Roma Puttana
by AurelianoGesehen: 849 Mal Kommentare 0 Date: 16-03-2020 Sprache:
Lavorare in uno studio legale con sedi in Italia ed all’estero a volte ha anche i suoi vantaggi. Oramai anche nella professione di avvocato ci siamo “americanizzati” e vanno di moda i grossi studi con sedi nelle principali città europee e mondiali.
Si parte dal reclutamento degli elementi più validi e ci specializza quasi unicamente in una materia, che nel mio caso era il diritto societario compreso il delicato tema della ristrutturazione aziendale.
Ero stato arruolato da un importantissimo studio italiano, in partnership con un notissimo ufficio legale di New York (del quale per doveroso rischio di denuncia ometto il nome).
Lavoravo nella sede di Milano con degli orari disumani al servizio dei soci dello studio legale, ma non mi lamentavo deciso ad arrivare ai vertici dell’ufficio.
Un giorno mi arrivò una email che mi informava che ero stato posto a capo di una task force dell’ufficio, e che avrei dovuto ricevere un cliente molto importante in arrivo da Roma.
Si trattava di un notissimo industriale la cui solidità era stata fortemente intaccata dall’imminente crisi, ma che aveva ancora alcune consistenti risorse per tentare una ristrutturazione ed un rilancio del suo impero aziendale.
Organizzammo il breafing ed in attesa del cliente diedi le direttive all’equipe di 5 avvocati che avrei coordinato e diretto in questo importante lavoro.
Arrivo il sig. Franco (chiaramente falso nome), e con mia sorpresa era accompagnato dalla seconda moglie l’affascinante sig.ra Cristina.
Feci fatica a dissimulare il mio disappunto in quanto preferisco trattare le questioni di lavoro senza intrusi, ma vi era anche un altro motivo per il quale avrei preferito che Franco si fosse presentato da solo.
Cristina , infatti , era di una bellezza disarmante, le lunghe gambe che terminavano in un sapiente tacco 12, il tailleur stretto che conteneva sublimemente le forme per terminare in una scollatura che a fatica incarcerava i seni tondi e pieni, i capelli neri alle spalle che incorniciavano un viso di bellezza particolare, mediterranea ma quasi mediorientale, e gli occhi nocciola che fissavano facendoti comprendere che sapeva di essere bella e come saper usare la propria sensualità.
La sua presenza veniva segnata dal profumo Chanel che le sii espandeva dal collo e portava con molta eleganza la borsa Gucci che da sola probabilmente valeva molto più stipendio di due miei collaboratori.
Cristina era la donna di un uomo molto noto e ricco come era Franco.
Lo aveva sposato in seconde nozze all’età di 38 anni, in quanto era rimasta precocemente vedova di un noto collega romano, e ora ne aveva 45. Dal precedente matrimonio si portava in dote un figlia Valentina di 20 anni, che in bellezza rivaleggiava con la madre se non fosse che era bionda naturale, e un discreto lascito del marito tanto che non aveva dovuto sposare Franco per il suo denaro…ma in fondo chi le sa mai queste cose.
Più di una volta durante la riunione avevo scorto lo sguardo dei miei collaboratori che si alzava dai documenti per immergersi nel seno di Cristina, e mi ritrovavo costretto ad intervenire per placare quel trambusto di ormoni e quei cazzi impazziti dei miei giovani aiutanti.
Finita la riunione Franco mi invitò a bere qualcosa con lui e la moglie all’Armani Cafè, ed approfittammo per discutere del piano di riassetto della sua azienda.
Cristina faceva finta di interessarsi molto a tali questioni, ma probabilmente voleva solo fare shopping in via monte napoleone e dopo alcuni minuti si perse in una discussione in chat con la figlia Valentina.
Anche se ero stato assolutamente professionale attesa l’importanza del cliente, anche io ero affascinato da Cristina, dal suo corpo ed i suoi seni e dovetti ricorrere ad un surplus di concentrazione per non immaginarla piegata davanti al mio cazzo sullo stesso tavolo riunioni dove fino a poco tempo prima avevamo dibattuto dei problemi di Franco.
Cristina ogni tanto mi sorrideva e cambiava l’intreccio delle gambe in modo talmente lento e seducente che non poi fare a meno di scorgere il suo intimo di colore nero ed immaginare il profumo delle sue cosce leggermente sudate.
Il giorno dopo fra i miei collaboratori giravano già le consuete battute da caserma e più di uno insinuava che ad uccidere il collega primo marito di Cristina fosse stata lei stessa a forza di scopate.
Devo dire che il culo tondo di Cristina aveva riempito anche i miei sogni…immaginavo di prenderla e divaricarle le natiche e poi scoparla con brutalità fino in fondo allo sfintere.
Dopo quel primo incontro preliminare Franco e Cristina rientrarono
A Roma, e pochi giorni dopo lo studio decise cha anche io avrei dovuto trasferirmi nella capitale al fine di seguire da vicino l’andamento del gruppo industriale di Franco.
Preparai il trasloco delle mie poche cose e dopo 10 giorni mi trasferii a Roma in uno degli appartamenti di proprietà del fondo immobiliare dello studio, dal quale si godeva una splendida vista della città eterna.
Il giorno dopo mi recai presso gli uffici di franco dove iniziai a seguire l’attività del suo gruppo imprenditoriale.
Il lavoro scorreva veloce e sempre intenso, Franco mi invitava a casa sua e fra me e Cristina e la figlia Valentina si era creata una certa famigliarità.
Per tenermi informa avevo approfittato delle amicizie di Franco e mi ero iscritto presso il tennis club ed, oltre al duro lavoro, mi godevo così la dolce vita romana.
Lo seguivo spesso anche a diversi coktail e feste in località Parioli, dove Cristina risaltava per essere sempre la più affascinante e sensuale. I mariti di tutte la mangiavano con gli occhi e lei non faceva nulla per non attirare l’attenzione, indossando abiti sempre scollati e con spacchi che mettevano in risalto le sue magnifiche gambe.
Avevo anche intrapreso qualche flirt con le varie impiegate di Franco ma nulla di serio, ma mi ero creato anche a Roma una discreta fama di scopatore che a Milano avevo sia privatamente che anche grazie ad un alias che mi ero creato sul sito “La moglie offerta”.
Fu proprio grazie a questi flirt avuti con le ragazze dell’ufficio di Franco che iniziò il tutto.
Un giorno, infatti, mentre stavo rientrando dal tennis Franco mi chiese il favore di andare a prendere la figlia Valentina in università, in quanto mi era di strada fino ad arrivare all’ufficio.
Non vi era alcun problema ed in quei mesi avevo frequentato assiduamente la casa di Franco e la mia presenza era diventata famigliare a Valentina.
La aspettai vicino alla macchina all’uscita dell’università e quando mi vide mi saluto è saltò in auto.
Portava una gonna decisamente corta, forse troppo per un’universitaria, e procedemmo lungo la strada in silenzio ascoltando un programma alla radio.
I kilometri non erano molti ma il solito traffico romano rendeva il tempo imprecisato.
Ad un tratto, Valentina ruppe il silenzio ed esclamo: “mi ha detto Roberta che hai un cazzo grosso!”
Quasi sobbalzai! Roberta era appunto una delle impiegate di Franco che avevo scopato una sera dopo una riunione, e che frequentava la stessa palestra di Valentina con al quale si era lasciata andare a varie confidenze.
Mi ripresi prontamente e senza perdere l’aplom risposi “smettila di dire certe cose!”;
Ma lei insistendo “No, no Roberta ha detto che hai il cazzo grosso e che lo usi anche bene…”;
Mi misi a ridere ma Valentina non desisteva…icon le mani iniziò ad alzarsi la gonna corta e a lasciar intravedere le mutandine.
“Smettila..che fai!”…con le mani risaliva lungo le sue cosce arrivando alla vulva ed intanto con gli occhi guardava il mio cazzo che aveva incominciato ad indurirsi.
“Voglio farti veni duro il cazzo per vedere se è davvero grosso”..
E ci stava riuscendo…Valentina era una Cristina bionda di 24 anni, ed il mio cazzo non poteva rimanere a lungo senza rispondere al richiamo della visione delle sue mani che piano toccavano la sua vulva…
Mi prese una mano e me la portò fra le sue cosce…sentivo la figa completamente bagnata ed il clitoride duro che, oramai infoiato dalla situazione, iniziai a percuotere con giri circolari delle mie dita.
Intanto Valentina si era impossessata del mio cazzo liberandolo dalla cerniera dei pantaloni e ne ammirava la lunghezza scendendo con la mano lungo tutta l’asta..
“Sei contenta ora che lo hai visto?..adesso smettila che andiamo all’ufficio di tuo padre”.
Ma Valentina non aveva queste intenzioni, velocemente portò la sua bocca sul mio cazzo e inizio a succhiarlo riempiendosi fino alla gola.
Quel pompino profondo risveglio in me i sacri istinti del maschio e con la mano spingevo la sua testa bionda sempre più in basso…arrivandole fino alla gola.
Presi subito in mano la situazione e dissi “Adesso basta che siamo quasi arrivati!”.
Ma lei rispose “No ora lo voglio provare”.
Oramai ero completamente eccitato, chiami Franco e le dissi che Valentina non si sentiva bene e mi aveva chiesto di accompagnarla a casa. Mi diressi invece fuori Roma in un posto appartato.
Iniziai a baciare Valentina sentendo il sapore del mio cazzo sulle sue labbra.
La spogliai nuda e la feci mettere sul sedile posteriore, a gambe larghe. Iniziai leccandole quella fighetta giovane con le gambe oscenamente divaricate…sentendo l’aroma acre della vulva nella mia bocca. Mentre la leccavo le sondavo la figa con il dito medio per aumentarne il piacere e lo affondavo fino in fondo.
Valentina mi guardò e mi disse “Voglio il cazzo”
Iniziai a penetrarla prima piano per farla abituare e poi con un ritmo sempre più forte…brutalmente per farle assaporare il piacere di avere la figa completamente colma.
Ansimava e mi chiedeva di fare più piano mentre diceva di sentirsi la pancia piena dal mio cazzo che la pistonava lungamente.
Cambiai posizione e mi sedetti mentre lei si mise sopra di me in modo che il cazzo le entrasse per tutta la lunghezza ..sbattendo i coglioni contro le pareti della sua figa…
Valentina venne schizzandomi il suo orgasmo lungo tutte le cosce..ma non sazio e perché tale posizione per il mio cazzo è solo riposo., la girai e continuai a sbatterla ripetutamente da dietro mentre il suo culetto riempiva le mie mani...
Decisi di non prender quel giorno il suo sfintere anale che ad un assaggio del dito mi sembrava ancora vergine, e senza alcun ritegno o precauzione inondai di sperma tutto l’utero di Valentina, la quale senza fare alcuna rimostranza si godeva i continui orgasmi che lo sconquassamento del mio cazzo le provocava.
“Cazzo se ho goduto...i ragazzi che conosco non mi hanno mai scopata così!!”
“ti ho riempita di sborra”;
“Non preoccuparti prendo la pillola”.
“Bene allora quando avrò voglia di riempirti di nuovo non c’è alcun problema”.
Iniziai così una storia di sesso con Valentina, lei voleva il mi grosso cazzo ed io la istruivo al mio piacere.
La trattavo come la mia troietta, facendomi leccare il culo con la lingua ben dentro per poi risalire a prendere il cazzo, ed una sera approfittando dell’assenza dei genitori per una premiere a teatro, mi aveva invitato a casa sua e con l’ausilio di una buona dose di lubrificate le avevo finalmente aperto quel stupendo culo lasciandola dolorante per alcuni giorni, salvo poi incularla duramente quando il dolorino era passato.
Era oramai diventata una provetta puttanella ed ero diventato per lei indispensabile quanto orami la mia presenza lo era per il padre Franco che non prendeva più alcuna decisione prima di consultarsi con me.
Tutto andava per il verso giusto, le aziende di Franco avevano ripreso a fare utili, e Valentina veniva continuamente riempita di sperma che poi leccava direttamente dalle dita che si infilava nella vulva sempre più fradicia.
Tutto questo idillio però sembrava dovesse avere termine.
Un giorno ricevetti un messaggio in whatsup abbastanza perentorio da parte di Cristina. Il messaggio diceva “questa sera ci dobbiamo vedere, ti aspetto in auto in via Girondi. Non dire niente a Franco”.
Alquanto meravigliato risposi che mi sarei presentato all’appuntamento. Franco era fuori città e mi sembrava alquanto particolare che mi invitasse proprio in tale circostanza.
Non sapevo che questioni Cristina volesse trattare ma pensai subito che si trattasse di qualcosa di grave che non voleva confidare al marito.
Magari, nonostante non avessi mai avuto sentore di sue relazioni extraconiugali, si era messa nei guai con un amante, magari una questione di soldi.
Mi recai quindi all’appuntamento incuriosito ed allarmato, non volevo ora che le cose per Franco si erano un poco sistemate, avere altri problemi che interferissero con l’andamento delle società.
Salii in auto e Cristina mi accolse con uno sguardo gelido.
Senza dire una parola i mostrò il suo cellulare dove appariva un video nel quale inculavo duramente Valentina e le sborravo dentro, poi la facevo accucciare ed espellere lo sperma per terra per poi farglielo leccare dal pavimento del salotto della loro casa di Roma.
Cristina mi investì subito di parole “sei un bastardo un porco, hai rovinato mia figlia ora ti denuncio e dico tutto a Franco”.
Non mi scomposi minimamente guardai il video con una certa soddisfazione e poi girai lo sguardo a Cristina.
“E allora? Non vedo che cosa potresti fare?”.
Cristina fu colpita dalla mia compostezza e mi rivolse una nuova scarica di parole, ma al di la di quello sapevo che era solo uno sfogo.
“Ed allora Cristina che vuoi fare? Dirlo a Franco e mandarmi via? E poi le società? Sai che sta tutto ricominciando grazie al mio intervento, vuoi proprio che tuo marito torni come prima disperato?”
“E Valentina? Ha 24 anni e può scopare con chi vuole non è minorenne e non l’ho certo obbligata. L’ho solo istruita a diventare una troia…come sei tu!”.
Mi giocavo l’azzardo, che lo spirito da porca e competitivo di Cristina aveva la meglio sulla sua incazzatura.
L’avevo studiata, la cacciavo, la vedevo con le altre donne sempre in competizione per essere la più sexy e che odiava quando qualcuna donna la metteva in ombra. Scherzare con tutti per farli eccitare facendo annusare la figa senza mai darla.
Cristina alle mie parole si zittì esterrefatta, non sapendo come reagire, presi la situazione in mano e dissi “guida!”.
Era notte e le feci prendere l’autostrada proseguimmo epr qualche chilometro, la guardavo ed intanto rivedevo spezzoni del video con Valentina.
“E’ proprio diventata un brava troietta tua figlia…”.
La sentivo ringhiare “bastardo così la rovini! Le sborri pure dentro…la metti incinta!”.
Mentre guidava le passavo la mano sulla coscia. Il tessuto dei pantaloni non mi impediva di sentire vibrare la sua coscia al contatto delle mie dita. Passavo all’interno dell’inguine e quando staccava la mano dal volante le dicevo “Sta attenta cazzo non vuoi che ci schiantiamo!”.
Ad un tratto Cristina disse “dove stiamo andando?”.
“Non preoccuparti che lo so io!”.
Percorremmo ancora un tatto di strada, “Ecco svolta all’autogrill e parcheggia fra quei camion”.
Nonostante l’arrabbiatura, Cristina vedendo godere la figlia trattata come un’umile troia, era pervasa da un brivido di eccitazione.
“cosa mi vuoi fare? Mi vuoi scopare?”.
“No ora scendi e vai li tra i camion in mezzo ai fari della macchina.
Conoscevo per i miei trascorsi di bull certi rituali che non cambiano mai. Appena scesa Cristina e messa proprio tra i fari dell’auto diedi qualche colpo di clacson e da 4 tir scesero gli autisti.
Scesi e mi misi in parte a Cristina che era alquanto impaurita. Avvicinai la mia bocca al suo orecchio tenendola per un polso ed impedendole di fuggire “ora fai silenzio, parlo io...tu fai ciò che dico e basta! Puttana che non sei altro!”.
Cristina chiuse la bocca e non si mosse.
Parlai velocemente in inglese con i quatto camionisti poi andai da Cristina e la misi in mezzo a loro.
Mi ero accordato che le avrebbero scopato la bocca per 10 euro a testa e così iniziò il rituale.
Si avvicinarono a Cristina e iniziarono a palparla. Lei mi guardò terrorizzata ma io le dissi di continuare e stare tranquilla.
La fecero inginocchiare in malo modo ed il primo estrasse il pene e lo avvicinò alla bocca.
Non era molto dotato ma le strofinava il cazzo sotto il naso fino a quando Cristina anche per respirare non aprì le labbra ed egli ne approfittò per conficcarle il cazzo fra i denti.
Spingeva con le anche con il cazzo sempre più duro e Cristina tentava invano di ritirare la testa.
Intanto anche gli altri 3 autisti avevano sfoderato dei cazzi di varie dimensioni e li avvicinavano a Cristina, la quale dall’iniziale terrore ora li assecondava prendendo i peni oramai duri in mano e segandoli con estrema maestria.
Il primo le sborrò sulla camicetta ed allora si fece sotto il secondo, con Cristina che ora spampinava come un’ossessa sentendo il profumo di sudore dei 4 autisti.
Intanto io lievemente in disparte riprendevo il tutto con il telefonino.
Quando anche il 3 ed il quarto ebbero sborrato la camicetta di Cristina era totalmente macchiata di sperma, gli autisti infilarono frettolosamente i 10 euro per uno pattuiti, nella scollatura di Cristina, mi salutarono e se ne andarono.
Mi avvicinai e la guardai, sempre bellissima con la bocca dolorante per le quattro spompinature, i capelli sconvolti ma il viso con un’espressione quasi soddisfatta da vera troia quale era, la feci salire in auto e mi misi al posto di guida.
La riportai a casa senza una parola, chiamando un taxi epr ricondurmi alla mia auto.
Durante il tragitto le inviai quanto filmato con il messaggioo “Un video per un video…sei una puttana da 10 euro a pompino”.
Non ebbi alcuna risposta.
Dopo circa 4 giorni nei quali non avevo chiaramente mostrato il video a nessuno, ricevetti u n messaggio da Cristina la quale voleva rivedermi.
Valentina era per un paio di giorni al mare da un’amica, mentre Franco era impegnato in una riunione d’ufficio.
Mi assentai quindi dal lavoro, al quale avevo dedicato da diversi mesi ogni mio impegno, e raggiunsi Cristina in un appartamento totalmente spoglio a circa 10 minuti dal palazzo degli uffici.
Era vestita totalmente di bianco..no si capiva se aveva l’intimo oppure no…
Le avevo preparato una sorpresa..
Entrai e mi disse “Questo è uno dei nostro 50 appartamenti, come vedi è sfitto, ma forse è meglio così”.
“E’ molto bello…con questa luce poi risalta particolarmente”.
“Senti Carlo… ti chiedo di cancellare quel video io farò lo stesso col mio. E facciamo finta che non sia successo nulla!”.
Rifiutai seccamente. Non credo… tu hai dato vita a questo gioco ed ora non puoi ritirarti…” “E poi cosa si vede dal video, tua figlia che fa la troia con un uomo , mentre la madre fa le pompe a 4 camonisti in un parcheggio. Cosa credi preferirebbero vedere le tue amiche dei Lions con le quali facevi sempre l’altezzosa?”;
“Non oserai! Franco ti rovinerebbe!!”;
“Franco se non era per il n ostro studio e per me in particolare era già quasi rovinato per cui ora che si è ripreso attenta di non creargli casini” “Ed ora vieni qui!” Puttana”.
Cristina venne verso di me.. Le presi la bocca e la baciai crudamente…lei rispose dischiudendo le labbra e cercando la mia lingua calda…
Le tolsi la maglietta finemente decorata e le feci sfilare la gonna…
Rimase in tacchi ed autoreggenti mentre dalla mia giacca estraevo un collare con la catena.
“Che fai? Smettila!”.
“la puttana l’ho già che è tua figlia. Tu sarai la mia cagna”
“Le misi il collare e la feci camminare a 4 zampe lungo il parquet dell’appartamento. Sentii il mio cazzo diventare duro e lo estrassi menandomelo oscenamente sotto gli occhi di Cristina che andava al guinzaglio come la più provetta delle cagne.
“Ora fermati e rimani così a 4 zampe”.
Mi avvicinai a lei e le sputai sulla schiena facendola colare sulle natiche.
Tenevo oscenamente aperto quel culo che già dal primo incontro a Milano mi aveva attratto e istigato.
Il mio cazzo era duro fino allo spasimo quando lo avvicinai al buco del culo di Cristina.
Lei non si ritrasse, la vagina colava copiosamente sul pavimento gli umori della sua voglia tanto che si era formata una chiazza.
Puntai il mio cazzo sul culo e lo conficcai ben dentro il buco di Cristina che si dilatava a vista d’occhio.
Le tenevo le natiche completamente ferme mentre la sfondavo con colpi diritti e sodi ed i miei coglioni schioccava contro le sue chiappe che sculacciavo con violenza.
Cristina godeva pisciando la sua voglia sul pavimento, mentre le sfondavo il culo a ripetizione non fermandomi neppure per rifiatare.
Ad un tratto, all’apice del godimento di Cristina che grugniva il suo orgasmo presi la catena con le mani e la tirai acuendo così la venuta della splendida troia e contemporaneamente le riempii il buco del culo del mio seme, spingendolo fino in fondo allo sfintere oramai dilatato.
Cristina si accascio sul pavimento.
La lasciai li…nuda con il guinzaglio immersa in una pozza dei suoi umori e ritornai verso l’ufficio dove Franco mi aspettava…
(FINE PRIMA PARTE)