STORY TITLE: Io, lei e quel cameriere inaspettato 
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Io, lei e quel cameriere inaspettato


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Io, lei e quel cameriere inaspettato

by ablacar68
Viewed: 606 times Comments 0 Date: 28-02-2022 Language: Language

Avevamo cercato un posto per consumare i nostri desideri. Un posto che ci consentisse di rendere reali i nostri racconti. Un luogo nel quale scivolare in quella pornografia che c’eravamo raccontati mille volti. Dove le nostre orecchi potessero ascoltare, insieme, la musica e i nostri corpi diventare un’unica cosa.
Eccolo, lo avevamo trovato. La luce dalla finestra illuminava un letto largo, una scrivania difronte sulla quale c’era un grosso specchio che inquadrava quello che sarebbe diventato il nido perverso di due uccelli desiderosi di unirsi in volo.
Ci guardammo intorno per ispezionare il luogo, mentre la nostra carne già frema al desiderio di avere. Allontanai la sedia dalla scrivani, mi tolsi il soprabito e mi sedetti a guardarla. lei fece altrettanto, poggiando borsa e cappotto su una poltrona poco più in la del letto. Scese dai tacchi, sfilandosi le scarpe una ad una. Poi mi guardò e le dissi: spogliati adagio.
La guardavo, mentre con cura sfilava i suoi vestiti. Prima la maglia, poi fece scivolare lungo le cosce la gonna. La canotta, il reggiseno. Le tette spuntato fuori come palloncini invitati alla festa. Le sue mammelle si adagiarono sulla pancia e i suoi capezzoli diventarono subito turgidi. Lei li accarezzò, come a sistemarli dopo essere stati stretti nel reggiseno. Come si fa con i cuscini al mattino dopo una notte di sonno. Smosse con le mani i suoi seni enormi per farmeli guardare meglio, per farmi capire che erano già turgidi di me. Io rimanevo fermo a guardarla. La volevo nuda davanti a me. Lei si tirò giù i collant e con quelli, sfilò anche le sue culotte. Era completamente nuda davanti a me e mi sorrise. Io mi alzai e mi avvicinai. Le dissi di stare ferma, immobile, mentre iniziai a baciarle le labbra. Le feci cacciare fuori la lingua, per sentire il sapore della sua saliva, mentre le mie mani fredde si posarono sul suo culo. Avvicinai il suo ventre alla mia patta per farle sentire l’eccitazione del mio corpo. Infilai il mio dito indice tra le cosce, scivolai tra il pelo, raggiunsi il clitoride, affondai la meno e il mio dito scomparve nella sua figa. Era bagnata. Lo tirai fuori le infilai il mio dito in bocca per saggiare il nettare della mia preda.
Succhiando il mio dito mi allontanai e le chiesi, con lo sguardo, di prendersi cura di me. Seduto sulla poltrona, tra sua borsa e sul suo cappotto aprii le cosce e la inviati a gattonare verso di me. Era iniziava la nostra pornografia. Il tempo dove fare l’amore si sarebbe chiamato fottere, chiavare, scopare. Dove lei mi avrebbe detto: voglio il tuo cazzo nella figa e io l’avrei chiamata puttana accarezzandole il viso.
Mano nella mano la nostra metamorfosi da crisalidi a farfalle. Pronti a perderci di piacere. Mi slaccio la cintura dei pantaloni, abbassò la cerniera, afferrò l’elastico delle mie mutande, lo tirò in vanti e fece spuntare fuori il mio cazzo già duro. Ci buttò le labbra sopra e lo deglutì in un boccone. Sentivo calore e saliva avvolgermi il glande e guardavo la sua testa danzare sul mio cazzo. La sua lingua scorreva lungo il cazzo, sulle palle, mentre io cercavo di abbassarmi i pantaloni per cacciarlo fuori per bene. Lei ciucciava il mio cazzo impugnandolo con la mano destra, mentre con la sinistra mi faceva saltare i bottoni della camicia. Succhiava il cazzo mentre con la mano sinistra mi accarezzava i pettorali. Affondava la sua bocca sul mio pene duro mentre con l’indice sinistro mi stuzzicava i capezzoli.
Mi alzai all’improvviso, con i pantaloni come manette alle caviglie. Afferrai la sua testa, la strinsi tra le mani e iniziai a chiavare la sua bocca. Le sue mani erano sulle mie natiche dure. E spingevano con me il bacino assestando colpi nella sua bocca. Ogni tanto me lo lasciava libero per riprendere fiato, con la saliva che le grondava sulle tette. Ero completamente preso in questo turbine di passione. Poi lei mi afferrò il cazzo con la mano destra, lo spinse verso i miei addominali e ancora in ginocchio sotto di me, abbasso la lingua sotto le palle. Mi leccava e mentre lo faceva mi comando di guardarla negli occhi mentre lo faceva. Guardami stronzo, mi disse, guarda come sono puttana. La tua puttana. Mi limitai a dirle: brava, mentre cercavo di non sborsare così presto. Quel pompino aveva gelato il mio sangue e sciolto tutte le mie briglia. Ma lei fu lesta a infilarmi la lingua tra i glutei facendomi sentire la punta sul buco del culo. Ebbi un sussulto di piacere. E dopo la lingua fu il suo dito medio a sostituirsi sul buco del culo. E mentre le sue dita insalivate scivolavano come bancomat in un poss tra i miei glutei, la sua bocca ritorno a pompare. Ebbi solo la forza di dire, strozzato in gola: puttana! che il mio cazzo iniziò a sborrare come una fontana. Nella sua gola, in faccia, sui senti, tra i capelli. Urlai di piacere, l’afferrai e inizia a baciarla sporcandomi del mio stesso sperma caldo. Le sussurrai grazie in un orecchio. Lei sorrise e si infilò sotto le lenzuola. Vieni, mi disse, ascoltiamo un po’ di musica.

Ci addormentammo con la musica nelle orecchie e i nostri corpi abbracciati e sporchi. I suoni di sassofoni e pianoforti, tra urla di echi lontani. Di blues che swingava a ritmo di rock. In questa confusione di suoni, fu il quattro di un rullante a farmi balzare. Quasi a darmi il tempo nuovo arrivato. Con il suono di questo blues ancora nelle orecchie, scivolai giù nelle lenzuola fino a puntare il mio volto davanti alla sua figa. Le sue gambe erano divaricate e le sue grandi labbra spuntavano morbide dal pelo. Iniziai a leccarle l’interno cosce risalendo dalla gamba destra verso il suo cesto d’amore. Adagia la mia lingua sulle sue grandi labbra e attesi che la saliva le inumidisse come petali di rose con la rugiada. Bagnai l’impronta del mio pollice con la mia saliva e inizia un leggero massaggia sul clitoride. Muovevo il dito al tempo del blues che ancora suonava nelle orecchie, mentre con la lingua chiavavo dolce la sua figa. Lei si svegliò con un gemito ma lasciò che la mia bocca compisse il datarsi e preparasse la figa alla bisogna. Leccavo e fottevo dentro e fuori con la lingua e lei per aumentare la penetrazione della mia bocca, allargo la figa con le mani. Me la schiuse come un uovo di pulcino, avvicinando i piedi verso il suo bacino e divaricando le ginocchia. Gocce di splendore trasudavano dalla figa e mi scivolano in gola come miele. La sua figa spalancata era pronte a ricevere l’unzione del mio cazzo. Mi alzai a mezzo busto, con le mie ginocchia sul materasso e il cazzo teso verso la fica. Le afferrai le cosce da sotto le sue ginocchia. La trascinai verso di me, puntai il glande tra le grandi labbra e poi con un colpo di schiena infilai tutto il cazzo dentro. Fottimi, ti prego fottimi! mi disse. E io iniziai a chiavarla alla missionaria infrangendo il mio corpo sul suo. I suoi seni duri mi pungevano il petto mentre le mie mani le stringevano i fianchi. La scopavo come una vacca con lei che mi chiedeva di stringerle fianchi e seni. Entravo e uscivo dalla sua figa con la sua coscia destra sulla mia spalla e la sua gamba sinistra accasciata sul materasso. Vedo il mio glande spuntare fuori dalla sua figa e battere come il batacchio di un campanaccio sul clitoride rosso fuoco. Quel piccolo bottone rosso fu come il play di una sala d’incisione. Un allarme antincendio. Un segnale di fuoco. Rituffai di nuovo la mia testa tra le sue cosce e lo presi in bocca. Lo succhiai come una bibita gelata, lo morsi tra i denti e mentre lo martoriavo di piacere, stringevo tra le dita i suoi capezzoli duri. In questa estasi di piccoli dolori e passioni, rinfilai il cazzo dentro per sentire la sua aborra sputarmi sulla capocchia liquidi caldi e profumati. Scopavo in questo brodo di piacere, quando le afferrai i glutei tra le mani, tirai il cazzo fuori, le alzai il culo, sputai sul buco vergine e ci piazzai il mio cazzo. Temevo di farle male, ma le eccitazione erano alte e quel piccolo tunnel si schiuse e ingoiò il mio cazzo. Iniziai a fotterle il culo mentre ci guardavamo negli occhi storditi dalla musica che suonava nelle orecchie e l’eccitazione. Due colpi nel culo, per poi uscire e infilarlo nella figa. Sbattevo la sua figa, poi uscivo e lo spingevo nel culo. Le dissi di girarsi a pecora, volevo fotterla da dietro mentre le stringevo i fianchi. E così fu. Il cazzo nel culo e le mie mani sui fianchi per darmi la spinta a cavalcarla come una puttana. Poi uscivo e lo mettemmo nella figa. Le stringevo i fianchi e lei mugolava di piacere. Bagnata come un fiume in piena sentiva che il mio orgasmo stava montando. Ero troppo preso. Sfilai il cazzo dalla figa, lo sbatacchiai tra le sue chiappe. I primi flotti di sborra, come frustate docili, scesero sulla sua schiena. Poi infilai il cazzo nel culo e svuotai per la seconda volta le palle. Mi accascia sulla sua schiena ansimando. E il mio sperma m’incollò alle sue spalle, con il cazzo che si smosciava dal culo saltando fuori come un tappo dallo champagne. Con il mio nettare caldo a festeggiare il mio secondo orgasmo.

Era stata l’occasione attesa e le due sborsate erano stato il nostro premio. I suoi tanti piccoli e solenni orgasmi avevano benedetto la mia sete di lei. I nostri corpi erano pieni di noi. Come dopo una grande mangiata. Era ora di andare a lavarci, per rinfrancare i corpi. L’acqua scorreva caldissima e il bagno si era presto saturato di vapore. Una sauna. M’infilo sotto la doccia e inizio a lavarmi, le sue mani mi raggiungono sulla schiena a insaponarmela. Io faccio lo stesso con lei. Le massaggio i seni mentre l’acqua scorre sui nostri corpi nudi. Il sapone si gonfia e ci avvolge, la doccia sembra una vasca. Lei s’inchina davanti a me a lavarmi il cazzo con la schiuma mentre io le massaggio le tempie. Ci laviamo la fatica di dosso e ci prepariamo per andare a cena. Il posto che abbiamo scelto ha un piccolo ristorante. Molto intimo e casereccio. Vino fatto dalle loro cantine. E la fame ha preso il sopravvento. Ora inizia l’orgia dei gusti, tra insaccati, carni, paste, dolci, vino a fiumi per stordire i sensi. A tavola scherziamo, siamo circondanti da altre coppie, forse clandestine come noi o forse no, chissenefrega. I camerieri danzano tra i tavoli, con portate ricche di aromi e profumi. Patate al forno con il rosmarino che fluttua nell’aria come scie di Chanel. E poi tagliate di carne, come grandi labbra o spicchi di cazzo da portare in bocca e assaporare. E il vino che bagna i bocconi, e l’olio che sporca le nostre bocche. E poi i suoi piedi sotto il tavolo sulla mia patta, a muoversi piano. E il cameriere a versarci il vino, mentre il mio cazzo fuori dai pantaloni rimbalzava tra i suoi piedi. Smettila troia che questi ci vedono! dicevo io. E chi se ne frega, rispondeva lei. Le tovaglie lunghe a coprire i nostri ritornelli erotici. Con le mani nei piatti ad afferrare salumi e formaggi, e olive unte di olio. E di nuovo quel desiderio che cresce. Vado a lavarmi le mani, mi disse. Ti seguo che sono tutto imbrattato. Scusi cameriere dove è il bagno? E lì in fondo signora. Signora? questa è una troia indomabile, pensai scherzando mentre la seguivo nel cesso. Ecco proprio lì, davanti il, rubinetto, con lei che si lavava le mani e io che le alzavo la gonna, le strappavo i collanti e gli piantavo il cazzo duro nella figa. Sbrigati, mi disse, non vuoi che ci scoprano qui dentro come due ragazzini? Pompai pochi colpi, giusto così, per il gusto imprudente di scoparla in un posto insolito. Le si risistemò la gonna e usci. Io rimasi a riassettarmi e dopo qualche minuti la raggiunsi. Sorridevamo come due cretini, mentre più in là un trio jazz accompagnava la serata e le nostre orecchie con qualche standard ben suonato. Dolce e rum, ancora qualche nota e poi...Io ho un sonno della madonna. Si va a dormirà ma: senza fare niente. Solo nudi. ok? Ok mi rispose lei. Mentre salivamo verso la nostra stanza, i suoi collant rotti scivolavano verso le ginocchia. E io da dietro che commentavo, un po’ brillo, come ti sei ridotta, sembri una vecchia baldracca.

In camera lei mi fa gli occhi vogliosi. Ma il vino mi ha messo ko e anche aver schizzato due volte non è che sia cosa da trascurare. Malgrado i suoi magheggi di bocca, mani e piedi indirizzati all’attenzione della mia patta, niente, non resuscitano gli istinti. Si dorme. Nudi abbracciati. La mattina è un bel risveglio. Esco dal letto nudo per andare in bagno a darmi una rinfrescata. Lei è sveglia e mi osserva ciondolare per la stanza con il cazzo che ciondola tra le gambe. Mi chiede di avvicinarmi. Inizia a baciarmi le gambe, la patta poi mi allontana con una mano e mi dice di attenderla seduto sulla poltrona. Si alza dal letto tutta nuda e si avvia verso il bagno. Sento l’acqua della doccia, ma resisto alla tentazione di raggiungerla e attendo seduto. Dopo qualche minuto la vedo uscire con l’accappatoio indosso e una mascherina sul viso. Di quelle di carnevale. Merlettata da misteriosa ramina veneziana. Di quelle che ho visto indossare nei video porno di scambisti. Mi eccita l’idea che si sia calata nel ruolo pornografico del nostro incontro. Seduto sulla poltrona, all’improvviso il mio cazzo si risveglia dai torpori del vino e del sonno e svetta dritto tra le gambe. Lei si avvicina mascherata, si inginocchia e inizia a spompinarmi. Sono passati pochi istanti, il tempo di infilarci le cuffie nelle orecchie e accendere la nostra playlist. Con gli occhi chiusi ci godiamo questo risveglio. Siamo totalmente presi che non ascoltiamo quello che accade intorno. E intorno accade che un cameriere bussa alla porta e poi entra per servirci la colazione in camera che avevamo ordinato. Ce n’eravamo completamente dimenticati. All’improvviso apro gli occhi e vedo questo ragazzo che con il vassoio in mano si gode questo spettacolo. Non dico nulla. Resto basito, lei si volta lo vede, ha paura. Le poggio una mano sulla testa e la invito a continuare. Lei resiste qualche istante, ma io la tranquillizzo. E rossa dall’imbarazzo, come darle torto. Il mio cuore pompa più velocemente. Il ragazzo con il vassoio continua a guardare la scena. Gli indico la scrivani dove poggiare la colazione e lo invito a guardare più da vicino. Lui non si lascia ripetere l’invito e si avvicina a noi due. Lei lo spia di lato, da sotto la mascherina, mentre la sua bocca esita sul mio glande. Ha paura, ma non dice nulla. Si fida e io, mi fido di lei. Con la mia mano destra poggiata sulla sua testa, con dolcezza, la spingo giù sul mio cazzo e con la sinistra afferro la mano del ragazzo e la porto sul corpo di lei. Lui inizia ad accarezzarle la schiena, poi si china e afferra un seno in mano. Le palpa il capezzolo, e con l’altra mano le accarezza il culo. Io afferro una mano di lei e la spingo verso la patta dei pantaloni del cameriere, lei la poggia ma la lascia ferma. Devo essere io a muoverla come una spugna sulla patta del ragazzo. L’imbarazzo è forte. Il cameriere si slaccia i pantaloni e tira fuori il suo arnese. E’ duro, massiccio, un po’ impacciato. Coinvolto. Stranito. Le alzo la testa dal mio cazzo e guido la sua bocca verso quel cazzo nuovo. Lei si avvicina guardandomi interrogativa. Io le sorrido complice e la invito a succhiarlo. Lo fa. Senza toccarlo con le mani inizia a spompinare il cameriere. Io mi allontano e mi godo la scena. Mentre lei lecca quel cazzo le sfilo l’accappatoio. Lei sussurra: ti prego smettiamo. Io insisto a guardarla complice. Il ragazzo resta immobile. Inizio a baciarle la schiena, ad accarezzarle la testa a frugare con le dita nella sua figa. E’ asciutta, rigida. Un po’ mi dispiace un po’ mi eccita. A quel punto, il ragazzo che fino ad allora era rimasto in silenzio sibila: sei fantastica, hai una bocca dolcissima. Lei si stacca dal cazzo del cameriere, si alza, si gira verso di me e mi abbraccia. Ci baciamo e io le sussurro di stare tranquilla. E’ un gioco. E’ il nostro gioco. Trema come una bambina impaurita. La distendo sul letto, le apro le cosce, ci infilo la testa e inizio a leccarla dolcemente. Lei chiude gli occhi e si abbandona. Voglio farle vivere questa esperienza. Voglio viverla con lei. Voglio renderla regina e impalarla con due cazzi. Rischio di perdere tutto. Come in una partita a poker. In un buio senza via d’uscita. Ma l’eccitazione e forte. Lei merita di essere desiderata. Complice. Guidata. Nessuno ci riconoscerà. Nessuno ci giudicherà. E pure se fosse, chi se ne frega. Ora è il momento di farti regina, regalarti il piacere di questo nuovo cazzo giovane, duro, grosso. Sarò egoista, non giudicarmi, ma questa mattina saremo in due a darti piacere. Io ho voglia di vederti cavalcata, per guardarmi da fuori, per vederti come sei bella mentre cavalchi un cazzo. Quando sei bella mentre domini questo giovane puledro. Potrò guardarti da una prospettiva che non ho quando è il mio cazzo a starti dentro. Lui sarà il nostro giocattolo di carne e noi ci regaleremo la nostra pornografia. Dopo l’imbarazzo dell’inizio, il tuo cervello è più svelto delle nostre educazioni. Io cornuto e tu troia. Eccoci pronti a infrangere le nostre barriere culturali. L’insegnamento perbene e quello maschilista. Ora siamo pronti a liberarci. A provare a essere altro di noi stessi. Avvinti da una eccitazione recondita. Che abbatte le barriere e si concede al piacere.

Il giovane cameriere si spoglia, mentre io continuo a leccare la sua figa. Con il cazzo dritto ci guarda e ascolta i mugolii di piacere di lei. Scrollo la mia bocca dalle sue grandi labbra e invito il ragazzo a sedersi sulla poltrona. Lui esegue. Prendo per mano lei, la volto verso di me, la lascio indietreggiare piano. E le chiedo di accomodarsi sul cazzo del ragazzo. Lui mi guarda impaurita, ma poi esegue e si accovaccia su quel cazzo grosso e duro. Il ragazzo senza imbarazzo le trafigge la figa. L’afferra per i fianchi e inizia a muoversi. Lei tarsale, poi inizia a muovere piano i bacino assesstandosi il cazzo nella figa. Lo cavalca docilmente mentre io mi siedo difronte a loro e li guardo. Le lascio la mano, lei poggia le sue sui braccioli della poltrona e facendo leva, si alza e si abbassa facendosi impalare. E’ bello guardarla cavalcare. Mi eccita. Lo sguardo di lei non perde il mio. Ci sorridiamo. Lei si morde le labbra e si carezza i seni. Si muove docile, come faceva quando era seduta su di me. La sua testa si muove svenevole mentre il ragazzo si da da fare nella sua figa. L’intensità cresce. Lei si morde le labbra e sussurra il suo primo orgasmo. Il mio cazzo s’accende di voglia. Mi alzo, mi avvicino e glielo porgo sulle labbra. Lei lo afferra con una mano e inizia a succhiarlo di nuovo. Io le prendo la testa tra le mani e con il bacino inizio a danzare su e giù nella sua bocca. Ogni barriera è caduta. Scopiamo come animali in calore. Ora è lei a prendere l’iniziativa. Mi spinge verso il letto. Si sfila il cazzo del ragazzo dalla figa, alzandosi. Mi stende, Si accovaccia su di me, e inizia a cavalcare il mio cazzo. Poi sollecita il ragazzo ad alzarsi e avvicinarsi. Si volta con la testa e, mentre va su e giù sul mio cazzo, prende quello del ragazzo in mano e ci avvicina la bocca. Pompa con foga il giovane cameriere, fosse nella speranza di farlo sborsare e mandare via o forse, solo per il piacere di essere regina tra di noi. Io le tengo i fianchi stretti e assesto colpi da sotto. Le spompina lui e prende fiato. E a ogni boccata d’ossigeno sussurra di piacere. Si accascia di lato, il ragazzo di stende tra di noi. Lei rimonta sul quel cazzo, io le sono dietro. Spingo la sua schiena in avanti sul corpo del ragazzo. Le afferro i glutei. Li apro. Sputo sul buco del culo e la impalo da dietro. Lei ha un sussulto di piacere mentre i nostri due cazzi, all’unisono, la chiavano. Fottiamo con vigore: culo e figa pieni. Il ragazzo serra i denti, poi chiede di uscire. Sta sborsando, noi ci divincoliamo, lui sembra un fiume in piena. Fiotti di aborra spruzzano verso l’alto per poi ricadergli indosso. Noi nell’altra meta del letto, continuiamo a scoparci ignorandolo. Lui riprende fiato, si pulisce e ci guarda. Io ancora con il mio cazzo dentro di lei, con le sue cosce a cavalcioni sulle mia braccia, lo guardo, lo ringrazio e gli chiedo di andare. Lui ci ringrazia, noi lo guardiamo e gli facciamo un sorriso. Prende le sue cose, si riveste, senza mai distogliere il suo sguardo da noi. Io continuino a scoparle la figa, lei è piena di umori caldi che mi bagnano il cazzo. Gronda aborra a ogni mio colpo dentro di lei. Ma il momento è solenne. E mentre vedo il ragazzo abbottonarsi la camicia, tiro fuori il cazzo dalla figa di lei, lo metto tra le sue enormi ette. Le stringo sul cazzo stringendole i capezzoli, e mentre ancora mi vuoto avanti e indietro tra i seni inizio a borrare e a inondale la faccia di schizzi. Lei apre la bocca per accogliere il mio seme. Io mi libero dalla tenaglia delle sue ette e glielo metto in bocca. Lei pulisce tutto e ingoia. Sazi caschiamo l’uno affianco all’altra, mentre il ragazzo si chiude alle spalle la nostra porta. Una lunga risata liberatoria. Ora possiamo mangiare la nostra colazione, lavarci e andare via contenti.

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