché ti piace?!dimmelo dai?!”
Mi guardò in estasi e mi rispose “perché sono un cornuto”.
Mollai la presa con gli stivali pronta ad ingoiare il suo sperma ma ritrovai il cazzo moscio, mi guardai gli stivali e vidi schizzi di sborra sopra
“sei venuto da cornuto lo sai” poi ci pensai un attimo e gli dissi “pulisci anche questi”.
Ripulì il suo sperma e poi salì sul letto.
Ci baciammo e poco dopo si addormentò.
Facendo molto piano, mi alzai e ripresi i boxer, li accartocciai in un sacchetto e li buttai nella spazzatura.
Tornai in camera e sentì quell’odore di sesso, di corpi e di sborra e sorrisi nel vederlo nudo e dormiente.
Fine
Lo so, forse ho scritto troppo e forse Samu riesce a rendere meglio le cose ma spero vi piaccia, e spero piaccia anche al mio amore.
voi fatemi sapere che a chiedere a lui ci penso io.
Se poi è piaciuto e qualcun altro vuole chiedere o proporre, chissà
Sil (da sola)