Schiavo cerca Padrona/Padrone Offresi a Zero Euro
**, digitai con decisione, le parole che apparivano sullo schermo come una dichiarazione di guerra contro la normalità.
Sono Antonino,
scrissi nella mia presentazione,
e non sono qui per giochi o illusioni. Cerco una vera Padrona, un vero Padrone, qualcuno che sappia cosa significa possedere, dominare, controllare. Qualcuno che non abbia paura di usare, di umiliare, di spingere oltre i limiti.
Mi fermai un momento, immaginando il tipo di persona che avrebbe letto quelle parole. Doveva essere qualcuno crudele, ma giusto, determinato ed inflessibile, qualcuno che capisse il linguaggio del desiderio, della sottomissione, della resa totale.
Offro me stesso come oggetto di piacere,
continuai, le dita che tremavano leggermente.
Il mio corpo, la mia mente, la mia anima sono a vostra disposizione. Voglio essere comprato, posseduto, usato. Non ho prezzo, perché il mio valore risiede nella mia obbedienza, nella mia dedizione alla vostra volontà.
Pensai al contratto, a quel documento che avrebbe sigillato il mio destino. Non sarebbe stato un semplice accordo, ma una dichiarazione di schiavitù, un patto di sangue e desiderio.
Richiedo un contratto di sottomissione,
digitai, il cuore che accelerava.
Un documento legale che mi leghi a voi, che mi renda vostro in ogni senso. Voglio che sia chiaro: sono vostro, completamente e senza riserve. Il mio corpo è il vostro giocattolo, il vostro strumento di piacere, la mia anima il vostro trofeo.
Mi immaginai in ginocchio, il capo chino, mentre la Padrona o il Padrone firmava il contratto, il pennino che graffiava la carta, sigillando il mio destino.
Mi piace essere esibito,
confessai, le guance che arrossivano al pensiero.
Voglio essere mostrato, umiliato, usato in pubblico. Fatemi indossare un collare, mettetemi al guinzaglio, mostratemi come il vostro trofeo. Voglio sentire gli sguardi della gente, sapere che sono vostro, che sono un oggetto di piacere, un giocattolo per il vostro divertimento.
La mia mente vagò verso scenari più oscuri, più intimi.
Adoro essere umiliato,
scrissi, le dita che correvano di nuovo sulla tastiera.
Chiamatemi con nomi sporchi, trattatemi come un oggetto, usate il mio corpo come un giocattolo. Voglio sentire il vostro disprezzo, il vostro dominio. Fatemi strisciare, fatemi leccare i vostri piedi, fatemi supplicare per il vostro piacere. Sono qui per servire, per soddisfare i vostri desideri più oscuri, più perversi.
Mi fermai, respirando profondamente. Stavo rivelando troppo? Mi stavo spingendo troppo oltre? Ma no, dovevo essere onesto, dovevo mostrare la mia vera natura, la mia vera essenza.
Sono pronto a tutto,
dichiarai, le parole che risuonavano nello schermo come un grido di guerra.
Voglio essere spinto oltre i miei limiti, voglio scoprire fino a dove posso arrivare per il vostro piacere. Usatemi, abusatemi, fatemi vostro. Sono qui per servire, per obbedire, per essere il vostro schiavo perfetto.
Improvvisamente, si sentii vulnerabile, esposto. Ma era questo che volevo, no? Volevo essere visto, voluto, posseduto.
Se siete pronti a prendere il controllo,
conclusi,
se siete pronti a possedere un uomo completamente, allora contattatemi. Sono qui, in attesa, pronto a essere vostro. Il mio corpo è pronto, la mia mente è aperta, la mia anima è vostra.
Con un ultimo sguardo allo specchio, cliccai sul tasto
Pubblica
. Il mio destino era ora nelle mani di chi avrebbe letto quelle parole, di chi avrebbe riconosciuto in me lo schiavo perfetto.
La notte calò sulla città, ma non riuscii a dormire. Rimasi sveglio, il cuore che batteva all'impazzata, in attesa di una risposta, di un segno, di una Padrona o di un Padrone che mi avrebbe reclamato come proprio.
E mentre la luna illuminava la mia stanza, mi immaginai in ginocchio, il collare stretto intorno al collo, il contratto firmato davanti a me, e una voce che sussurrava:
Sei mio, schiavo. E io ti userò come voglio.
Il mio corpo tremò di eccitazione, di paura, di desiderio. Ero pronto. Ero pronto a essere comprato, posseduto, usato. Era pronto a essere lo schiavo perfetto.
E piansi, piansi lacrime di gioia.